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Re Artù:La verità oltre la leggenda

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Ritualità Druidiche

Rituali Druidici e Abilità Magiche
Un viaggio nell'antico popolo perduto
Scritto da : Ian Corrigan 

Esamineremo il vasto campo delle abilità magiche sotto tre capitoli:
Capitoli
*Trance e Meditazione
*Invocazione e Mediazione
*Divinazione e Preveggenza

Introduzione

Nella tradizione Druidica l'impegno di celebrare il rituale in pubblico è stato sempre forte. I Druidi antichi erano i celebranti del rito e fungevano da sacerdoti, indovini e consiglieri per la loro gente.
Noi speriamo di seguire il loro esempio e quindi il nostro lavoro ruoterà attorno ad un Paganesimo pubblico moderno. Se da una parte questo offre molte opportunità di crescita spirituale, da un'altra presenta un certo pericolo.

Il rituale pubblico richiede preparazione.
I druidi devono preoccuparsi degli elementi per il rito, dei testi, dell'istruzione e del controllo delle persone presenti. Questo può risultare difficile anche per druidi con una certa esperienza, concentrare le abilità mentali e magiche che trasformano semplici rappresentazioni in esperienze religiose.

Questo ci mostra anche il pericolo che il culto pagano si trasformi in occasioni soltanto sociali e convenzionali. Con l'attenzione della ADF [1] e il nostro intervento per sollecitare le istituzioni pubbliche, la Rete e la nostra comunità, noi potremmo svilupparci in una specie di Paganesimo 'protestante'. Potremmo essere competenti, coinvolti ed interessanti senza necessariamente dover spiegare compiutamente anche ai non praticanti tutti quegli aspetti esoterici del Potere che dovrebbero essere riservati ai praticanti.

L'esperienza religiosa pagana, io credo, non si presenta con 'grazia e bellezza'. Non è un regalo, piuttosto richiede uno sforzo esperto di tutti i partecipanti e particolarmente delle guide spirituali, che possiamo individuare nei druidi. Nella maggior parte dei rituali wiccan questa necessità si soddisfa con una serie di abilità magiche chiaramente capite e assimilate che sono state tramandate dall'insegnante all'allievo (anche se l'insegnante è un libro o la rete). Tali forme si possono anche sviluppare per i nostri rituali druidici, ma sono decisamente fuori posto nella confusione che si genera in un rituale pubblico che noi vogliamo ben riuscito. 



Credo che l'obiettivo primario della religione nei tempi attuali sia di aiutare la gente a stringere rapporti diretti e personali con i mondi interni e con la Dea, il Dio, le Divinità, e gli Spiriti. A tale scopo sembra fondamentale che coloro che conducono il rituale druidico siano bene introdotti nella pratica e nelle abilità magiche principali ed intermedie.

Le guide del rituale dovrebbero essi stessi essere in grado di usare bene queste abilità e di poter condurre anche i partecipanti inesperti in quegli stati alterati di coscienza che indicano che il rituale è effettivamente riuscito.

In un articolo breve come questo possiamo esaminare soltanto un profilo del lavoro interno del rituale druidico.
Per una descrizione più dettagliata, si veda il mio lavoro Druid heachd: Symbols and Rites of Druidry o il libro in uscita sui Riti dell'ADF The Portal Book: Teachings and Works of Celtic Witchcraft.

Trance e la meditazione
Capitolo 1

L'abilità principale intorno alla quale ruota la magia è il controllo della mente e i suoi stati di consapevolezza. E' stato scritto molto sui principi fondamentali di queste abilità: rilassamento, concentrazione e visualizzazione.
Il risultato combinato di queste abilità è chiamato 'trance'- , stati di consapevolezza rivolti ad uno scopo preciso e condizionati da uno stato volontario del soggetto.

La mente umana è costantemente in uno stato di pensiero cosciente/incosciente, saltando fra abituali tipi di consapevolezze, a seconda degli eventi e delle interazioni casuali della vita quotidiana.
Nel rituale noi usiamo la nostra abilità per indurre la mente in particolari "trance" in cui ci percepiamo un certo timore reverenziale, rispetto e amore per i Poteri e le Energie; particolari "trance" che ci rendano ben disposti a ricevere le benedizioni offerte dal rito.

