<bgsound src='URL_MP3' loop='infinite'>

Re Artù:La verità oltre la leggenda

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

Calendario celtico,festività e celebrazioi


FESTIVITA’ CELTICHE E CALCOLO DEL TEMPO

Il tempo era scandito secondo atavici rituali e regolato sulla base delle fasi del sole e di quelle della luna, che i Celti consideravano patrona della fecondità della terra e delle donne. L’anno era così contraddistinto a mezzo di due tipi di croci, che simboleggiavano i cicli solari e lunari; mentre il ciclo solare era associato ad una croce a bracci ortogonali, quello lunare era rappresentato dalla croce di S. Andrea. Le festività solari erano legate allo scorrere delle stagioni (solstizio d’inverno, equinozio di primavera, solstizio d’estate, equinozio d’autunno), quelle lunari erano collegate al mondo bucolico e pastorale. Ed è qui che si compie il meglio della tradizione celtica. L’anno celtico era diviso in due metà, quella invernale e quella estiva, ciascuna delle quali era caratterizzata da due festività principali, le antiche Samhain (che cadeva tra 31 ottobre e 1° novembre) e Beltane (30 aprile/1° maggio), che erano le più importanti anche perché, oltre che scandire la divisione dell’anno in due parti, segnavano la divisione tra la metà oscura e quella luminosa (inverno ed estate). Le festività legate ai cicli della natura e delle sue stagioni erano Samhain, Imbolc, Beltane e Luchnasadh, tutte celebrate a partire dal tramonto del sole poiché i Celti ritenevano che il giorno iniziasse al tramonto del sole. Il Samhain, conosciuto anche come Capodanno Celtico, segnava l’inizio dell’anno nel calendario celtico e il tempo della fine dell’estate, quello della semina e quello in cui cominciava la metà oscura dell’anno. Si tramanda che a Samhain si aprissero le porte di collegamento tra il mondo terreno e l’altromondo, l’aldilà fatato in cui risiedevano i defunti. Era proprio durante la notte del Samhain che le barriere cadevano e vivi e morti potevano passare dall’uno all’altro dei regni. Imbolc, che per tradizione si celebra tra 31 gennaio e 1° febbraio, segnava l’arrivo della primavera. Detta anche “festa del latte”, poiché la celebrazione coincideva con il primo fiorire del latte, questa festività segnava il ritorno della fertilità, il rifiorire della vita sulla terra e, quindi, la necessità di avviare un nuovo ciclo di attività. Beltane, tra 30 aprile e 1° maggio, scandiva il tempo della fine dell’inverno e l’inizio della metà luminosa dell’anno; durante il Beltaine, festività dedicata ai riti di fertilità, venivano spenti tutti i fuochi dentro le case, fuochi che venivano riaccesi grazie alla fiamma del grande falò rituale che era preparato per l’occasione. Il Lughnasad, infine, si celebrava tra il 31 luglio e il 1° agosto ed era l’ultima grande festività a chiudere il ciclo del calendario celtico. Festa di ringraziamento per il raccolto, il Lughnasad era chiamato anche “festa del grano” perché questo era il periodo di raccolta dei cereali per i Paesi celtici del nord Europa.



l'augurio di custodire
mentre il buio avanza
la memoria della luce ..."

Con Settembre arriva l'Equinozio d'Autunno


Mabon, la prima delle Festività del semestre oscuro. Nel tempo dei Misteri Eleusini l'equinozio d'autunno era il momento della discesa di Persefone nell'Ade e del dolore di Demetra.

La separazione tra innamorati (o quella tra madre e figlia) è uno dei temi dominanti di questo sabbat.
Dopo aver sacrificato la propria essenza vitale alla Madre Terra.

il Dio si trova ora alle soglie degli Inferi diventando il simbolo del passaggio dalla vita alla morte.
Sacrificandosi in lei, egli impregna il suo grembo della propria essenza e si trattiene dentro di lei come promessa, poiché egli è la vita.

Nell'antica tradizione, durante questo periodo di "incubazione" il Dio viene chiamato Mabon - figlio della Madre - dall'autunno sino alla Dodicesima Notte, ovvero il 6 di Gennaio.

Mabon (" Grande Figlio ") è un Dio gallese. Era un grande cacciatore con un agile cavallo e uno splendido cane da caccia. Probabilmente è la mitologizzazione di un grande condottiero del tempo. Mabon fu rapito dalla madre, Modron (Grande Madre), quando aveva solo tre giorni, ma fu salvato da Re Artù (altre leggende raccontano che fu salvato da un gufo, un'aquila ed un salmone). Durante questo tempo, Mabon vive, prigioniero felice, nel mondo magico di Modron -- il suo grembo. Grazie a ciò egli può rinascere.

La luce di Mabon è stata portata nel mondo, raccogliendo la forza e la saggezza, in maniera tale da trasformarsi in un nuovo seme.In questo senso, Mabon è la controparte maschile di Persefone, nonchè il principio maschile fertilizzante. Modron invece corrisponde a Demetra.
Mabon è la festività dell'equinozio, il giorno che si trova a metà fra i due solstizi; è un tempo di equilibrio, quando luce e buio sono uguali e astronomicamente dà inizio all'autunno.

È celebrato alla fine del periodo più faticoso dell'anno in cui viene effettuato il secondo raccolto.
Il ciclo produttivo e riproduttivo è concluso, le foglie cominciano ad ingiallire e gli animali iniziano a fare provviste in previsione dell'arrivo dei mesi freddi.

Generalmente inizia il periodo della caccia. Molte specie migratorie - come le rondini - avviano il loro lungo viaggio verso sud.Il cigno è l'uccello dell'Equinozio in quanto simbolo dell'immortalità dell'anima e guida dei morti nell'aldilà. E' tempo di bilanci: abbiamo sotto gli occhi ciò che abbiamo seminato durante l'anno, e possiamo constatare quali frutti abbiamo raccolto. In occasione di questo periodo e dell'aratura dei campi erano effettuati un gran numero di riti locali e regionali con il comune denominatore del ringraziamento e della supplice preghiera di mitezza per la difficile stagione in arrivo.Il periodo dell'equinozio d'autunno veniva chiamato anche Michaelmas o Michael Supremo, il giorno dedicato all'arcangelo di fuoco e di luce alter-ego di Lucifero.

Il mese di settembre era anche il periodo in cui si svolgevano i Grandi Misteri di Eleusi, basati sul simbolismo del grano. Inoltre è il tempo per la fabbricazione del vino, dalla raccolta delle uve alla pigiatura e sino alla sua chiusura nel buio delle botti.Il processo della fermentazione delle uve avveniva con procedure che un tempo venivano accompagnate da rituali ben specifici ed era visto come simbolo della trasformazione spirituale che ha luogo durante le iniziazioni e i riti misterici, nel buio dei santuari sotterranei. Mabon va vista in effetti come una festa iniziatica, rivolta alla ricerca di un nuovo livello di consapevolezza. E' tempo di volgersi all'interiorità: nella parte declinante della Ruota dell'Anno si viaggia dentro noi stessi, entriamo nel tempo del buio per riflettere sui misteri della trasformazione attraverso la morte.

Celebrare Mabon

Il tema è bilanciare le polarità, quindi il suggerimento è di fare qualcosa che riguardi l'equilibrio nella vostra vita. Gli elementi maschili e femminili della vostra personalità hanno bisogno di uguale rispetto ed espressione. La notte di Mabon, quando le ore di luce e le ore di oscurità sono equivalenti, è una notte per onorare l'equilibrio della Dea e del Dio (magari invocando Persefone e Dioniso) e l'armonia della materia e dello spirito, celebrando non solo la vita spirituale del mondo prossimo, ma anche la fisica di questo mondo.

È anche tempo per fermarsi a riflettere, rilassarsi e apprezzare i frutti dei propri personali raccolti.

È un periodo per porre fine ai vecchi progetti mentre ci si prepara al periodo dell'anno in cui è bene esplorare la propria interiorità. Il lavoro magico dovrebbe essere di protezione, prosperità, sicurezza e fiducia in sé stessi.

Mabon è considerato tempo dei misteri. È il momento di onorare le divinità anziane e lo Spirito. Le divinità vengono ringraziate per i loro doni, auspicando il futuro ritorno dell'abbondanza per gli anni successivi, ricordandoci di lasciare una parte del nostro banchetto per la Terra e le sue creature: tutto ciò che di commestibile abbiamo messo sulla tavola di Mabon per adornarla e ciò che è avanzato dal banchetto, verrà portato all'aperto ed offerto ad animali ed uccelli in segno ulteriore di ringraziamento verso la Grande Madre Terra che ci ha elargito i suoi doni.

Gli incensi per l'equinozio d'autunno includono benzoino, 
mirra, pino, salvia, ibisco e petali di rose.
I petali di rosa e la salvia possono essere messi anche sulla tavola,
 a patto che non siano freschi.
Le erbe associate con questa festività sono il grano, le foglie di vite e di quercia.

Si possono bruciare i cardi (il significato è che il divino si trasforma nel suo aspetto di Donna Saggia e Cacciatore).Le decorazioni tipiche di questo periodo dell'anno includono anche la cornucopia, ovvero il corno dell'abbondanza, ricolmo e straripante dei frutti dell'anno, a significare in modo simpatetico l'abbondanza dei doni della Madre.Durante il rituale si possono invocare gli elementi singolarmente e riconoscerli, ringraziandoli, per le loro influenze benefiche. Salutateli innalzando il calice per ognuno di essi:

“Alla Terra: per la stabilità,
 per l'aiuto nel mantenere la casa, 
la salute, il lavoro ed il benessere

All'Aria:
 per l'ispirazione che aiuta nella conoscenza 
e nella comprensione

Al Fuoco: 
per l'energia che aiuta a sostenere la spinta dell'ambizione 
di cui necessitiamo per portare a termine i nostri progetti. 
 
All'Acqua:
 per lo scorrere gentile che aiuta a mantenere la calma e l'equilibrio emotivo nei rapporti.
La Dea appare in veste di Madre dell'Abbondanza,
 Madre della Terra e Regina del raccolto.
 Il Dio è visto come Mabon, 
il Padre del Cielo, Re del Grano e Signore del raccolto.

Il Signore e la Signora regnano sulle celebrazioni del ringraziamento che inizia al tramonto e perdura per tutta la notte .La tavola, imbandita con tovaglia e tovaglioli di colori autunnali, con candele rosse o marroni, può essere decorata con erbe secche, castagne, noci, more, ghiande, mais, fiori di girasole e foglie autunnali. Non devono mancare biscotti di farina di avena, mandorle e vino per ringraziare gli antenati.

Pietanze tradizionali sono il pane di grano, i fagioli, le patate e le zucchine al forno.

Il fuoco viene acceso con le foglie secche che si raccolgono in giardino. Sono molto indicati in questo periodo gli esercizi di rilassamento e di meditazione. Se ne avete la possibilità, concedetevi una breve vacanza con l'esclusivo scopo di riposare. L'equinozio d'autunno è il periodo ideale per passeggiate ed escursioni in campagna e in collina, per salutare la Natura che si prepara al suo riposo invernale.


