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Re Artù:La verità oltre la leggenda

il Sabba delle streghe

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domenica 31 gennaio 2021

Imbolc: Rituali Tradizionali e Simbolismi legati alla Dea Brigid- (3a parte)


Imbolc: Rituali Tradizionali e Simbolismi legati alla Dea Brigid

 Il 1° e il 2 Febbraio si svolge il Sabba dedicato alla DEA BRIGID. LA TRIPLICE DEA DEL FUOCO PROTRETTRICE E PATRONA DEI POETI,DEI GUARITORI,E DEI FABBRI.COLEI CHE DETIENE IL SACRO FUOCO DELLA PURIFICAZIONE.


Nell’Europa Celtica, a Imbolc, la prima festa dell’anno, durante la quale si celebrava la fine del gelido Inverno, e l’inizio della Primavera si rendeva omaggio a Brigid, La Triplice Dea del Fuoco.
Brigid, è una delle più importanti Dee irlandesi, tanto che, nell'aspetto di Santa Brigida di Kildare, rimane ancor oggi la protettrice d'Irlanda.
Nella Tradizione Celtica Brigid, (o anche Brigii, Bridgit, Brig, Bridget, Brighid, nomi che cambiavano a seconda della zona compresa tra Irlanda, Scozia, Bretagna e Galles) veniva descritta come figlia del Dio Dagda e di Morrigan, sorellastra di Aengus,il DIO CELTICO DELL’AMORE,e rappresentata come una giovane donna,una guerriera che,ha raggiunto un perfetto equilibrio tra la femminilità e il potere. Il suo nome significa “LUMINOSA” Essa vieniva festeggiata il 1° Febbraio, a Imbolc,festa in cui si celebrava la fine dell’Inverno e l' arrivo della primavera.
Identificata come “LA TRIPLICE DEA” ma non in quanto fanciulla-madre-crona, bensì perché patrona delle Tre Arti: Guarigione, (aspetto questo che, la legava ai guaritori, Ispirazione, (che invece la legava ai poeti, e la Forgiatura, (che invece la legava ai fabbri)
Da notare come tutte e tre le arti traggano origine dall’azione del fuoco, il fuoco dell’ispirazione, il fuoco che forgia il metallo, il fuoco che guarisce,ma anche il fuoco della purificazione
E’ quindi il fuoco l’elemento che più di tutti si accosta alla Dea Brigid, infatti la radice “BREO” (FUOCO) sta appunto ad indicare il fuoco della fucina che si univa a quello dell’ispirazione artistica e dell’energia guaritrice.
Brigid è quindi la patrona delle arti e dei mestieri, entrambi simboleggiati dal fuoco che, la Dea tiene in mano in forma di torcia o come fiamma sopra la propria testa, e in quanto celebrata durante la festa di fine inverno le sue caratteristiche sono legate alla terra Irlandese che mostra i suoi verdi prati in occasione del disgelo.
Sotto legida di Brigit erano quindi i misteri druidici della guarigione, e di questo sono testimonianza le numerose “sorgenti di Brigit”. Diffuse un po’ ovunque nelle Isole Britanniche, alcune di esse hanno preservato fino ad oggi numerose tradizioni circa le loro qualità guaritrici. Ancora oggi, ai rami degli alberi che sorgono nelle loro vicinanze, i contadini appendono strisce di stoffa o nastri a indicare le malattie da cui vogliono essere guariti.
La tradizione cristiana in Irlanda non poté cancellare la forte devozione verso gli antichi Dei, perciò ne assorbì le caratteristiche.
Cristianizzata come Santa Bridget o Bride, come viene chiamata familiarmente in gaelico, essa venne ritenuta la miracolosa levatrice o madre adottiva di Gesù Cristo e la sua festa si celebra appunto l’1 febbraio, giorno di Santa Bridget o Là Fhéile Brfd.
Riguardo questa santa, di cui è tanto dubbia l’esistenza storica quanto certa la sua derivazione pagana, si diceva che avesse il potere di moltiplicare cibi e bevande per nutrire i poveri, potendo trasformare in birra perfino l’acqua in cui si lavava!
A Santa Bridget fu consacrato il monastero irlandese di Kildare, dove un fuoco sacro in suo onore, il FUOCO DELLA PURIFICAZIONE era mantenuto perpetuamente acceso da diciannove monache. Ogni suora a turno vegliava sul fuoco per un’intera giornata di un ciclo di venti giorni; quando giungeva il turno della diciannovesima suora ella doveva pronunciare la formula rituale “Bridget proteggi il tuo fuoco. Questa è la tua notte”. Il ventesimo giorno si diceva fosse la stessa Bridget a tenere miracolosamente acceso il fuoco. Il numero diciannove richiama il ciclo lunare metonico che si ripete identico ogni diciannove anni solari.
Inutile ricordare come questa usanza ricordasse il collegio delle Vestali che tenevano sempre acceso il sacro fuoco di vesta nell’antica Roma, ma più probabilmente la devozione delle suore di Kildare si ricollega alle Galliceniae, una leggendaria sorellanza di druidesse che sorvegliavano gelosamente il loro recinto sacro dall’intrusione degli uomini e i cui riti furono mantenuti attraverso molte generazioni.
Allo stesso modo, nel monastero di Kildare solo alle donne era concesso di entrare nel recinto dove bruciava il fuoco, che veniva tenuto acceso con mantici, come ricorda Geraldo di Cambria nel 120 secolo. Il fuoco bruciò ininterrottamente dal tempo della leggendaria fondazione del santuario, nel 60 secolo, fino al regno di Enrico VIII, quando la Riforma protestante pose fine a questa devozione più pagana che cattolica.

