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Re Artù:La verità oltre la leggenda

il Sabba delle streghe

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martedì 14 gennaio 2020

Ecate

Ecate

Ecate
Dea della Magia.
Simbolo di vita, morte e rinascita.
“Celebro Ecate trivia
amabile protettrice dei crocevia
terrestre, marina e celeste
dal manto color croco
sepolcrale, baccheggiante con le anime dei morti
figlia di Crio.
Amante della solitudine superba dei cervi
notturna protettrice dei cani
regina invincibile
annunciata dal ruggito delle belve.
Imbattibile senza cintura
domatrice di tori.
Signora che custodisce le chiavi del cosmo
frequentatrice dei monti
guida
ninfa
nutrice dei giovani
della fanciulla che supplica di assistere ai sacri riti
benevola verso i suoi devoti sempre con animo gioioso.

Ecate la giovane e l’anziana, Ecate l’esploratrice della psiche, Ecate levatrice e accompagnatrice dei morti. Ecate la potente e la saggia, Ecate trivia, Ecate la multiforme.
Dea dei crocevia, Dea “dai molti nomi”, era detentrice di tutti i segni magici. Essa è contemporaneamente una e trina, in quanto riunisce in sé i tre aspetti, che sono stati visti da alcuni contemporanei come quello di fanciulla, di madre e di anziana (da cui il nome latino Trivia).
All'antica e misteriosa Dea era dedicato un culto molto radicato, che a partire dall'Oriente, sopravvisse alla cultura indo-europea, greca, e romana, giungendo in alcune varianti fino all'epoca moderna.
L'etimologia più diffusa del nome Ecate la fa derivare dall'equivalente femminile di Hekatos, un oscuro epiteto di Apollo (Ecate e Apollo erano spesso abbinati nei luoghi oracolari). E' stato tradotto in vari modi, come "che colpisce, che opera da lontano".
Secondo altri, il nome deriverebbe dal termine greco per "desiderio, volere", in riferimento al suo potere di realizzare i desideri dei mortali.
Per altri ancora il suo nome avrebbe la stessa radice della parola greca “cento”, termine che allude alle molte forme che lei può assumere: Ecate, discendente dei Titani, la “multiforme”.
Fra le dee mediterranee, colpisce la vicinanza del nome Ecate con quello della dea-levatrice egizia Heqit, Heket o Hekat.
L’anziana era la matriarca tribale dell’Egitto pre-dinastico ed era nota come una donna saggia. Heket era una dea dalla testa di rana che Ecate è connessa con lo stato embrionale, quando il seme morto si decompone e inizia a germinare. Levatrice che assiste ogni giorno alla nascita del Sole.
Da ultimo, sempre in ambito egizio, Heka era il termine per indicare la magia, legata al termine Ka, energia vitale, anima o spirito, per cui Heka era letteralmente il "rendere attivo il Ka".
Le origini

Antica dea legata alla fertilità e al ciclo della vita, Ecate entra quindi nel mondo greco e viene descritta come una dei Titani, sebbene le sue origini fossero antecedenti al pantheon olimpico.
Essendo esistita prima che le tre ondate di Ioni, Achei e Dori invadessero la Grecia, Ecate prese il suo posto tra le altre divinità pre-elleniche come Afrodite, Artemide, Atena, /Metis, Demetra, Persefone, Gaia, Era, Rea, eccetera.
La tradizione più antica la riconosce come una divinità pre-olimpica e ne fa la figlia di Erebo e Notte.
Fino a quando il suo collegamento alla fecondità non venne oscurato, si disse che era la madre di Circe o delle Tre Grazie. Nella Teogonia di Esiodo si afferma che Ecate era figlia dei due titani Perse ed Asteria, entrambi simboli della luce splendente. Esiodo la descrive come Regina delle Stelle, figlia della vergine madre Asteria (stellata) e destinata ad ereditare il trono di Regina del Cielo.
A riprova dell’alta considerazione che i greci avevano per le antiche origini di questa Dea, fu a lei riconosciuto un potere posseduto fino a quel momento solo da Zeus, cioè quello di concedere o vietare all'umanità la realizzazione dei desideri. Di fatto la documentazione che la riguarda è alquanto scarsa e nell'ambito della mitologia greca sono poche le interazioni che ebbe con le altre divinità e questo potrebbe avvalorare la tesi circa sue antichissime origini.
Iconografia tradizionale
Le prime rappresentazioni di Ecate sono singole e non triplici, mentre fin dai tempi antichi era legata ai crocevia, e ai trivi.
Pausania sosteneva che Ecate fosse stata dipinta per la prima volta nella forma triplice dallo scultore Alcamene durante il periodo greco classico, verso la fine del quinto secolo.
Alcuni ritratti classici, mostrano la dea in forma triplice mentre regge una torcia, una chiave e un serpente.
Altri continuano a rappresentarla in forma singola, spesso nell'atto di reggere una o due torce.
Negli scritti esoterici greci, di derivazione egiziana, con riferimento a Ermete Trismegisto, e nei papiri di magia della Tarda Antichità è descritta come una creatura a tre teste: una di cane, una di serpente e una di cavallo.
Un rilievo in marmo del IV secolo D.C. di Crannone in Tessaglia mostrava Ecate, in compagnia di un cane, mentre posa un serto sul capo di una cavalla.
La cagna è la sua compagna e il suo equivalente animale, e una delle forme più usuali di offerte a Ecate, era il lasciare della carne ai crocevia. A volte gli stessi cani le venivano sacrificati (un giusto accenno alle sue origini non elleniche, dato che i cani, insieme agli asini, raramente venivano tenuti in così alta considerazione negli antichi rituali greci).