FONTI
*Poesia di Rosa Carotti
per http://www.ilcerchiodellaluna.it © 2006
Tratto e liberamente adattato da:
Il Calendario delle Streghe 2001 http://digilander.iol.it/grayelf/home.htm
http://www.bethelux.it/mabon.htm
http://www.streghedilot.altervista.org/lezione_festivit%E0.htm
APPROFONDIMENTO

Samhain
La Festa Celtica d'Inverno



Samain o Samahin, Samhain letteralmente "la fine dell'Estate" era la festa celtica che celebrava l'inizio della Stagione Invernale e l'inizio del nuovo anno. Era una festività dedicata agli Antenati e ai sacrifici rituali.


La Festa dei Defunti

A Samhain i vivi accoglievano i loro antenati e li nutrivano con un banchetto. L'antica usanza si è tramandata nella veglia per i morti ancora praticata negli anni del secondo dopoguerra: tutti raccolti intorno al fuoco di casa a mangiare castagne bollite e a bere vino; prima di andare a letto, si lasciavano le candele accese e sul tavolo pane, patate o ceci bolliti, castagne lesse o arrostite, oppure la “minestra dei morti” (riso o orzo cotto nel latte) ma anche vino e sidro, latte o semplicemente l'acqua, per i revenants, i morti che tornavano a fare visita alle loro case durante la notte.

Pratiche molto simili sono state documentate dagli studiosi di folklore un po' in tutta Europa così il Sèbillot (1908) scrive "nei Vosgi si lascia acceso il fuoco perché possano riscaldarsi; nella Bassa Bretagna vi si depone per loro il "ceppo dei morti". In Tirolo le anime del purgatorio vengono nelle casa e prendere il sego che cola dalla "Candela delle Anime" che è stata accesa presso il focolare per calmare le sofferenze causate dal fuoco del purgatorio, e si cura che la stanza sia ben riscaldata perché i morti possano passare la notte al riparo dal freddo; in Irlanda si mettono accanto al fuoco delle sedie destinate a loro e si tiene accesa la lampada; nelle Asturie si fa un fuoco più vivace del solito perché le anime trovando la casa riscaldata possano mettersi intorno al focolare a chiacchierare e rievocare i loro ricordi"

Nella notte di Samhain
un passaggio dischiude:
occhi antichi tra le fronde
si riaprono a guardare
voci spente si rinnovano
come argento sorprendente.
Ora i morti disciolgono
dai giacigli della terra:
mani chiare si additano
il passaggio da solcare
per saldare la ferita
tra i morti e i viventi.
Fryda Rota


A-SOULING

Anticamente era consuetudine passare di casa in casa durante le celebrazioni della Vigilia di Ognissanti con una piccola processione di persone mascherate guidate dall’"ambasciatore dei defunti" per chiedere la donazione di cibo rituale per il banchetto dei Morti e per il banchetto con cui tutta la comunità avrebbe festeggiato la ricorrenza.

Nel Medioevo in Irlanda e Gran Bretagna si sviluppò l’usanza di preparare un dolce dei morti di forma rotonda, come offerta per saziare la fame dei defunti che si credeva visitassero i vivi durante Samhain: per tenerli buoni per tutto l’anno a venire, le massaie preparavano dei dolcetti speciali, che ben presto finirono per saziare gli appetiti molto più terreni e voraci dei poveri! Erano distribuiti in beneficenza oppure dati ai soulers.

Anche in certe regioni d’Italia (Emilia Romagna, o la Sardegna e più in generale nel Sud Italia) era diffusa tra i poveri e i bambini l’usanza della questua del cibo: “Ceci cotti per l’anima dei morti”, cantavano armati di cucchiai e scodelle, davanti alle case dei signorotti. Consuetudini tra cibo e commemorazioni dei morti consolidate da antiche tradizioni più in generale del Mondo Mediterraneo oltre che Nordico.

In cambio delle torte, spesso chiamate anime (in inglese soul), i questuanti promettevano di recitare delle preghiere per i defunti. Più prosaicamente si diceva che ogni torta mangiata rappresentava un’anima che si liberava dal Purgatorio. L’usanza è spesso vista come l’origine della moderna “Trick or Treating” (in italiano “dolcetto o scherzetto”) dei bambini mascherati da fantasmi o mostri che suonano alle porte delle case chiedendo dei “dolcetti buoni da mangiare”. Già alla fine del 1800 la tradizione di preparare il dolce si era affievolita, e dove ancora sopravviveva l’usanza della questua, si dava ai bambini delle mele o delle monetine.

La questua poteva essere diurna ma anche notturna, a seconda delle consuetudini locali e i soulers andavano di casa in casa cantando una canzoncina

Soul! soul! for a soul-cake;
Pray, good mistress, for a soul-cake.
One for Peter, two for Paul,
Three for Them who made us all.
Soul! soul! for an apple or two;
If you’ve got no apples, pears will do.
Up with your kettle, and down with your pan;
Give me a good big one, and I’ll be gone.
An apple or pear, a plum or a cherry,
Is a very good thing to make us merry.
Con il nome di Soul Cake si indicano molte varianti di dolcetti tradizionali che vanno dal panino dolce alla torta di frutta secca. Un dolce tipico nel Lancashire e nello Yorkshire è il Parkin cake, un tipico ginger bread della tradizione anglosassone

Soul-mass Cake


https://crumpetsandco.wordpress.com/2013/11/05/parkin-per-la-notte-dei-falo-parkin-for-bonfire-night/​
http://oakden.co.uk/harcake-soul-mass-cake/
http://oakden.co.uk/yorkshire-parkin/
http://www.greenchronicle.com/recipes/soul_cake_recipe.htm

In Italia la tradizione è basata principalmente sui biscotti che ricordano vagamente le ossa dei morti o le dita delle mani. In Piemonte sono gli "ossa d'mort", a base di mandorle, tra la meringa e l'amaretto, ma possono anche essere una variante delle offelle con fichi secchi, mandorle e uva sultanina (Lombardia e Toscana) o dalla forma di cavalli (Trentino Alto-Adige).La tradizione del Sud è un'esplosione di colori e di sapori: il torrone napoletano, il marzapane siciliano, la colva o colua pugliese con grano bollito, cioccolato, noci e mandorle, melograno e vino cotto. Anche la consistenza di questi dolci può essere diversissima da morbidi a croccanti o spacca denti.

Assolutamente da provare

FAVE E OSSA D'MORT:
http://www.lericettedellavale.com/biscotti-ossa-di-morto-1657.html
http://cookingbreakdown.blogspot.it/2011/10/ognissanti-e-il-nostro-halloween-fave.html


PANE DEI MORTI:
http://www.ricettemania.it/ricetta-pane-dei-morti-443.html

I REVENANTS

In francese la parola revenant conserva un duplice significato quello primario è di «anima che torna dall’altro mondo sotto un’apparenza fisica», l'altro è «fantasma» «apparizione di un morto». Possiedono quindi una duplice natura e si presentano come entità corporee (con le stesse sembianze che avevano in vita o anche di qualche animale o sotto forma di scheletri) oppure incorporee come fantasmi.

Nel folklore europeo i revenats sono anime che mantengono la loro forma materiale, la personalità e i sentimenti di quando erano in vita. E' una concezione materiale delle anime dei morti che si manifesta nelle credenze e usanze funerarie di buona parte d'Europa. I revenants sono per lo più anime in pena, compresi quanti son deceduti di morte violenta o accidentale (assassinati, annegati...) o richiamate dall'affetto dei vivi che li piangono troppo. In alcune tradizioni tuttavia i revenants sono anime dannate come i vampiri e i non-morti ovvero schiere infernali e demoniache.

Una leggenda irlandese riferisce che, tutte le persone morte l’anno precedente, tornavano sulla terra in cerca di nuovi corpi da possedere per l’anno prossimo venturo. Così nei villaggi si spegneva ogni focolare per scoraggiare gli spiriti maligni, o più propriamente per espellere le forze malvagie: una evidente testimonianza nel folclore di un antico rito del fuoco sacro delle popolazioni celtiche. Il Fuoco Sacro sull’altare del santuario era spento a Samhain e poi riacceso il mattino seguente, e tutte le tribù celtiche riaccendevano il fuoco del Nuovo Anno da una sorgente comune, il Sacro Fuoco Druidico.
Sempre per disorientare i revenants la gente si travestiva scurendosi il volto e faceva forti schiamazzi per allontanare i morti.

Il Fuoco Sacro
E quelli (eroi, donne, bambini)
che vita avara ha sospinto dentro
l’ombre- che rovi hanno stretto
in un abbraccio, torneranno ad esigere
di avere ancora braccia- e mani, avere
un corpo e ricomporsi sopra il cranio
chiaro sorrisi schivi e intensi come fiori.
Chi non vuole sia colto il corpo suo
da quelle ombre che hanno mani forti
spenga nella capanna vivo il fuoco
(nemmeno resti parvenza di brace)
poi sopra l’ara pugni di terra
facciano reclinare il fuoco sacro
così nessuno spirito maligno
fenderà il buio per avvicinarsi.
Ma il nuovo fuoco domani qui arderà:
dall’altare lo coglierà il druido
per farne parte ad ogni focolare.
Anno nuovo nel fuoco consacrato
e con il fuoco rinnovata vita.

(Fryda Rota)

DAGDA E MORRIGAN

La Festa di Samhan era celebrata in onore del dio della fertilità Dagda e della sua sposa Morrighan.

Il Dagda il cui nome significa Dio benevolo era conosciuto come il Padre di Tutti, oppure come il Signore della Conoscenza o di Tutte le Scienze (il druida).

La mazza da guerra del Dagda poteva abbattere nove uomini con un sol colpo e mentre da una parte uccideva, dall’altra generava la vita; il suo magico calderone non era mai vuoto perché dispensava il cibo (e l’immortalità) a tutti i guerrieri. La musica della sua arpa era particolarmente soave come il “sussurro del dolce albero di mele”, anzi era una musica che racchiudeva tutte le melodie.

Morrigan è la faccia oscura della Grande Dea, dea guerriera ma anche dea della fertilità che nel matrimonio rituale con il Dagda, nel giorno di Saman, si unisce con il dio protettore della tribù. Il dio Dagda la incontra come “lavandaia del guado” che predice la morte ai guerrieri, lavandone le armi e armature nel fiume. La dea incarna il volto oscuro della femminilità che è tutt’uno con la figura di madre e amante.

IL SACRIFICIO DEL SANGUE

Per propiziare il nuovo anno i Druidi immolavano vittime sacrificali agli dei, il loro sangue era offerto per ottenere i loro favori. Al posto dei sacrifici umani si uccidevano animali dai poteri magici come il toro, il cavallo e il cinghiale. Da questi oscuri rituali emerge la figura dell'hooden natalizio: un uomo nascosto da un mantello, portava un teschio di cavallo per diffondere la buona sorte nel paese, i bambini cercavano di montare il cavallo e tutti gettavano dolci o monete nella bocca dell'animale.

La caccia dello scricciolo è un rituale pan-celtico invernale sopravvissuto nell'Irlanda sud-occidentale: secondo la tradizione celtica lo scricciolo era il simbolo di Lugh, Figlio della Luce trionfante e il suo sacrificio, un tributo in sangue agli spiriti della Terra nel Solstizio d'Inverno, era una supplica per ottenere favori e fortuna agli abitanti del villaggio.