Riti tradizionali di Imbolc, e simbolismi legati alla Dea Brigid 

La Bambola di Brigid

I riti di Brigid celebrati a Imbolc ci sono stati tramandati dal folklore scozzese e irlandese.
Durante la festa celebrata in onore a Brigid nelle Isole Ebridi (che forse devono il loro nome proprio a Brigit o Bride) le donne dei villaggi si radunavano insieme in qualche casa e preparavano un’ immagine dell’antica Dea, la vestivano di bianco, dopodiché ponevano un cristallo sulla posizione del cuore.

La Croce di Brigid

Altra usanza rituale simbolica riguardava la preparazione di una croce, la famosa CROCE DI BRIGID

Per proteggere la casa dai fairies (gli spiriti maligni) in Irlanda si fabbricava un amuleto-talismano in giunco, con dei rametti o paglia, è una croce,la famosa CROCE DI BRIGID, a quattro bracci con un nodo vincolante centrale, che agisce come una barriera che protegge dagli spirito del male. Nella forma più semplice si realizza un unico nodo centrale in quella più complessa dopo aver realizzato il primo nodo semplice si prosegue con la tecnica dell'intreccio continuando ad aggiungere gli steli (in genere a gruppi di tre) sia a destra che a sinistra e in alto e in basso.
La figura della ruota solare (che è simbolo appropriato per una divinità del fuoco e della luce); lo stesso giorno vengono bruciate le croci preparate l’anno prima e conservate fino ad allora.

Dopodiche viene recitata questa formula:

“Che la benedizione della luminosa Brigid sia su questa croce, su questa casa in cui è appesa e su chiunque la veda”…

La fabbricazione delle croci di Brigit deriva forse da un’antica usanza precristiana collegata alla preparazione dei semi di grano per la semina.

