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Re Artù:La verità oltre la leggenda

il Sabba delle streghe

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mercoledì 31 marzo 2021

Karma-Significato e Numeri Karmici

Karma-Significato e Numeri Karmici

Secondo la teoria della reincarnazione, la natura dell’anima è immortale. Nel momento del trapasso, la nostra essenza abbandonerebbe il corpo fisico, ma solo per reincarnarsi successivamente in un altro corpo, ottenendo una nuova vita, che permette all’anima di evolvere e perfezionarsi sino all’integrazione suprema con la Luce.

Il significato del Karma
Il Karma, è la legge cosmica di azione-reazione, la giustizia suprema che come un boomerang celeste, ci riporta le conseguenze delle nostre azioni. Allo stesso modo, un sasso lanciato in uno stagno provoca un susseguirsi di onde, che raggiunta la riva, si ripercuotono, fino a raggiungere il punto dell’impatto iniziale. Questa legge tanto temuta, in realtà non fa altro che riportare l’equilibrio, in un universo dove nulla si crea e nulla si distrugge. Ogni vita è dunque il risultato di quella precedente, e allo stesso tempo la base per quella successiva. Lo scopo di tutto questo è l’integrazione, vita dopo vita apprendiamo nuovi talenti e sviluppiamo ulteriormente la nostra consapevolezza.

Numeri Karmici

I numeri Karmici sono i seguenti: 13, 14, 16, 19
Indicano dei “debiti” che ci portiamo appresso dalle vite precedenti. Lo scopo dei numeri Karmici è quello di insegnarci delle lezioni inerenti al loro stesso significato, con la finalità ultima di integrare qualche aspetto che abbiamo trascurato. In ogni numero karmico è implicito un eccesso, vedremo che nel 13, abbiamo ecceduto nell’attaccamento alle cose materiali, nel 14 nell’attaccamento ai sensi, nel 16 abbiamo enfatizzato la speculazione intellettuale e nel 19 abbiamo ecceduto nell’importanza data al nostro ego.
Come trovare i numeri Karmici

Un numero karmico può comparire direttamente nella data di nascita, quindi assume molta rilevanza per i nati nei giorni 13, 14 , 16, 19.

IL NUMERO KARMICO TREDICI.

Il numero karmico Tredici rappresenta la morte, la trasformazione e la rinascita. Chi vive sotto l’infuenza del Tredici avrà la concreta possibilità di riparare o di completare ciò che nelle vite passate è rimasto incompiuto. Ostacolate in precedenti esperienze di vita da situazioni di malattia, ignoranza e/o schiavitù, le persone del Tredici potranno quindi agognare ad una vita migliore.
Questa aspettativa non si limita solamente all’individuo influenzato dal Tredici, ma coinvolge anche le persone che gli stanno vicine a cui trasmette questa grande capacità. Dato che, nell’ultima fase del suo percorso evolutivo il Tredici si troverà a dover affrontare diversi ostacoli, potrà cedere alla debolezza di abbandonare il cammino o di prendere deviazioni per rendere il percorso più semplice, evitando così proprio ciò che si era prefisso di fare sin dall’inizio. Il Tredici karmico simboleggia inoltre il bisogno innato di apprendere la disciplina e il modo giusto per superare qualsiasi tipo di difficoltà.

IL NUMERO KARMICO QUATTORDICI.

Il numero karmico Quattordici rappresenta la libertà, l’esplorazione e il costante cambiamento. L’energia del Quattro educa a vivere nel mondo materiale e sensuale senza smarrire il legame con le radici trascendentali e spirituali dell'essere. Le persone influenzate dal numero Quattordici hanno la grande occasione di apprendere l’uso del libero arbitrio con saggezza ed equilibrio.
Per imparare la “lezione” è richiesto all’individuo un gran lavoro sia fisico che psicologico e un alto senso di responsabilità per tener fede alle promesse senza avere l’insana illusione di sperperare tempo e risorse. In altre parole, si tratta semplicemente di valorizzare le qualità del numero Cinque, evitando gli eccessi e le fasi altalenanti in cui si imbatte il Quattordici: eccessi e squilibri dovuti a gravi limitazioni, subite o autoimposte in vite passate, della propria libertà. La capacità di indagare e di adattarsi proprie del numero Cinque non faranno altro, quindi, che portare giovamento al Quattordici che tenderà così a mantenere sempre chiari i propri obiettivi e a coltivare la saggia visione della natura spirituale dell'esistenza umana come fondamentale punto di riferimento.