LA DANZA INTORNO AL FUOCO

Grandi fuochi erano accesi sulle colline e la gente ci ballava intorno. Erano semplici girotondi con il verso in senso orario come il cammino del sole e anche i danzatori tenevano in mano delle fiaccole. Tra le danze la farandola è probabilmente la più antica così legata ai primigeni riti agrari: è la danza del labirinto con le sue figure a chiocciola e del serpente, la danza intorno al fuoco centro sacro della vita del villaggio. E’ una danza antica con un unico passo base (per lo più saltellato), in cui il capo fila sceglie i cambi di direzione determinando le serpentine e gli intrecci più fantasiosi: annoda e scioglie, fa e disfa proprio come le Norne con il filo del destino. E perciò la farandola è la danza rituale nelle celebrazioni di Samhain perché è la danza della morte: tutti devono percorrere lo stesso cammino abbandonandosi alla volontà di chi conduce la danza, a simboleggiare l’umanità incatenata che non può che seguire il percorso tracciato; una sorta di viaggio collettivo attraverso le esperienze della vita.

HALLOWEEN VERSUS HOP-TU-NAA

La parola Halloween ha origine nella tradizione cattolica. Ogni santo ha un suo giorno personale, ma il primo novembre è dedicato a tutti i santi. La festività venne spostata nel Medioevo al 1° novembre ( e raddoppiata con la festività dei Morti) per inglobare i rituali ancora praticati dalla gente dei villaggi in omaggio a Samhain.

E' la festa di Hop-tu-Naa come viene ancora praticata nell'isola di Man il 31 ottobre, la vigilia di novembre (Oie Houney o Hollantide), i bambini travestiti e mascherati vanno di casa in casa a chiedere delle monetine e cantano la filastrocca di “Jinnie the Witch“. Illuminano il cammino con delle caratteristiche fiaccole ricavate dalle rape intagliate.

Hop tu naa, hop tu naa
Jinny the witch is in the house
Give us a penny we’ll chase her out
Hop tu naa, hop tu naa.

Esportata dagli irlandesi emigrati in America, la festa si è trasformata in un grande party a tema "notte delle streghe e dei fantasmi". Una moda che dall'America è dilagata in tutta Europa.

Patron della festa è Jack O'Lantern, l'uomo della lanterna protagonista di una popolarissima ballata che ha come soggetto Jack e il Diavolo.

Il tema del Diavolo che cerca di portarsi all’inferno il peccatore è un classico dei racconti popolari di area celtica, reso esemplare nella storia di Jack O’Lantern: la notte di Halloween il Diavolo cammina sulla terra per reclamare le anime degli uomini (peccatori), ma Jack riesce ad ingannarlo, per ben due anni di seguito, con dei trucchetti. Alla fine il Diavolo per non continuare a fare brutte figure, rinuncia alla sua anima per altri dieci anni. Jack però ha poco da stare allegro, perché comunque muore per i troppi vizi (il bere in testa) e sia il Paradiso che l’Inferno non hanno intenzione di accoglierlo. Il Diavolo tuttavia gli regala un tizzone per illuminare i suoi passi; da allora Jack continua a vagare per il Limbo in cerca di una dimora che non troverà mai, con la sua lanterna a forma di zucca (che in origine, prima che la storia sbarcasse in America, era una rapa)

ZUCCA VS MELA

La mela era il frutto per eccellenza della festa di Samhain, per giocare e per trarre auspici o divinazioni, un rituale antichissimo si pratica ancora oggi il 1 novembre a Plougastel in Cornovaglia il «Gwezenn an Anaon »

L'albero delle mele detto anche albero delle anime consiste in un ramo di tasso o agrifoglio privato di corteccia su cui si conficcano delle mele che sarà venduto all'asta insieme al pane benedetto; prima di iniziare l'asta il proprietario del "melo" compie tre giri per mostrarlo alla gente: una volta chiusa l'asta il precedente proprietario terrà per se la mela più in alto dell'albero e il nuovo proprietario distribuirà le mele tra i bambini presenti. Il ricavato dell'asta è offerto alla chiesa parrocchiale affinché siano dette le messe per i defunti durante l'anno.

APPROFONDIMENTO


Yule:
Tradizione Rituale, Simbolismo cosmico
spirituale e celebrativo del Solstizio d' Inverno
Yule è il tempo della quiete, durante il quale la terra si riposa, prima della lenta rinascita. Per gli Antichi celti ,le celebrazioni a Yule iniziavano il 19 Dicembre, andavano avanti fino a raggiungere il loro culmine la notte del 21 Dicembre, la notte del Solstizio d’Inverno, la notte più lunga dell’anno, quando l’oscurità trionfa sulla luce prima di trasformarsi essa stessa in luce. Tali celebrazioni, proseguivano in maniera intensa anche nelle notti e nei giorni seguenti , il Solstizio Invernale, in particolare del 22,e del 23 Dicembre, per poi protrarsi e avere lentamente fine il 6 Gennaio.

Yule, per i Celti, rappresentava quindi un momento di rinnovamento, sia della terra, ma anche dello spirito ,e del corpo, un momento di passaggio, di transizione tra le tenebre e la luce, con un’estrema valenza sia nel concetto cosmico, sia in quello religioso/ spirituale che, appunto i Celti avevano del tempo, e del ciclo delle stagioni.
Yule è il risveglio della natura. Il tempo di lasciar andar via il passato, e liberarsi di tutti i dubbi, gli incubi, e le paure che fin lì ci hanno attanagliato, per poi dirigersi verso un nuovo cammino, chiedendo alla Madre Terra di aiutarci a diventare persone migliori, a superare tutte le avversità, sia quelle vecchie, sia tutte quelle che, dovessero mai presentarsi da lì in poi. Yule è il ritorno della speranza e della vita. L’opportunità per piantare i semi del cambiamento.

Yule:

Di origine germanica ma diffusasi presto anche nelle Terre Celtiche, Yule era la festa del fuoco e della luce che si celebrava durante il Solstizio d'Inverno per aiutare il sole nella sua lotta contro le forze dell'oscurità. Tra norreni e germani la festa assumeva un carattere oscuro con animali sacrificati e tanto sangue versato, con Odino sul suo bianco destriero e il corteo di guerrieri fantasmi per esigere il sacrificio di vite umane in una caccia spettrale, ma era anche il periodo di canti e danze, di banchetti e di colossali bevute per "fare il giorno di notte" ossia per portare luce e calore nel cuore gelido dell'Inverno.

La sua etimologia ,che probabilmente deriva dal norreno “Hiol” cioè ruota, si collega alla ruota della vita che proprio la notte del solstizio d'inverno si trova nel suo estremo inferiore, quando le ore di buio prevalgono su quelle della luce, appena prima però che essa ricominci la sua risalita.
E' infatti che, dall'Alba del 21 dicembre ,solstizio d'inverno, che il Dio sole inizierà a far notare la sua presenza in cielo sempre di più giorno dopo giorno, e la natura, lentamente, si prepara ad accogliere la meravigliosa Primavera.

Yule,in quanto festa del Sole, veniva dunque celebrato dai Celti attraverso il fuoco, la notte del Solstizio D’Inverno, uno dei quattro sabba Solari, insieme a Oestara (Equinozio di Primavera, Lithà Solstizio d’Estate ,e Mabon Equinozio d’Autunno.

Nelle saghe Celtiche si narra che, a Yule durante la notte del solstizio d’inverno loro il Re Oscuro, o vecchio sole morente, si trasformasse nel Sole Bambino, tramite la rinascita dalla Dea, la Madre Terra. I celti consideravano il Re Sole Oscuro come un sole-ombra, mentre il vero Sole, quello Bambino, era prigioniero di Arawan, re del mondo-di-sotto, che sarebbe rinato dal grembo di Ceridwen, la dea-strega dell’inverno, proprio all’alba del solstizio.
Yule, in una leggenda Neo-pagana, rappresenta la morte di Holly King (“Re Agrifoglio”) simbolo dell’anno vecchio e del sole in declino, per mano di Oak King (“Re Quercia”)che gli succederà come anno nuovo e sole in rinascita.

Ma non solo I Celti festeggiavano questo sacro momento, altri popoli celebravano questo passaggio dall’oscurità alla luce, ognuno legato al proprio Dio e a delle date ben precise:

gli antichi greci ad esempio, rendevano omaggio al Dio Kronos per assisterlo nella battaglia contro Zeus e i titani, i romani, festeggiavano Saturno (che corrisponde a Kronos). Per loro la festa Saturnalia iniziava il 15 dicembre e finiva il 1 Gennaio,i sassoni: celebrano Modranect, 24 e 25 dicembre, la notte della Dea Madre e la nascita del sole.

I nostri antenati, celebravano quindi con gioia questo avvenimento, poiché si dava il benvenuto al Dio Sole, colui che, genera la vita e riscalda la terra congelata. Tali celebrazioni consistevano nell’accensione di grandi falò, intorno ai quali ci si riuniva per ballare, e brindare con del Sidro. I bambini venivano accompagnati di casa in casa per portare i doni tipici del periodo, come mele o arance in cui venivano conficcati dei chiodi di garofano, questi frutti poi, venivano posti in tronchi di piante sempre verdi insieme a grano e farina. Venivano scelte arance e mele perché secondo la tradizione esse rappresentavano il Dio Sole, mentre i sempreverdi simbolicamente indicavano l’immortalità, il grano e la farina invece l’abbondanza e la luce.

APPROFONDIMENTO
FONTI
la prima e la quinta foto,sono opera di EMILIA CLARK

Eticamente.it
Le Tredici Notti Sante, Rudolf Steiner
Irelandream nella persona di Cristina
ARTICOLO DI Articolo di Sabrina Parisi
https://www.facebook.com/druidielecreaturedelbosco/posts/1504924233038074


IMBOLC
LA FESTA CELTICA DI FINE INVERNO.
LA FESTA DELLA PURIFICAZIONE.
Nella cultura Celtica, la fine del mese di Gennaio segnava il termine della stagione invernale e l'inizio della Primavera. Tale momento era indicato dai Celti con il termine Imbolc.

Imbolc, la Festa Celtica di Fine Inverno, la festa della Purificazione, durante la quale si festeggia la fine del gelo, l'inizio della bella stagione, la Primavera, e si rende omaggio alla Dea Brigid, la Dea del triplice fuoco, protettrice e patrona dei poeti, dei guaritori, e dei fabbri, quindi, delle arti, e dei misteri. La giovane fanciulla che simboleggia l’inizio della Primavera, la luce che ritorna, a discapito dell’Anziana, che, invece simboleggia il Gelido Inverno ormai alle spalle.

Imbolc, celebrata il 1° febbraio, rappresenta dunque il ritorno della luce, la luce che è nata al Solstizio di Inverno, e che proprio dal 1° Febbraio comincia a manifestarsi : le giornate si allungano poco alla volta e anche se la stagione invernale continua a mantenere la sua gelida morsa, ci si accorge che qualcosa sta cambiando, Gli antichi erano molto più attenti di noi ai mutamenti stagionali, anche per motivi di sopravvivenza. Questo era il periodo più difficile dell'anno poiché le riserve alimentari accumulate per l’inverno cominciavano a scarseggiare. Pertanto, i segni che annunciavano il ritorno della primavera erano accolti con uno stato d’animo che oggi, al riparo delle nostre case riscaldate e ben fornite, facciamo fatica ad immaginare.

Presso i Celti, i cicli stagionali erano ritenuti estremamente importanti, in quanto parte essenziale della loro esistenza, della loro vita, della loro cultura e religione.

