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Re Artù:La verità oltre la leggenda

il Sabba delle streghe

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lunedì 26 novembre 2018

Il Vischio


Il Vischio
Usanze e Tradizioni di una Pianta 
ritenuta Magica e Sacra per i Celti,
e in generale per le Culture Nordiche 

L'Usanza della Raccolta del Vischio è una tradizione che ha origine presso le Popolazioni Celtiche. I Celti infatti, consideravano la suddetta pianta Magica (perché pur senza radici riusciva a vivere e a crescere) e proprio per questo la ritenevano un prezioso dono da parte degli Dei e quindi oltre che Magica, anche Sacra e proprio in merito a ciò, l'immaginario collettivo celtico era convinto che il Vischio, in quanto dono degli dei nascesse laddove veniva scagliata una Folgore: Simbolo Della Discesa Divina e quindi di Immortalità  Rigenerazione. e Fertilità.
Le sue bacche bianche infatti erano ritenute piccoli contenitori di sperma divino, e per questo simboli di fecondità sessuale.
(da tale credenza deriva l'usanza di baciarsi sotto il vischio la sera di Natale e a capodanno per augurare e propiziarsi fertilità ed unione.  )

Le consuetudini sull'uso del Vischio come elemento apportatore di buona sorte quindi derivano da antiche tradizioni celtiche, dai costumi di una cultura, di una popolazione che considerava dunque questa pianta come Magica nonché Sacra, e in quanto tale, a raccoglierlo poteva essere solo ed esclusivamente il Sommo Sacerdote, con l'aiuto di un falcetto d'oro. Gli altri sacerdoti, coperti da candide vesti, lo deponevano (dopo averlo recuperato al volo su una pezza di lino immacolato) in una catinella ( d'oro) riempita d'acqua e lo mostravano al popolo per la venerazione di rito.


In quanto sacro il Vischio (simbolo della vita che trionfa sul tepore invernale) veniva dunque associato al divino, colui che guarisce, e per tanto con proprietà di guarigione e fertilità. Un Rito, quello della Guarigione che consisteva nel distribuire l'acqua che lo aveva bagnato ai malati o a chi, comunque, voleva preservarsi da eventuali malattie future e o sortilegi.
La credenza si basava sul fatto che, la pianta cadesse dal cielo insieme ai lampi (il lampo simboleggiava come prima accennato la folgore divina) Questa congettura. Scrive il Francese Phlipe Auguste scrittore e poeta Francese (vissuto tra 1809 e il 1877) nella sua opera RAMO D’ORO è confermata dal nome Scopa del Fulmine che si dà al Vischio, nel Cantone svizzero di Argau, "Perché questo epiteto - continua il Frazer - implica chiaramente la stessa connessione tra la pianta e il fulmine; in pratica si pensava che il Vischio fosse un prodotto stesso del fulmine , e che tagliandolo quindi, durante mistici riti ci si poteva appropriare di tutte le proprietà magiche di quel fulmine che lo aveva generato

Anche Plinio Il Vecchio scrive dell’importanza del vischio per i celti, e del simbolismo rituale druido della cerimonia durante la quale la sacra pianta veniva raccolta.

IL TAGLIO DEL VISCHIO

La cerimonia del taglio del vischio è descritta da Plinio il Vecchio nel 1° secolo AC come una cerimonia religiosa gallica dove dei druidi con vesti bianche salivano su delle querce a loro sacre, e tagliavano il vischio appunto facendolo cadere poi su di un drappo di stoffa immacolato, dopo di che' venivano sacrificati due tori bianchi.

In merito a ciò ritroviamo Philippe Augustae Jeanron, scrittore e pittore francese (1809-1877) in quanto anch'egli parla della cerimonia Druida della raccolta del Vischio
così scrisse:
"I druidi - questo è il nome con cui i celti chiamano i loro maghi, non hanno nulla di più sacro del vischio e dell'albero su cui esso cresce, purché sia la quercia di Valonia .... Il vischio è raro e quando viene trovato è raccolto con una grande cerimonia, e in particolare il sesto giorno della luna. Essi
preparano un sacrificio rituale e un banchetto sotto un albero e portano due tori bianchi, le cui corna vengono legate per la prima volta in questa occasione. Un sacerdote adorno in paramenti bianchi si arrampica sull'albero e, con una falce d'oro, abbatte il vischio, che viene raccolto in un manto bianco. Poi alla fine uccidono i tori, pregando un dio per propiziare l’intento magico della pianta. Credono che il vischio sotto forma di bevanda darà fertilità a qualsiasi animale sterile e che sia un antidoto contro tutti i veleni “