Appellativi
Chtonia (Del mondo sotterraneo)
Antaia (Colei che incontra)
Apotropaia (Protettrice)
Enodia (La dea che appare sulla via)
Kourotrophos (Nutrice di fanciulli)
Propulaia/Propylaia (Colei che sta davanti alla porta)
Propolos (Colei che serve)
Phosphoros (Portatrice di luce)
Soteira (Sapiente)
Triodia/Trioditis (Che frequenta i crocicchi)
Klêidouchos (Che porta le chiavi)
Trimorphe (Triplice)

I Simboli di Ecate

Ecate custodisce e presiede i crocevia: qualunque incrocio, in particolare quello di incontro di tre vie.
Molte credenze e rituali di derivazione contadina approdano nella loro fase culminante proprio nei crocevia e ai trivi. Proprio in questi luoghi si portano le offerte in suo onore.
Poste agli incroci di tre strade, le statue di Ecate proteggevano i viandanti, aiutandoli a scegliere il percorso giusto e ad individuare i passaggi meno rischiosi. Ecco perché in alcune rappresentazioni Ecate ha addirittura tre teste, ognuna che guarda in una diversa direzione.
La cristianità ne ha fatto invece territorio diabolico dove vi si seppellivano i suicidi,e dove si diceva, si potesse incontrare il Diavolo. Il crocevia è, al contrario, un posto di concentrazione di energie: le strade, i cammini, i destini si incrociano e portano ad una scelta. Ecate è la dea delle scelte e della libertà di scelta.

