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Re Artù:La verità oltre la leggenda

il Sabba delle streghe

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domenica 23 settembre 2018

Ricerche e studi sulle Terre Celtiche dai tempi archeologici, passando per il Medioevo fino alle tradizioni dei nostri giorni


TERRE CELTICHE E MEDIOEVO
Studi e ricerche sulla musica, le danze e le tradizioni d'Europa
Ricerche e studi sulle Terre Celtiche dai tempi archeologici, passando per il Medioevo fino alle tradizioni dei nostri giorni

MITI E LEGGENDE DEL MONDO CELTICO
I Celti, che adoravano la Natura, popolarono la terra di spiriti, benevoli o malevoli. Essi credevano negli spiriti minori della vegetazione, gli spiriti del grano e della fertilità, tutti sopravvissuti nelle fate delle successive credenze popolari.
Se il Cristianesimo riuscì ad eliminare la venerazione delle divinità maggiori, ancora ai nostri giorni sono praticati antichi rituali di una religione della terra dura a morire, consistenti in offerte agli alberi, alle pietre, alle fontane e ai crocicchi, accensione di fuochi o candele, pronunciando incantesimi ad essi indirizzati, per venerare alberi, boschetti, pietre, fiumi e pozzi.

IL PANTHEON CELTICO
tratto da LA VITA RELIGIOSA di Devon Scott in "Il cerchio di fuoco. Leggende, folklore e magia dei Celti" Edizioni L'Età dell'Acquario, 2009

Tra le divinità più importanti proprie delle Isole Britanniche c'erano Dagda, padre di tutti gli dei, patrono dei Druidi, della scienza, del sapere sacerdotale, dio della vita e della morte; sua figlia Brigit, che proteggeva la poesia e la divinazione; 

Ogme, figlio di Brigit, dio dell'eloquenza, inventore della scrittura e della magia;

Diancecht, dio della salute, della giovinezza e della medicina.

Invece i Celti continentali adoravano Teutates, il dio del cosmo, dispensatore del soffio vitale, protettore dei padri di famiglia, dei capi, dei re;

Hesus, dio della guerra, che proteggeva i guerrieri, incarnava la vitalità maschile ed il seme fecondatore, e assumeva talvolta le sembianze di un grosso cane feroce;

Taranis, dio delle tempeste e delle acque, protettore della navigazione, i cui simboli erano il fulmine e la ruota;

 Maponos, dio del vigore giovanile e della medicina. 

I Galli avevano anche il culto di Belenus,
 dio della luce,

 e di sua moglie Belisama, dea del fuoco e della saggezza; 

inoltre veneravano Epona, protettrice dei cavalli e dei cavalieri, 

e Cernumno, il dio cornuto della caccia, protettore degli animali e dispensatore di abbondanza. 

Lugh era come il Mercurio romano, patrono delle arti presso tutti i Celti; gli fu dedicata la città di Lugdunum (Lione). 

Le attribuzioni degli dei maschili non erano fisse, ma cambiavano tra le varie tribù; per esempio, Teutates veniva indicato da alcuni come un equivalente celtico di Giove, da altri come Marte.
Per quel che riguarda le divinità femminili, molti studiosi sono d'accordo sul fatto che le innumerevoli dee dai nomi diversi altro non fossero che molteplici attribuzioni di un'unica dea: la Grande Madre Terra. 

Keridwen era la Dea Madre nella sua funzione di protettrice delle forze della natura, delle foreste, delle montagne;

 Rosmerta custodiva il focolare domestico, le tradizioni, le cose sacre;

 Idunna rappresentava il pensiero creatore, la conoscenza, le opere intellettuali;

 Danu (o Anu) aveva il volto della luna e regolava le maree e i flussi mestruali femminili;

 l'irlandese Morrigan (Branwen per i Celti continentali) era la regina delle battaglie, una donna-guerriera di grande valore e audacia.

L'ALTROMONDO CELTICO
Altrove è la terra della felicità eterna dove vivono gli uomini dopo la vita sulla terra: dove non ci sono peccati da espiare o buone azioni da premiare come per i Cristiani; dove vivere una vita piena e perfetta e non una non-vita come quella immaginata dai Greci e dai Romani. Altrove è anche la terra dove vivono gli antichi dei, ovvero è il Regno delle Fate.(Elfland).
Sebbene Altrove si raggiunga solo con la morte, alcune leggende e poesie celtiche narrano di poeti, eroi semi-divini o semplici visitatori che ci sono arrivati in vita, alcuni sono imram ovvero racconti di avventure per mari inesplorati, altri rientrano nel vasto tema popolare del rapimento fatato.
Così nella narrazione di Thomas of Erceldoune (Ercildoune) riportato nel Thornton Manuscript, (vedi) viene descritto un reame dell'abbondanza dove dame e cavalieri si dilettano con musica, danze e canti, schermaglie amorose e giochi cortesi (senza omettere sontuosi banchetti)

