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Re Artù:La verità oltre la leggenda

il Sabba delle streghe

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mercoledì 28 novembre 2018

leggende delle terre celtiche

il Drombeg Stone Circle
Strani cerchi di pietre si trovano su tutte le verdi colline ondulate dell'Irlanda, sono i resti di misteriosi siti di culto in cui venivano svolti antichi rituali.
Tra questi il piu' visitato è il Drombeg Stone Circle nella contea di Cork, noto anche come l'Altare dei Druidi.
Il cromlech di Drombeg è composto da 17 monoliti regolarmente distanziati, che formano un cerchio chiuso di 9 m di diametro. L'entrata di questo cerchio è segnata da due pietre più alte, situate di fronte ad un altare che, il giorno del solstizio d'inverno, viene colpito dai raggi del sole al tramonto. Nelle vicinanze si trova una fossa di cottura dove venivano sistemate pietre riscaldate nel fuoco per far bollire l’acqua.
Il sito archeologico è stato datato tra il 153 a.C. e il 127 d.C. e gli scavi del 1957 e del 1958 portarono alla luce diverse ossa cremate custodite in un contenitore a forma di pentola avvolto da un panno spesso.

Il Biancospino
Secondo la mitologia irlandese se si nota un biancospino solitario al centro di un campo o sulla cima di una verde collina, è probabile che si tratti dell'entrata in una casa delle fate (fairy), proprio per questo, i biancospini solitari, continueranno sempre a vedersi per tutta l'Irlanda, perche' nessun proprietario terriero che discenda da antiche famiglie locali avrà mai il coraggio di tagliare neanche un solo ramo...

Uno gnomo in giardino
(Leggenda olandese)