La torcia è come abbiamo detto uno degli attributi fondamentali di Ecate, luce che illumina le tenebre, sapienza divina, essenza divina di luce. La torcia di Ecate serve a illuminare le anime nel loro passaggio dalla luce all'oscurità, ma anche ad accendere la scintilla della vita per farla uscire dalle tenebre. La coppia Apollo- Ecate presente in molti luoghi oracolari (es Sibilla Cumana) ci parla anche di due facce della luce, quella capolinea della luce diurna e quella interiore di Ecate notturna.
Il coltello appare in molte rappresentazioni di Ecate, forse associato al suo ruolo di levatrice (per tagliare il cordone ombelicale), ma è associato anche al suo ruolo di accompagnatrice nella morte, dove taglia i legami fra il corpo fisico e lo spirito.
Quello della chiave è un attributo significativo di Ecate guardiana delle soglie.
Hekate è “Colei che tiene la chiave” che controlla il passaggio dal mondo della superficie al mondo infero dell'Ade. Dal regno del conosciuto a quello dello sconosciuto. Ecate guida agli Inferi è anche la custode dei misteri, la sacerdotessa che trasmette i segreti della conoscenza.
Appartenente al mondo animale è il simbolo del serpente, associato all'idea del labirinto.
Il serpente è animale associato alla rigenerazione e al rinnovamento per il suo cambiare pelle.
Nel cosi-detto Oracolo caldeo, edito ad Alessandria, la Dea era associata al simbolo noto come ruota di Ecate, con forme serpentine che disegnano una figura labirintica a tre direzioni.
Triplicità, vita morte e rinascita, rinnovamento e altri dei suoi significati sono racchiusi in questo simbolo.
Il cane è invece simbolo dell’Oltretomba, antica guida per i morti.
Le apparizioni o la presenza di Ecate ai crocevia era manifestata proprio dai latrati lontani dei cani. Numerosi sono i simboli che condivide con la figura di Cerbero, custode dell’Ade.
Altri animali simbolo di Ecate sono i cavalli e i gatti neri, mentre la civetta è sua messaggera, e un dragone colui che traina il suo carro.
Per gli antichi greci le divinità femminili associate alla Luna erano principalmente tre: Selene (la luna piena), Artemide (la luna nuova) ed Ecate (la luna calante), in seguito riprese dalla civiltà romana, con i nomi di Luna, Diana ed Ecate .
Ella sarebbe la rappresentazione di uno dei tre aspetti della madre terra, Demetra, che annoverava anche la vergine Persefone e la saggia, ed Ecate, lo stadio finale della crescita di ogni donna. In virtù della sua natura trina, viene vista anche come dea del tempo e del destino, affine alle Parche e alle Moire, per la sua capacità di guardare al passato, al presente e al futuro.
Sempre tre sarebbero i mondi cui appartiene, essendo in grado di attraversare liberamente il mondo degli Inferi, quello degli uomini e quello degli Dei.
La Luna Calante
Ecate è vista come rappresentante della fase calante della luna, ci reca l'immagine della donna nell'età che coincide con la menopausa e la post-menopausa. Un tempo che contiene in sé la fanciulla e la madre, ma che di esse non conserva più gli obblighi, solo i doni. Contrariamente a quanto si pensa delle donne anziane, questa è una fase della vita in cui vi è saggezza, capacità introspettiva, ma anche indipendenza, potere sessuale e creativo.
L’anziana è l’agente del cambiamento e della trasformazione, poiché l’aver vissuto la pienezza della vita le permette di abbandonarsi all'oscurità e alla trasformazione, accogliendo il mistero della morte.
Così cita lo scrittore latino Ovidio, nei “Fasti”:
“…le facce di Ecate si volgono verso tre parti, perché guarda i crocevia che si dividono in tre strade…”
Ecate è rappresentata triforme anche perché è la Regina dei Tre Regni, cielo, terra e mare. Ma c'è di più: Lei è al centro dei tre mondi, il mondo sensibile, il mondo etereo, il mondo intuibile. E ancora, è detta Trioditis o Trivia ed è rappresentata con tre corpi perché tre sono i destini dell'anima umana secondo i Suoi insegnamenti: il Giardino, dove la Dea danza selvaggiamente e si inebria di gioia con i morti meritevoli, la reincarnazione in un essere umano o il Tartaro, il mondo di luce opaca.
I suoi poteri
Come abbiamo visto, già nel nome Ecate è profondamente connessa all'idea di potere, potere magico.
Le parole di potere’ (o incantesimi) sono collegate ad Ecate: il termine egiziano ‘heka’, ciò che rende attivo il ka, indica il dare voce a un intento, in modo che gli effetti si manifestino immediatamente dopo che esso ha lasciato le labbra di chi lo esprime. La magia della volontà, della volontà che si esprime e crea.
Nonostante le sue rare apparizioni nell'ambito dell’Olimpo, Ecate mantenne il dominio su cielo, terra e mondo sotterraneo, nonché il ruolo di custode della ricchezza e delle benedizioni della vita. Come abbiamo visto Zeus stesso non osò destituirla, sebbene il potere di Ecate fosse rimasto grande quanto-se non più- del suo. Anzi la onorò al punto di concederle l’antico potere di donare o negare ai mortali i loro desideri appunto.
Tra i suoi attributi riconosciamo anche l’onniscienza, in quanto conosce passato presente e futuro di ognuno, e in virtù di ciò simboleggia il collegamento fra le vite passate e quelle che dovranno venire.
Viene infatti rappresentata con un libro in una mano ed una torcia nell' altra, a indicarne la profonda conoscenza e saggezza ed il suo ruolo di guida nell'oscurità.
Ella, come già detto, è connessa al il concetto di morte e rigenerazione. E’ suo compito infatti accompagnare le anime nel regno dei morti, o dal regno dei morti condurle alla vita, e sin dalla nascita illumina la strada nell'oscurità, dunque rappresenta anche il coraggio di avventurarci dove non conosciamo la strada, il coraggio di andare oltre i nostri limiti.
Ecate, quindi, è il collegamento tra il mondo dei vivi e quello dei morti, che unisce tenebre e luce. Il buio è anche ciò che per noi è ignoto, l’inconscio, quanto nella nostra vita è nascosto ma presente. Ecate è la torcia che fa luce in questo reame sconfinato che spesso neghiamo, o forse non riconosciamo, di avere. La sua funzione è di guida, illuminazione e libertà. In tal senso, è simile a Virgilio: accompagnatrice saggia, ella ha la funzione di indicare le vie dei regni inferi, e di illuminare.
Ecate è anche esperta nelle arti della divinazione. Ella dona agli umani i sogni e visioni che, se interpretati saggiamente, portano a grande chiarezza. Come abbiamo già accennato, era una delle dee legate agli oracoli delle Sibille.
La Dea delle ombre
Per il mito, Ecate è parente ed antenata di Circe la quale, a sua volta, lo è di Medea: tre generazioni di maghe che rappresentano gli aspetti ambivalenti del femminino oscuro, dalla conoscenza del mistero della vita alla magia che manipola e costringe, animata dal desiderio di potere e di vendetta.
A conoscenza delle leggi del mondo delle ombre, Ecate, Circe e Medea incarnano anche l’archetipo della Prima Donna, della Grande Dea alla quale ci si rivolgeva con fiducia ma, più spesso, con spavento poiché Ella poteva donare o riprendere la vita.
Ad Ecate “dei tre volti”, dalla chioma serpentina, veniva attribuita proprio quest’aura terrificante dagli Gnostici cristiani e dai neoplatonici che la collocavano nel terzo livello della gerarchia demoniaca femminile con ventisette demoni ai suoi ordini, come ventisette sono i giorni del mese lunare.
Ecate triforme veniva onorata con un simulacro formato da tre maschere con riti mensili di purificazione detti “Banchetti di Ecate” in cui si servivano simbolicamente carne di cane ed uova: proprio nelle uova, secondo la tradizione, passava ogni impurità che poteva essere eliminata nel ventre di Ecate, quale divinità delle potenze del sottosuolo.
Si narrava che la terribile Dea si aggirasse di notte con i suoi feroci cani portando i viandanti fuori strada dopo incontri impressionanti con demoni che abitavano il cosiddetto “recesso di Ecate”, una profonda concavità della Luna nella quale, secondo Plutarco, le anime pagavano il fio delle loro colpe prima di morire e diventare demoni che, però, non sempre agivano come spiriti maligni potendo anche diventare di valido aiuto per i viventi.
Per Plutarco, Ecate è la Regina dei Demoni e dei Fantasmi, che portava morte, distruzione e terrore.
Ma, come Dea della Notte, possedeva anche il dono della magia, della comprensione e dell’ispirazione inviando “visioni notturne”. Quale Regina degli Inferi, infatti, era la padrona di tutto ciò che vive nelle zone nascoste della psiche e dell’inconscio.
Ecate, che ai tempi di Omero aveva ancora il “diadema luminoso” e la “mente candida” prima di assumere un’aura tenebrosa, era ritenuta in origine, con le sue tre teste di cane, leone e cavallo, simbolo della primitiva tripartizione dell’anno in tre stagioni.