IL NUMERO KARMICO SEDICI

Il numero karmico Sedici rappresenta l’essenzialità e il cambiamento e, gli individui sotto la sua influenza si ergono a veri e propri catalizzatori che incitano, anche chi li circonda, al cambiamento. Le persone del Sedici tendono ad eliminare, nel corso della loro vita, tutte le false impalcature che hanno costruito nella speranza di elevarsi e di distinguersi dagli altri.
Il Sedici, infatti, possiede, più di tutti gli altri numeri, una grande capacità introspettiva palesata dal suo continuo desiderio di conoscenza e voglia di evolvere. Il Sedici inoltre è portato ad allontanare ogni tipo di condizionamento autoimposto e denota che le qualità del Sette sono state mal applicate. Così, gli individui sotto l’influsso del Sedici hanno la possibilità di riequilibrare quella che doveva essere una fine intelligenza, un’innata attitudine alla comprensione e una notevole capacità intuitiva. In altre parole, il “compito” del Sedici è quello di ripercorrere con profonda umiltà il cammino che, passo dopo passo, lo ha distanziato dal genuino scorrere della vita e dalla fiducia nel vivere la stessa. L'energia emanata da questo numero, per di più, dà coraggio alle persone nell’essere sincere con se stesse anche se spesso si troveranno a dover affrontare grandi dolori e delusioni. Tuttavia, queste potranno diventare ottime occasioni per abbandonare il senso d’orgoglio e ricominciare ad assaporare le semplici gioie che la vita ci offre.

IL NUMERO KARMICO DICIANNOVE

Il numero karmico Diciannove è associato a una vita precedente caratterizzata da ruoli di comando e dal coraggio. Espressione di una incisiva personalità, il numero Diciannove è alla continua ricerca di originalità e indipendenza. Il numero Diciannove, inoltre, si distingue per una forte ambivalenza: le persone caratterizzate da questo numero, infatti, tendono ad essere dominanti o aggressive quanto intimorite e prive di forza di volontà.
Le paure inconsce dovute a vite passate possono portare l’individuo ad essere estremamente prudente e metodico tanto da bloccarlo nelle sue azioni soprattutto nel caso in cui siano coinvolti affetti ed emozioni altrui. Conseguenza di questa predisposizione è una tendenza ad escludersi da ruoli di prestigio o di comando. Un altro aspetto del Diciannove è una distorsione dell'indipendenza e autonomia dell'Uno, per cui la persona sotto la sua influenza tende a esasperare il senso di autonomia non permettendosi di accettare l'aiuto degli atri, cioè non accettando che siano tutti intimamente collegati tra noi.





fonte
Almirã Márquez
L’Almanacco della strega

martedì 30 marzo 2021

Antiche Benedizioni Celtiche


Antica Benedizione Celtica

Che la strada ti venga incontro.
Possa il vento soffiare sempre sulla tua schiena
 e la pioggia cada morbida sul tuo campo
e finché non ci incontreremo di nuovo
 che gli Dei ti mantengano dolcemente nel palmo della loro mano.

Che tu possa vivere tutto il tempo che vuoi e vivere sempre appieno.
Ricorda sempre di dimenticare le cose che ti hanno rattristato
e non dimenticare di ricordare le cose che ti hanno dato gioia.
Ricorda sempre di dimenticare gli amici che si sono rivelati falsi
 ma non smettere mai di ricordare quelli che sono rimasti fedeli.

Ricorda sempre di dimenticare i problemi che sono passati
 ma non smettere di ricordare le benedizioni di ogni giorno.
Che il giorno più triste del tuo futuro
 non sia peggiore del più felice del tuo passato.

Possa il soffitto non cadere mai su di te
 e che gli amici sotto di lui non partano mai.
Possa sempre avere parole calde in una notte fredda
 una luna piena in una notte buia
 e che una strada si apra sempre alla tua porta.
Possa tu vivere cent'anni, con un anno in più per rimpiangerti.

Possano gli Dei tenerti nel palmo delle Loro mani
 e non stringere troppo le tue dita.
Che i tuoi vicini ti rispettino
 che i problemi ti abbandonino
 che gli antenati ti proteggano e il cielo ti accolga.