Il Letto di Bride

In Scozia invece,la vigilia di Santa Brigid le donne vestivano un fascio di spighe di avena con abiti femminili e lo deponevano in una cesta, che chiamavano IL LETTO DI BRIGID, CON A FIANCO UN BASTONE DI FORMA FALLICA,poi gridavano per tre volte “Brid è venuta, Brid è benvenuta!”, indi lasciano bruciare torce e candele vicino al “letto” tutta la notte.
Se la mattina dopo trovavano l’impronta del bastone nelle ceneri del focolare, ne traevano un presagio di prosperità per l’anno a venire. Il significato di questa usanza è chiaro: le donne preparavano un luogo per accogliere la Dea e invitano allo stesso tempo il potere fecondante maschile a unirsi a lei. Anche nell’isola di Man veniva compiuta una cerimonia simile, chiamata Laa’l Breesley. Nell’Inghilterra del Nord, terra dell’antica Brigantia, la ricorrenza veniva denominata “Giorno delle Levatrici”.

Il Mantello di Brigid

Altra usanza ancora riguardava il MANTELLO DI BRIGID
che riguardava la creazione di, una striscia di stoffa che si lasciava fuori nella notte della festa per assorbire il potere della Dea e che veniva poi utilizzata sia come protezione che nei rituali di guarigione.
Pratica a cui seguiva un’invocazione


Brigida dal mantello, avvolgici,
signora degli agnelli proteggici,
custode del focolare, illuminaci,
sotto il tuo manto raccoglici
e rendici alla memoria

Questi oggetti simbolici, confezionati con materiale vegetale, ci ricordano tra l’altro che la luce ed il calore sono indispensabili alla vegetazione che si rinnova in continuazione, anno dopo anno. Le spighe di avena (o grano, orzo, ecc.) usate per fabbricare le bambole di Brigit, provengono dall’ultimo covone del raccolto dell’anno precedente. Questo ultimo covone, in molte tradizioni europee è chiamato la Madre del Grano (o dell’Orzo, dell’Avena, ecc.) e la bambola propiziatoria confezionata con le sue spighe è la Fanciulla del Grano (o dell’Orzo, dell’Avena, ecc.). Si credeva cioè che lo spirito del cereale o la stessa Dea del Grano risiedesse nell’ultimo covone mietuto: come le spighe del vecchio raccolto sono il seme di quello successivo, così la vecchia divinità dell’autunno e dell’inverno si trasformava nella giovane Dea della primavera, in quella infinita catena di immortalità che è il ciclo di nascita, morte e rinascita. E Brigit rappresenta appunto la giovane Dea della primavera.

I Carmina Gadelica, una raccolta di miti, proverbi e poemi gaelici di Scozia, raccolti e trascritti alla fine dell’800dal folklorista scozzese Alexander Carmichael, riportano la seguente filastrocca:

“La mattina del Giorno di Bride
Il serpente uscirà fuori dalla tana
Non molesterò il serpente
Né il serpente molesterà me”

Il serpente appare come uno degli animali-totem di Brigit. In molte culture il serpente o drago è simbolo dello spirito della terra e delle forze naturali di crescita, decadimento e rinnovamento.
Nel giorno di Bride il serpente si risveglia dal suo sonno invernale e i contadini ne traevano il presagio della fine imminente della cattiva stagione. Il serpente è uno dei molti aspetti dell’antica Dea della terra: la muta della sua pelle simboleggia il rinnovamento della Natura e anche la sua dualità.

Infatti in gaelico “neamh” (cielo) è simile a “naimh” (veleno), provenendo entrambi dalla radice “nem”. La Vecchia Dea e la Giovane Dea sono la stessa persona! (nelle fiabe l’eroe che coraggiosamente bacia una vecchia megera si ritrova di fronte una bellissima fanciulla…)

Così da noi "i giorni della merla" sono per tradizione i giorni più freddi dell’anno e si ricavano pronostici: se i giorni della merla sono davvero freddi, la Primavera sarà bella; se sono caldi, la Primavera arriverà in ritardo. I giorni della merla non sono però ben delimitati possono essere gli ultimi tre giorni di Gennaio ma anche i primi tre di Febbraio. Ipotesi astruse e leggende sono sorte per giustificare il proverbio, la più diffusa risale al Medioevo e spiega il colore della livrea grigio cenere della merla (che si è sporcata con la fuliggine del camino dentro cui era riuscita a ripararsi per sopportare il gelo