Andiamo ora ad analizzare il simbolismo di questo rituale:

La Quercia

Conosciamo bene l’importanza e la sacralità che la quercia aveva per i Druidi e per tutte le popolazioni galliche, ma oltre a rappresentare una sorta di portale per i mondi ultraterreni, pare che la stessa origine del nome "Druida" abbia una desinenza con Derwid che significa appunto Quercia o "Albero Sacro al Cielo.
“Il sesto giorno della luna” - dovrebbe indicare il sesto giorno dopo il plenilunio e nello studio della numerologia il numero sei è equiparato al successo, l’armonia, l’equilibrio e la ricompensa.
Il sei come il quattro presenta una piacevole solidità e radicamento che ci ancòra al mondo materiale e reale.

Due Tori Bianchi

il bianco è tradizionalmente il colore dell’altro mondo ed in questo caso gli animali sacralizzati dal proprio mondo animale fungono da messaggeri e collegamento tra il mondo convenzionale e quello non. I tori sono creature solari e con la loro forza, la loro resistenza, e il loro vigore condividono le proprietà del Sole come forza divina maschile.
Il fatto che i due tori siano sacrificati in prossimità del Solstizio invernale potrebbe indicare una serie di possibilità: che siano messaggeri per il Sole ancora debole, ma che lentamente riprende a nascere dopo essersi ritirato nell'oscurità della morte, o che il loro sangue, vada a nutrire la Terra.

Falcetto d’Oro

L’oro era considerato simbolo solare e la falce invece simbolo lunare, ergo, combinati insieme rappresentavano così i principi maschili solari e femminili lunari.

Vischio

Le antiche popolazioni nordiche, celti e vichinghi nel periodo precristiano, consideravano il vischio una pianta incredibilmente potente perché nasceva da ciò che pensavano legno morto, in quanto credevano che gli alberi morissero nel periodo invernale per poi rinascere magicamente a primavera, eppure il vischio non moriva mai, da cui la convinzione che fosse una pianta magica mandata in terra direttamente dagli dei in segno di dono
Il Vischio era inoltre considerato femminile, la quercia maschile e la loro unione quindi trasmetteva un messaggio di fertilità e rinnovamento nato da un’associazione di solidità e forza, in special modo al Solstizio Invernale; forse è anche per questo che è nata l'usanza di baciarsi sotto al rametto di vischio, per augurare e propiziarsi fertilità ed unione.


Sir James Frazer nel suo famoso lavoro sullo studio delle religioni “Il Ramo d’oro” (prima citato) scrisse sul vischio che vi era un’antica credenza, cioè che lo spirito dell’albero risiedesse nel vischio mentre l’albero trascorreva la morte invernale e non risiedendo né in terra né in cielo, non poteva essere danneggiato da nessuno dei due reami: per questo lo spirito dell’albero era al riparo dalla morte e poteva tornare all’albero in primavera.

Simbolicamente il vischio è la rappresentazione di una vita illuminata, non è né arbusto né albero ed è sospeso nell’aria. Esso è un potente simbolo di libertà, è senza limiti nella sua capacità di crescita, in effetti sceglie il re delle foreste, la Quercia, come sua più sacra dimora e questo intensifica ancor di più le due piante dei regni arborei per la saggezza druidica, pur sapendo che molti altri alberi lo ospitano, come il melo, il nocciolo, il noce e diverse tipologie di pini: tutte piante che portano con se il potere della conoscenza, della saggezza, della morte e rinascita e della luce

Le leggende che considerano il vischio strettamente connesso al cielo e alla guarigione di tutti i mali si ritrovano anche in altre civiltà del mondo come ad esempio presso gli Ainu giapponesi o presso i Valo, una popolazione africana.

Inoltre queste usanze, druidiche continuarono (specie in Francia) anche dopo la cristianizzazione. La natura del vischio, la sua nascita dal cielo e il suo legame con i solstizi non potevano infatti non ispirare ai cristiani il simbolo del Cristo, luce del mondo, nato in modo misterioso. "Come il vischio è ospite di un albero, così il Cristo - scrive Alfredo Catabiani nel suo "Florario" - è ospite dell'umanità, un albero che non lo generò nello stesso modo con cui genera gli uomini".

IL VISCHIO NELLA VISIONE MODERNA

Ancora oggi, baciarsi sotto il vischio è un gesto propiziatorio di fortuna e la prima persona a entrare in casa dopo Yule deve portare con sé un ramo di vischio. Queste usanze solstiziali sono state oggi trasferite al 1° Gennaio.