Che la fortuna delle Colline Celtiche ti abbracci.
Che le benedizioni degli Dei ti contemplino.
Che le tue tasche siano pesanti e il tuo cuore leggero.
Che la buona fortuna ti insegua
 ogni giorno e ogni notte
 un muro controvento, un soffitto per la pioggia
 una tisana vicino al fuoco
 risate che consolano coloro che sono puri nello spirito
 e che il tuo cuore si riempia di tutto ciò che lo desideri.

Che gli Dei siano con te e ti benedicano
 che tu veda i figli dei tuoi figli
 che la sfortuna ti sia breve e che ti renda pieno di benedizioni.

Che tu non conosca altro che la felicità da questo giorno in poi.
Che il fato ti conceda molti anni di vita….
e che la fiamma dell'amore sia nel tuo cuore per sempre.
Così sia ogni giorno
 mese
 anno …. nel tempo .



Antica Benedizione Celtica

A te la dolce pace dello scorrere dell’onda.
A te la lieve pace del flusso dell’aria.
A te la profonda pace della terra silenziosa.
A te la pace dei fiori
Dell’erba profumata
Della natura risvegliata

A te la calda pace del Sole
A te la chiara pace delle stelle lucenti.
A te la vera pace della pace.


Antica Benedizione Celtica

Possa l’eterno padre tenerti con sé nel suo generoso abbraccio.
Possa tu avere sempre cibo e vestito e un soffice cuscino per la testa.
E possa trovarti in cielo 
quarant’anni prima che il diavolo sappia che sei morto.

Possa la strada venirti incontro
possa il sole riscaldare il tuo volto
e la pioggia bagnare soffice i tuoi campi
fino al giorno in cui ci ritroveremo.
Possa Il dio tenerti nel palmo della mano
fino al nostro prossimo incontro.

Possa tu non invecchiare mai:
che il tuo sguardo brilli e la primavera ti colori il cuore.
E mai vecchio diverrai se condividi il sorriso e la pena della gente
se conservi la capacità di sognare e ridere della vita.
Possa la strada sollevarsi per venirti incontro.
Possa il vento soffiare sempre alle tue spalle.

Possa tu avere la forza dell’orso
La velocità dell’aquila
La laboriosità della formica.
Possa il sole brillare sul tuo viso.
Possa la pioggia bagnare dolcemente il tuo raccolto.

La pace dell’erba sia con te
la pace della terra sia con te.

Antica Benedizione Celtica


Possa tu godere di calde parole
In una fredda serata di luna piena,
in una buia notte su una strada discesa
verso la porta di casa

Che le tue tasche siano pesanti e il cuore leggero.
Che la buona sorte ti segua dal mattino alla sera.
Che ogni lieta notizia ti venga incontro
E ogni cattiva notizia ti volti la schiena.

Che tu abbia tempo per la pazienza,
tempo per comprendere
tempo per ricordare le cose buone fatte e da fare.
Tempo per credere nei tuoi compagni di viaggio
tempo per capire quanto valga un amico.

Che le braccia del Signore ti cingano quando esci e quando torni.
Nel nome di Dio che ha fatto un sentiero sulle onde
possa egli condurti sano e salvo a casa al termine di ogni giornata.


Antica Benedizione Celtica

Il cibo che ci nutrirà è riposto per l’inverno
e il bestiame sta tornando alle stalle.
I campi sono freddi
 il mare è scuro
il cielo è grigio
 le notti sono buie
ma abbiamo la nostra famiglia
che sia con noi nella stanza o nel cuore.
Il nostro spirito e amore, è una fiamma
un faro che brucia e illumina la notte.


Il Canto dell'Albero

L'Albero cantò
raccontando le sue radici
danzando la sua linfa
le foglie dolcemente accarezzate
dal vento che soffiò.

Con il vento
le creature elementari
vennero al richiamo
invisibili per tanti
sentite da alcuni
all'unisono all'Albero
cantarono la loro gioia
per l'unione ritrovata
perché per un attimo
la magia fu ricreata.

L'essere Umano
appartiene al creato
come il popolo in piedi
come il popolo alato
come ogni sasso sulla terra.

Ad ognuno è donato
una parte nel grande cerchio universale.

Nella magia del momento
gli esseri umani presenti
furono di nuovo parte
della grande unità .

