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Re Artù:La verità oltre la leggenda

il Sabba delle streghe

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celebrazioni celtiche

Mabon.equinozio d'autunno




Il Cerchio della Luna propone per Imbolc una serata aperta di celebrazione biodanzante
“Nel mese del Passaggio
nel difficile varco fra i mondi
l'augurio di custodire
mentre il buio avanza
la memoria della luce ...”  *
Con Settembre arriva l'Equinozio d'Autunno, Mabon, la prima delle Festività del semestre oscuro.
Nel tempo dei Misteri Eleusini l'equinozio d'autunno era il momento della discesa di Persefone nell'Ade e del dolore di Demetra.
La separazione tra innamorati (o quella tra madre e figlia) è uno dei temi dominanti di questo sabbat.
Dopo aver sacrificato la propria essenza vitale alla Madre Terra, il Dio si trova ora alle soglie degli Inferi diventando il simbolo del passaggio dalla vita alla morte.
Sacrificandosi in lei, egli impregna il suo grembo della propria essenza e si trattiene dentro di lei come promessa, poiché egli è la vita.

Nell'antica tradizione, durante questo periodo di "incubazione" il Dio viene chiamato Mabon - figlio della Madre - dall'autunno sino alla Dodicesima Notte, ovvero il 6 di Gennaio.

Mabon (" Grande Figlio ") è un Dio gallese. Era un grande cacciatore con un agile cavallo e uno splendido cane da caccia. Probabilmente è la mitologizzazione di un grande condottiero del tempo. Mabon fu rapito dalla madre, Modron (Grande Madre), quando aveva solo tre giorni, ma fu salvato da Re Artù (altre leggende raccontano che fu salvato da un gufo, un'aquila ed un salmone). Durante questo tempo, Mabon vive, prigioniero felice, nel mondo magico di Modron -- il suo grembo. Grazie a ciò egli può rinascere.
La luce di Mabon è stata portata nel mondo, raccogliendo la forza e la saggezza, in maniera tale da trasformarsi in un nuovo seme.
In questo senso, Mabon è la controparte maschile di Persefone, nonchè il principio maschile fertilizzante. Modron invece corrisponde a Demetra.

Mabon è la festività dell'equinozio, il giorno che si trova a metà fra i due solstizi; è un tempo di equilibrio, quando luce e buio sono uguali e astronomicamente dà inizio all'autunno.
È celebrato alla fine del periodo più faticoso dell'anno in cui viene effettuato il secondo raccolto.
Il ciclo produttivo e riproduttivo è concluso, le foglie cominciano ad ingiallire e gli animali iniziano a fare provviste in previsione dell'arrivo dei mesi freddi.
Generalmente inizia il periodo della caccia. Molte specie migratorie - come le rondini - avviano il loro lungo viaggio verso sud.
Il cigno è l'uccello dell'Equinozio in quanto simbolo dell'immortalità dell'anima e guida dei morti nell'aldilà.

E' tempo di bilanci: abbiamo sotto gli occhi ciò che abbiamo seminato durante l'anno, e possiamo constatare quali frutti abbiamo raccolto.
In occasione di questo periodo e dell'aratura dei campi erano effettuati un gran numero di riti locali e regionali con il comune denominatore del ringraziamento e della supplice preghiera di mitezza per la difficile stagione in arrivo.

Il periodo dell'equinozio d'autunno veniva chiamato anche Michaelmas o Michael Supremo, il giorno dedicato all'arcangelo di fuoco e di luce alter-ego di Lucifero.
Il mese di settembre era anche il periodo in cui si svolgevano i Grandi Misteri di Eleusi, basati sul simbolismo del grano.
Inoltre è il tempo per la fabbricazione del vino, dalla raccolta delle uve alla pigiatura e sino alla sua chiusura nel buio delle botti.
Il processo della fermentazione delle uve avveniva con procedure che un tempo venivano accompagnate da rituali ben specifici ed era visto come simbolo della trasformazione spirituale che ha luogo durante le iniziazioni e i riti misterici, nel buio dei santuari sotterranei.
Mabon va vista in effetti come una festa iniziatica, rivolta alla ricerca di un nuovo livello di consapevolezza.
E' tempo di volgersi all'interiorità: nella parte declinante della Ruota dell'Anno si viaggia dentro noi stessi, entriamo nel tempo del buio per riflettere sui misteri della trasformazione attraverso la morte.

Celebrare Mabon

Il tema è bilanciare le polarità, quindi il suggerimento è di fare qualcosa che riguardi l'equilibrio nella vostra vita. Gli elementi maschili e femminili della vostra personalità hanno bisogno di uguale rispetto ed espressione. La notte di Mabon, quando le ore di luce e le ore di oscurità sono equivalenti, è una notte per onorare l'equilibrio della Dea e del Dio (magari invocando Persefone e Dioniso) e l'armonia della materia e dello spirito, celebrando non solo la vita spirituale del mondo prossimo, ma anche la fisica di questo mondo.
È anche tempo per fermarsi a riflettere, rilassarsi e apprezzare i frutti dei propri personali raccolti.
È un periodo per porre fine ai vecchi progetti mentre ci si prepara al periodo dell'anno in cui è bene esplorare la propria interiorità.
Il lavoro magico dovrebbe essere di protezione, prosperità, sicurezza e fiducia in sé stessi.

Mabon è considerato tempo dei misteri. È il momento di onorare le divinità anziane e lo Spirito. Le divinità vengono ringraziate per i loro doni, auspicando il futuro ritorno dell'abbondanza per gli anni successivi, ricordandoci di lasciare una parte del nostro banchetto per la Terra e le sue creature: tutto ciò che di commestibile abbiamo messo sulla tavola di Mabon per adornarla e ciò che è avanzato dal banchetto, verrà portato all'aperto ed offerto ad animali ed uccelli in segno ulteriore di ringraziamento verso la Grande Madre Terra che ci ha elargito i suoi doni.

Gli incensi per l'equinozio d'autunno includono benzoino, mirra, pino, salvia, ibisco e petali di rose.
I petali di rosa e la salvia possono essere messi anche sulla tavola, a patto che non siano freschi.
Le erbe associate con questa festività sono il grano, le foglie di vite e di quercia.
Si possono bruciare i cardi (il significato è che il divino si trasforma nel suo aspetto di Donna Saggia e Cacciatore).
Le decorazioni tipiche di questo periodo dell'anno includono anche la cornucopia, ovvero il corno dell'abbondanza, ricolmo e straripante dei frutti dell'anno, a significare in modo simpatetico l'abbondanza dei doni della Madre.

Durante il rituale si possono invocare gli elementi singolarmente e riconoscerli, ringraziandoli, per le loro influenze benefiche.
Salutateli innalzando il calice per ognuno di essi:

“Alla Terra: per la stabilità, per l'aiuto nel mantenere la casa, la salute, il lavoro ed il benessere
All'Aria: per l'ispirazione che aiuta nella conoscenza e nella comprensione
Al Fuoco: per l'energia che aiuta a sostenere la spinta dell'ambizione di cui necessitiamo per portare a termine i nostri progetti
All'Acqua: per lo scorrere gentile che aiuta a mantenere la calma e l'equilibrio emotivo nei rapporti.“

La Dea appare in veste di Madre dell'Abbondanza, Madre della Terra e Regina del raccolto. Il Dio è visto come Mabon, il Padre del Cielo, Re del Grano e Signore del raccolto.
Il Signore e la Signora regnano sulle celebrazioni del ringraziamento che inizia al tramonto e perdura per tutta la notte.

La tavola, imbandita con tovaglia e tovaglioli di colori autunnali, con candele rosse o marroni, può essere decorata con erbe secche, castagne, noci, more, ghiande, mais, fiori di girasole e foglie autunnali. Non devono mancare biscotti di farina di avena, mandorle e vino per ringraziare gli antenati.
Pietanze tradizionali sono il pane di grano, i fagioli, le patate e le zucchine al forno.
Il fuoco viene acceso con le foglie secche che si raccolgono in giardino.

Sono molto indicati in questo periodo gli esercizi di rilassamento e di meditazione. Se ne avete la possibilità, concedetevi una breve vacanza con l'esclusivo scopo di riposare.
L'equinozio d'autunno è il periodo ideale per passeggiate ed escursioni in campagna e in collina, per salutare la Natura che si prepara al suo riposo invernale.
*Poesia di Rosa Carotti
per http://www.ilcerchiodellaluna.it © 2006

Tratto e liberamente adattato da:
Il Calendario delle Streghe 2001 http://digilander.iol.it/grayelf/home.htm
http://www.bethelux.it/mabon.htm
http://www.streghedilot.altervista.org/lezione_festivit%E0.htm