Una leggenda

Un antico codice irlandese, il Libro di Lisrnore, riporta una curiosa leggenda. Si narra che a Roma i ragazzi usavano giocare ad un gioco da tavolo in cui una vecchia megera liberava un drago mentre dall’altra parte una giovane fanciulla lasciava libero un agnello che sconfiggeva il drago. La megera allora scagliava un leone contro la fanciulla, la quale però provocava a sua volta una grandine che abbatteva il leone. Papa Bonifacio, dopo aver interrogato i ragazzi e aver saputo che il gioco era stato insegnato loro dalla Sibilla, lo proibì.

La megera non è altro che la Vecchia Dea dell’Inverno sconfitta dalla Giovane Dea della Primavera. Essendo questa leggenda stata raccolta in un ambito culturale celtico, si può supporre che la Vecchia altri non era che la Cailleach a cui si contrappone Brigit. Il riferimento all’agnello è un altro simbolo del periodo di Imbolc, anche se i commentatori medievali lo considerarono l’emblema di Gesù Cristo.

In realtà è la Vecchia Dea che si rinnova trasformandosi in Giovane Dea, così come il Vecchio Grano diviene il nuovo raccolto.


fonti: Il Cristianesimo celtico e le sue sopravvivenze popolari, Jean Markale http://ontanomagico.altervista.org/imbolc.htm http://ontanomagico.altervista.org/giorno-orso.htm http://terreceltiche.altervista.org/straw-bear-day/ http://terreceltiche.altervista.org/the-frost-is-all-over/ pagina calendario pagano miti e leggende del mondo celtico http://www.sacred-texts.com/neu/celt/cg1/cg1074.htm

venerdì 22 gennaio 2021

Imbolc: Tradizione e Ritualità -(seconda parte)

Imbolc:

Imbolc: Tradizione e Ritualità
Imbolc come abbiamo detto,veniva celebrata dai Celti del emisfero Nord, alla Vigilia del 1° Febbraio, fino al 2.

Imbolc è una festività di tradizione Gaelica che,segna L’INIZIO DELLA PRIMAVERA. Posta a metà tra IL SOLSTIZIO D’INVERNO, E L’EQUINOZIO DI PRIMAVERA,ciò la rende di fatto,la prima festa della Primavera, quando spuntano i primi bucaneve e i crochi e quindi inizia a manifestarsi il rinnovamento della Natura.A Imbolc la vita riprende timidamente a rifiorire, sono gli agnelli nuovi nati (la luna piena di Febbraio) a stimolare la produzione di latte, simbolicamente sono i bambini generati a Beltane, sono i primi bulbi a spuntare dalla brulla terra. Per i contadini è il mese del riposo dal lavoro nei campi, dedicato alle attività "ricreative" come la riparazione o costruzione di attrezzi e attrezzature, e in particolare la costruzione di cesti o i lavoretti d'intaglio del legno. Era un mese critico perché nell'orto si riusciva a trovare poco o niente e l'unica frutta disponibile era quella conservata dall'autunno, mele, pere, castagne, noci e nocciole e le aspre nespole. E perciò latte, farina e uova costituivano la fonte primaria dell'alimentazione invernale.

Al tempo,i celti,durante questo momento di ricorrenza sacra,erano soliti indossare una corona di luci (o candele) per simboleggiare il ritorno della Dea al suo aspetto Maiden, proprio come il Dio Sole ha raggiunto la pubertà.

Per segnare questo giorno,ai giorni nostri invece,è usanza celebrarla accendendo una candela in ogni stanza della casa. Questo dà il benvenuto al sole nelle nostre vite,si tratta di un sabba di purificazione dopo la vita chiusa dell'inverno, attraverso il potere rinnovato del Sole. Imbolc è anche una festa della luce e della fertilità, una volta segnato da enormi fiamme, fiaccole e fuoco in ogni forma. 