Sovrapponendo la RUOTA DELL' ANNO CELTICA, al nostro moderno calendario, la prima ricorrenza che celebra la natura, e i suoi cicli di cambiamento e rinnovamento, cade appunto il’1° Febbraio, e celebra come già detto la fine dell’inverno, Imbolc appunto, la festa della nuova semina, il risveglio della natura, il gelo che inizia lentamente a cedere il passo al calore primaverile

Il 1° Febbraio, nella cultura celtica, è dunque il giorno che segna la fine dell' inverno, una festa dedicata ai rituali di purificazione dei campi e della casa.

IMBOLC: ETIMOLOGIA

Imbolc, (pronuncia IMMOL’C) è un termine dall’origine incerta, la cui etimologia è oggetto di svariate controversie, infatti si ritiene che la parola, potrebbe avere molteplici significati.

Imbolc potrebbe derivare da Imb-folc, cioè “grande pioggia’ e in molte località dei paesi celtici questa data è chiamata anche “Festa della Pioggia” sia perché segna l’inizio della stagione delle piogge, e quindi è da riferirsi ai mutamenti climatici, sia perché appunto la pioggia, era vista come elemento di purificazione, che appunto purificava dalle impurità invernali, pratica rituale chiamata lustrazione rituale, e che era volta a liberarsi appunto dalle scorie accumulate durante l’inverno.

Mentre Imbolg, ovvero ‘nel sacco” inteso come nel grembo, riferimento simbolico al grembo materno, che racchiude il risveglio della natura, il grembo di madre terra, è un termine che richiama anche ai semi che stanno germinando sotto la terra e che spunteranno appena arriveranno le prime piogge.

Invece Oimelc significa “nel latte” o lattazione, che si riferisce agli agnelli che nascono proprio con l’arrivo della bella stagione, e bisognano di latte,( i nuovi agnelli che nascono con l’inizio della bella stagione sono anche detti i figli di Beltane)

Altro significato, se pur meno spirituale, e più materiale era sempre riferito agli agnelli, ma stavolta inteso come nuova fonte di cibo e di ricchezza, che la previdenza della Natura e degli allevatori avrebbe fatto nascere all’inizio della buona stagione. L’allattamento degli agnelli garantiva un rifornimento provvidenziale di proteine. Il nuovo latte, il burro, il formaggio costituivano spesso la differenza tra la vita e la morte per bambini e anziani nei freddi giorni di febbraio.

Ambivolcios infine è un termine latino-gallico che significa "attorno al lavatoio" è sta a indicare l'antica cerimonia di purificazione mediante lavaggio o aspersione d'acqua (benedizione). Anche per gli antichi romani, febbraio era il mese preparatorio all'avvento della primavera, dedicato ai riti della purificazione dei campi e degli armenti e anche le case erano soggette a pulizie particolari..

Imbolc era considerata una delle quattro feste celtiche dette "FESTE DEL FUOCO" poiché proprio l'accensione rituale di fuochi e falò ne costituivano una caratteristica essenziale, proprio perché erano alla base dei suoi festeggiamenti.

In questa ricorrenza il fuoco è però considerato sia come strumento purificatorio, sia come rappresentante simbolico della luce, che proprio in quel periodo era crescente, e che proprio attraverso il fuoco veniva propiziata, la luce che ritorna e segna la fine del’ oscurità, la gelida oscurità invernale.

La purificazione attraverso il fuoco invece, riguarda in realtà gli aspetti della vita, essa viene accostata al concetto di nuova vita, laddove ci si elimina di tutte le impurità del passato, per far posto alle cose nuove, ma il concetto di purificazione riguarda anche l’alimentazione che dovrebbe privilegiare cibi leggeri, in grado di depurare l’organismo. Anche le grandi pulizie domestiche, c’è chi consiglia di spazzare le stanze con una scopa di saggina e di spargere sul pavimento sale fino e rosmarino. Consigliato anche l’utilizzo di incensi o di fumigazioni a base di verbena e incenso. Per quanto riguarda le decorazioni, il bianco è il protagonista simboleggiando il ritorno della luce. Ma è possibile ricorrere anche al rosso (simbolo del sole nascente) e al verde (simbolo della vegetazione), nonché colori della dea Brigit. E’ anche il momento più adatto per fare piazza pulita di cose, emozioni, pensieri inutili, controproducenti, limitanti. Le pulizie aiutano in senso simbolico a fare spazio consentendo l'arrivo alle novità e nuove opportunità

Le antiche popolazioni celtiche, consapevoli dei sottili mutamenti di stagione come tutti gli antichi popoli, celebravano in maniera adeguata questo tempo di risveglio della Natura, infatti, tradizionalmente, essi festeggiavano questo momento di transizione accendendo enormi Falò, la notte della vigilia del 1° febbraio, i così detti “fuochi della purificazione” volti a rievocare la luce solare, ma che erano anche in onore della Dea Brigid, e del giovane Sole, il così detto Sole bambino giunto al Solstizio d’Inverno, e intorno a questi fuochi essi si riunivano, e ballavano, e cantavano, e svolgevano rituali sacri, che, prevedevano l’utilizzo di incensi preparati con piante sacre come il basilico, l’alloro la cannella la vaniglia e la mirra. O ancora si cospargevano con oli di gelsomino, di garofano, neroli e oliva, altri rituali prevedevano l’utilizzo di pietre quali il cristallo di quarzo, l’opale, la pietra di Luna, l’aventurina e l’eliotropo.

Altri rituali prevedevano la creazione di oggetti simbolici, che le donne dei villaggi preparavano riunite in case, e riguardavano la fabbricazione di piccole bambole con le sembianze della Dea, bambole che poi vestivano di bianco, e che sulle quali in seguito riponevano un cristallo sul cuore, rito questo chiamato “il rituale delle bambole di Brigid.

Altra usanza rituale simbolica riguardava la preparazione di una croce, la famosa CROCE DI BRIGID

Per proteggere la casa dai fairies (gli spiriti maligni) in Irlanda si fabbricava un amuleto-talismano in giunco, con dei rametti o paglia, tali amuleti avevano la forma di una croce, la famosa CROCE DI BRIGID a quattro braccia con un nodo vincolante centrale, che agisce come una barriera che protegge dagli spirito del male. Nella forma più semplice si realizzava un unico nodo centrale, in quella più complessa dopo aver realizzato il primo nodo semplice si prosegue con la tecnica dell'intreccio continuando ad aggiungere gli steli (in genere a gruppi di tre) sia a destra che a sinistra e in alto e in basso.

Una volta creata la croce, essa veniva appesa all'interno della propria abitazione, dopodiché andava recitata questa formula

“Che la benedizione della luminosa Brigid sia su questa croce, su questa casa in cui è appesa, e su chiunque la veda”…

La fabbricazione delle croci di Brigit deriva forse da un’antica usanza precristiana collegata alla preparazione dei semi di grano per la semina.

In Scozia invece, la vigilia di Santa Brigid le donne vestivano un fascio di spighe di avena con abiti femminili e lo deponevano in una cesta, che chiamavano IL LETTO DI BRIGID, CON A FIANCO UN BASTONE DI FORMA FALLICA, poi gridavano per tre volte “Brid è venuta, Brid è benvenuta!”, quindi lasciano bruciare torce e candele vicino al “letto” tutta la notte.

Se la mattina dopo trovavano l’impronta del bastone nelle ceneri del focolare, ne traevano un presagio di prosperità per l’anno a venire. Il significato di questa usanza è chiaro: le donne preparavano un luogo per accogliere la Dea e invitano allo stesso tempo il potere fecondante maschile a unirsi a lei. Anche nell’isola di Man veniva compiuta una cerimonia simile, chiamata Laa’l Breesley. Nell’Inghilterra del Nord, terra dell’antica Brigantia, la ricorrenza veniva denominata “Giorno delle Levatrici”.

Altra usanza ancora riguardava il MANTELLO DI BRIGID che consisteva nella creazione di una striscia di stoffa che si lasciava fuori nella notte della festa per assorbire il potere della Dea, e che veniva poi utilizzata sia come protezione che nei rituali di guarigione.

Pratica a cui seguiva un’invocazione
Brigida dal mantello, avvolgici,
signora degli agnelli proteggici,
custode del focolare, illuminaci,
sotto il tuo manto raccoglici
e rendici alla memoria

Altre usanze a Imbolc riguardavano il vestirsi di colori che rappresentassero la primavera, come ad esempio il verde dei prati, o il giallo del grano e del sole, poi c’erano I cibi tradizionali, come i semi di zucca ,di girasole, pane, latticini, peperoni, cipolle, aglio,uva passa, curry, cibi che si assumevano accompagnate da bevande quali vini speziati e thè alle erbe.

La festa di Imbolc, prevedeva molto probabilmente anche delle cerimonie di iniziazione per i bardi e per i giovani guerrieri, ovviamente non ci sono conoscenza di tali cerimonie. Pure i riti più antichi celebrati dalle donne in onore a Brigid ci restano sconosciuti, e tuttavia la tradizione popolare ha tramandato gesti e parole che ancora oggi vengono ripetuti.

Altre attività a Imbolc riguardavano la creazione e l’accensione di candele bianche, o ancora fare del sapone, piantare bulbi, preparare del burro, e del formaggio, cucinare il pane dandogli una forma a treccia, o anche quelle che, oggi noi chiamiamo crepes che, in bretagna sono dolci tradizionali della Candelora, e che nella Francia nord occidentale si preparano con farina di grano saraceno galette). In Piemonte sono tradizionali delle cialde molto simili alle varianti bretoni chiamate variamente "miacce" nella Valsesia, "amiasc" nella Valle Vighezzo o "miassa" nel Canavesano. Più spesso queste "cialde" sono farcite con ripieni salati, ma non mancano le varianti dolci.

Poi ci sono le Miacce di San Biagio,

“Stinchett”, “Runditt” e “Amiasc” sono i vari nomi con cui vengono chiamate nelle vallate ossolane queste cialde, ovvero un pane azzimo che si prepara, a seconda della ricetta locale, con farina di grano, grano saraceno oppure mais e acqua. L'importante è fare l'impasto il giorno prima e cuocerlo su dei ferri arroventati (detti variamente "testi", cocci") o sulla pietra ollare (tipica delle valli ossolane). La sottile sfoglia così cotta si imburra per bene (con burro di malga) si sala e si piega in quattro per mangiarla con le mani.

Ricette simili sono state trovate anche in Sardegna e in Bretagna, e si può pertanto pensare ad un’antica origine celtica. Del resto la preparazione è antichissima, perché per ottenere il primo pane probabilmente si schiacciarono i chicchi tra due pietre e con l'aggiunta di acqua si cossero in strati sottili su delle pietre piatte poste sul fuoco

Imbolc è anche la festa delle nascite, poiché con l’arrivo della primavera la terra rinasce, Imbolc invita a celebrare la luce che ritorna nella forza di un fuoco che crea, purifica e trasforma.

APPROFONDIMENTO
FONTI
nesimo celtico e le sue sopravvivenze popolari, Jean Markale
pagina calendario pagano
miti e leggende del mondo celtico


Oestara - Ostara, Equinozio di Primavera
Ostara è uno degli otto sabba pagani.

L’Equinozio di Primavera è il primo dei due momenti dell’anno solare in cui luce e tenebra si trovano perfettamente alla pari. Contrariamente a quanto accade nell’Equinozio d’autunno però, in questo caso la Luce tornerà a splendere sulla Terra che ne sarà scaldata e risvegliata. In tutto il mondo, l’Equinozio è salutato da feste e riti legati a leggende sulla morte e rinascita, ogni religione ha la sua Festa di Primavera sebbene ogni fede religiosa dia ad essa un nome differente. Nel Neopaganesimo, la primavera è Ostara, festa della rinascita e il rinnovamento sia dal punto di vista fisico, ma soprattutto spirituale. Vi proponiamo di seguito qualche idea per la sua celebrazione.