L’anno celtico era suddiviso in due metà, quella invernale e quella estiva, una chiara e l'altra oscura: due erano le festività principali, Samhain e Beltine, intervallate ancora da altre due feste, Imbolc e Lughnasad, ogni festa celebra le energie proprie della stagione.
Queste 4 date (celebrate a seconda della Luna) erano mobili, cioè ciascuna festività era celebrata durante il plenilunio più vicino al punto medio fra gli appuntamenti solstiziali o equinoziali legati al culto del sole. E’ ancora controversa tra gli studiosi la diatriba se i Celti festeggiassero o meno le date solari.
Nel calendario romano, le quattro feste lunari si spostarono per coincidere con similari festività romane: ad esempio in Gallia le Calende di Gennaio sostituirono Samhain.
Con l’avvento del Cristianesimo le feste dell’anno cristiano condizionarono quelle più antiche, alcuni riti furono trasportati nei giorni dedicati ai santi che si trovavano più vicini ai giorni delle feste pagane, in altri casi le feste furono sostituite da giorni consacrati –come Ognissanti e i Morti sostituirono Samhain, il giorno di Santa Brigit quella del 1° febbraio, San Giovanni Battista quella di Lunasa.
Una preziosa testimonianza per l’argomento qui trattato è supportata dal Calendario di Coligny (in foto) risalente al I secolo d.C., il calendario, riprodotto su una tavola in bronzo, corrisponde ad un sistema luni-solare molto complesso: sono elencati 62 mesi di un calendario che si completa nell’ambito del ciclo di 30 anni, i mesi sono di 29 e 30 giorni e ci sono dei giorni a intercalare ogni 30 giorni (per far coincidere il tempo lunare con quello solare); le incisioni sono in latino, ma la lingua è celtica, non ancora interamente tradotta.
L'anno per i Celti coincideva con la sesta lunazione (quando la luna è al primo quarto).
E' per questo (vischio bianco di rovere) molto raro a trovarsi e una volta trovato è colto con grande pompa religiosa e innanzi tutto al sesto giorno della Luna (1° quarto), che segna per questi (i Celti) gli inizi dei mesi, degli anni, dei secoli, che durano trenta anni, giorno scelto perché la Luna ha già tutte le sue forze senza essere a metà del suo corso.” Plinio il Vecchio, De Naturalis Historia, libro XVI.
Siamo in un epoca in cui la Gallia era già romanizzata e il potere dei Druidi in decadenza, eppure si celebravano ancora i riti secondo le antiche usanza, perciò l'importanza del calendario
Il problema di conciliare l'anno solare con il ciclo lunare non è mai stato risolto, 12 cicli lunari corrispondono a 354 giorni ed è quindi inevitabile aggiungere un periodo "intercalare", nel Calendario di Coligny si aggiunge un mese intercalare ogni 2 anni e mezzo, ma sui lunghi periodi si rendono necessari ulteriori aggiustamenti.
Gli studiosi moderni, rigettato il Calendario degli Alberi inventato da Robert Graves propendono ad affidarsi al Canto di Amergin, in cui ad ogni verso corrisponde una caratteristca del mese lunare; secondo la visione di Elen Sentier le ultime cinque righe del canto si riferiscono al altrettante lune

I am the womb: of every holt,
I am the blaze: on every hill,
I am the queen: of every hive,
I am the shield: for every head,
I am the tomb: of every hope.
 

IL CALENDARIO DEI CELTI

L’anno celtico era regolato sul ciclo lunare (la notte precedeva il giorno) e segnava i periodi della vita pastorale e agricola. Anticamente, quando la vita dipendeva dal raccolto della Terra, alcuni giorni erano speciali, avevano qualcosa di magico, e per assicurare la salute degli armenti e l’abbondanza dei raccolti si trascorrevano nella celebrazione dei riti dedicati alla fertilità. Altri giorni erano adatti per i riti protettivi della casa, altri ancora erano dedicati ai riti del fuoco per scacciare l’oscurità o per intervenire in aiuto del sole.

Samhain-la festa celtica d'inverno

Samain o Samahin, Samhain letteralmente "la fine dell'Estate" era la festa celtica che celebrava l'inizio della Stagione Invernale e l'inizio del nuovo anno. Era una festività dedicata agli Antenati e ai sacrifici rituali.

La Festa dei Defunti

A Samhain i vivi accoglievano i loro antenati e li nutrivano con un banchetto. L'antica usanza si è tramandata nella veglia per i morti ancora praticata negli anni del secondo dopoguerra: tutti raccolti intorno al fuoco di casa a mangiare castagne bollite e a bere vino; prima di andare a letto, si lasciavano le candele accese e sul tavolo pane, patate o ceci bolliti, castagne lesse o arrostite, oppure la “minestra dei morti” (riso o orzo cotto nel latte) ma anche vino e sidro, latte o semplicemente l'acqua, per i revenants, i morti che tornavano a fare visita alle loro case durante la notte.
Pratiche molto simili sono state documentate dagli studiosi di folklore un po' in tutta Europa così  il Sèbillot (1908) scrive "nei Vosgi si lascia acceso il fuoco perchè possano riscaldarsi; nella Bassa Bretagna vi si depone per loro il "ceppo dei morti". In Tirolo le anime del purgatorio vengono nelle casa e prendere il sego che cola dalla "Candela delle Anime" che è stata accesa presso il focolare per calmare le sofferenze causate dal fuoco del purgatorio, e si cura che la stanza sia ben riscaldata perchè i morti possano passare la notte al riparo dal freddo; in Irlanda si mettono accanto al fuoco delle sedie destinate a loro e si tiene accesa la lampada; nelle Asturie si fa un fuoco più vivace del solito perchè le anime trovando la casa riscaldata possano mettersi intorno al focolare a chiaccherare e rievocare i loro ricordi"
Nella notte di Samhain

un passaggio dischiude:

occhi antichi tra le fronde

si riaprono a guardare

voci spente si rinnovano

come argento sorprendente.
Ora i morti disciolgono

dai giacigli della terra:

mani chiare si additano

il passaggio da solcare

per saldare la ferita

tra i morti e i viventi.

(Fryda Rota)


A-SOULING

Anticamente era consuetudine passare di casa in casa durante le celebrazioni della Vigilia di Ognissanti con una piccola processione di persone mascherate guidate dall’”ambasciatore dei defunti” per chiedere la donazione di cibo rituale per il banchetto dei Morti e per il banchetto con cui tutta la comunità avrebbe festeggiato la ricorrenza.
Nel Medioevo in Irlanda e Gran Bretagna si sviluppò l’usanza di preparare un dolce dei morti di forma rotonda, come offerta per saziare la fame dei defunti che si credeva visitassero i vivi durante Samain: per tenerli buoni per tutto l’anno a venire, le massaie preparavano dei dolcetti speciali, che ben presto finirono per saziare gli appetiti molto più terreni e voraci dei poveri! Erano distribuiti in beneficenza oppure dati ai soulers.
Anche in certe regioni d’Italia (Emilia Romagna, o la Sardegna e più in generale nel Sud Italia) era diffusa tra i poveri e i bambini l’usanza della questua del cibo: “Ceci cotti per l’anima dei morti”, cantavano armati di cucchiai e scodelle, davanti alle case dei signorotti. Consuetudini tra cibo e commemorazioni dei morti consolidate da antiche tradizioni più in generale del Mondo Mediterraneo oltre che Nordico.
In cambio delle torte, spesso chiamate anime (in inglese soul), i questuanti promettevano di recitare delle preghiere per i defunti. Più prosaicamente si diceva che ogni torta mangiata rappresentava un’anima che si liberava dal Purgatorio. L’usanza è spesso vista come l’origine della moderna “Trick or Treating” (in italiano “dolcetto o scherzetto”) dei bambini mascherati da fantasmi o mostri che suonano alle porte delle case chiedendo dei “dolcetti buoni da mangiare”. Già alla fine del 1800 la tradizione di preparare il dolce si era affievolita, e dove ancora sopravviveva l’usanza della questua, si dava ai bambini delle mele o delle monetine.
La questua poteva essere diurna ma anche notturna, a seconda delle consuetudini locali e i soulers andavano di casa in casa candando una canzoncina
Soul! soul! for a soul-cake;
Pray, good mistress, for a soul-cake.
One for Peter, two for Paul,
Three for Them who made us all.
Soul! soul! for an apple or two;
If you’ve got no apples, pears will do.
Up with your kettle, and down with your pan;
Give me a good big one, and I’ll be gone.
An apple or pear, a plum or a cherry,
Is a very good thing to make us merry.

Con il nome di Soul Cake si indicano molte varianti di dolcetti tradizionali che vanno dal panino dolce alla torta di frutta secca. Un dolce tipico nel Lancashire e nello Yorkshire è il Parkin cake, un tipico gingerbread della tradizione anglosassone
Soul-mass Cake
https://crumpetsandco.wordpress.com/2013/11/05/parkin-per-la-notte-dei-falo-parkin-for-bonfire-night/​
http://oakden.co.uk/harcake-soul-mass-cake/
http://oakden.co.uk/yorkshire-parkin/

In Italia la tradizione è basata principalmente sui biscotti che ricordano vagamente le ossa dei morti o le dita delle mani. In Piemonte sono gli "ossa d'mort", a base di mandorle, tra la meringa e l'amaretto, ma possono anche essere una variante delle offelle con fichi secchi, mandorle e uva sultanina (Lombardia e Toscana) o dalla forma di cavalli (Trentino Alto-Adige).
La tradizione del Sud è un'esplosione di colori e di sapori: il torrone napoletano, il marzapane siciliano, la colva o colua pugliese con grano bollito, cioccolato, noci e mandorle, melograno e vino cotto. Anche la consistenza di questi dolci può essere diversissima da morbidi a croccanti o spacca denti.