Ecate, guardiana del cancello tra la vita e la morte.
Questa figura ci chiama a creare una vita radicalmente nuova a partire dal corpo della vita precedente, si pone al punto di transizione fra uno stato e un altro.
Dea di vita, morte e rinascita, si connette agli elementi primordiali della vita umana: è anfibia, umida, vulnerabile. E’ una creatrice parto-genetica, che sovrintende ai misteri ed ai riti relativi alla nascita, alla morte ed alla rinascita. Dalle sue gambe aperte fluiscono perle di vita.
Protettrice delle donne, e come già accennato, levatrice alla nascita di tutte le cinque grandi divinità del pantheon di Osiride, Ecate sta alla soglia della trasformazione. I cicli di incarnazione e liberazione, la processione delle nascite, delle morti e delle rinascite erano di sua competenza. In numerosi siti archeologici in Grecia, a Roma e nell'Egitto ellenizzato, sono state ritrovate lampade di terracotta dipinte con il sigillo della rana, e portanti l’iscrizione ‘Io sono la resurrezione’.
La triplice Dea dal potere supremo è stata poco a poco confinata nel regno delle ombre e della stregoneria, tramutata in vecchia e venerata quasi esclusivamente dalle temutissime “Streghe tessaliche”.
Per come già prima si è detto, a lei sola, oltre a Zeus, era riconosciuto il potere di concedere o vietare all’umanità l’appagamento dei desideri e di regolare, come Dea-Luna, le nascite di uomini, animali e piante. Un ruolo importantissimo, che però, con il passare del tempo, è stato ridimensionato: un potere così grande sulla Natura detenuto da una divinità femminile rischiava forse di fare troppa ombra ad un patriarcato ormai imperante sia nella società umana che, come riflesso, sull'Olimpo
Tale processo storico, cominciato nell'antica Grecia, continuato a Roma e poi perfezionato con il Cristianesimo istituzionalizzato, ha voluto trasformare la primordiale Dea-donna in un’entità infernale. Ormai la Dea dall'aspetto più misterioso della Luna, quella velata che si cela per morire e poi rinascere alla luce, era diventata, nell'immaginario collettivo, la Regina delle Streghe, colei che preparava filtri letali in quel paiolo di rame che, in realtà, è la lontana memoria dell’arcaico recipiente materno della fecondità e della rinascita. La Luna Vegliarda, simboleggiata dalla saggia e potente Ecate, è stata tramutata in una vecchia strega vestita di nero, con un nero cappellaccio, emblema del suo aspetto notturno e tenebroso, ed a cavallo d’una scopa.
Scrive Maria di Rienzo: "A livello simbolico si può dire che la corrente del fiume la trascinò ancor più lontana da ciò che era stata. Dei tre regni, le fu lasciato il mondo sotterraneo, dove divenne l’oscura e supremamente malevola signora della notte. Svilita e maledetta, accompagnata solo da gufi e cani neri, ispiratrice di ogni malvagità e blasfemia. I funzionari dell’Inquisizione la menzionavano ai torturati come appartenente alle legioni del Male