Nell'Olanda del Nord viveva un modesto mugnaio che lavorava da mattina a sera per soddisfare i bisogni della sua famiglia.
Una volta, mentre era intento al lavoro, udì una vocina che chiedeva disperatamente aiuto. Il mugnaio si precipitò nella direzione da cui proveniva l'invocazione e, con grande stupore, vide un esserino simile a una bambola che stava per essere schiacciato dalla macina del mulino. Senza pensare ai danni che avrebbe potuto subire, immediatamente l'uomo allungò un braccio traendo in salvo la piccolissima creatura.Appena l'ebbe tra le mani, si accorse che si trattava di una gnoma. La minuscola donna lo guardò ancora tremante; il mugnaio l'accarezzò con la sua mano callosa delicatamente, quasi per paura di farle del male.
La gnoma si tranquillizzò, gli sorrise e poi fuggì via, lasciando l'uomo col dubbio di aver sognato ogni cosa.Trascorsero solo pochi minuti quando ecco riapparire la gnoma, seguita da tanti ometti simili a lei. Il più anziano disse al mugnaio:
- Hai salvato la vita a mia moglie perciò noi ti saremo grati per tutta la vita. Se ci permetterai di abitare nel tuo mulino non avrai mai a pentirtene.
L'uomo, ancora sbalordito, riuscì solo a balbettare: - Ma... sì, certamente. Restate finché volete...
Da quel giorno la famiglia degli gnomi stabilì la sua dimora in mezzo alle scure, tiepide travi del mulino a vento.Gli ometti stavano attenti che non scoppiassero incendi e avvertivano il loro amico del sopraggiungere di temporali o di bufere di neve; il mugnaio poteva legare così le pale del mulino ed evitare danni.Se qualcuno dei familiari del mugnaio si ammalava, lo gnomo portava erbe medicinali capaci di curare ogni malattia. A volte bastava che appoggiasse la sua piccola mano rugosa sulla fronte dell'ammalato perché questo guarisse immediatamente.
Insomma andava tutto bene al mulino e anche a livello economico il mugnaio non aveva più alcun problema.
Il suo benessere e la sua tranquillità suscitarono l'invidia di alcuni vicini, i quali misero in giro la voce che l'uomo si dedicava alla magia nera. C'era gente che non prestava orecchio a questi pettegolezzi, ma le chiacchiere comunque continuavano alienando molte simpatie al mugnaio e ai suoi familiari.
Nella casa di uno dei vicini più gelosi e maldicenti abitava Lisa, una bambina di undici anni, con le trecce bionde come il grano. Era una ragazzina dolce e paziente; conosceva tutto sugli animali e sulle piante e riusciva a modellare l'argilla con rara abilità. Il suo animo gentile e la sua disponibilità verso gli altri rendevano difficile credere che fosse figlia di genitori così gretti e di mentalità tanto ottusa, ma purtroppo a volte capita.
La graziosa ragazza aveva sentito tutte le storie che circolavano nel suo villaggio sul mugnaio e sulla sua fortuna. Aveva subito capito che il benessere di quell'uomo e della sua famiglia era opera degli gnomi e non della magia nera, come gli altri volevano far credere.
Più di ogni cosa al mondo Lisa avrebbe desiderato avere uno gnomo tutto per sé; ma questo non era possibile perché, a causa dei suoi insopportabili genitori, i magici omini non si sarebbero mai fermati in casa sua.
Un giorno la ragazza modellò con l'argilla uno gnomo a grandezza naturale e lo portò a cuocere nel forno del vasaio, che fu felice di poterle fare un favore.
Quando l’ebbe riavuto, Lisa dipinse il cappello dello gnomo di blu, la blusa di rosso e i calzoni di verde come gli stivali. Intagliò anche nel legno una piccola carriola e la sistemò con la statuetta nel giardino di casa. I suoi genitori risero di tutto questo, ma non osarono togliere la statua. Gli gnomi del mulino corsero subito nel giardino di Lisa a vederla, appena lo vennero a sapere. Si commossero molto e, per dimostrare alla ragazza la loro simpatia e gratitudine, ogni mese da quella volta le portarono un regalo.Col passare degli anni la dolcezza e la forza di carattere della giovinetta ebbero un'influenza così benefica che i suoi genitori diventarono più aperti e generosi. Come risultato e con una certa fortuna, divennero anche più ricchi.
Ma come sempre ci furono quelli che interpretarono tutto questo a modo loro e cominciarono a dire in giro: - Chi ha una statua di gnomo nel giardino diventa ricco.
Tutte sciocchezze, lo capirete bene. Ma idee del genere trovano terreno fertile tra la gente.
E perciò da allora è nata la tradizione in alcune famiglie di mettere in giardino la statua di uno gnomo, con o senza carriola, in attesa della buona fortuna!