I REVENANTS

In francese la parola revenant conserva un duplice significato quello primario è di «anima che torna dall’altro mondo sotto un’apparenza fisica», l'altro è «fantasma» «apparizione di un morto». Possiedono quindi una duplice natura e si presentano come entità corporee (con le stesse sembianze che avevano in vita o anche di qualche animale o sotto forma di scheletri) oppure incorporee come fantasmi.
Nel folklore europeo i revenats sonoanime che mantengono la loro forma materiale, la personalità e i sentimenti di quando erano in vita. E' una concezione materiale delle anime dei morti che si manifesta nelle credenze e usanze funerarie di buona parte d'Europa. I revenants sono per lo più anime in pena, compresi quanti son deceduti di morte violenta o accidentale (assassinati, annegati...) o richiamate dall'affetto dei vivi che li piangono troppo. In alcune tradizioni tuttavia i revenants sono anime dannate come i vampiri e i non-morti ovvero schiere infernali e demoniache. 
Una leggenda irlandese riferisce che, tutte le persone morte l’anno precedente, tornavano sulla terra in cerca di nuovi corpi da possedere per l’anno prossimo venturo. Così nei villaggi si spegneva ogni focolare per scoraggiare gli spiriti maligni, o più propriamente per espellere le forze malvagie: una evidente testimonianza nel folclore di un antico rito del fuoco sacro delle popolazioni celtiche. Il Fuoco Sacro sull’altare del santuario era spento a Samain e poi riacceso il mattino seguente, e tutte le tribù celtiche riaccendevano il fuoco del Nuovo Anno da una sorgente comune, il Sacro Fuoco Druidico.
Sempre per disorientare i revenants la gente si travestiva scurendosi il volto e faceva forti schiamazzi per allontanare i morti.

Il Fuoco Sacro
E quelli (eroi, donne, bambini)

che vita avara ha sospinto dentro

l’ombre- che rovi hanno stretto

in un abbraccio, torneranno ad esigere

di avere ancora braccia- e mani, avere

un corpo e ricomporsi sopra il cranio
chiaro sorrisi schivi e intensi come fiori.
Chi non vuole sia colto il corpo suo

da quelle ombre che hanno mani forti

spenga nella capanna vivo il fuoco

 (nemmeno resti parvenza di brace)

poi sopra l’ara pugni di terra

facciano reclinare il fuoco sacro
-così nessuno spirito maligno
fenderà il buio per avvicinarsi.
Ma il nuovo fuoco domani qui arderà:

dall’altare lo coglierà il druido

per farne parte ad ogni focolare.

Anno nuovo nel fuoco consacrato

e con il fuoco rinnovata vita.

(Fryda Rota)



LA CROCE DI BRIGID

Per proteggere la casa dai fairies (gli spiriti) in Irlanda si fabbrica un amuleto-talismano in giunco o paglia: è una croce a quattro bracci  con un nodo vincolante centrale, che agisce come una barriera allo spirito del male. Nella forma più semplice si realizza un unico nodo centrale in quella più complessa come nell'immagine dopo aver realizzato il primo nodo semplice si prosegue con la tecnica dell'intreccio continuando ad aggiungere gli steli (in genere a gruppi di tre) sia a destra che a sinistra e in alto e in basso. 

DAGDA E MORRIGAN

La Festa di Saman era celebrata in onore del dio della fertilità Dagda e della sua sposa Morrighan.
Il Dagda il cui nome significa Dio benevolo era conosciuto come il Padre di Tutti, oppure come il Signore della Conoscenza o di Tutte le Scienze (il druida). 
La mazza da guerra del Dagda poteva abbattere nove uomini con un sol colpo e mentre da una parte uccideva, dall’altra generava la vita; il suo magico calderone non era mai vuoto perché dispensava il cibo (e l’immortalità) a tutti i guerrieri. La musica della sua arpa era particolarmente soave come il “sussurro del dolce albero di mele”, anzi era una musica che racchiudeva tutte le melodie.
Morrigan è la faccia oscura della Grande Dea, dea guerriera ma anche dea della fertilità che nel matrimonio rituale con il Dagda, nel giorno di Saman, si unisce con il dio protettore della tribù. Il dio Dagda la incontra come “lavandaia del guado” che predice la morte ai guerrieri, lavandone le armi e armature nel fiume. La dea incarna il volto oscuro della femminilità che è tutt’uno con la figura di madre e amante.

IL SACRIFICIO DEL SANGUE

Per propiziare il nuovo anno i Druidi immolavano vittime sacrificali agli dei, il loro sangue era offerto per ottenere i loro favori. Al posto dei sacrifici umani si uccidevano animali dai poteri magici come il toro, il cavallo e il cinghiale. Da questi oscuri rituali emerge la figura dell'hooden natalizio: un uomo nascosto da un mantello, portava un teschio di cavallo per diffondere la buona sorte nel paese, i bambini cercavano di montare il cavallo e tutti gettavano dolci o monete nella bocca dell'animale.
La caccia dello scricciolo è un rituale pan-celtico invernale sopravvissuto nell'Irlanda sud-occidentale: secondo la tradizione celtica lo scricciolo era il simbolo di Lugh, Figlio della Luce trionfante e il suo sacrificio, un tributo in sangue agli spiriti della Terra nel Solstizio d'Inverno, era una supplica per ottenere favori e fortuna agli abitanti del villaggio.

LA DANZA INTORNO AL FUOCO

Grandi fuochi erano accesi sulle colline e la gente ci ballava intorno. Erano sempllici girotondi con il verso in senso orario come il cammino del sole e anche i danzatori tenevano in mano delle fiaccole.Tra le danze la farandola è probabilmente la più antica così legata ai primigeni riti agrari: è la danza del labirinto con le sue figure a chiocciola e del serpente, la danza intorno al fuoco centro sacro della vita del villaggio. E’ una danza antica con un unico passo base (per lo più saltellato), in cui il capo fila sceglie i cambi di direzione determinando le serpentine e gli intrecci più fantasiosi: annoda e scioglie, fa e disfa proprio come le Norne con il filo del destino. E perciò la farandola è la danza rituale nelle celebrazioni di Samahin perchè è la danza della morte: tutti devono percorrere lo stesso cammino abbandonandosi alla volontà di chi conduce la danza, a simboleggiare l’umanità incatenata che non può che seguire il percorso tracciato; una sorta di viaggio collettivo attraverso le esperienze della vita. 

HALLOWEEN VERSUS HOP-TU-NAA

La parola Halloween ha origine nella tradizione cattolica. Ogni santo ha un suo giorno personale, ma il primo novembre è dedicato a tutti i santi. La festività venne spostata nel Medioevo al 1° novembre ( e raddoppiata con la festività dei Morti) per inglobare i rituali ancora praticati dalla gente dei villaggi in omaggio a Samain.
E' la festa di Hop-tu-Naa come viene ancora praticata nell'isola di Man il 31 ottobre, la vigilia di novembre (Oie Houney o Hollantide), i bambini travestiti e mascherati vanno di casa in casa a chiedere delle monetine e cantano la filastrocca di “Jinnie the Witch“. Illuminano il cammino con delle caratteristiche fiaccole ricavate dalle rape intagliate.

Hop tu naa, hop tu naa
Jinny the witch is in the house
Give us a penny we’ll chase her out
Hop tu naa, hop tu naa.
Esportata dagli irlandesi emigrati in America, la festa si è trasformata in un grande party a tema  "notte delle streghe e dei fantasmi". Una moda che dall'America è dilagata in tutta Europa.
Patron della festa è Jack O'Lantern, l'uomo della lanterna protagonista di una popolarissima ballata che ha come soggetto Jack e il Diavolo.
Il tema del Diavolo che cerca di portarsi all’inferno il peccatore è un classico dei racconti popolari di area celtica, reso esemplare nella storia di Jack O’Lantern: la notte di Halloween il Diavolo cammina sulla terra per reclamare le anime degli uomini (peccatori), ma Jack riesce ad ingannarlo, per ben due anni di seguito, con dei trucchetti. Alla fine il Diavolo per non continuare a fare brutte figure, rinuncia alla sua anima per altri dieci anni. Jack però ha poco da stare allegro, perchè comunque muore per i troppi vizi (il bere in testa) e sia il Paradiso che l’Inferno non hanno intenzione di accoglierlo. Il Diavolo tuttavia gli regala un tizzone per illuminare i suoi passi; da allora Jack continua a vagare per il Limbo in cerca di una dimora che non troverà mai, con la sua lanterna a forma di zucca (che in origine, prima che la storia sbarcasse in America, era una rapa)

ZUCCA VS MELA

La mela era il frutto per eccellenza della festa di Samhain, per giocare e per trarre auspici o divinazioni, un rituale antichissimo si pratica ancora oggi il 1 novembre a Plougastel in Cornovaglia il «Gwezenn an Anaon »
 


L'albero delle mele detto anche albero delle anime consiste in un ramo di tasso  o agrifoglio privato di corteccia su cui si conficcano delle mele che sarà venduto all'asta insieme al pane benedetto; prima di iniziare l'asta il proprietario del "melo" compie tre giri per mostrarlo alla gente: una volta chiusa l'asta  il precedente proprietario terrà per se la mela più in alto dell'albero e il nuovo proprietario distribuirà le mele tra i bambini presenti. Il ricavato dell'asta è offerto alla chiesa parrocchiale affinchè siano dette le messe per i defunti durante l'anno.