Ci sono parecchi tipi di trance ai quali normalmente ci si uniforma nei nostri riti dell'ADF.
Grounding, Centering ed Armonia principale [2]
Il lavoro comunemente citato come la Meditazione della Congrega (si parla di Grove – Boschetto, ma è il Gruppo di partecipanti; nella Wicca è la Coven), ha due scopi principali. Per primo i partecipanti sono stimolati a rilassare sia il corpo che la mente, mettendo da parte le preoccupazioni quotidiane e gli atteggiamenti abituali in modo che si possano ricevere ed assimilare le nuove sensazioni ed esperienze del rito. Questo obiettivo non dovrebbe essere trascurato, particolarmente quando ci sono nuovi ospiti inesperti presenti. Se qualcuno lascia un rito con nient'altro ricordo che la sensazione della tregua di quell’ora dalle preoccupazioni della vita quotidiana, già questo da solo ha un certo valore nel nostro mondo movimentato da ritmi incalzanti.

Il secondo obiettivo, ugualmente importante, è il mettere in collegamento ciascuno dei praticanti con le primitive Forze e Poteri di Terra e Cielo. Una delle chiavi di lettura della magia dei Druidi e Celtica è l’Energia con le due correnti dei Mondi di Sopra e di Sotto (Underworld e Upperworld) che si uniscono e si intersecano sulla Terra ( che è il Mondo di Mezzo) attraverso il corpo del praticante ed in tutto il mondo manifesto. La presenza di queste due correnti di energia dà potere e guida ogni singolo partecipante individualmente ed al gruppo/congrega/coven intero collettivamente.

Tutto questo è solitamente seguito, o anche accompagnato, dal riconoscimento rituale del Sacro Centro del rito – il fuoco, il pozzo e l’albero. Così rispecchiamo nel gruppo/congrega/coven fisico la realtà del Mondo di Sotto (il Pozzo), del Mondo di Sopra (il Fuoco) e del Mondo di Mezzo (l’Albero). Questa identificazione dell’anima con la cerimonia permette che ci facciamo attraversare dalla forza dei Poteri , e che poi, fuori da noi stessi, questa energia si espanda nel mondo reale.

Questa primaria interpretazione della visione dovrebbe essere rinnovata parecchie volte durante tutto il rito, e ancor di più se ci sono nuovi ospiti presenti.
La Visione del Boschetto (o come preferite chiamarlo questo gruppo/congrega/coven): quando l'Ordine Cosmico è stato stabilito nel Boschetto ed il Cancello è stato ritualmente aperto, il druido dovrebbe accompagnare i partecipanti in una visualizzazione del Boschetto intero e completo.

Dopo il rinnovamento della visione di Accentramento/Concentrazione, tutti dovrebbero trovarsi dentro una nuova visione, dove poter entrare in contatto con la realtà più profonda del fuoco, del pozzo e dell'albero, visti come belli e perfetti, sacri e potenti. Il druido li accompagna nella visualizzazione del/i Cancello/i - il collegamento del Sacro Centro con gli Altri Mondi attraverso la terra ed il cielo.

Con questa visione i naturali oggetti di culto del Boschetto sono identificati con i loro archetipi originali nel primario Spazio Rituale al centro di tutti i Mondi. Inoltre questa visione pone i Cancelli nelle anime di ciascuno dei partecipanti.
Le Forme dei Poteri: le abilità di visualizzazione sono più spesso usate durante l’invocazione (che vedremo sotto) per dare forma alle varie Divinità ed ai Poteri ai quali stiamo dedicando il rito. Gli antichi Celti raramente avevano idoli antropomorfici delle loro divinità, ma la tradizione orale contiene descrizioni verbali che suggeriscono che le forme visualizzate erano ben conosciute ed usate. Così il druido dovrebbe avere un ben sviluppato insieme di forme per i Poteri invocati di consuetudine ad ogni rito - la Madre Terra, il Guardiano del Cancello e l’Ispiratrice- ed aver preparato chiare visioni dei Poteri principali, della Dea e del Dio da poter offrire nei vari riti.