I popoli anglo-sassoni chiamavano il mese lunare corrispondente “Eostre-monath”, e in questo periodo celebravano feste in onore della Dea Eostre associata a vari aspetti connessi col rinnovarsi della vita quali la primavera, la fertilità e la lepre. I popoli dell'Europa settentrionale, celti compresi, pregavano perché il Sole riuscisse a superare questo momento di parità con le tenebre notturne, poiché erano preoccupati che esso ricominciasse a scendere, così che sarebbe stata la fine. Per i popoli che si affacciano sul Mediterraneo questa è la festa della primavera. Nelle tradizioni druidiche odierne questa festa è detta “Alban Eiler”, tradotto “Luce della Terra”, è chiamata così perché il Sole si trova sopra l’equatore celeste e quindi da questo momento il giorno domina la notte in durata.

E’ la celebrazione dell’ Equinozio di Primavera, la giornata in cui Luce e Buio sono in equilibrio, La vita si rinnova , l’inverno è definitivamente passato, e tutto ciò che è vecchio lascia spazio al nuovo .La natura si risveglia e con lei la nostra Spiritualità. In questa giornata molte delle decorazioni e dei rituali implicano l’utilizzo di uova.

Ostara, è infatti il nome germanico della Dea odinista Eostre simboleggiata dall’uovo, patrona della fertilità. che contiene in sé il principio della vita e il bipolarismo maschile-femminile del divino. La Dea celebrata nella veste di fanciulla è quasi pronta all’unione con il Dio che verrà celebrata a Beltane. La divinità si diffuse, con relativo culto e usanze festive, a tutta l'Europa. In Grecia prese il nome di Estia, e in seguito in tutto l'impero romano venne venerata con il nome di Vesta, e al suo culto fu dedicato l'ordine sacerdotale delle vergini Vestali. Nell'antichità, per l'occasione, le Vestali celebravano un particolare rito che involveva l'accensione di un cero simboleggiante la fiamma eterna dell'esistenza.

Il cero, all'interno dei templi dedicati alla dea, veniva spento solo all'alba del giorno seguente.

Ad Eastre è legata strettamente Venere. Sacra a questa Dea è la lepre, un mito racconta di come Lei avesse trasformato un uccello in lepre (o coniglio) e che in questa forma avesse deposto un uovo simbolo della nuova vita, ma la Lepre è associata in moltissime culture alla fertilità, in Grecia era considerata sacra alla Dea Afrodite e a suo figlio Eros ed era l’animale più adatto da sacrificare in onore della Dea perché talmente fertile da avvicinarsi ad Ella. Per i popoli nordici era associata alla Dea della caccia e della Luna, così avveniva in estremo oriente, in Cina, dove oltre ad essere considerata un animale sacro ed associato alla Dea della Luna era un animale totem Yin che proveniva dal nord, in suo onore venivano regalati, in questo periodo, degli amuleti di giada come porta fortuna. In alcune regioni delle Isole Britanniche fino a poco tempo fa era un sacrilegio mangiare le lepri, in antichità lo era anche per i Celti, che però sospendevano proprio in questo periodo il divieto per poter partecipare alla fertilità, cibandosi dell’animale che n’era il simbolo. In molte tradizioni europee, cinesi, africane e indiane la lepre è disegnata sulla Luna, ed anche per questo era associata a tutte le Dee lunari. Una leggenda Buddista narra che una lepre si buttò nel fuoco per sfamare il Buddha affamato, questi per ricompensarla impresse la sua immagine sulla Luna. Ma la Lepre è associata a numerosissime divinità, da Freya che era seguita da un corteo di lepri ad Osiride come simbolo della sua rinascita e ancora a Thot e, Mercurio in quanto messaggeri, Venere, Ostara come divinità fertili. La Lepre è rimasta nella simbologia della pasqua (prima domenica dopo la prima Luna Piena successiva all’equinozio di primavera), così com’è rimasto l’uovo principio di vita. L’uovo in moltissime mitologie è il principio da cui tutto ha vita, nella mitologia greca antica fu Eurinone Dea d’ogni cosa, in altre parole il Caos primordiale, a plasmare il Vento del Nord nel serpente Ofione, per accoppiarsi con lui Eurinone si trasformo in colomba e successivamente depose un uovo, l’Uovo Universale, da cui ebbe origine la vita. Anche la colomba ha un grosso ritorno nella Pasqua cristiana. La celebrazione dell’equinozio di primavera è la celebrazione della vita odierna e futura. In passato le prime uova di primavera venivano cotte e poi dipinte, poi venivano donate come simbolo di fertilità e buona speranza, si accendevano grandi falò in cui veniva messa la bambola di frumento o grano fatta durante l’ultimo raccolto, del precedente anno, e le ceneri venivano utilizzate per fertilizzare i campi che andavano seminati. Gli Dei sono ancora giovani, ma le loro forze crescono sempre di più, il loro potere aumenta giorno dopo giorno, fornendo alla Natura grand’energia.

Ad Ostara, il Dio diviene guerriero, il campione della Dea e come alcuni eroi ( Ercole o Artù ), ha 12 fatiche da attraversare, ognuna legata ad un segno dello zodiaco. Danzando attorno al cerchio, egli si mostra nella persona dell'eroe locale o di un ragazzo scelto per averne la parte. E' armato con la Lancia del Sole e con le Freccie della Passione e quando interpreta la sua parte, con il permesso della Dea, lancia le sue frecce nel sole e inizia il suo viaggio.

Il Dio si trova nella sua forma di Pan. In primavera è il re dei boschi e il pastore di capre. E' il simbolo della giovinezza, dell'istinto della natura. In questa fase, è in sintonia con gli animali. L'immagine di Pan, con le corna, il corpo umano e le gambe da capra lo rappresentano alla perfezione. E' libero, senza responsabilità, l'adolescente che cresce attraverso le foreste.

L'uovo sembra che sia sempre stato usato come simbolo della fertilità. Erano disegnati con colori brillanti e con vari tipi di strisce e cerchi che rappresentavano i cicli della vita, morte e rinascita. Il tuorlo dorato rappresenta il Dio Sole, il suo albume è visto come la Dea Bianca e il tutto è un simbolo della rinascita. I conigli simbolizzano la fertilità, soprattutto perché gli antichi utilizzavano per rappresentare la Dea, l'immagine di un coniglio nella Luna Piena.

APPROFONDIMENTO
FONTI
https://www.facebook.com/TarocchieStreghe
@Testo di Anna Pirera per www.ilcerchiodellaluna.it, febbraio 2007Si ispirazione, fra le altre, di un testo raccolto da Rosa Carotti
* da: La Danza a Spirale, Starhawke, Macro edizioni
** di Rosa Carotti
*** Inno a Pan, dagli Omerici a cura di Giuseppe Zanetto ed. Bur

https://www.facebook.com/pietrenaturaemagia
l'antro della magia
http://www.academia.edu/8011298/Spunti_di_indagine_su_alcuni_aspetti_del_culto_di_Beleno_e_di_Antinoo._Divinit%C3%A0_salutifere_e_salvifiche_ad_Aquileia._Evidenze_archeologiche_e_modalit%C3%A0_religiose
http://bifrost.it/CELTI/2.Divinitagalliche/05-Apollo.html


Beltane.
La festa celtica del Maggio.

Anticamente fra i Celti la notte fra il 30 aprile e il 1° maggio segnava il passaggio alla bella stagione: una notte di veglia, una sorta di capodanno primaverile, durante la quale si celebrava la festa in onore di Beltane.Tali celebrazioni consistevano nell' abbandonarsi a danze e banchetti in un’atmosfera orgiastica aspettando il nuovo giorno che segnava l’inizio del trionfo della luce sulle tenebre, da cui sarebbe derivato il Calendimaggio medievale. Sulla notte, si diceva, vegliava la Grande Madre della fertilità che governava il destino dei viventi e dei morti. Con la cristianizzazione dell’Europa centrale la notte del 30 aprile subì una metamorfosi perché si raccontava che vi si dessero convegno spiriti inferi, streghe e stregoni che si dovevano espellere grazie all’intercessione di santa Valpurga: una monaca inglese (710-778), diventata badessa del monastero tedesco di Heidenheim presso Eichstatt, dove fu sepolta il 1° maggio 871 nella chiesa di Santa Croce, che ha ereditato le funzioni della Grande Madre e ha dato il nome alla notte, chiamata popolarmente «la notte di Valpurga».

Ma andiamo per ordine.

Beltane significa letteralmente “fuoco di Bel”: è la festa del dio Bel o Beleno – Belino, Belano dio solare e luminoso, divinità venerata in Irlanda e nella Gallia. Il suo culto probabilmente risale all'epoca del megalitismo ed è una delle divinità più antiche, dio pastore, guaritore e protettore delle acque termali. Una divinità pan-celtica associata sia al fuoco che all'acqua, il dio della Rinascita.

La primavera era per gli uomini antichi la stagione degli accoppiamenti rituali, delle nozze sacre in cui il Principio maschile e quello femminile si mescolavano per propiziare la fertilità. Per i Celti la Primavera aveva inizio a Imbolc, la festa che si trova a metà tra il Solstizio d'Inverno e l'Equinozio di Marzo, e con la festa di Beltane aveva inizio l'Estate!

Invocazioni per Beltane

Beltane

(di Helen Reed)

Alla Dea
Dea dell'Amore
dai molti nomi
Afrodite, Freya, Yemanya,
Hathor, Inanna, Blodeweed.
Tu che sorridi,
Regina dei fiori,
profumo di miele,
riflessi di sole.
sii la benvenuta.

Al Dio
Dio dell'Amore,
dai molti volti,
Dioniso dai ricci rìbelli,
Krishna dal flauto che incanta,
Kerumnus potenza del cervo,
profumo di muschio selvatico.

Presenza del dio
che non ammette recinti
e non conosce ostacoli.
sii il benvenuto.

Aria
salute a te, stella dell'est,
brezza del mattino, profumo di primavera.

Nel tuo regno,
il bianco volo dell'airone
disegna nello spazio dell'azzurro infinito
il suo segno di libertà.
Sole che sorge,
speranza che si apre
nei nostri cuori
sussurrando parole d'amore.

Fuoco
Salute a te, stella del Sud,
mezzogiorno di luce,
calore del cuore.

Nella tua savana assolata
con sovrana potenza il leone
scuote la fulva criniera,
e ruggisce, chiamando all'estate.
Arde il fuoco impetuoso
della passione d'amore
che tutto può e tutto vuole.

Acqua
Salute a te, stella dell'Ovest,
carezza dell'onda,
dolcezza dell'abbandono.
Nelle tue acque si lasciano scorrere
ondine e sirene dai lunghi capelli
e si ode quel canto che scioglie il cuore
e irresistibilmente attrae,
dimentichi di sé,
i marinai.
Profondo è il tuo regno
in quell'emozione
che ci fa innamorare.