IMBOLC LA FESTA CELTICA DELLE CALENDE DI FEBBRAIO

La festa di Fine Inverno, dedicata a rituali di purificazione dei campi e della casa, era celebrata dai Celti alle Calende di Febbraio; nel Calendario di Coligny è segnata come IMBOLC - AMBIVOLCIOS.
Imbolc, Oimelc o Imbolg è un termine dall'origine incerta: Imbolc potrebbe derivare da Imb-folc, cioè “grande pioggia’ e in molte località dei paesi celtici questa data è chiamata anche “Festa della Pioggia” (sia perchè segna l'inizio della "stagione delle piogge" sia la lustrazione ritualmente praticata per liberarsi dalle impurità invernali). Invece Oimelc significa “nel latte” (essendo questo il periodo in cui nascono i nuovi agnelli e verrebbe a dire anche i figli di Beltane) mentre Imbolg ovvero ‘nel sacco” è il grembo della Madre Terra e il termine richiama i semi che stanno germinando sotto la terra e che spunteranno appena arriveranno le prime piogge.
Ambivolcios infine è un termine latino-gallico che significa "attorno al lavatoio" è sta a indicare l'antica cerimonia di purificazione mediante lavaggio o aspersione d'acqua (benedizione). Anche per gli antichi romani, febbraio era il mese preparatorio all'avvento della primavera, dedicato ai riti della purificazione dei campi e degli armenti e anche le case erano soggette a pulizie particolari.

LA FESTA DELLE NASCITE

Imbolc è la festa che si trova a metà tra il Solstizio d'Inverno e l'Equinozio della Primavera ed è laprima festa della Primavera, quando spuntano i primi bucaneve e i crochi e quindi inizia a manifestarsi il rinnovamento della Natura.

A Imbolc la vita riprende timidamente a rifiorire, sono gli agnelli nuovi nati (la luna piena di Febbraio) a stimolare la produzione di latte, simbolicamente sono i bambini generati a Beltane, sono i primi bulbi a spuntare dalla brulla terra. Per i contadini è il mese del riposo dal lavoro nei campi, dedicato alle attività "ricreative" come la riparazione o costruzione di attrezzi e attrezzature, e in particolare la costruzione di cesti o i lavoretti d'intaglio del legno. Era un mese critico perchè nell'orto si riusciva a trovare poco o niente e l'unica frutta disponibile era quella conservata dall'autunno, mele, pere, castagne, noci e nocciole e le aspre nespole. E perciò latte, farina e uova costituivano la fonte primaria dell'alimentazione invernale.
E' la festa dedicata alla dea Brigid, la triplice dea del fuoco
FESTA DI IMBOLC
Mentre galoppano i destrieri della neve e la notte sembra senza fine,

nel chiuso delle capanne a bassa voce si preghi perché Brigid

dai tre volti benevola rinnovi nel suo grembo traccia di luce.

E quella moltiplicata tante volte risvegli fuoco nel cuore della terra

così che l’erba annerita dal ghiaccio superi la prova dell’inverno

e si rinnovi ai piedi degli agnelli –

poi ridestati gli alberi dormienti tornino ai brusii nella foresta.

E usciranno gli uomini dal chiuso
per intonare canti di vittoria
-liberate dal freddo le membra,
il buio annientato dall’azzurro.

(Fryda Rota)

I PRONOSTICI: L'ORSO DELLA CANDELORA

Un tempo era fondamentale riuscire a prevedere con precisione l'arrivo della primavera, per sapere quando iniziare le semine, e un proverbio così recita: "Candelora dell'inverno semo fora, ma se piove e tira vento, dell'inverno semo drento" Così se il 2 febbraio il tempo è brutto lo resterà per almeno un altro mese. Un perfetto barometro del tempo era l'orso della Candelora (in America e in Canada la marmotta) . Secondo la tradizione dell’Europa medioevale alpina, nella notte tra il primo e il due di febbraio, l’Orso (o in Piemonte il Tasso) si risveglia dal suo letargo invernale, ed osserva il cielo. Se lo trova “chiaro” (plenilunio) rientra nel suo giaciglio, perché l’inverno durerà ancora quaranta giorni. Se invece il cielo è “scuro” (novilunio), allora l’Orso uscirà dal suo riparo ad annunciare l’inizio della primavera. 
Nel Fenland (Inghilterra) nei primi di gennaio si celebra ancora oggi “Il giorno dell’Orso di Paglia” (Straw bear Day). Sebbene limitata a una piccola area ai confini della Huntingdonshire e Cambridgeshire con questa festa si celebra l’inizio dell’anno agricolo in Inghilterra. Un uomo coperto dalla testa ai piedi dalla paglia, va di casa in casa, per propiziare un buon raccolto con la danza dell’Orso, ricevendo in cambio denaro, cibo o birra. Più che orsi queste figure rivestite di paglia sembrano  spiriti del grano e spesso finiscono bruciate. 
I Carmina Gadelica, una raccolta di miti, proverbi e poemi gaelici di Scozia, raccolti e trascritti alla fine dell’800 dal folklorista scozzese Alexander Carmichael, riportano la seguente filastrocca:
“La mattina del Giorno di Bride
Il serpente uscirà fuori dalla tana
Non molesterò il serpente
Né il serpente molesterà me”
Il serpente appare come uno degli animali-totem di Brigit. In molte culture il serpente o drago è simbolo dello spirito della terra e delle forze naturali di crescita, decadimento e rinnovamento. 
Nel giorno di Bride il serpente si risveglia dal suo sonno invernale e i contadini ne traevano il presagio della fine imminente della cattiva stagione. Il serpente è uno dei molti aspetti dell’antica Dea della terra: la muta della sua pelle simboleggia il rinnovamento della Natura e anche la sua dualità 
Così da noi "i giorni della merla" sono per tradizione i giorni più freddi dell’anno e si ricavano pronostici: se i giorni della merla sono davvero freddi, la Primavera sarà bella; se sono caldi, la Primavera arriverà in ritardo. I giorni della merla non sono però ben delimitati possono essere gli ultimi tre giorni di Gennaio ma anche i primi tre di Febbraio. Ipotesi astruse e leggende sono sorte per giustificare il proverbio, la più diffusa risale al Medioevo e spiega il colore della livrea grigio cenere della merla (che si è sporcata con la fuliggine del camino dentro cui era riuscita a ripararsi per sopportare il gelo)

FONTE
http://www.sacred-texts.com/neu/celt/cg1/cg1074.htm

LE CERIMONIE D'INIZIAZIONE

La festa di Imbolc prevedeva molto probabilmente delle cerimonie di iniziazione per i bardi e per i giovani guerrieri, ovviamente non abbiamo conoscenza di tali cerimonie. Pure i riti più antichi celebrati dalle donne in onore a Brigid ci restano sconosciuti, e tuttavia la tradizione popolare ha tramandato gesti e parole che ancora oggi vengono ripetuti.

RITI TRADIZIONALI DI IMBOLC

I riti di Brigid celebrati a Imbolc ci sono stati tramandati dal folklore scozzese e irlandese. Nella festa celebrata in onore a Brigid le donne preparavano dei talismani: la croce di Brigid (ovvero la ruota solare), il mantello di Brigid, una striscia di stoffa che si lasciava fuori nella notte della festa per assorbire il potere della dea e che veniva poi utilizzata sia come protezione che nei rituali di guarigione, oppure una bambolina come la fanciulla del grano o ancora il letto di Bride, una sorta di culla in miniatura in cui si poneva l'effige stilizzata della Dea.
Brigida dal mantello, avvolgici,
signora degli agnelli proteggici,
custode del focolare, illuminaci,
sotto il tuo manto raccoglici
e rendici alla memoria