Un’altra usanza, legata alle celebrazioni di Imbolc, e ai rituali di fertilità era “LUPERCALI” 

LUPERCALI:

I Luperci, sacerdoti di Fauno, correvano perle strade vestiti solo con una pelle di capra e con una frusta (anche essa fabbricata con strisce di pelle di capra) con la quale battevano le giovani spose per propiziarne la fertilità (e quindi la capacità di partorire).
La Chiesa, per combattere queste usanze, istituì processioni con candele, alle quali a partire dall’11° secolo aggiunse la benedizione delle candele per gli altari. Col nome di Candelora o Candlemas (nei paesi anglosassoni) è nota la festa cristiana del 2 febbraio, denominata “Presentazione del Signore al Tempio”. Ma è evidente che la nuova religione non ha potuto modificare il significato autentico della festa, un significato che è profondamente incarnato nella Natura e nello spirito umano.
Il legame della festa con le candele, la purificazione e l’infanzia, sopravvisse nell’usanza medievale di condurre le donne in chiesa dopo il parto a portare candele accese.

L’idea di una purificazione rituale in questo periodo è rimasta forte nel folklore europeo. Ad esempio le decorazioni vegetali natalizie vengono messe da parte e bruciate alla Candelora per evitare che i folletti che in esse si sono nascosti infestino le case.

Il concetto di purificazione è presupposto di una nuova vita: si eliminano le impurità del passato per far posto alle cose nuove. Alcuni gruppi neopagani europei festeggiano Imbolc accendendo candele che sporgono da una bacinella di acqua. Il significato è quello della luce della nuova vita che emerge dalle acque del grembo materno, le acque lustrali di Imbolc che lavano via le scorie invernali. Un antico detto celtico ricordava come fosse una buona cosa lavarsi mani e viso a Imbolc.

La pianta sacra di Imbolc è il bucaneve. E’ il primo fiore dell’anno a sbocciare e il suo colore bianco ricorda allo stesso tempo la purezza della Giovane Dea e il latte che nutre gli agnelli.

Celebrare Imbolc


Fisicamente, è opportuno praticare una dieta più leggera, dopo che i banchetti delle feste invernali e la forzata sedentarietà trascorsa al chiuso delle nostre case, hanno appesantito il nostro fisico. Possiamo anche decidere di fare una bella pulizia in casa! E’ utile purificare la nostra casa e il nostro corpo con il fumo dell’incenso: vanno benissimo anche i bastoncini di incenso profumati che si trovano ovunque in commercio. Scegliamo pure l’aroma che ci piace di più e lasciamo che il fumo sottile pulisca i nostri corpi energetici. Psicologicamente, è il momento di purificare la nostra mente dai cattivi pensieri e dai sentimenti inadeguati. Una bella pulizia mentale, che ci consenta di fare entrare in noi la luce della Natura rinnovata e di partecipare al risveglio del cosmo dalla lunga notte invernale.

Spiritualmente, può essere utile la celebrazione di piccoli rituali legati ai simboli della festa.

Qui di seguito vengono proposti tre riti che possono essere eseguiti per celebrare Imbolc.

Accendere una candela

Un rituale molto semplice può essere quello di accendere una candela bianca (colore di purificazione) dicendo “Accendo la fiamma di Brigit per illuminare il cammino della mia vita”.

Si mediti per un po’ di tempo sui significati della festa: sul nostro bisogno di purificazione, sulla necessità di abbandonare cose e aspetti della nostra vita che non ci piacciono più, sulle nuove cose che vogliamo portare nelle nostre esistenze.

Poi si porti la candela accesa nelle varie stanze della nostra abitazione, facendo il giro degli ambienti in senso orario (magicamente è la direzione propizia, che porta energia). Alla fine si spenga la candela dicendo “Spengo la fiamma di Brigit per farla vivere in me” e si visualizzi la luce della candela che entra in noi.