Per questo l'Albero cantò
e ne fu felice
per questo io cantai
e ne fu immensamente grata.



fonti
Tratto da “Note celtiche”, Edizione Paoline

sabato 27 marzo 2021

Origine Pagana della Pasqua, dell'Uovo Pasquale e del Coniglio Pasquale

L' Origine Pagana della Pasqua.

Sebbene la Pasqua sia una delle massime celebrazioni che insieme al Natale caratterizzano la religione cristiana, le sue origini sono tutt'altro che cristiane, ma bensì Pagane.

Partiamo innanzi tutto dalla data, che varia di anno in anno e che viene calcolata in base al plenilunio appena successivo all'Equinozio di Primavera, e che in qualche modo si rispecchia nel passaggio dall'Inverno alla Primavera appunto. Tale concetto che nella Bibbia viene rappresentato nel passaggio del popolo Israleita dall'Egitto al Canaan, attraverso il Mar Rosso, nei tempi antichi indicava invece la transumanza del bestiame, cioè il passaggio degli ovini da una zona geografica all'altra, e che si teneva, (e che tutt'ora si tiene ovunque proprio in Primavera.

Sono molti quindi gli elementi che caratterizzano la ricorrenza della Pasqua, ognuno di essi provenienti dunque da culti ben più antichi di quello cristiano.

Il concetto di resurrezione e rinascita ad esempio, viene ripreso da un culto Pagano, in particolare, quello della Dea Eostre, divinità Celtica poi diventata anche simbolo della celebrazione appunto celtica ad essa dedicata,  La festa di Ostara. Intorno al 21 Marzo infatti, presso le popolazioni celtiche, ad Ostara ci celebrava la rigenerazione della natura, e la rinascita della vita che coincideva con l' Equinozio di Primavera. Nella Roma arcaica l'anno cominciava a Primavera, nel mese di Marzo sacro a Marte, padre dei due gemelli Romolo e Remolo fondatori della città. Anche in altri paesi del mediterraneo e del vicino oriente l'anno iniziava con l'arrivo della Primavera, quando il Sole torna a splendere alto nel cielo, e la terra si risveglia.

Il concetto di resurrezione dopo la morte, il sacrificio del Dio Sole, (rappresentato da Gesù che appunto si sacrifica per poi rinascere a nuova vita) nelle religionì precedenti al cristianesimo era una prerogativa di base, in quanto solo dalla morte del Sole, (ovvero la fine di un ciclo) un altro ne poteva iniziare, col Sole. che appunto poteva risorgere più forte. Infatti, durante il solstizio invernale, esso rimane sul punto più basso dell’orizzonte per tre giorni, dopodiché ricomincia la sua salita; la croce su cui Gesù viene inchiodato a Pasqua, cioè nel periodo equinoziale, altri non è che la croce solare: ovvero gli equinozi e i solstizi che incrociandosi formano, idealmente, una croce.

All' Equinozio di Primavera in molte tradizioni ricorreva addirittura la nascita del mondo, come nel culto del Mithraismo l'antica religione persiana. Il mito narra che Mithra sacrificò il toro cosmico, da qui, nacquero tutte piante e tutti gli animali, dopodiché suggellò la sua amicizia con il Sole offrendogli la carne del toro in un banchetto sacrificale.

Si può dire anche che la Pasqua sia la versione cristiana del tema dell'accoppiamento sacrificale: la discesa di Cristo agli inferi per salvare le anime dei giusti da Adamo in poi. Gli inferi, nella visione delle tarde religioni pagane non erano altro che l'aspetto femminile della divinità, la Dea dentro cui il Dio sacrificato si immerge per rinascere a nuova vita. Ma in seguito, i nomi di alcune Dee degli inferi (come la nordica Hel o la cananea Sheol ) sono passati poi ad indicare luoghi ultraterreni di punizione eterna.

La Primavera era dunque ritenuta la stagione degli accoppiamenti rituali, delle  nozze sacre in cui il Dio della fertilità si accoppiava con la giovane Dea della Terra ( le due figure ritualmente parlando venivano spesso personificate da un sacerdote e una sacerdotessa) che si accoppiano per propiziare la fertilità.. Il concetto di Luce e Fertilità è sopravvissuto nel folklore europeo, in cui è rimasta la tradizione di accendere i così detti fuochi di Pasqua sulle cime delle alte colline, fuochi che, più a lungo restavano accesi, più fertile sarebbe stata la terra. I miti primaverili della fertilità infatti sono presenti anche nel Nord Europa. La parola EST, ad esempio, cioè la direzione cardinale a cui è collegato l'Equinozio  Primaverile deriva appunto dalla già citata Dea Eostre, (o Ostara, la stella dell'est, cioè Venere) la Dea sassone della fertilità assimilabile a Venere appunto, o ad Afrodite e Ishtar.
Eostre inoltre è anche la radice da dove prende origine il termine con cui nella lingua inglese si indica la Pasqua, cioè Easter.