Fonte
https://www.riflessioni.it/miti-leggende-fiabe/gnomo-giardino.htm


Il Chalice Garden
Nel cuore di Glastonbury, adagiato ai piedi della magica collina del Tor, un luogo fatato e misterioso accoglie il visitatore in una cornice idilliaca di lussureggiante vegetazione e fresche sorgenti di acque curative. È il "Chalice Garden", il "Giardino del Calice", ed è riferito al “calice” per eccellenza: il Santo Graal. La leggenda, infatti, narra che Giuseppe di Arimatea, giunto in questi luoghi da Gerusalemme, abbia nascosto nel pozzo scavato ai piedi del colle il calice che aveva portato con sé, quello utilizzato da Gesù durante l’Ultima Cena e nel quale egli successivamente aveva raccolto il sangue di Cristo. Questo calice, una volta entrato in contatto del sangue del Signore, aveva acquisito delle capacità straordinarie, miracolosi poteri di guarigione a chi ne avesse bevuto, diventando il leggendario Graal, protagonista nel Medioevo di una vasta letteratura. Non appena le acque della sorgente di Glastonbury entrarono a contatto con il sacro calice, ne acquisirono i suoi poteri curativi e si tinsero di rosso, come sangue. Anzi, in determinati periodi dell’anno la sorgente sgorga con tale veemenza che il rumore dei suoi fiotti ricorda il battito di un cuore umano.
Questa è la leggenda che sta alla base del Chalice Well. L’acqua della sorgente ha, effettivamente, un colorito rossastro, dovuto all’alto contenuto in ferro, e i visitatori del Giardino ne attingono direttamente con dei bicchieri oppure ne riempiono bottiglie di varie misure che sono vendute per poche decine di penny presso la biglietteria.
Il Giardino del Graal è un posto ideale per la meditazione: sotto i folti alberi e negli spazi appositi il silenzio e la pace sono una regola fondamentale, richiesta ad ogni visitatore e devotamente rispettata. Sono soprattutto tre i luoghi designati per la meditazione: la Corte di Re Artù, la Fontana del Leone e, ovviamente, il Pozzo del Calice.
Subito dopo l’ingresso, sulla destra, si trova una zona più ampia ed aperta, nella quale è posta la vasca principale: essa ha una forma particolare, ricalcata sul simbolo della ‘Vesica Piscis’, che qui, come vedremo, ha una presenza massiccia ed una valenza tutta particolare.
Proseguendo oltre attraverso il sentiero ricavato nel fitto della ricca vegetazione, si risale verso la sorgente. L’ambiente che s’incontra subito dopo è la Corte di Re Artù, una zona recintata di forma rettangolare nel quale la sorgente forma una cascatella e si riversa in una piccola piscina rettangolare, chiamata Vasca dei Pellegrini. Questo è uno dei punti più sacri di tutto il giardino: qui, infatti, come assicurano gli esperti di geomanzia, si incrociano le due linee di energia principali: quella di "San Michele" e quella di "Santa Maria". La Vasca, oggi di profondità modesta, era un tempo molto più profonda, ed in essa i pellegrini si immergevano per intero per ottenere la guarigione dai loro mali.
Risalendo ancora il lieve clivo su cui si adagia il Giardino, si arriva alla Fontana del Leone, così detta perché l’acqua sgorga da una cannella che ha la forma della testa di questo animale. Il leone, oltre ad essere l’animale sacro di Cibele, di Lug e di altri dei o dee legati alla fertilità, è spesso accomunato alle fonti d’acqua e non è infrequente imbattersi in fontane che hanno questa forma nei giardini dei palazzi e persino nelle nostre città. È un simbolismo che ha il suo retaggio nell’antica civiltà egizia, quando le piene del Nilo, che garantivano alla popolazione un altro anno di prosperità e di raccolti, avvenivano sempre nel periodo in cui il sole entrava nella costellazione del Leone, per cui questo animale è diventato simbolo solstiziale.
Infine, nella zona più interna ed intima del giardino, si apre il Pozzo del Calice, al centro di una depressione di forma circolare ricoperta in cemento, nel quale sono incastonate come gemme conchiglie fossili dalla forma a spirale. Il pozzo è di fatto una struttura in pietra di epoca medievale, che racchiude una sorgente d’acqua. Oggi l’imboccatura del pozzo si trova al livello del suolo, ma in antichità doveva trovarsi in superficie: sono stati i crolli di terra dal "Chalice Hill" e dal Tor che hanno finito per interrarlo.
Adiacente al pozzo, ad una certa profondità, si apre una camera a forma di pentagono irregolare, la cui funzione è tuttora sconosciuta. La camera, le cui dimensioni presentano rapporti con le unità di misura degli antichi Egizi, data probabilmente al XVI o al XVII secolo, e fu presumibilmente utilizzata per delle cerimonie rituali. Oggi è, ovviamente, inaccessibile ma la sua sommità può essere ancora vista guardando all’interno del pozzo sul lato rivolto verso Chalice Hill.