Festeggiare Brigid in una famiglia

Se si vuole compiere qualcosa di più tradizionale, gli uomini possono uscire dopo l’imbrunire della vigilia di Imbolc, per andare a raccogliere un dono per Brigit (pietra, conchiglia, penna di uccello) da riportare in casa. Le donne invece possono trascorrere la vigilia di Imbolc pulendo la casa e immaginando di ramazzare via le energie morte dell’inverno: la Vecchia dell’Inverno è cacciata fuori dall’uscio di casa con la scopa.

Poi, sempre le donne, con rametti raccolti in precedenza preparano un letto per Brigit dove depongono una bambola fabbricata con spighe tenute da parte per l’occasione, e danno il benvenuto alla Dea accendendo una candela bianca e meditando sulla nuova vita che sta tornando.

Anche gli uomini, ritornati in casa con il dono per Brigit possono accendere una candela bianca e meditare sul ritorno della luce e della buona stagione.

Accendere tre candele

Un rituale invece più complesso, che possono eseguire tutti, consiste nel procurarsi tre candele bianche, e disporle in un triangolo, con la punta rivolta verso nord. Nel centro del triangolo così disposto si pone un calice di acqua (simbolo della purificazione) o di latte (simbolo del nutrimento della nuova vita).

Dopo un breve rilassamento, seduti o in piedi, ci si muove verso la candela a nord, la si accende e si dice: “Signora dell’Inverno, ti dico addio, la tua stagione è terminata”. Si visualizzi il gelido potere dell’inverno che si allontana.

Dopo avere sostato un po’, ci si sposta alla candela di sud-est, la si accende e si dice “Signora della Primavera, ti offro un caloroso benvenuto, la terra è il tuo letto”. Si visualizzi il gioioso potere della primavera che si avvicina.

Dopo un po’ si va alla candela di sud-ovest, la si accende e si dice “Signora dell’Estate, presto io ti chiamerò e risveglierò il tuo amante”. Si visualizzi il potere ancora lontano della bella stagione, desideroso di nascere e pulsante di vita nel sottosuolo.

Quando ci si sente pronti, si va al centro del triangolo, si raccoglie il calice e si dice “Io bevo il potere della Triplice Dea. Possa questo potere diffondersi su tutta la terra per segnare la nascita della primavera”. Si beve dal calice e si immagina il potere che fluisce in noi, attraverso di noi per risvegliare la Natura.

A questo punto si può inserire qualche usanza ricordata in precedenza, cioè la fabbricazione del letto di Brigit o l’arsione delle decorazione vegetali delle feste invernali. Oppure si può semplicemente concludere la cerimonia andando a ciascuna delle candele, nell’ordine in cui sono state accese: si spengono dicendo mentalmente o ad alta voce “Va’ fuoco e caccia l’inverno, riscalda la terra e risveglia la primavera”.

Ovviamente in tutti questi piccoli rituali le parole delle formule possono essere adattate e se lo desideriamo, possiamo utilizzare brevi frasi che noi stessi avremo composto, secondo le nostre capacità e la nostra sensibilità.


fonti
[Tratto da libro ‘Feste Pagane‘]
Via: Il Cerchio della Luna

giovedì 21 gennaio 2021

IMBOLC : La Festa Celtica di Fine Inverno. La Festa della Purificazione - (prima parte)

Con la fine di Gennaio, nella Cultura Celtica, si va incontro alla fine dell'Inverno.
IMBOLC :
LA FESTA CELTICA DI FINE INVERNO. 
LA FESTA DELLA PURIFICAZIONE
La luce che è nata al Solstizio di Inverno comincia a manifestarsi all’inizio del mese di Febbraio: le giornate si allungano poco alla volta e anche se la stagione invernale continua a mantenere la sua gelida morsa, ci accorgiamo che qualcosa sta cambiando. Gli antichi erano molto più attenti di noi ai mutamenti stagionali, anche per motivi di sopravvivenza. Questo era il più difficile periodo dell’anno poiché le riserve alimentari accumulate per l’inverno cominciavano a scarseggiare. Pertanto, i segni che annunciavano il ritorno della primavera erano accolti con uno stato d’animo che oggi, al riparo delle nostre case riscaldate e ben fornite, facciamo fatica ad immaginare. 