Ecate, le streghe e il mito della Befana
A proposito della scopa, ricordiamo che Ecate è la dea del pioppo nero e del salice: nel Nord Europa il legame del salice con le streghe è così stretto che la parola witch (“strega”) deriva dallo stesso nome che anticamente designava il salice, da cui deriva anche wicker (“vimine”), ed infatti tradizionalmente la scopa delle streghe inglesi è fatta ancor oggi con legacci di vimine in onore a Ecate.
La grande Madre Lunare mediterranea, che per i Celti era la Matres Trivia, è diventata dunque una temibile megera, la vecchia “Nonna del Diavolo”, quella stessa che nella tradizione popolare germanica d’origine celtica assume diversi nomi: la “Nonna”, cioè Grossmütter per contrazione verbale di Grosse Mütter (“Grande Madre”); o, nella Germania del Nord, la Frau Holde, una brutta strega cattiva che, nelle notti fra il Natale e l’Epifania, vaga con una frotta di demoni disturbatori; o, invece, nella Germania del Sud, Frau Bertha (da berth, “chiaro, lucente”), un’anziana donna portatrice di doni nella notte dell’Epifania. La Regina delle Streghe e la Ecate bonaria che, nella Teogonia di Esiodo, “…largo favore ed aiuto concede a chi essa vuole … nutrice di giovani a lei fedeli…”, si sono unite per creare, oltre che la Frau Bertha germanica, la popolare Befana, dispensatrice di regali per i bimbi buoni (i “giovani a lei fedeli”) volando su di una scopa nella notte dell’Epifania.


Ritualità è Simbolismo
Nell'antica Grecia, le feste più importanti in onore di Ecate si svolgevano il 13 agosto e il 30 novembre - nel tempo dell'estate e nel tempo dell'inverno che giunge - probabilmente nel cuore della notte, in genere presso uno di quei crocevia da lei presieduti. Si accendevano fuochi e si celebrava la Dea con un banchetto. Anche il 16 novembre era a lei dedicato: in quell'occasione si portavano offerte di cibo ai crocevia.
Altri momenti sacri a Ecate erano le notti di luna nuova.
Ecate ci accompagna in molti passaggi della vita, ma la sua valenza di guida nei regni oscuri e di levatrice di una nuova nascita si presta in particolare per le donne di oggi a diventare un riferimento nel tempo importantissimo della menopausa.
Accostati a me
divina signora.
Selene dai tre volti
regina che porti la luce a noi mortali
tu che chiami dalla notte.
Faccia di toro
amante della solitudine
dea dei crocevia
Sii pietosa con me che t’invoco
ascolta gentile le mie preghiere
tu che regni di notte sovra il mondo intero.