Terra
Salute a te, stella del Nord,
sentore di terra e di erbe,
riposo al fine,
nell'Amore ritrovato.
Nel tuo regno
di rocce e di boschi
l'orsa e la lupa procedono
attente padrone del territorio
difesa dei cuccioli.
Nella sicurezza antica del tuo istinto
ha radici la sapienza del corpo
nell'ora dell'Amore

©Invocazioni di Anna Pirera per

www.ilcerchiodellaluna.it

BEL E BELISAMA

Beltane significa letteralmente “fuoco di Bel”: è la festa del dio Bel o Beleno – Belino, Belano dio solare e luminoso, divinità venerata in Irlanda e nella Gallia. Il suo culto probabilmente risale all'epoca del megalitismo ed è una delle divinità più antiche, dio pastore, guaritore e protettore delle acque termali. Una divinità pan-celtica associata sia al fuoco che all'acqua, il dio della Rinascita.


PREGHIERA AL DIO BEL

Bel, dio luminoso, per te
alti brillano i fuoco
per te, che reggi forza
vitale e trovi risposto
anche quando rimangono
le domande prigioniere
strette in spirali
di intenzione.
Rimuoverai
se lo vuoi il dolore
dai corpi stremati:
è il tuo potere onda
benigna.
Si erigano
per Bel lapidi votive:
là sciameremo in cerca
di rifugio quando si oscuri
il cielo profanato.

(Fryda Rota)

La Festa del Fuoco

La festa di Beltane è chiamata in Irlanda la "na Beal tina" ossia il "giorno del fuoco di Beal", il falò è un incantesimo solare che rappresenta e assiste il sole, è il sole che risplende in tutta la sua forza: gli animali passavano tra dei grandi fuochi per essere purificati e benedetti, così si preservavano dalle malattie e si proteggevano dagli scherzi del Piccolo Popolo. Anche le giovani coppie saltavano attraverso il fuoco e auspici si traevano dalle braci incandescenti. E' in occasione di questa festa o forse in quella del solstizio d'estate che Giulio Cesare racconta di aver visto grandi figure di vimini bruciare con dentro delle vittime umane sacrificali (uomo di vimini, the wicker man).

Strabone, Geographica IV, 4, 198, 5 .. costruivano colossi di paglia e di legno, dove buttavano bestiame, animali selvatici ed esseri umani, che venivano arsi insieme.

Anche l'acqua riceveva maggior potere dal sole di Beltane. Si facevano pellegrinaggio alle sorgenti sacre e con l’acqua della sorgente si aspergevano i campi per favorire la pioggia.

Il primo maggio non valeva la regola dell'ospitalità e se un vicino o un estraneo (avrebbe potuto essere una fata) chiedeva del fuoco, o del burro o anche una tazza d'acqua veniva guardato con sospetto perché di certo aveva cattive intenzioni. Per questo i pozzi erano sorvegliati dai contadini per tutta la notte della Vigilia. In Irlanda l'acqua del pozzo e il fuoco del focolare non erano mai chiesti o dati alla vigilia del Maggio, la prima acqua presa dal pozzo dal legittimo proprietario nel giorno di Maggio portava fortuna, protezione e guarigione. Se era rubata invece si portava via anche la buona sorte.

Ci si rotolava nell'erba per trarre beneficio dalla rugiada di maggio, nella convinzione che facesse bene alla pelle le ragazze la raccoglievano in un barattolo di vetro per usarla come tonico di bellezza.

La Festa della Fertilità

Un rituale celtico che doveva essere tipico a Beltane era quello della Caccia d'Amore, in cui la Regina del Maggio ossia la Dea Fanciulla, dea della Primavera incoronata dal biancospino e il Re del Maggio, l'Uomo Verde, il signore del Bosco Sacro, si univano per rinnovare la vita e la fertilità della Terra; in epoca medievale e per i paesi anglosassoni essi vennero rappresentati da Lady Marian e Robin Hood (Greenwood marriage). Nelle ballate celtiche è sempre a Maggio che le fanciulle sentono il richiamo del corno dell'elfo o si avventurano nei boschi per cogliere rose!!

La consuetudine è documentata ancora nella Scozia settecentesca, e nel Medioevo non era insolito assistere a questo rituale: i ragazzi vestiti di verde come elfi dei boschi si avventuravano nel green wood ossia il bosco sacro, suonando un corno di modo che le ragazze potessero trovarli: fare sesso nella notte di Beltane aiutava i campi ad essere fertili e quindi era di buon auspicio per il raccolto futuro. I nati da questa unione erano i merry-begot, i benvoluti, perché figli degli dei e nessuno del villaggio osava fare loro del male.

La tradizione di nominare la regina del Maggio è perdurata fino a tutto l'Ottocento e in più in generale si eleggeva la Coppia Sacra che apriva la processione della questua primaverile con il ramo del Maggio. Nel Monferrato la coppia era rappresentata simbolicamente dagli "sposini" ovvero due ragazzi di sesso opposto di 12 anni circa vestiti da sposi.

Il Palo del Maggio

L'alternativa "allegorica" alla caccia d'amore era invece la danza intorno al Palo del Maggio: un rito della fertilità in chiave arborea (le ghirlande infilate su un palo, sono un'evidente allusione alla sessualità e quindi alla fecondità della vegetazione) che è rimasto nelle tradizioni rituali del mondo contadino si può dire fino ai nostri giorni


Approfondimento

FONTI
http://www.academia.edu/8011298/Spunti_di_indagine_su_alcuni_aspetti_del_culto_di_Beleno_e_di_Antinoo._Divinit%C3%A0_salutifere_e_salvifiche_ad_Aquileia._Evidenze_archeologiche_e_modalit%C3%A0_religiose
http://bifrost.it/CELTI/2.Divinitagalliche/05-Apollo.html



21 Giugno
Litha:
Solstizio d'Estate Significato,Celebrazione e Ritualità


Il 21 Giugno,è giorno in cui si festeggia il Solstizio d' Estate e si tengono le celebrazioni rituali in onore di Litha.

IL Solstizio d'Estate,cioè il giorno più lungo dell'anno, quando il Sole è più alto nel cielo, e raggiunge l'apice massimo della sua potenza,sancendo di fatto l'arrivo dell'Estate, e il passaggio dalle Tenebre alla Luce, nella cultura, nella religione Celtico Pagana,era (è) ritenuto uno dei momenti di transizione più importanti, durante il quale il Sole, la Terra, la Magia,tutte le forze dell'Universo, e della Natura toccavano il loro massimo picco d'energia, e proprio per questo gli antichi definivano la notte tra il 20 e il 21 giugno come una notte fuori dal tempo, una notte che racchiude in sé un particolare potente potere energetico che la rende estremamente magica, facendo si che, durante il suo trascorrere il velo tra il nostro mondo, e quello degli spiriti quasi sparisca,che i confini tra le due realtà si assottiglino a tal punto da permettere alle due dimensioni di fondersi,motivo per cui, durante la notte del Solstizio d'Estate si dice sia molto facile vivere esperienze soprannaturali, al limite del fantastico, ed entrare in contatto Con Spiriti, Fate, Folletti, Gnomi Elfi, con tutte le creature insomma che appartengono al così detto mondo delle fiabe

La Magia di Litha e del Solstizio d'Estate

Rituale Energetico di Stonehenge

LITHA è una festività pagana,la cui celebrazione si tiene il 21 Giugno,al Solstizio d'Estate.
Il Solstizio d'Estate è il giorno più lungo dell'anno,quando cioè il Sole raggiunge l' Apice della sua potenza,toccando il punto più alto rispetto all’orizzonte, determinando così il trionfo della Luce sulle Tenebre. Per gli antichi, tale ricorrenza chiamata anche "Festa di Mezza Estate" rappresentava l’inizio di un nuovo periodo di vita,una sorta di rinascita, e veniva celebrato con diversi festeggiamenti e rituali,dei quali, i più famosi e caratteristici, erano quelli che si tenevano nel Sito Megalitico di Stonehenge.Stonehenge,dove ancora oggi,la notte del 21 giugno,migliaia di persone provenienti da ogni parte del mondo si radunano per festeggiare l'alba del giorno più lungo dell'anno.

Il 21 Giugno, il Sole celebra il suo trionfo, in quello che è il giorno più lungo dell'anno, ma che allo stesso tempo, rappresenta l'inizio del suo declino.Infatti, dopo il Solstizio d'Estate, le giornate iniziano lentamente ma inesorabilmente ad accorciarsi fino al solstizio d'inverno, in quella che è la fase "calante" dell'anno.Solstizio deriva dal latino Solstat, "il Sole si ferma", e, infatti, pare quasi che il Sole indugi un po' in questa posizione prima di riprendere il suo cammino discendente. Il sole raggiunge la sua massima declinazione positiva rispetto all'equatore celeste, per poi riprendere il cammino inverso: Inizia l'Estate Astronomica. E' tempo in cui possiamo ricevere il massimo della potenza solare: La Mistica Forza che unisce cielo e terra è ora più forte.
Questa verità era conosciuta dagli antichi popoli che pare fossero a conoscenza del fatto che le "Ley lines", le misteriose Linee Energetiche che solcano la superficie terrestre aumentano la loro carica energetica tramite la potenza solare,e il sito megalitico di Stonehenge pare fosse stato eretto proprio lungo una di queste Linee di Energia,fatto questo,che lo rendeva una sorta di catalizzatore,focalizzatore se vogliamo dell'energia terrestre, che veniva convogliata sul terreno dove esso sorgeva,e nelle pietre di cui esso era formato,energia terrestre che una volta unita a quella solare ne amplificava la potenza in maniera esponenziale .
I cristalli durante il Solstizio d'Estate possono essere potentemente caricati, e siccome il granito dei megaliti di Stonehenge contiene una grande quantità di quarzo, questo cerchio si attiva al Solstizio appunto, generando così un forte campo energetico. Non a caso la cerimonia del Solstizio d'Estate è la festa più elaborata e più famosa compiuta dai moderni Ordini Druidici, che la celebrano ogni anno appunto a Stonehenge (nel 1999 sono ripresi i rituali dopo una sospensione di dieci anni decretata nel 1988 dalle autorità britanniche per motivi di ordine pubblico).Il Neo-Druidismo chiama il Solstizio d'Estate Alban Heruin, "Luce della riva".
APPROFONDIMENTO

FontI
https://www.lacooltura.com/ (Giovannina Molaro)
C., Hammond, Il mistero della percezione del tempo, Einaudi, 2013
S., Cunningham, Wicca, Armenia Pan Geo Editore, 2011
Sitografia:
http://www.repubblica.it/ambiente/2016/06/21/foto/danza_e_yoga_l_alba_di_stonehenge_per_salutare_il_solstizio_d_estate-142495314/1/#1
http://www.ilcalderonemagico.it/ruotanno_Litha.html
http://www.stregadellemele.it/main4.asp?pag=litha
http://digilander.iol.it/cortescontenti/feste2.htm" \l "casmaran"
http://digilander.iol.it/cortescontenti/feste2.htm#casmaranLitha
http://www.lollymagic.it/defaultxhtml/qs_Eventi/id_6/Solstizio+d'estate+(Litha).html
(Cattia Salto)
Culto di Giano
La notte delle streghe a San Giovanni.
il solstizio d'estate e le erbe di san Giovanni
Gli ultimi pagani e la festa de Solstizio.