Presso i Celti, i cicli stagionali erano ritenuti estremamente importanti, in quanto parte essenziale della loro esistenza, della loro vita, della loro cultura e religione.
Sovrapponendo la RUOTA DELL' ANNO CELTICA, al nostro moderno calendario, la prima ricorrenza che celebra la natura, e i suoi cicli di cambiamento e rinnovamento, cade il’1° Febbraio, e celebra la fine dell’inverno.
Il 1° Febbraio, nella Cultura Celtica, è dunque il giorno della Festa di Fine Inverno, una festa dedicata ai rituali di purificazione dei campi e della casa, e durante la quale, si celebrava IMBOLC

IMBOLC: ORIGINE STORICA

Imbolc, (pronuncia IMMOL’C) è un termine dall’origine incerta, la cui etimologia è oggetto di svariate controversie, infatti si ritiene che la parola, potrebbe avere molteplici significati.
Imbolc potrebbe derivare da Imb-folc, cioè “grande pioggia’ e in molte località dei paesi celtici questa data è chiamata anche “Festa della Pioggia” sia perché segna l’inizio della stagione delle piogge, e quindi è da riferirsi ai mutamenti climatici, sia perché appunto la pioggia, era vista come elemento di purificazione, che appunto purificava dalle impurità invernali, pratica rituale chiamata LUSTRAZIONE RITUALE, e che era volta a liberarsi appunto dalle scorie accumulate durante l’inverno.
Mentre Imbolg, ovvero ‘nel sacco” inteso come nel grembo, riferimento simbolico al grembo materno, che racchiude il risveglio della natura, il grembo di madre terra, è un termine che richiama anche ai semi che stanno germinando sotto la terra e che spunteranno appena arriveranno le prime piogge.
Invece Oimelc significa “nel latte” o lattazione delle pecore,(essendo questo il periodo in cui nascono i nuovi agnelli e verrebbe a dire anche i figli di Beltane)
Altro significato, se pur meno spirituale, e più materiale era riferito agli agnelli, nuova fonte di cibo e di ricchezza, che la previdenza della Natura e degli allevatori avrebbe fatto nascere all’inizio della buona stagione. L’allattamento degli agnelli garantiva un rifornimento provvidenziale di proteine. Il nuovo latte, il burro, il formaggio costituivano spesso la differenza tra la vita e la morte per bambini e anziani nei freddi giorni di Febbraio . 
Ambivolcios infine è un termine latino-gallico che significa "attorno al lavatoio" è sta a indicare l'antica cerimonia di purificazione mediante lavaggio o aspersione d'acqua (benedizione). Anche per gli antichi romani, febbraio era il mese preparatorio all'avvento della primavera, dedicato ai riti della purificazione dei campi e degli armenti e anche le case erano soggette a pulizie particolari..