Come risulta evidente, Ecate è stata interpretata come figura triadica in relazione alla Luna e, in particolare, al ciclo delle sue fasi (nascente, crescente e calante), oppure, similmente, nella sua rappresentazione antropomorfa, come fanciulla, donna e vecchia. Si consideri come essa venga sempre al concetto della metamorfosi o trasformazione riguardo al trascorrere del tempo o meglio ancora in relazione al compiersi di un percorso circolare, che dalla nascita porta alla morte e viceversa, attraverso la rigenerazione e la resurrezione.
Per concludere il discorso su Ecate triforme, procediamo ad un’analisi degli elementi simbolici più frequentemente descritti come suoi attributi tipici nella veste triadica.

Il Cane

Ecate, nella sua veste infernale si presenta – come già evidenziato in precedenza – sotto forma canina. Il cane è un animale associato al mondo ctonio, basti pensare al già citato Cerbero, guardiano dei cancelli dell’oltretomba. Poiché lo si considera una guida fedele durante la vita terrena, il cane veniva sacrificato ai defunti per accompagnarli nel viaggio ULTRATERRENO.
In relazione al mondo dei morti nella sua connotazione terrifica, il cane viene associato ai demoni infernali e quindi al dominio diabolico e stregonesco. Ricordiamo a tal proposito i cani-demoni che fanno da corteggio a Ecate nelle sue apparizioni: latravit hecates turba, testimonia Seneca in Oedipus, 568. Questi cani sono neri, altro colore associato alla notte, alla morte, al mondo infernale e ad Ecate, spesso identificata e nominata come Luna nera.

Il Cavallo

Nonostante rappresenti la forza e la vitalità, anche questo animale viene posto in relazione col regno dei defunti. Esso è caricato di una forte ambiguità simbolica: è emblema solare se traina il carro di Apollo, ma evoca la morte come cavalcatura dei cavalieri dell’Apocalisse. Viene associato anche alla magia e gli si attribuiscono facoltà divinatorie e profetiche, soprattutto in epoca medievale. In ogni caso, esso è collegato all’idea di ascesi in particolare nella sua rappresentazione alata (Pegaso), quindi ben si adatta all’aspetto celeste della dea triforme.

Il Leone ed Il Serpente

Come si è già accennato, alcune fonti tradizionali attribuiscono alla forma terrestre di Ecate un aspetto di leone o di serpente.
Il leone si associa al sole e alla forza. Al di là della sua tradizionale connotazione simbolica, qui basti sottolineare che esso viene spesso rappresentato come figura tutelare porte.
Il Serpente si collega, invece, alla morte e al mondo infernale per la sua abitudine a nascondersi in luoghi sotterranei; d’altronde esso può avere una connotazione positiva in associazione alla vita, ma soprattutto alla resurrezione. Si consideri, infatti, la sua capacità di rigenerarsi dopo la muta. Pertanto, esso rappresenta la fede nella rinascita che, come abbiamo detto, è uno degli attributi simbolici più forti e pregnanti della Ecate triforme terrestre. Inoltre, si pensi alla figura dell’uroboros, il proverbiale “serpente che si morde la coda”, simbolo del trascorrere ciclico del tempo in un eterno ritorno. Nella simbologia alchemica, inoltre, esso è anche legato all’idea di raffinazione e perfezionamento delle sostanze: a un processo di purificazione che, di nuovo, ci riporta all’idea di ascesi, che appartiene al contesto simbolico dell’Ecate celeste.