48
In-to þe haulle sothely scho went,
Thomas foloued at hir hande;
Than ladyes come, bothe faire and gent,
With curtassye to hir knelande.
49
Harpe and fethill bathe þay fande,
Getterne, and als so þe sawtrye;
Lutte and rybybe bothe gangande,
And all manere of mynstralsye.
50
Þe most meruelle þat Thomas thoghte,
Whene þat he stode appone the flore;
Ffor feftty hertis in were broghte,
Þat were bathe grete and store.
51
Raches laye lapande in þe blode,
Cokes come with dryssynge knyfe;
Thay brittcned þame als þay were wode;
Reuelle amanges þame was full ryfe.
52
Knyghtis dawnesede by three and three,
There was revelle, gamene and playe;
Lufly ladyes, faire and free,
That satte and sange one riche araye.
TRADUZIONE ITALIANO
48
Entrò con passo lieve nella sala
E Thomas lo fece insieme a lei.
Poi dame vennero ed erano gentili
E a lei per cortesia si inginocchiarono.
49
Arpa e violino suonarono allegri
E con essi la cìtara e il salterio
E si unirono il liuto e la ribecca
E menestrelli presero a cantare.
50
Ma la cosa che fu più straordinaria,
Pensò Thomas intento a riguardare,
Furono i cervi, cinquanta, lì imbanditi,
Ed erano tutti grandi e ben pasciuti.
51
Il sangue i cani stavano lappando
E i cuochi vennero con i coltelli
E presero a tagliare come matti
E parevano in preda a frenesia
52
Cavalieri danzavano a tre a tre;
C'era baldoria, c'era festa e gioco;
Belle dame raccolte in lieta schiera
Ben abbigliate cantavano in coro.
(tratto da Hugh Mynne, La via delle Fate, Sperling & Kupfer, Milano 1998, traduzione dall’inglese di Francesco Saba Sardi)


INNO A TIR NA NOG
I guerrieri celti non temevano la morte in battaglia perché i loro druidi insegnavano che l’anima avrebbe conservato immutate le proprie sembianze umane, come pure i propri bisogni e necessità e avrebbe ancora vissuto nell’AltroMondo: un’isola meravigliosa o una grande pianura dentro i tumuli preistorici, dove corrono i cavalli, i frutteti sono rigogliosi, la musica è soave, il tempo eternamente sereno, ricchezza e bellezza, donne fiabesche, bevande divine.

Tir na nog agus tir na mbeo
tir gan bran ar bith
ta'si i gcein san iar tharbui
ar cho'adach na Mara goirme
ta' curach luath de christal agam
mach bhfaca suil bha'smar go deo
iochaimid go tir sin raimh titim na ha'che
i mo churaigh luaith ghil
tiochaimid go cladach na tire grianmha ire sin
gan draoithe's gan deazmhain chom maith
go tir na nog, son iar thar bui
ar chladach na mara goirme
tir aoibhinn a bhfuil gleannta naine inti
sruthanna gela's ma'msa fe'armhara
tir shitheach sha'mh gan bla's is gan timmeas
mar a bhfuil samhradh ann go deo.
TRADUZIONE ITALIANO
Terra di giovinezza e terra di vita
terra priva di dolore
lontana nell'occidente dorato
sulla riva del mare azzurro
possiedo una barca di cristallo veloce
come occhi mortali non videro mai
noi andremo verso quella terra
prima che cada la notte
sulla mia barca veloce e splendente
Andremo verso la riva di quella terra assolata
verso la terra della giovinezza,
nell'occidente dorato
sulla riva del mare azzurro
la terra dalle valli verdeggianti
ruscelli chiari e pianure fitte d'erba
una terra di pace, serena,
priva di morte e di dolore
dove è sempre estate.

Verso quest’isola meravigliosa si dirigono in vita gli eroi, un’isola che simbolicamente si trova ad Ovest: cibo e bevande sono inesauribili è la terra dell’abbondanza, della pace e dell’armonia.
L’Altro Mondo è di difficile accesso, esso è invisibile agli occhi umani e il cammino è pericoloso e pieno di insidie. Solo agli eroi o agli iniziati riescono a raggiungerlo da vivi. Sono coloro che vengono rapiti dalle fate come il barcome il bardo scozzese  Thomas the Rhymer (Tommaso il Rimatore) vedi oppure Oisin il poeta e guerriero dei Fianna, rapito nientemeno che dalla figlia del dio del Mare Manannan vedi. Un'altra ballata molto popolare è inoltre quella dell'elfo Tam Lin che un tempo era stata un umano di cui la regina delle fate si era invaghita 

Anche le donne erano rapite dalle fate (soprattutto le più belle e spesso proprio nel giorno del loro matrimonio!!) così Etain è rapita dal dio Midir e la lirica è stata messa in forma di canzone da Angelo Branduardi nel suo "Donna di Luce" vedi
(Cattia Salto, novembre 2013)
fonte
http://ontanomagico.altervista.org/oiw.html

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