Imbolc – L’Incanto del Latte

Imbolc è una delle quattro feste celtiche, dette “FESTE DEL FUOCO” perché l’accensione rituale di fuochi e falò ne costituiscono una caratteristica essenziale. In questa ricorrenza il fuoco è però considerato sotto il suo aspetto di luce, questo è infatti il periodo della luce crescente. Gli antichi Celti, consapevoli dei sottili mutamenti di stagione come tutti gli antichi popoli, celebravano in maniera adeguata questo tempo di risveglio della Natura. Non vi erano grandi celebrazioni tribali in questo buio e freddo periodo dell’anno, tuttavia le donne dei villaggi si radunavano per celebrare insieme la Dea della Luce (le celebrazioni iniziavano la vigilia, il 31 Gennaio, perché per i Celti ogni giorno iniziava all’imbrunire del giorno precedente).
Imbolc è il tempo delle Dee e delle Sacerdotesse custodi della Sacro Fuoco. La Fiamma di queste Antiche e potenti Dee è il Fuoco della purificazione e della rinascita, la scintilla divina che brucia e arde internamente donando Forza e Ispirazione. 
Esso è il Sacro Fuoco di vita e trasformazione che anticamente bruciava in ogni focolare: il cuore, l'anima pulsante di Amore che risiedeva in ogni casa e che veniva vegliato dalle donne che lì abitavano, garantendo Fortuna e Armonia.
Questa Fiamma doveva essere costantemente protetta, vegliata e ravvivata affinché rimanesse sempre accesa donando i suoi benefici influssi, e quindi sono numerose le testimonianze che ci raccontano di antiche Sorellanze custodi del Fuoco. Esse erano Vergini, nel senso più antico e vero del termine, guardiane della Sacra Fiamma, Donne libere, forti e armoniose. Sacerdotesse della Grande Dea , che potevano percepire all'interno del loro essere Femminile un sacro languore derivato da una profonda e intima congiunzione con il mondo naturale e con la Grande Dea primordiale dai mille volti e dai mille nomi, che donava loro uno stato di Gioia e magico Incanto, il quale si poteva paragonare proprio ad una dolce, pura e sacra Fiamma, che ardeva all'interno di loro stesse e che era l'Essenza e la Forza della loro antica magia Femminile.


FONTI
1 Febbraio – Imbolc, Festa di Purificazione
29 gennaio 2019Figlie della Madre )O(


S. Antonio Abate: Protettore degli Animali

SANT'ANTONIO ABATE:
IL SANTO PROTETTORE DEGLI ANIMALI.

S. Antonio Abate: protettore degli animali
Sant'Antonio Abate si festeggia il 17 gennaio,una ricorrenza che ha grande importanza in diverse città e paesi italiani,nei quali,il santo viene celebrato con grandi manifestazioni,preghiere,e con la tradizionale benedizione degli animali.
La festa di Sant'Antonio Abate è quindi un momento molto importante per tante comunità.
Avvolto nel mistero e nel misticismo,Sant'Antonio Abate nacque in Egitto,precisamente a Coma,attorno al 250 A.C.
Una delle tante leggende legate a Sant'Antonio
Abate,in quanto protettore degli animali, è che diede a questi ultimi la facoltà di parlare.
In varie zone d'Italia,infatti,oltre alla benedizione tradizionale,si ritiene che nella notte tra il 16 e il 17 Gennaio gli animali domestici acquistino la facoltà di parlare.
Curiosamente però,questo miracolo è di buon auspicio solo se non si ascolta quanto hanno da dirsi fra di loro.
Per il suo ruolo di protettore degli animali,S.Antonio Abate è solito essere rappresentato con svariati animali intorno a lui,tra cui cani,maialini,conigli,anatre,caprette, cavalli, asini e uccelli. 
Il culto di Sant’Antonio Abate fu molto sentito nell’antichità tanto che già all’epoca furono istituite delle vere e proprie cerimonie di benedizione degli animali (sia da stalla che cani e gatti). Un appuntamento che ancora oggi in alcune zone d’Italia viene mantenuto, proprio in occasione di questa data, il 17 gennaio (giorno di ricorrenza della morte di Sant’Antonio).

La LEGGENDA DEGLI ANIMALI PARLANTI.

Secondo antiche leggende, proprio durante la notte del 17 gennaio (e solo in questa occasione) agli animali veniva donata la facoltà di parlare. Durante queste ore la distanza tra uomini e animali si accorciava e i due mondi si trovavano ad essere incredibilmente vicini.
Sant'Antonio Abate è anche molto legato al carnevale,in alcuni luoghi infatti si considera che il carnevale cominci proprio il 17 Gennaio





Sono le di

Le feste celtiche

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