Un rametto di vischio in casa, per l’ultimo giorno dell’anno, non può mai mancare. Meglio se lo si posiziona in alto in modo che, allo scoccare della mezzanotte, si possa baciare la persona amata proprio sotto il vischio. Ma da dove deriva questa usanza?
Spesso ci sono molte leggende per spiegare una sola credenza. Anche in questo caso, almeno due sono le leggende legate al vischio: la prima spiega come sia nata questa pianta che da sempre è considerata tradizionale del periodo natalizio; la seconda, rivela il motivo per cui porta fortuna baciarsi sotto un rametto di vischio.

All’origine di questa pianta è legata una leggenda … una delle tante, in verità.

C’era una volta un vecchio mercante che viveva da solo in un paese sperduto tra i monti. Non aveva né famiglia né amici, viveva esclusivamente per accumulare denaro e ricchezze. Gli affari erano l’unica cosa cui teneva ed era talmente avaro da perdere il sonno nel timore di essere derubato. Di notte spesso si alzava e andava a contare il denaro che teneva nascosto in una cassapanca.
Per quest’uomo contava solo il guadagno e non si faceva scrupolo di agire in modo disonesto, approfittandosi dell’ingenuità delle persone.
Non voleva conoscere quelli con i quali faceva affari, non si interessava delle loro storie e dei loro problemi, per questo nessuno gli voleva bene.
Una notte di dicembre, quando ormai Natale era vicino, il vecchio mercante, non riuscendo a dormire, decise di uscire a fare una passeggiata.
Nelle strade sentì un allegro vociare, risate, urla gioiose di bambini e canti.
La cosa non era affatto usuale nel suo paese e ancor di più si incuriosì non avendo ancora incontrato nessuno, nonostante voci e rumori sembrassero molto vicini.
A un certo punto udì qualcuno che pronunciava il suo nome, chiedeva aiuto e lo chiamava fratello. Ma quell’uomo non aveva fratelli o sorelle e si stupì.
Per tutta la notte ascoltò le voci che raccontavano storie tristi e allegre, vicende familiari e d’amore. Venne a sapere che alcuni vicini erano molto poveri e che sfamavano a fatica i figli, che altre persone soffrivano la solitudine oppure che non avevano mai dimenticato un amore di gioventù.
Pentito per non aver mai capito che cosa si nascondesse dietro alle persone che vedeva tutti i giorni, l’uomo cominciò a piangere.
Pianse così tanto che le sue lacrime si sparsero sul cespuglio al quale si era appoggiato.
Al mattino le lacrime non sparirono ma continuarono a splendere come perle.
Era nato il vischio.

Molto più romantica, anche se dolorosa allo stesso tempo, è la leggenda che ha dato origine alla credenza che porti bene baciarsi sotto il vischio.

Essa fa parte della mitologia nordica. I druidi celti onoravano il vischio come pianta sacra, ritenendo che avesse origine celeste e che crescesse nei luoghi colpiti dai fulmini. Un altro motivo per cui la pianta è circondata da una specie di alone mistico rimanda al numero 3, considerato sacro in molte culture (ad esempio, per i Cristiani è legato alla SS. Trinità); infatti, le bacche del vischio si sviluppano in 9 mesi e si raggruppano a tre a tre.

Il vischio è anche la pianta sacra di Frigg (o Freya), dea dell’amore presso gli dei Asi.

Frigg aveva due figli, Balder, buono e generoso, e Loki, cattivo e invidioso, che voleva uccidere il fratello (come si fa a non pensare ai “nostri” Caino e Abele?). Venuta a conoscenza del piano malvagio del figlio, Frigg chiese a tutte le creature animali e vegetali di proteggere Balder, ma si dimenticò di rivolgere la preghiera proprio alla pianta del vischio. Loki ne approfittò per portare a termine il suo piano, utilizzando proprio questa pianta per fabbricare la freccia che uccise Balder.

La dea Frigg, vedendo il cadavere del figlio prediletto, iniziò a piangere disperatamente e le sua lacrime, come per magia, si trasformarono in bacche bianche. Quando queste toccarono il corpo di Balder, lui tornò in vita.
Per la grande felicità, la dea Frigg cominciò a baciare chiunque passasse sotto l’albero sul quale cresce il vischio (di solito pioppi, olmi e tigli).
Il suo bacio costituì un portafortuna e una protezione per tutti coloro che furono baciati dalla dea: ad essi infatti, non poteva capitare nulla di male





fonti
la ruota dell'anno
il vischio: antiche tradizioni e usanze celtiche

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