Nel Paganesimo tradizionale ciascuna delle Divinità poté scegliere di adorare una delle altre divintà. Particolarmente nella tradizione Vedica troviamo Vishnu e Shiva che compiono sacrifici l’uno in onore dell’altro. Così immaginiamo che l’Invocazione alla Triade – cioè l’evocazione degli antenati, degli spiriti della Terra e delle altre divinità in generale – richiamino anche un gruppo ancor più numeroso di poteri/forze/energie nel nostro Boschetto ad associarsi nell’adorazione delle Entità a cui il rito è dedicato.

A questi Spiriti si pensa come personali alleati, antenati e Divinità protettrici di tutti i fedeli riuniti, così come di qualsiasi altra entità che il gruppo/coven possa desiderare. Così alla fine dell’offerta alle Triadi e prima di quella della Chiave il druido dovrebbe richiamare una visione di questa folla di Spiriti.
Essi vengono a sostenere ed aiutare i loro alleati umani e la stirpe a loro devota, e partecipano alle benedizioni impartite alla compagnia riunita.

Ci sono molti altri piccoli accenti lievemente differenti fra di loro nella comprensione della visione e della trance nei nostri
riti, principalmente in relazione ad altri livelli di conoscenza druidica, non tutti allo scoperto.
In generale, la trance dovrebbe rispecchiare la forma esterna del rituale in una esposizione più luminosa e più magica, ed il rituale dovrebbe manifestare e realizzare il contenuto delle visioni interiori.

Invocazione e Mediazione
Capitolo 2


L'invocazione è l'abilità di rendere percepibile il rito ai Poteri Interiori; rendendo udibili le parole e tangibili i doni a loro dedicati. Allo stesso tempo fa in modo che i praticanti riuniti siano in grado di percepire questi stessi Poteri. Ciò richiede una combinazione di notevole capacità di visualizzazione con rime poetiche adatte e ben scritte e sincero spirito di sacrificio, la combinazione di quello che armonizza le anime dei partecipanti con l’essenza del Potere invocato.

Nella pratica Pagana l’invocazione non consiste nel “convocare” magicamente nel senso rituale. Noi non cerchiamo di dare ordini al Dio/Dea/Dei, ma li invitiamo ad un benigno rapporto tra loro e noi. Per mezzo dell’invocazione ci avviciniamo sempre più agli Spiriti e loro si predispongono a ricevere i nostri doni e e le nostre manifestazioni di devozione. In cambio chiediamo che la loro natura divina sia riflessa dentro di noi per benedire e dare potere alle nostre vite.

La mediazione è l'abilità di trasmettere attivamente l'essenza di un Potere ad altri esseri umani ed al mondo intero. Nella comune metafisica cristiana questa caratteristica è limitata al clero tradizionale di un singolo dio. Nella visione pluralistica del Paganesimo, un'ampia varietà di persone può far da tramite ad una varietà ancora più ampia di Poteri.
Dal più semplice dei doveri familiari, alle indicazioni convenzionali per un’attività religiosa, ai più alti momenti di eroismo o di giudizio, ogni essere umano ha l'occasione ed il potenziale per mediare con Divinità o Spiriti.

Nel nostro Druidismo stiamo lavorando per intendere i Poteri come entità obiettivamente reali e a sé stanti - non solo come “archetipi” o “aspetti del sé”. Già la tradizione ci dice che questi grandi Poteri sono in strettissima relazione con noi, formati della stessa essenza spirituale di cui siamo fatti. Così la loro presenza può risvegliare potere che trova corrispondenza nelle nostre stesse anime - un archetipo, che ci rende consapevoli della Divinità dentro noi stessi.