Notte di San Giovanni:
Celebrazioni e Rituali nella notte delle Streghe



L'arrivo del Solstizio d'estate segna appunto la fine dell'Inverno,e l'inizio dell'Estate,per i pagani,(in particolare per le popolazioni celtiche che credevano profondamente nel concetto di ciclicità del tempo e delle stagioni,e che in base tale concetto regolavano le loro esistenze),il Solstizio d'Estate era,e tutt'oggi è ritenuto un momento di transizione estremamente importante,poiché esso rappresenterebbe il trionfo della Luce sulle Tenebre,trionfo dato dal Sole,che proprio al Solstizio d'Estate raggiunge il massimo del suo potere energetico,la cui intensità oltre che a rendere il giorno del Solstizio d'Estate il giorno più lungo dell'anno,quello cioè con il maggior numero di ore diurne,causerebbe anche uno strappo nel velo che separa il mondo degli spiriti da quello degli uomini,assottigliandone i confini a tal punto da permettere alle due dimensioni di entrare in contatto,rendendolo di fatto,un tempo sacro,carico di significati,tradizionalmente definito "TEMPO DI SOSPENSIONE"durante il quale tutto si confonde, e l'irreale diventa reale.
Motivo per cui, durante la notte del Solstizio d'Estate vi si dice sia molto facile vivere esperienze soprannaturali, al limite del fantastico, ed entrare in contatto con ogni sorta di spiriti, da quelli dei nostri Antenati,a quelli Maligni,dalle Fate ai Folletti,dagli Gnomi,agli Elfi, con tutte le creature insomma.. che appartengono al così detto mondo delle fiabe.

Il termine "SOLSTIZIO" SIGNIFICA "SOLE FERMO" tale significato è dato dal fatto che, durante i giorni Solstiziali che solitamente vanno dal 20 al 24 Giugno (fino alla notte di San Giovanni) sembra davvero che il Sole resti fermo nel cielo per un po' prima di tramontare e di dare così il via al suo lento ma progressivo declino che culminerà poi con l'Arrivo del Solstizio d'Inverno,il 21 dicembre, quando le Tenebre torneranno a dominare.

Durante Litha,durante cioè il Solstizio d'Estate,anticamente un po'ovunque in Europa,si tenevano svariati festeggiamenti,e attività.
Si iniziava con la veglia,durante la quale si restava svegli fino al alba per salutare il sorgere del Sole Solstiziale,si proseguiva con l'accensione di grandi o anche piccoli falò,i così detti "FUOCHI PURIFICATORI per celebrare il Dio Sole all'apice del suo vigore,ma anche per incrementarne l'energia,affinché tenesse lontani gli spiriti maligni,e ne favorisse i favori da parte di quelli benevoli,favori tipo,chiaroveggenza,e protezione per i raccolti e gli animali.Falò intorno ai quali poi uomini e donne si riunivano in cerchio,ballando danze sfrenate su canti popolari accompagnati da suoni di mandole e tamburelle, bevendo vino in abbondanza e mangiando lumache,o per svolgere riti propiziatori che riguardavano l'amore,la fertilità e la fortuna,o ancora,si svolgevano lunghe fiaccolate con candele e lanterne accese durante le quali si facevano suppliche recitando antiche formule magiche.

Tali festeggiamenti,raggiungevano il loro apice la Notte di San Giovanni

NOTTE DI SAN GIOVANNI




La notte di San Giovanni che cade il 24 Giugno nella tradizione Celtico-Pagana è ritenuta essere una notte estremamente carica di magia,fin tanto da essere definita "LA NOTTE DELL'IMPOSSIBILE,LA NOTTE DELLE STREGHE, DEI PRODIGI E DELLE MERAVIGLIE.LA NOTTE DURANTE LA QUALE TUTTO DIVENTA REALE." al pari della notte di "HALLOWEEN"(SAMHAIN" ),ed è considerata tale poiché essa cade proprio nel momento in cui il Sole all'apice del suo picco energetico raggiunge il punto più alto nel cielo,lo ZENIT.
Ciò, secondo gli antichi pare risvegliasse particolari energie mistiche e divinatorie,che non solo sconvolgevano il delicato equilibrio tra il normale,e il paranormale,ma che poi andavano ad influire in maniera soprannaturale su ogni cosa presente sulla terra,rafforzandola e rinvigorendola.


Ecco perché,la notte di san giovanni da sempre viene accostata alla magia,e quindi alle Streghe,che secondo antiche cronache pare trovassero proprio durante questa notte particolari ispirazioni, incrementando di conseguenza le loro attività,attività che inevitabilmente hanno fatto si che,nel corso dei secoli attorno alla notte di San Giovanni si sviluppassero innumerevoli leggende,leggende basate su antiche credenze popolari,e che raccontano di Streghe che,proprio la notte tra il 23 il 24 Giugno pare si riunissero sotto un antico albero di noce,i cui frutti,bagnati dalla magica Rugiada di San Giovanni,venivano poi usati per fare un liquore dalle proprietà terapeutiche,il Nocino.



Ma facciamo un passo indietro,ritornando al rapporto diretto che San Giovanni Battista aveva con le streghe.
Il rapporto tra San Giovanni Battista,(il cui culto è profondamente legato a quello di Iside) e le Streghe (o donne esperte nelle antiche arti magiche,) è sempre stato forte e solido, come narrano le antiche tradizioni popolari,che appunto parlano del Santo, non come di un nemico delle Streghe ma addirittura come del loro protettore,e questo profondo rapporto tra il Santo e le Streghe,fa si che,la notte in suo onore, da secoli,si porti dietro tantissime tradizioni e riti magici,che ancora oggi si intrecciano alimentando e rendendo più affascinante la cultura popolare ad essa legata.



A tal proposito,un'altra attività che da sempre lega in maniera indissolubile la Notte di San Giovanni alle Streghe è la Raccolta delle Erbe,erbe tipiche della stagione,le famose erbe di San Giovanni,come la Verbena, l'Artemisia,la Camomilla, Rosa, Lillà,Quercia, Lavanda, Edera, Achillea, Felce, Sambuco, Timo selvatico, Salvia,Margherita,Iperico e Garofano.
Un'usanza che affondava le sue radici nel nord dell'europa,presso le popolazioni celtiche,e nella loro credenza secondo cui la notte DI SAN GIOVANNI fosse una notte pervasa da un particolare e intenso flusso magico,che si ripercuoteva su ogni cosa,erbe comprese,aumentandone così in maniera esponenziale le loro proprietà terapeutiche,miracolose e medicamentose, rendendo quindi speciale la loro magica efficace nei vari riti d'amore,di fertilità,e fortuna che poi si andavano a svolgere, e durante la notte di San Giovanni,e durante poi tutto il resto dell'anno.

Ecco perché secondo la tradizione l'usanza Di raccogliere le erbe andava svolta solo ed esclusivamente la Notte di San Giovanni,dopo la mezzanotte,e mai dopo l'alba,mai dopo il sorgere del Sole,e ad occuparsene erano le donne,gruppi di Streghe,così venivano chiamati,che si recavano nei boschi,munite di lanterne accese,per poi far ritorno all'alba col loro abbondante raccolto,che poi mettevano ad essiccare per qualche giorno.

Le erbe quindi sono una componente molto importante nei rituali, nelle celebrazioni e nelle attività che si svolgono durante la notte di San Giovanni,erbe che ricordiamolo sono la Verbena, l'Artemisia, la Camomilla, Rosa, Lillà,Quercia, Lavanda, Edera, Achillea, Felce, Sambuco,Felce, Timo selvatico, Margherita, Garofano,erbe che,come abbiamo detto,venivano usate per svolgere particolari riti magici legati all'amore,alla prosperità,alla sessualità.alla divinazione,alla fertilità,alla guarigione,e alla fortuna.

Uno di questi rituali ad esempio consisteva nel raccogliere piccoli bastoncini di Quercia che poi venivano usati per fare divinazioni,o ancora,c'era la Felce,che secondo la tradizione,pare sbocciasse solo la notte di San Giovanni,e che se raccolta in quel preciso momento, conferisse poteri di invisibilità.

Le erbe quindi giocano un ruolo di primo piano nelle tradizioni rituali celebrative della festa di San Giovanni.
Erbe che venivano raccolte un po' ovunque in Europa,poiché ritenute impregnate di virtù miracolose,la Verbena ad esempio si riteneva portasse Prosperità,mentre l'Artemisa sacra ad Artemide,sorella di Apollo,si riteneva proteggesse dal malocchio.Mentre nei Fiori come la Calendula,o l'Iperico definita "La Miracolosa Erba di San Giovanni" si credeva si raccogliesse l'energia solare.
Piante aromatiche che,una volta messe a bruciare sui Falò,sviluppano un tenue fumo dall'aroma deliziosa,piante come il Timo ad esempio,o la Ruta,la Maggiorana.

Ecco perché mazzetti di queste erbe,venivano collocati sotto il cuscino per favorire i sogni divinatori,o anche il vischio,pianta particolarmente importante nella tradizione celtica,pianta che questi ultimi secondo lo scrittore Plinio pare raccogliessero con un falcetto d'oro,strumento che univa univa la forma lunare al metallo solare. Piccola particolarità dei rami di vischio,un ramo di vischio al Solstizio D'estate assume un aspetto dorato,e viene chiamato "Ramo d'Oro", il famoso Ramo d'Oro dei miti.
Alle erbe di San Giovanni sono legate anche particolari leggende,attribuite loro proprio in base alle virtù magiche,terapeutiche,e miracolose che si credeva avessero,come quella che riguarda il seme della Felce,che pare permetteva di trovare tesori nascosti,mentre il fiore, pare rendesse invisibili coloro che lo raccoglievano. Leggende..si! perché in realtà né il seme,né il fiore della felce esistono,in quanto la Felce è una pianta pteridofila,cioè che si riproduce tramite spore.

E coloro che più di tutti contribuivano ad alimentare queste leggende,erano coloro che più di ogni altra persona avevano conoscenza di queste erbe e delle loro proprietà magiche,cioè le Streghe.



Di queste erbe la più sacra era l'Iperico che, secondo le credenze,era capace di guarire molte malattie,scacciare il malocchio,portare fortuna,e se messo come mazzetto sotto il cuscino prima di andare a letto,permetteva di fare sogni premonitori, mentre le radici se appese alle porte di casa,avevano la funzione di proteggere queste ultime dagli spiriti maligni, (il suo nome Greco "HYPERIKOM" SIGNIFICAVA APPUNTO "PROTEGGERE,O SCONFIGGERE UN'APPARIZIONE MALVAGIA) ecco perché l'Iperico veniva anche comunemente chiamato anche Schiacciadiavoli.

Poi c'erano i mazzetti composti da diverse erbe,l'Iperico,contro il malocchio,l'Artemisia per la fertilità,la Ruta,la Mentuccia,il Rosmarino,il Prezzemolo l'Aglio,la Lavanda,erbe legate al buon umore, alla prosperità,all'allontanamento del maligno,e alle negatività.

Poi c'era l'Olio di Iperico,noto anche come Olio di San Giovanni,un olio naturale che grazie alle sue virtù benefiche,e alla sua azione cicatrizzante, antisettica, emolliente ed antinfiammatoria,veniva usato soprattutto per curare gli inestetismi della pelle,un olio facile da preparare in casa,un olio che si otteneva mediante la macerazione dei fiori dell’Iperico,che,come da tradizione venivano raccolti a San Giovanni,messi a macerare nell’olio sotto l’esposizione della luce per un intero ciclo lunare.
Poi c'era la raccolta delle Noci Acerbe,che venivano poi messe sotto spirito e lasciate macerare per lungo tempo,circa due mesi,dopo i quali,si poteva gustare,il NOCINO,
un particolare e gustoso liquore dal potere energizzante e in alcuni casi curativo. Un ottimo digestivo di fine pasto che viene chiamato anche Elisir di San Giovanni.
E ancora,c'era la raccolta della Felce che sbocciava a mezzanotte in punto,lungo i ruscelli dei boschi, e di qui se ne prendeva un rametto da tenere poi in casa per aumentare i propri guadagni e acquisire la fama di saggio, la capacità di leggere il passato e prevedere il futuro. Per distruggere le avversità poi si mangiavano le cosiddette Lumache di San Giovanni con tutte le corna, da sempre considerate simbolo lunare di discordie e preoccupazioni.