SLOINNTIREACHD BHRIDE
On Bride's Eve the girls of the townland fashion a sheaf of corn into the likeness of a woman. They dress and deck the figure with shining shells, sparkling crystals, primroses, snowdrops, and any greenery they may obtain. In the mild climate of the Outer Hebrides several species of plants continue in flower during winter, unless the season be exceptionally severe. The gales of March are there the destroyers of plant-life. A specially bright shell or crystal is placed over the heart of the figure. This is called 'reul-iuil Bride,' the guiding star of Bride, and typifies the star over the stable door of Bethlehem, which led Bride to the infant Christ. The girls call the figure 'Bride,' 'Brideag,' Bride, Little Bride, and carry it in procession, singing the song of 'Bride bhoidheach oigh nam mile beus,' Beauteous Bride, virgin of a thousand charms. The 'banal Bride,' Bride maiden band, are clad in white, and have their hair down, symbolising purity and youth. They visit every house, and every person is expected to give a gift to Bride and to make obeisance to her. The gift may be a shell, a spar, a crystal, a flower, or a bit of greenery to decorate the person of Bride. Mothers, however, give 'bonnach Bride,' a Bride bannock, 'cabag Bride,' a Bride cheese, or 'rolag Bride,' a Bride roll of butter. Having made the round of the place the girls go to a house to make the 'feis Bride,' Bride feast. They bar the door and secure the windows of the house, and set Bride where she may see and be seen of all. Presently the young men of the community come humbly asking permission to honour Bride. After some parleying they are admitted and make obeisance to her.
Much dancing and singing, fun and frolic, are indulged in by the young men and maidens during the night. As the grey dawn of the Day of Bride breaks they form a circle and sing the hymn of 'Bride bhoidheach muime chorr Chriosda,' Beauteous Bride, choice foster-mother of Christ. They then distribute fuidheal na feisde,' the fragments of the feast--practically the whole, for they have partaken very sparingly, in order to have the more to give--among the poor women of the place.
A similar practice prevails in Ireland. There the churn staff, not the corn sheaf, is fashioned into the form of a woman, and called 'Brideog,' little Bride. The girls come clad in their best, and the girl who has the prettiest dress gives it to Brideog. An ornament something like a Maltese cross is affixed to the breast of the figure. The ornament is composed of straw, beautifully and artistically interlaced by the deft fingers of the maidens of Bride. It is called 'rionnag Brideog,' the star of little Bride. Pins, needles, bits of stone, bits of straw, and other things are given to Bride as gifts, and food by the mothers.
Customs assume the complexion of their surroundings, as fishes, birds, and beasts assimilate the colours of their habitats. The seas of the 'Garbh Chriocha,' Rough Bounds in which the cult of Bride has longest lived, abound in beautiful iridescent shells, and the mountains in bright sparkling stones, and these are utilised to adorn the ikon of Bride. In other districts where the figure of Bride is made, there are no shining shells, no brilliant crystals, and the girls decorate the image with artistically interlaced straw.
The older women are also busy on the Eve of Bride, and great preparations are made to celebrate her Day, which is the first day of spring. They make an oblong basket in the shape of a cradle, which they call 'leaba Bride,' the bed of Bride. It is embellished with much care. Then they take a choice sheaf of corn, generally oats, and fashion it into the form of a woman. They deck this ikon with gay ribbons from the loom, sparkling shells from the sea, and bright stones from the hill. All the sunny sheltered valleys around are searched for primroses, daisies, and other flowers that open their eyes in the morning of the year. This lay figure is called Bride, 'dealbh Bride,' the ikon of Bride. When it is dressed and decorated with all the tenderness and loving care the women can lavish upon it, one woman goes to the door of the house, and standing on the step with her hands on the jambs, calls softly into the darkness, 'Tha leaba Bride deiseal,' Bride's bed is ready. To this a ready woman behind replies, 'Thigeadh Bride steach, is e beatha Bride,' Let Bride come in, Bride is welcome. The woman at the door again addresses Bride, 'A Bhride! Bhride thig a stench, tha do leaba deanta. Gleidh an teach dh’an Triana,' Bride! Bride, come thou in, thy bed is made. Preserve the house for the Trinity. The women then place the ikon of Bride with great ceremony in the bed they have so carefully prepared for it. They place a small straight white wand (the bark being peeled off) beside the figure. This wand is variously called 'slatag Bride,' the little rod of Bride, 'slachdan Bride,' the little wand of Bride, and 'barrag Bride,' the birch of Bride. The wand is generally of birch, broom, bramble, white willow, or other sacred wood, 'crossed' or banned wood being carefully avoided. A similar rod was given to the kings of Ireland at their coronation, and to the Lords of the Isles at their instatement. It was straight to typify justice, and white to signify peace and purity--bloodshed was not to be needlessly caused. The women then level the ashes on the hearth, smoothing and dusting them over carefully. Occasionally the ashes, surrounded by a roll of cloth, are placed on a board to safeguard them against disturbance from draughts or other contingencies. In the early morning the family closely scan the ashes. If they find the marks of the wand of Bride they rejoice, but if they find 'long Bride,' the footprint of Bride, their joy is very great, for this is a sign that Bride was present with them during the night, and is favourable to them, and that there is increase in family, in flock, and in field during the coming year. Should there be no marks on the ashes, and no traces of Bride's presence, the family are dejected. It is to them a sign that she is offended, and will not hear their call. To propitiate her and gain her ear the family offer oblations and burn incense. The oblation generally is a cockerel, some say a pullet, buried alive near the junction of three streams, and the incense is burnt on the hearth when the family retire for the night.
tratto da qui in Carmina Gadelica, Alexander Carmichael

LA CANDELORA

La festa della Candelora (dal tardo latino "candelorum", per "candelaram", benedizione delle candele) era celebrata nella Chiesa romana il 2 di febbraio in ricordo della presentazione di Gesù al tempio e della purificazione rituale di Maria (per gli ebrei, dopo il parto di un maschio, la madre era considerata impura per un periodo di 40 giorni): avendo la Chiesa romana stabilito la Nascita di Gesù al 25 dicembre, la festa finì per coincidere con il mese dedicato nella Roma pagana a Iunio Februata (Giunone purificata). In Francia si dice La Canelière, in Bretagna Candlemas, in Germania Lichtmesse e in Italia Candelora.
Durante la festa si portavano candele e torce accese in solenne processione, alle quali a partire dall’XI secolo si aggiunse la benedizione delle candele per gli altari e per i fedeli. I ceri benedetti erano distribuiti durante la benedizione pasquale delle case  (e si ricambiava con le uova) e venivano accesi per invocare la benevolenza divina, durante i violenti temporali, nell'attesa di una persona che non tornava o che si pensava fosse in grave pericolo, accanto ad un moribondo, durante le epidemie o i parti difficili.  
Dal Vangelo di Luca 2,22-40
E quando furono giunti i giorni della loro purificazione, secondo la legge di Mosè, lo portarono a Gerusalemme per presentarlo al signore “Ogni primogenito maschio sarà consacrato al Signore” sta scritto, e per offrire il sacrificio prescritto dalla Legge del Signore, d’un paio di tortore o di due piccioni.
Ancora nel Medioevo la cerimonia di purificazione della puerpera avveniva con la conduzione in chiesa della donna che indossava il suo abito da sposa ed entrava in chiesa reggendo una candela accesa, il sacerdote che l’accoglieva le faceva il segno della croce, la benediva con l’acqua santa e recitava un salmo poi la invitava dicendo :”Entra nel tempio di Dio, adora il Figlio della santa Vergine Maria, che ti ha concesso la benedizione di essere madre
Fino a quando la cerimonia non veniva celebrata, la donna era considerata impura e non poteva fare il pane e servire il cibo.
"La mattina si fa la benedizione delle candele, che si distribuiscono ai fedeli, la qual funzione fu istituita dalla Chiesa per togliere un antico costume dei gentili, che in questo giorno in onore della falsa dea Februa con fiaccole accese andavano scorrendo per le citta', mutando quella superstizione in religione e pieta' cristiana". Da "Lunario Toscano" 1805
I romani pagani festeggiavano alle calende di febbraio Giunone purificata (guarda caso protettrice delle partorienti) e la Giunone Salvatrice andando in giro per la città con torce accese affinchè il fumo purificasse l'aria. 

ATTIVITA' A IMBOLC

Fare e accendere candele, fare il sapone, piantare bulbi, preparare da sole il burro, lo yogurth o del formaggio fresco. Cucinare il pane dandogli la forma di treccia, o meglio ancora le crepes che in Bretagna sono tradizionali della Candelora, e si preparano nella Francia nord occidentale con la farina di grano saraceno (galette). In Piemonte sono tradizionali delle cialde molto simili alle varianti bretoni chiamate variamente "miacce" nella Valsesia, "amiasc" nella Valle Vighezzo o "miassa" nel Canavesano. Più spesso queste "cialde" sono farcite con ripieni salati, ma non mancano le varianti dolci.
LE MIACCE DI SAN BIAGIO
“Stinchett”, “Runditt” e “Amiasc” sono i vari nomi con cui vengono chiamate nelle vallate ossolane queste cialde, ovvero un pane azzimo che si prepara, a seconda della ricetta locale, con farina di grano, grano saraceno oppure mais e acqua. L'importante è fare l'impasto il giorno prima e cuocerlo su dei ferri arroventati (detti variamente "testi", cocci") o sulla pietra ollare (tipica delle valli ossolane). La sottile sfoglia così cotta si imburra per bene (con burro di malga) si sala e si piega in quattro per mangiarla con le mani.
Ricette simili sono state trovate anche in Sardegna e in Bretagna, e si può pertanto pensare ad un’antica origine celtica. Del resto la preparazione è antichissima, perchè per ottenere il primo pane probabilmente si schiacciarono i chicchi tra due pietre e con l'aggiunta di acqua si cossero in strati sottili su delle pietre piatte poste sul fuoco. 
Beltane.
La festa celtica del Maggio.


La primavera era per gli uomini antichi la stagione degli accoppiamenti rituali, delle nozze sacre in cui il Principio maschile e quello femminile si mescolavano per propiziare la fertilità. Per i Celti la Primavera aveva inizio a Imbolc, la festa che si trova a metà tra il Solstizio d'Inverno e l'Equinozio di Marzo, e con la festa di Beltane aveva inizio l'Estate! 

BEL E BELISAMA

Beltane significa letteralmente “fuoco di Bel”: è la festa del dio Bel o Beleno – Belino, Belano dio solare e luminoso, divinità venerata in Irlanda e nella Gallia. Il suo culto probabilmente risale all'epoca del megalitismo ed è una delle divinità più antiche, dio pastore, guaritore e protettore delle acque termali. Una divinità pan-celtica associata sia al fuoco che all'acqua, il dio della Rinascita.
PREGHIERA AL DIO BEL
Bel, dio luminoso, per te

alti brillano i fuochi

-per te, che reggi forza

vitale e trovi risposte

anche quando rimangono

le domande prigioniere
strette in spirali
di intenzione. Rimuoverai
se lo vuoi il dolore
dai corpi stremati:
è il tuo potere onda
benigna. Si erigano
per Bel lapidi votive:
là sciameremo in cerca
di rifugio quando si oscuri
il cielo profanato.