I Dardi Dorati e le Torce Accese

Così come la nostra Ecate, anche altre divinità a lei assimilabili o associate (Apollo, Artemide/Diana ed Eros) erano dotate di frecce, le quali rappresentavano un’arma offensiva e un tratto distintivo allo stesso tempo. La freccia, per le sue caratteristiche di velocità folgorante e aggressività distruttiva, può essere associata al fulmine, simbolo dell’illuminazione divina e dell’energia vitale. Essere colpiti dal fulmine (così come dal dardo di eros, ad es.) corrisponde a un cambiamento di status, o significa ricevere una segnatura divina, un segno di elezione. Pertanto, i dardi dorati di Ecate, anche per il colore e la luminosità, possono essere associati simbolicamente alle torce accese che essa tiene in mano e, quindi, a quel suo aspetto celeste che si cercherà di evidenziare meglio nelle pagine successive.
Nel fondamentale sistema dualistico che contrappone luce e tenebre, Ecate riveste senz’altro entrambi i ruoli, ma rappresenta, fondamentalmente, colei che illumina, seppur nelle tenebre. Ecate lunare, infatti, simboleggia l’illuminazione ottenuta attraverso la speculazione, tramite un ciclo che dal principio originario (oscuro, indistinto) porta all’armonia spirituale (simbolicamente connessa alla luce in diverse tradizioni) attraverso un’evoluzione ascensionale.

Il Ramoscello d’Ulivo

L’ulivo è universalmente noto come simbolo di vittoria e trionfo e, conseguentemente, di pace. Esso rappresenta comunque l’elezione, in relazione al sacro. Il crisma, ossia l’olio d’oliva viene spesso utilizzato nei riti di purificazione e nelle cerimonie iniziatiche (alle quali Ecate presiede per definizione): basti pensare, ad es., al battesimo cristiano. Lo stesso Cristo è l' Unto del Signore”, ossia colui che è segnato dal Crisma, appunto.
Il Papavero e il Cesto di Frumento
Entrambi questi elementi richiamano senz’altro la figura di Demeter-Kore/Ceres/Cibele, divinità sincretica dal nome diverso a seconda dell’origine (greca, romana, anatolica), con cui Ecate è collegata dal mitico racconto omerico cui si è già accennato in precedenza, in relazione al ratto di Proserpina, figlia di Demetra, di cui la dea notturna è testimone.
I Sandali Dorati (o Bronzei)
I sandali rappresentano metonimicamente il cammino di Ecate/Luna in cielo, mentre il loro colore (cangiante a seconda delle fasi lunari) simboleggia il variante splendore dell’astro nel corso del suo ciclo mensile.

La luna

L’astro notturno è ricchissimo di implicazioni simboliche, che qui si cercherà di esaminare in relazione alla figura di Ecate. Come più volte sottolineato, la dea è associata al concetto della trasformazione ciclica, ben rappresentata dalle fasi lunari. La luna cresce fino al plenilunio, per poi declinare fino alla fase della cosiddetta “Luna nera” (novilunio), per poi risorgere nuovamente dopo tre giorni di eclissi. L’eclissi è totale nel momento dell’opposizione esatta col sole; se invece avviene una congiunzione perfetta c’è l’eclissi solare. Le fasi lunari corrispondono simboliccamente alla nascita, la crescita, la morte e la resurrezione. Perciò la luna si associa ai fenomeni generativi che essa effettivamente influenza (basti pensare al suo influsso sul mondo vegetale), al divenire, all’aldilà e, più in generale, alle idee di ciclo, dualismo, polarità, opposizione ma anche complexio oppositorum.
Nella notte del novilunio essa scompare, con la promessa di una prossima rinascita. L’oscurazione dell’astro è stata spesso rappresentata da un ratto, un’uccisione, ma allo stesso tempo anche dall’unione delle “nozze celesti”. Questa unione, che avviene al culmine del ciclo lunare, è un’unione incestuosa, dal momento che sole e luna sono stati variamente interpretati come padre e figlia o fratello e sorella, a seconda delle diverse tradizioni mitiche.
In ogni caso essa contiene le due facce della stessa medaglia: gli opposti speculari e complementari. La conciliazione, che avviene nel momento della congiunzione, richiede comunque un sacrificio, un martirologio, una morte simbolica.

La Notte è La Luna

La luna è astro notturno per eccellenza e condivide con la notte le medesime valenze simboliche. Le notte è collegata all’idea dell’oscurità, del caos primordiale e, quindi, anche al grembo della madre protettrice, perciò alla generazione. Al contrario, essa si associa a Thanatos, divenendo pertanto il regno degli spiriti e dei fantasmi. Ancora, la medesima connotazione simbolica ci riporta alle idee di ciclo e vicenda vita-morte. Ma la notte non è solo dominio di Thanatos: lo è anche di Eros. Nyx è, infatti, anche la madre dei sogni e dei piaceri amorosi. In ogni caso il suo aspetto è conturbante, tanto che, stando al mito, persino Zeus ne aveva timore. Le stesse sembianze di Ecate vengono descritte ambiguamente, ora come bellissime e splendenti, ora come orride e terrificanti: in ogni caso il suo aspetto si ammanta di mistero, come tutto ciò che è avvolto dal velo oscuro della notte.