Il coperchio del pozzo è forse l’immagine più nota associata a questo luogo, divenuta nel tempo un’icona ed un simbolo del luogo stesso, a sua volta ispirato ad un simbolo ancora più antico, quello della Vesica Piscis.
La Vesica Piscis costituisce un motivo ricorrente in tutto il giardino; la sua presenza si può definire massiccia, dato che la troviamo più o meno ovunque: nella cancellata d'ingresso, disegnato con dei sassi nel viottolo di accesso alla cassa, nella forma della vasca principale. L’associazione del Chalice Garden con questo simbolo, tuttavia, ha un’origine recente e risale al 1919, quando un famoso archeologo di Glastonbury, Frederick Bligh Bond, realizzò un coperchio per il pozzo in legno e ferro battuto, forgiato con questa immagine, e ne fece dono al Chalice Well Trust, che gestisce il sito. Bligh Bond lavorava da diversi anni come archeologo interno presso l’abbazia di Glastonbury ed era un esperto di geomanzia e di "energie della terra". Il significato e la natura duale (maschile/femminile) di questo simbolismo è ampiamente trattata in una sezione apposita di questo sito.
Nel motivo che orna il coperchio del pozzo, la Vesica Piscis è attraversata in tutta la sua lunghezza da una freccia, terminante in un cuore. Essa rappresenta metaforicamente la Sacra Lancia, che, trafiggendo il costato di Gesù, che fece scaturire sangue ed acqua, quello stesso sacco e quella stessa acqua dai poteri miracolosi curativi che scaturirono dalla sorgente di Glastonbury dopo l'immersione, in essa, del Santo Graal.
La coppa e la lancia, ovvero il Calice e la Lama, sono i due simboli fondamentali delle energie sessuali, femminile e maschile, e dell'unione sacra (le "nozze regali" tra il Re e la Regina) e, se vogliamo, la sacra unione che è alla base della Linea di Sangue divina simboleggiata dal Graal.
Non è un caso che i due simboli si trovino qui riuniti alla base del colle del Tor. Il pozzo, visto come cavità che si apre nel ventre della Madre Terra, con la sua sorgente di acque curative (fonte della vita) e, per di più, dal colore rossastro che potrebbero ricordare quello del sangue, linfa vitale, in particolare del sangue mestruale, che si genera ciclicamente in un periodo di 28 giorni come le fasi della Luna (Iside/Ishtar, la Grande Madre), può facilmente essere assimilato all'organo genitale femminile e rappresentare così il Femminino Sacro. Parallelamente, a breve distanza, si innalza il Tor, il colle magico situato sulla Linea di San Michele, dove covano le energie del drago in attesa di essere domato dall'arcangelo guerriero, e dove svetta solitaria una torre innalzandosi verso il cielo, non è altro che la rappresentazione simbolica dell'organo genitale maschile. È questa duplice presenza, dunque, che rende Glastonbury così speciale e fa di essa luogo designato per le pratiche magiche e le attività di carattere spirituale di ogni tipo.
Nella parte più ampia del giardino, dove si trova la vasca principale, nello spiazzo tra questa e la Corte di Re Artù, si trovano due maestosi alberi di tasso. Quest’albero, che oggi è presente soprattutto nei cimiteri, aveva carattere sacrale per gli antichi Celti, in particolare per i Druidi, che li piantavano nei luoghi dove svolgevano solitamente le loro cerimonie come silenti sentinelle e guardiani dei loro luoghi sacri. Questi alberi una volta dovevano far parte di un boschetto sacro oppure di un viale cerimoniale.
Esisteva anche un altro viale di questo tipo, delineato da un altro albero sacro, la quercia, che conduceva al Tor. Oggi, nella località di Stonedown, a nord-est del Tor, sopravvivono ancora due vecchie querce, che sono state chiamate Gog e Magog, che si ritiene essere le ultime due sopravvissute di questo antico viale.
Nel folto degli alberi e delle siepi del Giardino del Calice non poteva mancare, infine, la Santa Spina, l’albero generatosi miracolosamente dal bastone di Giuseppe di Arimatea. Nel Giardino del Calice si trovavano tre diversi alberi di Santa Spina. Uno, il più grande, si trovava tra i due tassi e la vasca principale; nella nostra ultima visita (Luglio 2012) esso non era più al suo posto. Gli altri due, più piccoli, si trovano uno vicino al pozzo e l’altro subito al di sopra della Testa del Leone.
Fonte
http://www.angolohermes.com/spec
iali/inghilterra/glastonbury/chalice.html

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Le feste celtiche

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