(Fryda Rota)
La Festa del Fuoco


La festa di Beltane  è chiamata in Irlanda la "na Beal tina" ossia il "giorno del fuoco di Beal", il falò è un incantesimo solare che rappresenta e assiste il sole, è il sole che risplende in tutta la sua forza: gli animali passavano tra dei grandi fuochi per essere purificati e benedetti, così si preservavano dalle malattie e si proteggevano dagli scherzi del Piccolo Popolo. Anche le giovani coppie saltavano attraverso il fuoco e auspici si traevano dalle braci incandescenti. E' in occasione di questa festa o forse in quella del solstizio d'estate che Giulio Cesare racconta di aver visto grandi figure di vimini bruciare con dentro delle vittime umane sacrificali (uomo di vimini, the wicker man).
Strabone, Geographica IV, 4, 198, 5  .. costruivano colossi di paglia e di legno, dove buttavano bestiame, animali selvatici ed esseri umani, che venivano arsi insieme.
Anche l'acqua riceveva maggior potere dal sole di Beltane. Si facevano pellegrinaggio alle sorgenti sacre e con l’acqua della sorgente si aspergevano i campi per favorire la pioggia. 
Il primo maggio non valeva la regola dell'ospitalità e se un vicino o un estraneo (avrebbe potuto essere una fata) chiedeva del fuoco, o del burro o anche una tazza d'acqua veniva guardato con sospetto perché di certo aveva cattive intenzioni. Per questo i pozzi erano sorvegliati dai contadini per tutta la notte della Vigilia. In Irlanda l'acqua del pozzo e il fuoco del focolare non erano mai chiesti o dati alla vigilia del Maggio, la prima acqua presa dal pozzo dal legittimo proprietario nel giorno di Maggio portava fortuna, protezione e guarigione. Se era rubata invece si portava via anche la buona sorte.
Ci si rotolava nell'erba per trarre beneficio dalla rugiada di maggio, nella convinzione che facesse bene alla pelle le ragazze la raccoglievano in un barattolo di vetro per usarla come tonico di bellezza  


La Festa della Fertilità

Un rituale celtico che doveva essere tipico a Beltane era quello della Caccia d'Amore, in cui la Regina del Maggio ossia la Dea Fanciulla, dea della Primavera incoronata dal biancospino e il Re del Maggio, l'Uomo Verde, il signore del Bosco Sacro, si univano per rinnovare la vita e la fertilità della Terra; in epoca medievale e per i paesi anglosassoni essi vennero rappresentati da Lady Marian e Robin Hood (Greenwood marriage). Nelle ballate celtiche è sempre a Maggio che le fanciulle sentono il richiamo del corno dell'elfo o si avventurano nei boschi per cogliere rose!!
La consuetudine è documentata ancora nella Scozia settecentesca, e nel Medioevo non era insolito assistere a questo rituale: i ragazzi vestiti di verde come elfi dei boschi si avventuravano nel green wood ossia il bosco sacro, suonando un corno di modo che le ragazze potessero trovarli: fare sesso nella notte di Beltane aiutava i campi ad essere fertili e quindi era di buon auspicio per il raccolto futuro. I nati da questa unione erano i merry-begot, i benvoluti, perché figli degli dei e nessuno del villaggio osava fare loro del male. 
La tradizione di nominare la regina del Maggio è perdurata fino a tutto l'Ottocento e in più in generale si eleggeva la Coppia Sacra che apriva la processione della questua primaverile con il ramo del Maggio. Nel Monferrato la coppia era rappresentata simbolicamente dagli "sposini" ovvero due ragazzi di sesso opposto di 12 anni circa vestiti da sposi. 

Il Palo del Maggio

L'alternativa "allegorica" alla caccia d'amore era invece la danza intorno al Palo del Maggio: un rito della fertilità in chiave arborea (le ghirlande infilate su un palo, sono un'evidente allusione alla sessualità e quindi alla fecondità della vegetazione) che è rimasto nelle tradizioni rituali del mondo contadino si può dire fino ai nostri giorni 

Credenze e Rituali

Tra le tante credenze e i rituali del 1° maggio è

 curiosa questa divinatoria: uscire prima
dell'alba e prendere la prima lumaca che si

 trova. Mettere la lumaca su un piatto cosparso

 di farina e lasciare una foglia di cavolo: nella

 sua deambulazione la lumaca scriverà il nome

 del futuro sposo! 
Le erbe raccolte prima del sorgere del sole nel giorno del Maggio hanno migliori proprietà curative specialmente per curare le verruche. Quando la produzione del burro era un procedimento casalingo effettuato con la zangola, il primo burro prodotto con il latte del 1° maggio era considerato il migliore per preparare unguenti e pomate. 
Un'altra usanza della vigilia era quella di sferzarsi con le ortiche e i bambini potevano andare in giro correndo con un mazzo di ortiche per colpire i compagni o i malcapitati passanti; il loro compito era quello di raccogliere i germogli delle ortiche da riportare a casa per la dispensa della cucina.  

Le Ricette

In omaggio al risveglio della natura 
il primo maggio si mangiano cibi verdi: pane
 con prezzemolo, insalate e frittate di erbette,
 spinaci, piselli, finocchi, mele verdi
 accompagnati da uno spumeggiante sidro di
 mele. 
Il Pane di Beltane 

Dalle testimonianze riportate da JamesFrazer in merito ai Fuochi di Beltane apprendiamo che ancora nel Settecento in Scozia era d'uso preparare un bonnach bea-tine ossia il Bannock di Beltane una specie di pane piatto a base di farina d'avena e cotto sulla pietra. La caratteristica di questo pane non lievitato è la sua facilità di preparazione perché è cotto sulla pietra (ovvero su una piastra in ghisa): nel tempo si è finito con l'aggiungere un po' di lievito (o bicarbonato) e strutto (o olio). In Italia la piadina romagnola fatta con la farina di grano e stesa sottile con il mattarello è l'equivalente del Bannock scozzese.

Sempre con lo stesso nome di Bannock vengono chiamate anche delle focaccine dolci fatte lievitare e arricchite con zucchero e uva sultanina, molto probabilmente sono le antenate degli scones!
L'ortica in tavola

Nota erba depurativa e disintossicante fin dall'antichità, l'ortica era utilizzata nella preparazione delle zuppe nel mese di Maggio. Nell'antica Roma l'ortica era un afrodisiaco comune. I suoi semi venivano usati per tutti i filtri d’amore. I monaci medievali conoscevano le proprietà curative dell'ortica per lenire i dolori reumatici. I germogli di maggio (le foglie più tenere) si preparano in insalata leggermente scottati (la cottura elimina l'acido formico e urticante), mescolati con gli spinaci (perché no anche questi selvatici) in frittata o zuppa, o nel solito risotto (iniziando come base con un soffritto-stufatura di cipolle o porri e qualche manciata di foglie d'ortica tagliate a striscioline)

Attività





Il Cerchio della Luna propone per Imbolc una serata aperta di celebrazione biodanzante

Intorno al 21 giugno il sole celebra il suo trionfo, in quello che è il giorno più lungo dell'anno, ma che allo stesso tempo, rappresenta l'inizio del suo declino.
Infatti, dopo il Solstizio d'Estate, le giornate iniziano lentamente ma inesorabilmente ad accorciarsi fino al solstizio d'inverno, in quella che è la fase "calante" dell'anno.
Solstizio deriva dal latino solstat, "il sole si ferma", e, infatti, pare quasi che il sole indugi un po' in questa posizione prima di riprendere il suo cammino discendente. Il sole raggiunge la sua massima declinazione positiva rispetto all'equatore celeste, per poi riprendere il cammino inverso: inizia l'estate astronomica.

E' tempo in cui possiamo ricevere il massimo della potenza solare: la mistica forza che unisce cielo e terra è ora più forte.
Questa verità era conosciuta dagli antichi popoli che pare fossero a conoscenza del fatto che le "ley lines", le misteriose linee energetiche che solcano la superficie terrestre aumentano la loro carica energetica tramite la potenza solare. Anche monumenti come menhir, dolmen e cerchi di pietre erano forse focalizzatori artificiali del sistema energetico terrestre.
I cristalli possono essere potentemente caricati al solstizio e siccome il granito dei megaliti di Stonehenge contiene una grande quantità di quarzo, questo cerchio si attiva al Solstizio, generando un forte campo energetico. Non a caso la cerimonia del Solstizio d'Estate è la festa più elaborata e più famosa compiuta dai moderni ordini druidici, che la celebrano ogni anno appunto a Stonehenge (nel 1999 sono ripresi i rituali dopo una sospensione di dieci anni decretata nel 1988 dalle autorità britanniche per motivi di ordine pubblico).

Il Neo-Druidismo chiama il Solstizio d'Estate Alban Heruin, "Luce della riva". Infatti, la festa è al centro dell'anno, al suo volgere, così come la spiaggia è il luogo d'incontro di mare e di terra dove i due confini si uniscono. Nelle tradizioni antiche la "terra" era la zona astronomica al di sopra dell'equatore celeste e l' "acqua" quella inferiore. Il sole trovandosi nel loro punto d'incontro è come sulla riva del mare.

Mazzetti di erbe collocati sotto il cuscino favoriscono i sogni divinatori: le erbe giocano un ruolo di primo piano nelle tradizioni solstiziali e di San Giovanni. Si raccolgono piante aromatiche da bruciare sui falò solstiziali, piante che danno poco fumo e hanno un buon aroma, come timo, ruta, maggiorana. È comune credenza che moltissime piante raccolte in quest'epoca abbiano poteri quasi miracolosi.
Il vischio è una pianta solstiziale molto importante nella tradizione celtica: secondo lo scrittore romano Plinio pare che gli antichi Druidi raccogliessero questa pianta con un falcetto d'oro, strumento che univa la forma lunare al metallo solare. I rami di vischio al Solstizio d'Estate assumono un aspetto dorato, il famoso Ramo d'Oro dei miti.
Il sambuco tagliato la vigilia del Solstizio, sanguina nelle leggende britanniche.
Il seme di felce permetteva di trovare tesori nascosti, mentre il leggendario fiore di felce (che non esiste, al pari del seme, in quanto la felce è una pianta pteridofita, cioè che si riproduce tramite spore) rendeva invisibili i suoi fortunati raccoglitori.
In tutti i paesi europei si raccolgono erbe ritenendole impregnate di miracolose virtù: la verbena porta prosperità, mentre l'artemisia sacra ad Artemide sorella di Apollo, protegge dal malocchio.
Si riteneva in particolare che l'energia solare si raccogliesse in fiori come la calendula o l'iperico, la miracolosa "erba di San Giovanni".

