Un Fiume, un enorme Albero di Noce, misteriosi esseri che volano su scope, notti tempestose, danze sfrenate e riti infernali. Questi sono gli elementi di una leggenda che resiste ancora oggi, profondamente radicata nella cultura popolare.
Chi erano Martuccia da Todi, Bellezza Orsini, Mariana da San Sisto? Come è nata l’immagine della “strega”? Perché Benevento? In tema di streghe, storia, legenda, credenze religiose, superstizione e folklore si intrecciano in maniera indissolubile e non è possibile distinguere un aspetto senza fare ricorso all'altro.
Secondo una leggenda popolare la città di Benevento sarebbe il luogo privilegiato dalle Streghe che di notte si radunano intorno ad un Noce sulle rive del fiume Sabato.
La diffusione del mito delle streghe poi, risalirebbe alla dominazione romana e al paganesimo.
In particolare si racconta che avessero iniziato a svolgere un singolare rito nei pressi del fiume Sabato:
racconti che parlavano di alcune donne urlanti che giravano saltando intorno ad un enorme albero di Noce da cui pendevano serpenti. Altre voci riportavano di frequenti riti svolti da guerrieri, riti propiziatori in onore del dio Wotan durante il quali appunto, alcuni guerrieri correvano in sella al proprio cavallo intorno ad un albero sacro a cui veniva appesa una pelle di caprone e la colpivano con le loro lance allo scopo di strapparne dei brandelli che poi mangiavano. I cattolici beneventani collegarono questi riti alla già diffusa credenza popolare nella stregoneria.
I guerrieri e le donne apparivano ai loro occhi come l'incarnazione delle Streghe, il Caprone quella del Diavolo, e le loro urla furono interpretate come riti orgiastici. Secondo la leggenda un sacerdote di nome Barbato accusò i longobardi di idolatria e quando Benevento fu assediata dai Bizantini nel 663 D.C., Romualdo promise a quest'ultimo che se fosse riuscito a salvare la città e l'intero ducato, avrebbe rinunciato per sempre al paganesimo.
Infatti, le truppe bizantine si ritirarono e Romualdo rispettò la promessa fatta. Barbato divenuto nel frattempo vescovo di Benevento avrebbe poi fatto provvedere lui stesso all'abbattimento e all'estirpazione delle radici del Noce maledetto, e in più per scongiurare il malefico, avrebbe fatto costruire e consacrare al suo posto una chiesa.
Ben nota infatti è l’iconografia medioevale che rappresenta San Barbato ed il suo imponente corteo mentre sradica la malefica pianta a colpi di scure. La leggenda però vuole che, nonostante tutto, il Noce ricrescesse ancora più vigoroso quasi ad assecondare la voglia della gente del luogo di perpetuare gli antichi culti propiziatori di fecondità e prosperità legati ai cicli della terra.
Questo spinse la chiesa ad insistere nella repressione di queste usanze pagane.
Senza risultati soddisfacenti però, perché tuttavia la leggenda delle streghe si diffuse di nuovo, e soprattutto con più veemenza intorno al 1273 quando ritornarono a circolare racconti di riunioni notturne di donne intorno ad un albero sulle rive del fiume Sabato, da cui probabilmente deriva appunto il termine "Sabba". Di conseguenza tutti credettero che si trattasse dell'albero abbattuto da San Barbato, risorto per opera del demonio.
Ora giochiamo un po'con la fantasia. Cerchiamo di immaginare di essere su un sentiero di notte e scorgere una grande radura nei pressi del fiume, con un accampamento e grandi fuochi accesi che rischiarano le tenebre, sullo sfondo una alta rupe illuminata dalla luna, il silenzio dei boschi rotto dalle urla dei guerrieri e i loro sfrenati rituali, il rumore degli zoccoli dei cavalli, le grida di approvazione del gruppo tribale. E’ possibile che donne provenienti dalle campagne circostanti, desiderose di cibo e protezione, si mescolassero ai guerrieri in occasione di questi riti notturni. Una scena sicuramente impressionante. Ed è più che probabile che questo possa aver colpito la fantasia di viandanti o locali, e che ne siano originate leggende radicate nei racconti popolari tramandati nel tempo. Racconti che per lo più parlavano delle già citate Janare, le Streghe di Benevento.
Le streghe, identificate nel dialetto locale con il termine di "Janare" da "janua" ossia "porta", per la loro capacità di passare attraverso le porte, erano considerate portatrici di sciagure, di infertilità e autrici di orrendi malefici soprattutto a danno degli infanti.
Ad esse si attribuivano malformazioni e malattie rare e tutto ciò che sembrava apparentemente inspiegabile. Intorno al XV la credenza era ormai così radicata che iniziò la cosiddetta "caccia alle streghe".
Si narra che le Janare fossero una sorta di strega malefica che per rancore nei confronti dei loro compaesani, di notte, al buio più completo, si intrufolavano nelle case dei loro nemici appunto, entravano nelle camere ove riposavano I loro bambini, e li afferravano per i capelli trascinandoli per terra lungo tutta la casa. Il loro potere era quello di far sentire i bimbi in una sorta di dormiveglia che non consentiva loro di strillare, ma comunque di essere coscienti. Questo trattamento secondo I racconti poteva essere ripetuto più volte con la conseguenza che i piccoli diventavano inappetenti e malaticci: in alcuni casi sembra che per questi motivi siano morti.
Le Janare a quanto si dice si tramandano questi malefici poteri da madre in figlia, e pertanto si può ritenere che ancora oggi esistano. Possono essere catturate solamente con la luce, in quanto, come i vampiri, possono agire solamente a notte fonda in assenza di qualsiasi fonte luminosa.
Il passaggio cruciale per comprendere il fenomeno delle streghe ed il collegamento con Benevento si ha, però, nel corso del XV secolo.
La prima traccia storica si ritrova in uno scritto, in cui Bernardino da Siena racconta che nell’anno 1427 si era recato a Roma: “Egli fu a Roma uno famiglio d’uno cardinale, del quale andando a Benevento di notte, vide in una radura, sotto un Noce ballare molta gente, donne e fanciulli e giovani; e così mirando, ebbe grande paura.”
Siamo nel XVI secolo e Caserta è da poco passata alla famiglia degli Acquaviva. Più a sud invece, ad Aversa, persiste la dominazione aragonese con vari principi, conti e signorotti a governare i centri limitrofi. Uno scenario apparentemente tranquillo, tuttavia la Penisola è in subbuglio. Il motivo? Le Guerre d’Italia, cominciate con la discesa di Carlo VIII dalla Francia, ma anche per lo scatenarsi della caccia alle streghe. Nel 1487, infatti, viene pubblicato il Malleus Maleficarum, (IL MARTELLO DELLE STREGHE), ovvero una guida utile su come riconoscere e punire chi esercitava la stregoneria. Il libro ebbe un successo senza precedenti diventando presto un best-seller, nonché simbolo della campagna della Santa Inquisizione.
Dott. Paolo Scalise, ricercatore e studioso beneventano; Dott.ssa Laura Miriello, scrittrice, medievalista, studiosa di dottrine esoteriche; Dott. Claudio Gargano, studioso e regista;
Janara: la leggenda della strega di Benevento
Streghe del medioevo
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