Quando un Pagano si dedica in particolare ad un/a Dio/Dea, inizia il processo di mediazione. Quando il Praticante progredisce in l’armonia con quel suo/a Dio/Dea, la forza di quel Potere diventa più forte nella sua propria anima. Incomincia a provare le sensazioni che sente la sua Divinità; e come questa si muove (o come immagina dovrebbe comportarsi), così il/la Pagano/a agiscono. Nel tempo diventa in grado di distribuire alcune delle benedizioni che il/la Dio/Dea donano. Questo è quello che effettivamente richiesto al Sacerdote/ssa nel nostro Paganesimo, che il Potere delle Divinità venga accresciuto dal rispecchiarsi nelle anime dei loro seguaci.

Così la cosa migliore sarebbe se il ministro per ogni rito fosse effettivamente Sacerdote/ssa della Divinità da onorare in quell'occasione. Se non fosse così, allora il Druido dovrebbe premurarsi di passare un po’ di tempo nei giorni precedenti il rito meditando sui Poteri che saranno coinvolti, magari facendo un'offerta preliminare per migliorare la propria armonia con essi, così che sia in grado di poter far da tramite per trasmettere la loro energia nel rite pubblico.

Il lavoro della guida rituale inoltre include
l'aiuto ai praticanti intervenuti per percepire e trasmettere la Benedizione del Potere che la Divinità ci invia.
Quando i partecipanti si congedano dal rito, dovrebbero portare con loro una parte della Benedizione a tutti quelli che fanno parte della loro vita quotidiana. Qui c’è una semplice
visualizzazione che può contribuire a tale scopo.

Il Cuore-Specchio: Il Druido incomincia conducendo una dettagliata visione della Divinità o dello Spirito invocati. Questa immagine può essere vista come stare in piedi davanti al cancello, o essere definita nella luce del Fuoco o nei riflessi del pozzo.
Alla compagnia che partecipa è richiesto di presentare il proprio cuore come uno specchio limpido e brillante che rifletta e rifranga perfettamente la presenza della Divinità. Così il Dio/Dea è sentito/ta come presente sia nell'anima dei fedeli individualmente così come nel gruppo nel suo insieme. Quando la Divinità è da questo momento lodata e viene riverita con doni, la venerazione è condivisa da ognuno della Compagnia riunita ed ogni sua azione è contemporaneamente dentro le anime ed nello spazio intorno.

Divinazione e Preveggenza
Capitolo 3


Nei rituali druidici della ADF, utilizziamo la divinazione dopo le offerte principali, per determinare il tipo e la qualità della Benedizione che i Poteri ci offrono.
Le abilità divinatorie tramite un sistema di simboli come le Rune, Ogham o perfino Tarocchi sono così di estrema importanza per l'attività Druidica, e dovrebbero essere perseguite da ogni "Guida rituale".
In qualche modo questa è la più semplice delle nostre abilità, da discutere qui.
Esse sono facilmente accessibili tramite una moltitudine di fonti scritte ed insegnanti locali, sebbene al giorno d'oggi apprendere le profondità dei simboli di un sistema divinatorio può impegnare il tempo di una vita.

Nella divinazione rituale il fine è leggere il semplice presagio dato da Tre rune, profondamente e bene. La predizione dovrebbe essere esposta in modo tale da permettere a ciascun partecipante di trovar profitto e buon consiglio per sé stessi e per la loro comunità. C'è stata una tendenza nel nostro Gruppo a leggere il Presagio come se fosse una lettura per il Gruppo stesso. Penso che questo trascuri il carattere di Cerimonia Pubblica, dove spesso un criptico presagio deve riferirsi allo stesso modo a ciascuno o a tutti.
Nel nostro lavoro sta anche diventando il lavoro del divinatore quello di inserire il contenuto del Presagio all'interno della meditazione sulle necessità del singolo o del gruppo, che precederebbe la Benedizione.
Ciò rende Oracolare questa intera sezione del rito e fornisce qualche libertà per l’intuizione ed ispirazione personale.