Proprio tutte queste virtù magiche che terapeutiche attribuite alle piante, spiegano l'abbondare di leggende riguardanti coloro che più di ogni altra persona conoscevano le erbe magiche: le streghe.
L'usanza antica di certe donne di recarsi nude a raccogliere erbe ricorda antichi riti in cui le donne andavano nude nei campi per propiziare il raccolto, spesso danzando. Forse dietro le storie dei raduni di incantatrici e di fattucchiere nella notte di mezza estate, si cela anche il ricordo dei riti solstiziali celtico-germanici intorno ad un albero (il noce di Benevento!) o delle feste licenziose in onore della dea Fortuna nell'antica Roma che si tenevano appunto il 24 giugno: ricchi e poveri, liberi e schiavi, accorreva ai templi, banchettava e danzava.
Fortuna è la Dea della casualità assoluta, del caos benefico e rigeneratore. La somiglianza di queste feste con i Saturnali del Solstizio d'Inverno fanno del Solstizio Estivo una sorta di capodanno o di carnevale, un periodo "caotico" in cui il cosmo si rinnova e si ricrea, con conseguente rimescolamento dei ruoli sociali e capovolgimento delle norme morali. In questo benefico caos assumono rilievo i due elementi primordiali del fuoco e dell'acqua, contrapposti ma pur sempre complementari, dove il primo simboleggia i poteri della divinità maschile e la seconda quelli della divinità femminile (o, se si preferisce il Sole e la Luna).

L'acqua del Solstizio d'estate è direttamente collegata alla luna e al segno del Cancro: significativamente il glifo di questo segno zodiacale è composto da due segni spiraliformi che si oppongono in un simbolo simile allo Yin-Yang orientale, forse indicanti le due metà dell'anno che ora si incontrano.
Nelle celebrazioni solstiziali l'acqua è rappresentata dalla rugiada o "guazza di San Giovanni", cui sono attribuiti poteri miracolosi: fare ricrescere i capelli, ringiovanire la pelle o addirittura propiziare la fertilità. Non era raro che molte giovani donne si bagnassero nude nei prati con la magica rugiada la notte di San Giovanni.

Il fuoco viene simboleggiato dai falò accesi un po' ovunque in Europa nella notte solstiziale. Sono simboli solari e accenderli significa rafforzare l'energia dell'astro che d'ora in avanti va declinando. Un'altra interpretazione esalta il loro valore purificatorio, con cui vengono scacciati gli spiriti maligni e le malattie. Non bisogna dimenticare infatti che in questo periodo caotico, di "passaggio", così come gli esseri umani hanno libero accesso a regni e poteri soprannaturali, così anche le entità malefiche possono vagare indisturbate per il nostro mondo.
Nel folklore nord-europeo la vigilia di San Giovanni è una delle tre "notti degli spiriti" insieme alle vigilie di Calendimaggio e di Halloween/Samhain. Ad ogni modo tutte le tradizioni popolari europee vedono l'accensione di fuochi sulle colline, processioni notturne con fiaccole e ruote infuocate gettate lungo i pendii.
Si danza intorno ai falò e si salta sulle fiamme quando queste si abbassano.

In Scandinavia il falò del Solstizio era il "fuoco di Baldur". Baldur, figlio di Odino, era il giovane dio che veniva ucciso nel fiore degli anni e probabilmente nell'antichità si sacrificavano uomini per rappresentarne la morte. Forse Baldur era uno spirito della vegetazione, lo spirito della quercia celebrato da alcuni miti nordici e celtici. Infatti, le leggende narrano di una lotta eterna tra due opposte divinità, il Re della Quercia e il Re dell'Agrifoglio, dove il primo rappresenta il Dio dell'anno crescente (cioè della metà dell'anno in cui la luce solare prevale sulle tenebre notturne) e il secondo raffigura il Dio dell'anno calante (la metà dell'anno in cui la notte prevale sul giorno).
Se in inverno era il Re dell'Agrifoglio a soccombere, a Litha-Casmaran era il Re della Quercia a dover cedere di fronte all'avversario. E questo spiega perché i fuochi solstiziali erano alimentati con legno di quercia... la quercia fiorisce intorno a Casmaran e segna il passaggio tra anno crescente e anno calante.
La morte estiva del Re della Quercia aveva varie forme: bruciato vivo, accecato con un ramo di vischio o crocifisso su una croce a T.

L'idea di due divinità o di due re che combattono eternamente tra loro appare in molte culture. Ma se nelle mitologie più antiche il signore abbattuto risorgeva ogni anno, in modo che la luce e l'oscurità regnassero in equilibrio tra loro, in tutti questi miti più tardi, probabilmente per influenza dei culti solari legati alla regalità, la vittoria dei personaggi "luminosi" è sempre definitiva e la morte di quelli “oscuri” senza appello.
Nelle leggende riguardanti il duello eterno dei due re appare spesso una figura femminile che rappresenta la Dea, la quale non combatte, non si schiera e non soccombe ma costituisce un perno immobile tra le due figure, simbolo della Morte in Vita.
Infatti, anche se ora la terra è esuberante nella sua fertilità, è pur sempre uno zenith transitorio in cui la Natura presiede alla morte del Re della Quercia e all'insediamento del suo oscuro ma necessario gemello.

Litha (dal nome della dea sassone del grano affine a Demetra e a Cerere ) rappresenta anche il ciclo agricolo incentrato sui cereali. Nelle Isole Britanniche questo ciclo venne narrato nella storia di John Barleycorn (lo spirito dell'orzo) che vive dalla semina fino al momento della sua morte ad opera della falce, ma che poi rinasce dal suo stesso seme, in un ciclo senza fine ma con momenti ben definiti, caratterizzati da celebrazioni rituali. In questo ciclo il Dio muore e discende agli inferi dove la Dea della Terra lo soccorre e lo fa rinascere.

Litha non è una festa di carattere esclusivamente maschile: nella celebrazione del Solstizio d'Estate è uso onorare sia il Dio che la Dea.
Pare che in questo periodo i culti relativi alla Dea Diana, divinità strettamente legata alla luna, entrassero in grande fermento. Ad essa ed alle altre dee lunari era associata infatti la famosa rugiada che si raccoglieva all'alba del Solstizio d'Estate, liquido dalle grandi proprietà magiche.

Celebrare Casmaran - Litha

Possiamo raccogliere le erbe del solstizio e conservarle come portafortuna. La pianta sacra del solstizio d'estate è l'iperico. L'iperico raccolto a mezzogiorno del solstizio era capace di guarire molte malattie, mentre le radici raccolte a mezzanotte cacciavano via gli spiriti maligni. L'iperico era appeso sulle porte per proteggere le abitazioni dagli spiriti malvagi, e il suo nome greco hyperikon significa appunto "proteggere" o "sconfiggere un'apparizione".
Com'è nella tradizione bruciare nove ceppi nei fuochi di Beltane, è anche costume tirare 9 tipi di erbe nel fuoco di Litha. E sono: Iperico, Ruta, Verbena, Vischio, Lavanda, Timo, Finocchio, Piantaggine e Artemisia.

In tutta Europa si traevano (e forse ancora si traggono) presagi ad opera delle ragazze nubili per sapere se si sarebbero sposate ed eventualmente acquisire indizi sull'identità del futuro sposo. Ad esempio col piombo liquefatto nelle padelle s'individuava, tramite le forme assunte dal metallo, il mestiere del futuro sposo. Altri metodi utilizzavano la chiara d'uovo versata nell'acqua o le fave sbucciate.
In Galles per trovare la propria anima gemella si camminava intorno ad una chiesa nove volte e si metteva alla fine di ogni giro un coltello nella serratura del portone, dicendo: "Qui c'è il coltello, dove è il fodero?" Il simbolismo è evidente...
Usanze logiche se si pensa che la Natura, al massimo del suo rigoglio, favorisce tutto ciò che riguarda l'amore e la fertilità.

E' il giorno delle divinazioni e delle magie domestiche, dei piccoli e grandi riti protettivi legati all'elemento fuoco.
Per celebrare Casmaran possiamo fare cose molto semplici. Ad esempio alzarci all'alba e osservare il sole che spunta, meditando sulle sue qualità e sul suo destino: la massima forza coincide con l'inizio del suo declino.
Possiamo bagnarci con la rugiada solstiziale oppure accendere un piccolo falò nel nostro giardino la vigilia del solstizio e organizzare un piccolo festino con i nostri amici.
Ma possiamo anche celebrare ritualmente questo momento con una veglia che cominci a mezzanotte, in fondo è la notte più breve dell'anno!
All'aperto si può tenere acceso un piccolo fuoco oppure si possono accendere candele rosse o dorate, meditare sui significati di questa festa, ascoltare o suonare musica, leggere poesie, magari in compagnia dei nostri amici.
Al momento dell'alba possiamo salutare il sole dicendo:

"Salute a te Sole nel giorno del tuo trionfo!"

Sentiamo l'energia solare che pervade il mondo.
Possiamo fare offerte di vino e di dolci.