Un'altra tradizione rituale era quella della Purificazione,e consisteva nel bruciare nove tipi di erbe nel Fuoco,erbe quali Iperico, Ruta, Verbena, Vischio, Lavanda, Timo, Finocchio, Piantaggine e Artemisia.
Poi c'è Il rito della benedizione dei “Fiori di San Giovanni” che protegge e cura il corpo, la casa e gli animali ed è ancora oggi diffuso per tenere lontano il malocchio. I Fiori di San Giovanni sono: Artemisia, Ginestra, Noce, Verbena, Sambuco,Iperico,Savia, Ruta, Menta, Aglio,Rosmarino. Durante questo rito però era anche richiesta una preghiera magica.

Come la notte,anche durante il giorno San Giovanni, si svolgono attività, si facevano divinazioni e magie domestiche,dei piccoli e grandi riti protettivi legati al Fuoco,o altri semplici gesti,come alzarsi all'alba, e osservare il Sole che spuntava, meditando sulle sue qualità e sul suo destino che, da lì in poi sarebbe inesorabilmente entrato nel suo declino,culminante poi il 21 Dicembre,al Solstizio d'Inverno.
Altre attività erano i Bagni Lustrali nelle fontane,dove ci si immergeva,e ci si bagnava con l'Acqua Magica di San Giovanni,e dopo cui,in maniera esagerata poi i giovani si infrattavano tra i cespugli a sbaciucchiarsi intensamente.
Ecco perché la chiesa dal 1753 vietò queste particolari attività,ritenendole amorali,ma senza risultati, nonostante il suddetto divieto recitasse " "a qualsiasi persona dell’uno o dell’altro sesso, che in detta notte veruno ardisca accostarsi alle vasche, ai rigagnoli, alle fontane, togliendosi le braghe ed accucciandosi nell'erba, pena gli uomini tre tratti di corda da darsi in pubblico e scudi 50 di multa, e per le donne tre colpi di frusta a posteriori in pubblico, e sia per gli uni come per gli altri senza alcuna remissione".
Divieto che veniva sistematicamente infranto,poiché con la scusa di andare alla salita degli Spiriti, appena fuori porta, i giovani e le coppie di fidanzati andavano comunque "per fratte" a sbaciucchiarsi o ad accoppiarsi. Pratica questa che la chiesa descriveva così "Sotto lo specioso pretesto di prendere il bagno, uomini e donne unitamente, si recano fuori le porte, in luoghi reconditi, celandosi tra i cespugli o dietro le siepi, e liberamente compiono atti osceni…" (da un editto del Cardinal Vicario, 1744).

Altra componente estremamente importante nei riti celebrativi che si tengono durante la Notte di San Giovanni è il Fuoco.

RITUALI DEL FUOCO NELLA NOTTE DI SAN GIOVANNI.
APPROFONDIMENTO
fonte
http://sfumaturedimagia.com

1°Agosto-La festività di Lughnasadh,
Lammas e il dio celtico Lugh


Com’è risaputo, coerentemente con la concezione arcaica del tempo ciclico, le popolazioni celtiche immaginavano l’anno come una ruota, al punto che essi avevano un solo termine per definire questi due concetti. La ruota dell’anno, ai fini dell’impostazione del calendario sacro e dell’individuazione delle principali celebrazioni collettive, veniva suddivisa tenendo conto dei solstizi e degli equinozi, e particolare importanza era conferita alle quattro date ad essi intermedie: Samhain (1 novembre), Imbolc (1 febbraio), Beltane (1 maggio) e Lammas (1 agosto). Le feste rurali inglesi (Wakes, «veglie») in epoca medievale si svolgevano tra marzo e ottobre, ovvero nella stagione del raccolto, a seconda della data del santo patrono locale. Tuttavia, precedentemente, in epoca pagana, esse avevano luogo quasi ovunque a inizio agosto, quando si celebrava il momento tra il taglio del fieno e la mietitura
Lughnasadh/Lamma

Nell’Irlanda celtico-gaelica, la celebrazione rurale di inizio agosto si chiamava Lughnasadh, ovvero «le nozze di Lugh» oppure «messa in onore del dio Lugh o Llew». Gli Anglosassoni la denominarono Lammas, da loaf-mass, «messa dei pani», con allusione alla mietitura e all’uccisione del dio del grano [Graves 204]. Secondo la tradizione irlandese, fu lo stesso dio Lugh ad istituire questa festività, che consisteva in una grande assemblea nella pianura di Meath, in onore della madre adottiva Taultiu (equivalente alla Brigit dei Galli), divinità tellurica della fertilità [Markele 86]. Pare che Lughnasadh fosse innanzitutto una festa regale: il re vi presiedeva corse di cavalli e certami poetici («Giochi di Tailltinn»), ma non vi erano né combattimenti guerrieri né sacrifici rituali [Markele 190]. Si supponeva, infatti, che il re, in questo periodo dell’anno, fosse giunto—proprio come il Sole che egli rappresentava in terra—al massimo della sua potenza.

A tal riguardo, notiamo come Guido von List scrisse che, nella tradizione degli antichi Germanici, nel mese di agosto (Aust) si venerava l’emanazione divina denominata Biflindi, traducibile come «colui che è in procinto di inabissarsi», che va trasformandosi [List 50] [cfr. Guido von List e la tradizione magico-religiosa degli Ariogermani]. Da questo momento in poi, dunque, il Sole avrebbe incominciato a scendere sempre più nel cielo, fino a raggiungere il suo nadir durante la cosiddetta «crisi invernale» del Solstizio d’Inverno, giorni durante i quali esso sembrava scomparire per tre giorni per poi rinascere, ovvero risalire nuovamente. Ecco perché la sua morte veniva celebrata durante la festività della prima domenica di agosto («celebrazione di Lugh», inteso come «Spirito del Grano» che muore, ovvero che viene tagliato, per poi rinascere l’anno seguente).


Tale ricorrenza veniva osservata fino a poco tempo fa in Irlanda con cerimonie simili a quelle del Venerdì santo: una sorta di giorno dei morti in cui si teneva un corteo funebre, guidato da un giovane che portava una corona di fiori [Graves 347]. Anche nell’Inghilterra medievale la festa non perdeva tali caratteri funebri: Graves ricorda a tal riguardo le celebrazioni per la morte di Guglielmo Rufo (un «doppio» di Lugh), il cacciatore dai capelli rossi ucciso durante una battuta di caccia nella New Forest che fu adagiato su un carro da fieno e il cui cadavere fu visto dai contadini della regione proprio mentre erano intenti a piangere la morte del mitico Lugh [Graves 348]. Tuttavia, sottolineiamo ancora una volta, nella festività del primo raccolto non venivano effettuati sacrifici umani, ma il popolo rurale si limitava a piangere la morte del «Dio del Grano».

I sacrifici immolatori, al contrario, avvenivano in tutte le culture indoeuropee proprio durante le feste invernali, quando l’astro eliaco giungeva al suo nadir, e quindi si riteneva fosse necessario il sacrificio umano del suo rappresentante terreno (il re o un suo sostituto, come il «Re folle» o «Re per un giorno» dei Saturnali latini) per rinvigorirne la potenza. Questi riti cruenti si fondavano sul concetto di «sovranità rituale»: il re sapeva di essere il compagno mortale della dea del territorio—da ciò, l’usanza di sacrificare il re qualora la sua «potenza» era destinata a diminuire con l’età [Powell 122] [cfr. Cicli cosmici e rigenerazione del tempo: riti di immolazione del ‘Re dell’Anno Vecchio’].


Eliade esprime questo concetto di «sovranità rituale» affermando che “si poteva diventare re d’Irlanda (Eriu) soltanto se si sposava l’omonima dea tutelare; in altri termini, si accedeva alla sovranità mediante un hieros gamos con la dea della Terra (…) Questo hieros gamos garantiva per un certo periodo la fertilità del paese e la fortuna del regno” [Eliade 151-2], aggiungendo più avanti che “il re è il rappresentante dell’Antenato divino: la ‘potenza’ del sovrano dipende da una forza sacra ultraterrena, che sta al tempo stesso a fondamento e a garanzia dell’ordine universale” [Eliade 173]. Per dirlo in modo più chiaro, i Celti comprendevano che la vita e la prosperità dell’umanità (il re) erano possibili solo a patto di riconoscere la divinità della terra intesa sia come suolo (e, quindi, patria) che come palcoscenico di forze in cui l’uomo può agire e raggiungere la via della spiritualità e della conoscenza. Per questa ragione, nella festa di Lughnasadh era la dea Taultiu a ricevere le offerte, mentre Lugh era considerato solo il fondatore di tale ricorrenza sacra.


Lughnasadh era, come abbiamo visto, la festa del primo raccolto, e in quanto tale si svolgeva sotto la protezione della dea tellurica della fertilità, Taultiu, madre adottiva di Lugh, la quale, secondo il mito, si immolò lei stessa per assicurare nutrimento e prosperità ai suoi numerosi figli. Questo periodo dell’anno era contrassegnato dall’avvento dei giorni più caldi e secchi dell’anno, i cosiddetti «giorni del cane», laddove il canide rappresentava il sorgere di Sirio, approssimativamente intorno al 23 luglio. In questi giorni, la stessa luce solare che aveva provveduto al nutrimento e alla fertilità per il resto dell’anno, minacciava ora la terra di portare la siccità. Proprio per questo, non si immolavano vittime umane, ma si rendeva grazie agli dèi tellurici offrendo loro i frutti del primo raccolto per sfuggire l’insidia della siccità e, quindi, di raccolti insoddisfacenti. Il sacrificio del primo raccolto («l’uccisione di Lugh», il «Re del Grano») permetteva in altri termini che il resto della stagione dei raccolti non subisse l’effetto funesto dei «giorni del cane». Questo periodo critico andava dagli ultimi giorni di luglio all’equinozio di Settembre. Con queste offerte, i Celti erano soliti enfatizzare simbolicamente la relazione simbiotica e reciproca tra il consorzio umano e la natura.

Il dio Lugh




APPROFONDIMENTO

FONTI
https://axismundi.blog/2016/07/31/la-festivita-di-lughnasadhlammas-e-il-dio-celtico-lugh/
BIBLIOGRAFIA:
M. Detienne, Apollo con il coltello in mano (Adelphi, Milano, 2002).
R. Graves, La Dea Bianca (Adelphi, Milano, 1992).
G. Guidi Guerrera, Le stagioni della magia (Hermes, Roma, 1996).
M. Eliade, Storia delle credenze e delle idee religiose, vol. II(Sansoni, Firenze, 1980).
G. von List, La religione degli Ariogermani e Urgrund (Settimo Sigillo, Roma, 2008).
J. Markale, Il druidismo. Religione e divinità dei Celti(Mediterranee, Roma, 1991).
T.G.E. Powell, I Celti (Il Saggiatore, Milano, 1959).

Nessun commento:

Posta un commento

Sono le di

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche