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Re Artù:La verità oltre la leggenda

il Sabba delle streghe

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equinozio d'autunno



Equinozio D'Autunno
Celebrazione a Mabon

L’equinozio d’autunno è il giorno in cui il sole passa direttamente sopra l’equatore terrestre. Il nome equinozio deriva dal latino aequus (uguale) e nox (notte). In questo giorno all’inizio dell’autunno, le ore del giorno e della notte sono uguali, subito dopo le notti iniziano ad allungarsi e le ore di luce si accorciano.

Per questo motivo, l’equinozio d’autunno è il momento perfetto per celebrare l’equilibrio. Mentre ci muoviamo verso i lunghi periodi di oscurità, possiamo riflettere sull’anno calante con gratitudine e guardare all’anno a venire con consapevolezza e intenzionalità. Questo è il momento di riflettere sui tuoi piani e risoluzioni. È il momento di valutare dove sei e guardare avanti per vedere dove vuoi andare.


Equinozio d’Autunno – La Piena consapevolezza della Madre )O(


L’Equinozio d’Autunno solitamente cade tra il 21 e il 23 settembre, quando il sole entra, astrologicamente parlando, in Bilancia e le ore del Giorno e della Notte si equivalgono. Quest’anno 2019 avverrà alle 9.50 della mattina del 23.

Nella Ruota dell’Anno celtica questo momento corrisponde al Grande Sabba d’Autunno, Mabon, che prende il nome dal giovane dio della vegetazione e dei raccolti, figlio della Luce e di Modron, la Dea Madre.
In molti circoli druidici veniva chiamato Alban Elued, ”Luce dell’Acqua”, dove l’acqua rappresenta l’oceano cosmico in cui si immerge il sole nella parte calante dell’anno, la misteriosa profondità marina che diviene sempre più scura con l’accorciarsi dei giorni.



Mabon segna il completamento del raccolto con il momento della vendemmia dell’uva. Il vino che si trasforma per lunghi periodi nelle botti di rovere, rappresenta lo spirito degli iniziati nei riti misterici, il passaggio, la trasformazione, il cambiamento. A Oestara la luce e il buio si bilanciavano fra pari e ora nuovamente si verifica la stessa situazione. Però a Mabon le condizioni – il contesto materiale e spirituale – sono profondamente diversi, le energie invertite. Il dio Sole inizia a declinare per fare posto alle divinità femminili, lunari.



Il buio sta per prendere il sopravvento sulla luce. L’equilibrio è rivolto all’interno.
È il momento giusto per ringraziare gli Dei per la manifestazione, l’abbondanza del raccolto che ancora stiamo ricevendo e che ci stiamo organizzando per immagazzinare.
Si ringrazia per il sostentamento, mentre ci si prepara ad addentrarsi nel Tempo dello Spirito, perché non c’è attività spirituale che non sia sostenuta dalla prosperità materiale.

E nel Dio che viene invocato, già c’è la promessa del sostentamento del prossimo anno. Belenos (il Sole) sta invecchiando: il suo declino è evidente. Ma già la sua energia riposa dentro i semi che abbiamo messo da parte per le future semine e le colture del prossimo raccolto. Non c’è nel Sole alcun rimpianto: c’è soddisfazione, opera compiuta e promessa di continuità !


Analogamente la Dea/Terra è matura: dalle forme primaverili della fanciullezza era passata a quelle estive della fertilità ed ora sta per trasformarsi in quelle della saggezza e dell’introversione autunnale che dopo Mabon prenderà inizio. È una Dea in fase di trasformazione, che solo a Samahin, col completarsi del ciclo della Ruota dell’Anno, raggiungerà la piena consapevolezza di sé, diventando “crona”, la triplice complessa anziana che in sé contiene le forme precedenti.



Questa notte il Dio selvaggio torna al grembo della Madre.
La Dea Madre diventa oggi l’Anziana Signora…
Io guardo all’oscurità per rinnovamento e rinascita…
La Dea Madre entra nel suo aspetto più potente.
Lei è l’Anziana, la saggia, ed io domando la sua benedizione.


A Mabon inizia l’espansione della sua saggezza finale. È Persefone dei misteri Eleusini, anticipazione di Ecate Trivia, della Grande Madre che tutto include, di Maha Devi nei suoi tre aspetti riuniti…
Nella festa di Mabon c’è un carattere di socievolezza e allegria, un inno alla vita che continua, un prepararsi alla durezza dell’inverno con un sorriso ed un animo fiducioso.

Le divinità ci hanno accompagnato finora, favorendo il nostro impegno per il sostentamento per il tempo buio dell’anno. Ora tutta la comunità celebra e ringrazia l’Abbondanza degli Dei… e placa l’ansia dei momenti difficili che potranno venire, con il conforto di avere i frutti del proprio lavoro come risorsa per superarli.

Mabon è il momento di sospensione prima della discesa nel mondo interiore, ma non è ancora la discesa vera e propria. È tempo di preparazione, pausa, riorganizzazione. Ma è anche tempo di celebrare i doni di Dioniso sotto la Luna della Vendemmia lasciandosi andare per un poco a festeggiamenti corali, liberando il consueto controllo, sciogliendo i freni.



Non è una festa facile da comprendere… contiene gratitudine e malinconia, trasformazione e declino, abbandono e riorganizzazione, celebrazione e addii, introversione e socialità. I sentimenti sono in equilibrio contrapposto e tutto è segnale della prossima trasformazione. Come ogni momento di passaggio ci vengono posti infiniti interrogativi che trovano risposta solo nel quadro più definito dell’intero ciclo della Ruota.
Mabon va vista in effetti come una festa iniziatica, rivolta alla ricerca di un nuovo livello di consapevolezza.
E’ tempo di volgersi all’interiorità: nella parte declinante della Ruota dell’Anno si viaggia dentro noi stessi.


Mabon è il ‘tempo del seme’ e del ‘secondo raccolto’… Mabon interroga nel profondo: ‘Qual’è il tuo raccolto personale? Quanto hai seminato a suo tempo? Hai seminato bene? Hai seminato ciò che volevi, ciò che ora raccogli? Cosa di buono desideri tenere?… Cosa desideri trasformare in te?’

Mabon è il tempo del ringraziamento. Celebra ancora una festa e ringrazia… onorare le divinità anziane e lo Spirito. Ringrazia le divinità per i loro doni, auspicando il futuro ritorno dell’abbondanza per gli anni successivi, ricordandoti di lasciare una parte del banchetto per la Terra e le sue creature: tutto ciò che di commestibile hai messo sulla tavola di Mabon per adornarla e ciò che è avanzato dal banchetto, portalo all’aperto ed offrilo ad animali ed uccelli in segno ulteriore di ringraziamento verso la Grande Madre Terra che ci ha elargito i suoi doni.



di Elena Ailinn Paredi
modificato da Figlie della Madre )O(
https://figliedellamadre.wordpress.com/info/

EQUINOZIO D’AUTUNNO


Il 23 settembre (o il 22 quando l'anno è bisestile) è il giorno che segna l’inizio dell’Autunno, giorno di equilibrio tra luce e buio, conclusione del ciclo produttivo e riproduttivo, quando la natura si prepara al riposo per l'arrivo imminente del freddo, così molte specie migratorie iniziano il loro viaggio verso il sud. Ancora una volta, il giorno e la notte sono in perfetto equilibrio, come lo erano all’Equinozio di Primavera.


LA TRADIZIONE DRUIDICA

Nella tradizione druidica l’Equinozio d’Autunno viene chiamato Alban "Elfed" (cioè Luce d'Autunno), o "Elued" (Luce dell’Acqua). Esso rappresenta la seconda festività del raccolto, segnando la fine della mietitura, così come Lughnasad ne aveva segnato l’inizio. Una festività dedivata a varie cerimonie religiose in cui si ringraziava la Terra per tutti i suoi doni, ma di questi rituali non è rimasto nessuna documentazione. 

MISTERI ELEUSINI

Ad Eleusi (Grecia) si celebravano i Grandi Misteri, Proserpina (Kore) si preparava a discendere negli inferi come stabilito dal patto tra sua madre Demetra e Ade. Il culto di Demetra praticato già nel 2000 a.C. dava ai suoi seguaci la certezza della vita dopo la morte. Il rituale però poteva essere celebrato solo dove la dea si era manifesta agli uomini, e quindi non fu possibilie diffondere il culto in altre regioni o città tranne che ad Atene, una strada, detta Via Sacra, univa Atene ed Eleusi. (Eleusi, era una cittadina a circa 20 chilometri a nord-ovest di Atene, sul golfo Saronico, di fronte all'isola di Salamina) e proprio dall'Eleusinion un santuario ai piedi dell'Acropoli di Atene partiva la processione diretta a Eleusi.

"Al momento della morte l'anima prova un'esperienza simile a quella di coloro che sono iniziati ai misteri ... All'inizio vagare smarriti, faticoso andare in cerchio, paurosi percorsi nel buio, che non conducono in alcun luogo. Prima della fine il timore, il brivido, il tremito, i sudori freddi e lo spavento sono al culmine. E poi una luce meravigliosa si offre agli occhi, si passa in luoghi puri e prati dove echeggiano suoni, dove si vedono danze; solenni sacre parole e visioni divine ispirano un rispetto religioso. E là l'iniziato, ormai perfettamente liberato e sciolto da ogni vincolo, si aggira, incoronato da una ghirlanda, celebrando la festa insieme agli altri consacrati e puri, e guarda dall'alto la folla non iniziata, non purificata nel fango e nelle tenebre, e, per timore della morte, attardarsi fra i mali invece di credere nella felicità dell'aldilà".
Plutarco, Fragmenta 168 Sandbach = Stobeo 4, 52, 49.
CALENDARIO CRISTIANO

Nel calendario cristiano il raccolto ha inizio il 1° agosto (Lammas tide) con il primo pane fatto con il grano del primo covone e portato in chiesa per essere benedetto e termina il 29 settembre nel giorno di San Michele

CRYING THE NECK

L'usanza radicata in tutte le isole britanniche consisteva nel fare una specie di bambolina con le ultime e migliori spighe dell'ultimo raccolto di grano (raccolte e annotate insieme a formare il cosiddetto "the neck") quindi un curioso rituale si svolgeva sul campo.

il rituale praticato in Cornovaglia



"The tradition varied slightly with regard to the smaller details throughout the parishes but the main points were basically identical. The "neck" actually resemble a female dol with a narrow waist and spreading waist. After the ceremony it was normally hung up in the farm kitchen and stayed there until the following year's harvest was gathered, then it would be burnt and replaced with the new one. In some cases the "neck" was kept until after Christmas, then when the fields were ploughed, normally on 'Plough Monday' (the first Monday after Twelfth Night) it was taken out and ploughed into the first furrow. There was also a custom where the "neck" would be kept on the kitchen table for a year and then fed to the best 'beast in the stall' (tratto da qui)



Also in Wales, was the custom known as the caseg fedi, or harvest mare. When all the corn had been reaped except for the very last sheaf, the she afwould be divided into three and plaited. The reapers would then take it in turns to throw their reaping hooks at it from a set distance and the one who succeeded in cutting it down would recite a verse:

Bore y codais hi,

Hwyr y dilyn hi,

Mi ces hi, mi ces hi!

[Early in the morning I got on her track,

late in the evening I followed her,

I have had her, I have had her!]

The other reapers would then respond with:

Beth gest ti?

[What did you have?]

and the reply was:

Gwrach! gwrach, gwrach!

[A hag, a hag, a hag!]

It was seen as an honour in Wales to be the one to bring down the caseg fedi, and the man who did so was often rewarded.

The plaited sheaf presided at the Harvest Supper, and was often hung in the house to show that all the corn had been gathered in. It could also, in one part of Wales, be put on the cross-beam of the barn or in the fork of a tree.

The ‘caseg fedi’ may have represented the fertility of the harvest condensed into the final sheaf. In one part of Wales, it was recorded that seed from it was mixed with the seed at planting time ‘in order to teach it to grow’. In other parts of Britain, this last sheaf was buried on Plough Monday, the first Monday after Epiphany (6 January) so that it could work its magic on the growing corn. It is possible that this association of the gwrach, a creature known to steal food, with the cutting down of the last sheaf, represents the triumph of the human forces of agriculture against the chaotic or malevolent forces of nature represented by the gwrach. (tratto da qui)

LA VECCHIA E LA FANCIULLA DEL GRANO (*)




«Uno dei più importanti eventi dell’anno agrario nell’antica Europa era ed è ancora il raccolto del grano. Risalente all’Età Neolitica, la coltivazione dei cereali ha letteralmente plasmato tutte le civiltà europee e mediterranee: la farina e il pane erano la vita per le antiche popolazioni. La mitologia più antica narrò di due entità femminili, madre e figlia, che rappresentavano forse il raccolto maturo e il futuro raccolto da seminare, entrambe simboleggiate dall’ultimo covone mietuto, quasi a raffigurare la loro somiglianza e identità. Il folklore europeo ne parlò come la Vecchia del Grano, il vecchio spirito o la vecchia divinità che moriva al momento del raccolto per incarnarsi nella Fanciulla del Grano, raffigurata come una bambola formata con le spighe dell’ultimo covone e conservata come un talismano per tutto l’anno. In epoche precristiane queste due figure venivano chiamate Demetra e Persefone, o Cerere e Proserpina.»

[(*) tratto da “Feste Pagane” di Roberto Fattore, Macro Edizioni ] qui

LA FESTA DEL RACCOLTO: THE HARVEST HOME

In agricoltura l'equinozio d'autunno sancisce la fine della mietitura ed è il momento della festa del secondo raccolto (dell’ultima frutta e degli ortaggi e in particolare dell’uva). Così grosso modo le feste del raccolto oggi si svolgono dopo l'equinozio d'autunno e verso la fine di Settembre-metà Ottobre per celebrare la fine della intera stagione del raccolto, sono diventate feste di paese o degustazioni da gourmet dei prodotti locali ma un tempo erano le feste della comunità agricola!

Nella tradizione contadina si svolgeva una grande festa nella domenica più prossima alla Harvest Moon che è la luna piena più vicina all'equinozio d'autunno. La luna piena di quest'anno, 2015 cade il 28 settembre, è la superluna (luna più grande e luminosa) che si può ammirare solo quando la luna tocca il suo perigeo (ossia il punto della sua orbita più vicina alla terra).

L'usanza di dare una "Harvest Festival" presso le parrocchie nasce in epoca vittoriana e ancora oggi è occasione per distribuire buon cibo ai poveri o per una raccolta fondi da devolvere a cause meritevoli.



Harvest Morn.

The Stars are gone, the night is done,

The lark as hailed the day;

And labouring men cheerily again

Hie to the field away.

The morning breeze, that waves the trees,

The mist sweeps from the stream,

While murmuring rills and towering hills Are tipt with days first beam.

Hurrah, Hurrah for the harvest morn

The merriest of the year;

Hurrah, hurrah, hurrah hurrah,

For harvest home is near.

Musings in Moorland & Marsh - 1895. (versione estesa qui)





Si tratta di una festa andata perduta con il disgregarsi della comunità contadina in seguito al sopravvento nei campi delle macchine e della chimica.


Prior to mechanisation, the mutual aid that existed between farmers and neighbours in the community was vital to the reaping of the crops. The fedel wenith, or reaping party, drew on the pattern of Cymhortha (from cymhorthu – to help), a characteristic of Welsh medieval society. Small-holders would help each other and also the large farms, in exchange for various things they had to give, like the loan of transport or a few rows of potatoes. In this way a system of goodwill and co-operation was built up within the community.

As soon as the last load of grain had been brought into the barn, the reapers and other workers were treated to a feast – the Harvest Supper – provided by the farmer for whom they had worked. In the eastern counties of England this feast was known as a Horkey Supper, while in Wales it was known as ffest y pen, cwrw cyfeddach or boddi’rcynhaeaf. (tratto da qui)



Ancora nel 1800 quando l'ultimo covone di grano era portato alla fattoria si brindava con la birra alla salute del "Maister" e "Dame" ma solo quando tutto il grano era stato portato nel granaio si concludevano i lavori del raccolto con una cena offerta dall'agricoltore ai suoi lavoranti, l' Harvest Supper, che in Scozia era detta Kirn o Kirn Supper. Era ovviamente un classico per il padrone della fattoria, dopo un grande sforzo di lavoro collettivo, dare un pranzo o una cena per i suoi lavoranti e braccianti stagionali che avevano appena concluso il lavoro, per ringraziarli dell'impegno, per sancire un legame fatto anche di condivisione e non solo di sfruttamento. L'harvest supper si distingueva per la sua abbondanza pari a una festa natalizia e "the neck" era messo in bella mostra sulla tavola principale!

Whitlock says that in Wiltshire, the golden years of the Harvest Supper were during the second half of the 19th century and suggests that they had largely died out by the turn of the century. The suppers seem to have been quite lavish - or at least they seemed so to the farm workers who attended them. Food was plentiful. In Sussex carraway seed cake was traditional and was served to the workers throughout the harvesting because it was believed that the carraway seed provided strength for the workers and also increased their loyalty to their employer, thus ensuring that they could not be enticed away by a neighbouring farmer for higher wages. As well as seed cake, pumpkin pie and large apple turnovers called "brown georges" were served at Sussex harvest suppers. At Hengrave in Suffolk and at other places, a pair of horns, painted and garlanded, were borne around the supper table and placed on the head of the Harvest Lord - apparenly accompanied by coarse songs.

In East Anglia there was a traditional broomstick dance, though the accounts of this seem somewhat confused and it not entirely clear how this worked in practice. According to the description, however, the dancer held a besom in front of him and hopped forward and back, throwing first one leg and then the other over the besom - presumably without falling over. (tratto da qui)



In Carmarthenshire the supper included a dish called whipod which included rice, white bread, raisins, currants and treacle. In nearby Cardiganshire in 1760, a farmer reported that the feast following the reaping of his rye by about 50 neighboursconsisted of ‘a brewing pan of beef and mutton, with arage and potatoes and pottage, and pudding of wheaten flour, about 20 gallons of light ale and over twenty gallons of beer’. After the meal, there was usually dancing to the music of the fiddle, with a plentiful supply of beer and tobacco. (tratto da qui)



Queste riunioni erano occasioni di incontri, pettegolezzi e di gran ballo, l'harvest home ball nel quale avrebbero sicuramente suonato una Harvest Home hornpipe




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