Fonti e riferimenti
http://digilander.iol.it/cortescontenti/feste2.htm" \l "casmaran"
http://digilander.iol.it/cortescontenti/feste2.htm#casmaranLitha
http://www.lollymagic.it/defaultxhtml/qs_Eventi/id_6/Solstizio+d'estate+(Litha).html



SOLSTIZIO D’ESTATE

Tra il 21 e il 22 giugno il sole "resta fermo" in cielo nel suo punto più alto (e ci resta per qualche giorno fino al 24) per poi iniziare il suo cammino discendente. E' per convenzione "il primo giorno d'estate" foriero del caldo di luglio e agosto, torrido alle latitudini mediterranee, appena alleviato dalle brezze marine o dai venticelli di montagna. Un momento significativo dell'anno celebrato nel mondo antico presso molti popoli, connesso con i simboli della porta e della luce solare. Strutture in pietra anche complesse furono erette da popolazioni del neolitico- età del bronzo e le loro connessioni con il movimento del sole e in particolare il solstizio d'estate sono ormai evidenti

Eppure poco si conosce del culto solare romanico-italico e ancor meno di quello celtico: alcuni studiosi sostengono che non si hanno prove certe dell'esistenza di feste celtiche durante i solstizi e gli equinozi. Così molte delle tradizioni di Beltane o di Lugnasad vengono traslate alla festa di mezz'estate.
Sono piuttosto i paesi scandinavi a celebrare ancora oggi la festa di Mezza Estate (Midsommar) con danze introno al palo decorato di fiori e erbe, tavolate all'aperto, bagni lustrali e notturni falò. In Italia invece si fa festa in nome di San Giovanni il Battista,  una festa a grande partecipazione popolare nella Roma di un tempo.

LA NOTTE DI SAN GIOVANNI NELLA ROMA DEL BELLI

La vigilia della festa, nella notte del 23 giugno, i romani si davano appuntamento in San Giovanni in Laterano per pregare il santo ma soprattutto per una festa profana in cui si beveva vino in abbondanza e si mangiava lumache, un cibo simbolico, una sorta di scongiuro per annullare le avversità rappresentate dai "cornini"; mangiarle con i parenti e vicini era un modo per cancellare i dissapori e i rancori.
La notte era accesa da fiaccole, lanterne e falò, risate e allegria si accompagnavano ai canti e balli sfrenati al suono di mandole e tamburelli, ma anche tanto rumore con campanacci, petardi e fuochi d'artificio per allontanare gli spiriti del male e le streghe.
Ci si gettava nella fontana per un bagno lustrale e ci s'infrattava nei cespugli: "ma la gente esagerava, e i giovani non si limitavano a gettarsi nudi nelle fontane. Fin dal 1753 l’autorità ecclesiastica aveva proibito, ma senza risultati, "a qualsiasi persona dell’uno o dell’altro sesso, che in detta notte veruno ardisca accostarsi alle vasche, ai rigagnoli, alle fontane, togliendosi le brache ed accucciandosi sull’erba, pena gli uomini tre tratti di corda da darsi in pubblico e scudi 50 di multa, e per le donne tre colpi di frusta a posteriori in pubblico, e sia per gli uni come per gli altri senza alcuna remissione".
Ma con la scusa di andare alla salita degli Spiriti, appena fuori porta, i giovani e le coppie di fidanzati andavano "per fratte" a sbaciucchiarsi o ad accoppiarsi. "Sotto lo specioso pretesto di prendere il bagno, uomini e donne unitamente, si recano fuori le porte, in luoghi reconditi, celandosi tra i cespugli o dietro le siepi, e liberamente compiono atti osceni…" (da un editto del Cardinal Vicario, 1744).

Il "baccanale" finiva all'alba con lo sparo del cannone di Castello, il Papa celebrava la messa nella Basilica assiepata da autorità religiose e politiche e si affacciava alla loggia per dare la benedizione e per gettare monete d'oro e d'argento sul popolino.
 La festa del 24 giugno vista da Ettore Roesler Franz per la serie Roma sparita, la Roma di fine Ottocento, un acquerello che ne riunisce tutti i simboli: fiaccole e petardi, l'acqua e sullo sfondo e perfino la bandiera tricolore dell'Italia risorgimentale.

LE TRADIZIONI CONTADINE

Nella notte della vigilia di San Giovanni, la notte più breve dell'anno, in tutte le campagne del Nord Europa l'attesa del sorgere del sole era (è ?) propiziata dai falò accesi sulle colline e sui monti, poiché da sempre, con il fuoco, si mettono in fuga le tenebre con le tenebre e con esse gli spiriti maligni, le streghe e i demoni vaganti nel cielo. Attorno ai fuochi si danzava e si cantava, e nella notte magica avvenivano prodigi : le acque trovavano voci e parole cristalline, le fiamme disegnavano nell'aria scura promesse d'amore e di fortuna, il Male si dissolveva sconfitto dalla stessa forza di cui subiva alla fine la condanna la feroce Erodiade, la regina maledetta che ebbe in dono il capo mozzo del Battista. Nella veglia, tra la notte e l'alba, i fiori bagnati di rugiada brillavano come segnali; allo spuntar del sole si sceglievano e raccoglievano in mazzi per essere benedetti in chiesa dal sacerdote. Bagnarsi nella rugiada o lavarsene almeno gli occhi al ritorno della luce era per i fedeli cristiani un gesto di purificazione prima di partecipare ai riti in chiesa.
La rugiada ricordava il battesimo impartito dal Battista nel Giordano, le erbe dei prati e dei boschi riproponevano l'austera penitenza di Giovanni nel deserto prima della sua missione di precursore del Messia. 
Anche in Valsesia ritroviamo l'usanza dei falò, del lavacro con la rugiada e della benedizione in chiesa del mazzo di erbe e di fiori. Conservate gelosamente in casa, portate all'alpeggio in estate - verso il quale da molti paesi si partiva la stesso giorno del 24 di giugno - le erbe benedette riconsacravano la baita di montagna lasciata l'anno prima mantenendo tra le famiglie dei pastori un legame con la sacralità della festa e del rito d'inizio d'estate. Al ritorno dall'alpe, quelle stesse erbe essiccate, unite ad un ramo di olivo e ad uno di ginepro, venivano bruciate nella stalla a protezione degli animali. Non a caso, dunque, il precursore di Cristo, rappresentato con l'Agnello mistico e vestito da eremita, pastore del deserto, fu assunto dai pastori come patrono privilegiato fino dai primi secoli cristiani.

LA FESTA IN SVEZIA


Il 21 giugno è un giorno in Svezia dedicato al contatto con la natura, una trasferta vacanziera nelle baite in riva al lago, nei borghi rurali e della costa per radunarsi intorno al palo rivestito di ghirlande (detto majstang) e dedicarsi acanti e balli popolari, per indossare i costumi tradizionali o quantomeno lecoroncine intrecciate con i fiori di campo, in particolare le margheritine bianche; il pic-nic all'aperto è d'obbligo con patate novelle e aringhe marinate, erba cipollina e panna acida, uova sode e fragole con la panna come dessert, innaffiato da tanta birra e seguito da innumerevoli cicchetti di grappa (la snaps). E' l'occasione per state in compagnia in allegria e cimentarsi in giochi campestri con tutta la famiglia come la corsa nei sacchi, il passa-passa o il tiro alla fune..
 

FUOCO E ACQUA

I riti agrari che si celebravano nell'antichità sono ancora praticati in Letgallia, regione agricola della Lettonia, piccola repubblica ex sovietica che si affaccia sul mar Baltico, l'ultimo lembo d'Europa ad essere cristianizzato nel XIII secolo. Il sole celebrato al solstizio si è fuso con san Giovanni, qui chiamato Janis, e il 23 giugno è festa nazionale della Lettonia. "Qui il santo imposto dalla Chiesa fu adattato alla tradizione locale: la festa della luce, al solstizio d’estate, c’era da molto prima che si parlasse di cristianesimo. In alcuni villaggi si fa ancora il 21 giugno, ma in genere la celebrazione è spostata al 23, festa nazionale di san Giovanni-Janis, senza che questa perda la sua origine pagana: tutti sanno che con il santo si festeggia in realtà il Sole"
Una cristianizzazione solo parziale del ceto dominante contrastata dai contadini devoti agli dei che continuarono a praticare la loro religione chiamata dallo storico lettone Ernests Brastinu agli inizi del Novecento Diev­turiba, da dievturis, coloro che ricevono Dievs (il Sole).
A Malpis, il 21 giugno la festa è incentrata sulla condivisione comunitaria di formaggio, pane, birra e fiori con unaprocessione che si snoda di casa in casa per portare auguri di salute e fecondità, per la famiglia come per il bestiame e i raccolti. La tappa finale è una grande quercia per lasciare libagioni e intonare canti. Sull'altura sarà acceso il falò che brucerà tutta la notte, in cui si gettano lecorone del solstizio dell'anno prima e si fanno offerte al fuoco, altre offerte sono poste su una zattera e lasciate alla corrente del fiume per Upes madre delle acque. Segue un bagno notturo nel lago con indosso la sola ghirlanda di fiori, intrecciata per l'occasione con fiori appena colti.  Viene incendiata una grande ruota e fatta rotolare dalla collina per propiziare abbondanza nei raccolti.

Una consuetudine ancora praticata dalle fanciulle è il lancio rituale della coroncina fiorita sulla grande quercia per conoscere l'anno delle future nozze: la corona deve restare impigliata tra le fronde ma tante volte ricade a terra altrettanti saranno gli anni di nubilato!
(Cattia Salto)

FONTI e APPROFONDIMENTO

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