E' stato qualche volta proposto che la visione Interiore potesse servire meglio questi obiettivi che la semplice divinazione basata sui simboli.
E' vero che i Druidi del passato erano grandi veggenti, spesso capaci con la loro sola ispirazione poetica di dire il vero su eventi futuri e la volontà dei Poteri. Comunque l'oracolo ha una particolare responsabilità: parlare oggettivamente, semplicemente e con distacco.
Per troppi Psichici questi sembrano fini difficili. Un Presagio basato su di un simbolo presenta un significato più o meno oggettivo che in qualche modo costringe qualsiasi tendenza verso l'appagamento del desiderio o la gratificazione dell'ego.

Nell'antichità il Paganesimo era sostenuto da un gran numero di potenti veggenti. In entrambe le culture Celtica e Germanica questo sembra essere centrato sull'ispirazione poetica. Si dice che Poeti-Veggenti Celtici erano capaci, posando la loro bacchetta sopra la testa di una persona,
di rivelare la loro vita e il loro destino. Il "thule" [3] Germanico era un "scaldo" [4] visionario il quale parlava attraverso verità poetiche dal suo Magico scranno. Ognuno di questi era limitato da un'ampio corpo di preesistenze culturali che sinora manca nella rinascita Pagana. Nello stesso modo gli Anziani praticavano predizioni in cui gli auspici erano dati dagli eventi del mondo naturale. Questo ha un vero potenziale per noi, ma, di nuovo, ci manca la pienezza di significati tradizionali che era il tesoro dei veggenti antichi.

Così noi dovremmo certamente lavorare per sviluppare questo genere di vera veggenza. Quando avremo il nostro corpus di tradizioni "riconosciuto", e un mezzo per valutare la qualità del lavoro di veggente, noi avremo fatto une vero passo avanti verso una più potente e moderna magia. Fino a quel momento dovremo anche lavorare diligentemente per approfonire una divinazione basata sui simboli, specialmente Rune ed Ogham.

Conclusione

Credo che, affinché ogni rituale religioso abbia il maggiore effetto possibile, esso debba essere ispirato e supportato da abilità Magiche come le abbiamo descritte. Il Fallimento della ritualità Cristiana è rintracciabile con la perdita di queste tradizioni esoteriche, e sembra probabile che la decadenza del Paganesimo classico, specialmente nel mondo Greco-Romano abbia avuto la stessa causa. Quando il rituale diventa
puramente un dovere, un evento meramente sociale, intellettuale o dottrinale, esso arriva rapidamente a sembrare vuoto al praticante.

Lavoriamo insieme per rendere certo che il rituale Druidico rimanga vibrante e potentemente Magico ora e nel futuro.

NOTE:

[1] ADF - Ar nDraiocht Fein: A Druid Fellowship (Adunanza Druidica) è un’associazione internazionale con lo scopo di creare una tradizione pubblica di Druidismo neopagano

[2] Le prime due azioni definite Grounding e Centering non le ho tradotte perché ormai di uso comune. La prima indica l’azione di stabilire una connessione con la Madre Terra, mentre la seconda ha lo scopo di allineare il corpo con le linee di gravità; cfr.www.fortepiano.it/PagineDelTempo/Materiali/pdtmat28.htm. Per la terza, si parla di Primary Attunement, Armonia con le Divinità.

[3] Thule è in questo caso quel genere di poeti germanici che frequentavano le corti medievali del tempo con le loro strofe spesso oscure ed indecifrabili. Erano analoghi ai poeti scaldici scandinavi (vedi qui sotto)

[4] L’arte della poesia scaldica, dei poeti “scaldi” – da skald appunto -, era quel tipo di epica erudita, dotta e colma di significato ma nascosto da un pesante velo che ne occultava i concetti.
Il genere era costituito da componimenti encomiastici in cui sono cantate le gesta di re vichinghi. I carmi (scritti dagli scaldi, poeti-guerrieri fioriti tra il IX e il XIV sec. soprattutto alla corte norvegese) sono redatti secondo leggi metriche complesse, in uno stile oscuro e prezioso, denso di metafore, di simboli, di perifrasi (le famose Kenninga). www.sapere.it

Crediti:

Traduzione di Laugha e ddrwydd
Scritto da : Ian Corrigan
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