L' Erbario Magico e Rituale di Ecate

Le Erbe Portentose
Come si è già accennato, nei documenti letterari – soprattutto della latinità classica – il nome di Ecate si associa al mondo magico, soprattutto in relazione a scene di evocazioni negromantiche e di rituali di magia amatoria. Specialmente nel secondo caso, la dea è invocata a sostegno degli incantesimi per creare o mantenere un legamento d’amore. Spesso, la recitazione della formula si accompagna alla preparazione di pozioni o filtri da far bere all’oggetto dell’incantesimo, e gli ingredienti della bevanda, tipici della farmacopea magica, sono caricati di un alto valore simbolico. Secondo la tradizione, nelle dimore sotterranee di Ecate, è presente un giardino segreto dove le sue sacerdotesse, Circe e Medea raccolgono queste piante dai meravigliosi effetti. Ovidio annovera tra queste l’aconito, citato esplicitamente come “erba di Ecate”. La leggenda narra che questa erba fosse stata generata dalle bave di Cerbero (il mitico cane a tre teste, guardiano delle porte infernali), mentre Ercole lo trascinava fuori dall’Ade; un’altra tradizione lo fa nascere dal sangue di Prometeo lacerato dall’aquila. Nella farmacopea popolare esso porta il nome di “erba del Diavolo” ed è quindi associato al mondo infernale e pertanto legato alla stregoneria.
Tra le erbe di Ecate troviamo anche il ciclamino, detto appunto “pianta di Ecate” e, ancora, “fiore del diavolo”.
C’è poi il croco, fiore infero, collegato alla sfera ctonia e funeraria. Fin dall’epoca micenea, esso veniva impiegato per utilizzi sacri, come ci è testimoniato da Stazio, che documenta l’uso di bruciarlo nei roghi di persone importanti.
Riguardo al suo uso sacrale, c’è da ricordare infine l’associazione del croco al culto di Artemide e di Apollo (entità che, come abbiamo già sottolineato, erano in stretta relazione simbolica con Ecate), di cui adornava gli altari durante i riti celebrati in onore a Cirene. Qui è importante, tuttavia, mettere in evidenza il suo legame con la sfera ctonia e con la morte o, per meglio dire, lo stretto rapporto terra – morte- vegetale, tipico delle culture agrarie. La stessa origine mitica del crocus sativussi ricollega alla sfera semantica della morte: secondo la tradizione più accreditata, esso è nato dal sangue di Krokos, “l’eroe del Croco”, ucciso involontariamente da Hermes mentre giocava al disco. A conferma di quanto appena detto, esso si associa anche a un culto tombale che aveva luogo nel corso dei misteri eleusini.
Un altro vegetale denominato a livello popolare come “pianta di Ecate” è la mandragora, detta anche “pianta del diavolo” elemento essenziale nelle pozioni magiche, consacrato alle forze infernali e caricato di un immenso potere simbolico: la sua radice ramificata ricorda una figura umana. Essa perciò sembra portare la segnatura dell'”uomo totale” e pertanto viene ritenuta una vera e propria panacea. Inoltre, essa contiene alcune componenti tossiche e allucinogene, trovando largo utilizzo nei rituali magici e nel sabba stregonesco. Anche per la sua estrazione è necessario seguire puntualmente delle precise prescrizioni rituali: la radice va estratta alla luce del tramonto, rivolti verso il sole, dopo averle tracciato attorno tre cerchi magici con una spada di ferro mai utilizzata.
Per concludere la rassegna delle sostanze vegetali associabili a Ecate nella sua veste “magica”, possiamo citare la verbena, detta popolarmente “erba della crocevia”: infatti, essa veniva appesa a scopo difensivo-apotropaico, in forma di croce, sulle porte e nei crocicchi. Inoltre, la stessa pianta odorosa era impiegata di sovente, assieme all’incenso, nelle fumigazioni magiche.
Fonti
Ecate, di Maria G. di Rienzo
Atlante dei miti, edizioni Demetra
M. Montesano, Le streghe, Atlanti Universali

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