A Eostre era sacra la lepre, simbolo di fertilità, e qui entriamo nel capitolo dei simboli della Pasqua.


L'Origine Pagana del Coniglio Pasquale

C'è da dire che, essendo il coniglio un elemento fortemente pagano, che fa capo all'antica ricorrenza Celtica di Ostara, la Chiesa lo ha sempre rifiutato.
Il coniglio dunque per i Celti rappresentava la fecondità, la grande nascita e l'abbondanza, che derivano dalla sua stessa natura di prolifico genitore.
Gli antichi britanni associavano le lepri e i conigli alle antiche divinità della Luna e della Caccia, infatti ucciderle e mangiare la loro carne era proibito. I Celti inoltre consideravano la Lepre o Coniglio un animale divinatorio, e dal modo in cui correva traevano presagi. Anche gli Anglo-Sassoni veneravano la Lepre, e una caratteristica delle feste primaverili in onore a Eostre era appunto organizzare una caccia rituale a questo animale. Nelle tradizioni dei Nativi Americani la Grande Lepre è l'eroe dell'alba, il salvatore, creatore e trasformatore, padrone dei venti e fratello della neve. E' il grande imbroglione, simbolo della mente veloce che supera in astuzia la forza fisica. Inoltre la Grande Lepre si diceva essere creata dalla terra.
Ma la Lepre è stata collegata anche alla fertilità e alla sessualità vigorosa, essendo una genitrice veloce e prolifica.
Come molti Animali sacri nell'antichità, anche la Lepre subì nel Medioevo un processo di demonizzazione, e venne ritenuto animale di cattivo auspicio, in cui le streghe si trasformavano.

L'Origine Pagana dell'Uovo Pasquale
L'uovo, il simbolo per eccellenza della Pasqua: l'Uovo. Quello che oggi chiamiamo “uovo di Pasqua” è la più antica forma di rappresentazione di vita uterina e solare: è l’uovo cosmico, simbolo di rinascita e augurio di abbondanza che gli antichi solevano dipingere con colori sgargianti per simboleggiare la vita che torna,.

La Lepre di Eostre che deponeva l'Uovo della nuova vita per annunciare la rinascita dell'anno, è diventata come già detto l'odierno coniglio di Pasqua, che porta in dono le uova, altro simbolo di fertilità. In realtà l'odierno Uovo di Pasqua ha origini pre-cristiane, essendo un antichissimo simbolo di vita, di creazione e rinascita. Come simbolo di iniziazione l'Uovo simboleggia il-due-volte nato, la sua deposizione essendo una prima nascita, e la schiusa la seconda.
La nascita del mondo da un Uovo cosmico è un'idea universalmente diffusa, e non a caso veniva celebrata alla festa Equinoziale di Primavera, quando cioè la natura risorge, e le ore di luce iniziano a prevalere su quelle notturne. In numerose mitologie un Uovo Primordiale è il primo essere ad emergere dal caos: non sinonimo di confusione o distruzione quindi, ma di condizione primordiale che contiene la potenzialità di tutte le cose esistenti. Il caos e la forza vitale generatrice di tutto ciò che esiste.

L' "Uovo del Mondo" covato da una grande Dea e dischiuso dal Dio Sole. L'Uovo è il principio da cui nascono tutte le cose, portando a manifestazione tutto ciò che prima era solo allo stato potenziale.
Nell'alchimia l'Uovo è il vaso mistico in cui si compie la trasmutazione, un modello della creazione in scala ridotta.
Nel mondo Celtico i Druidi chiamavano l'Uovo cosmico "Uovo del Serpente" e custodivano talismani fatti a sua immagine, forse ricci di mare fossili, che si diceva possedessero qualità miracolose. Una leggenda egizia narra come Kneph , il serpente primordiale produsse l'uovo cosmico dalla propria bocca. L' orfismo greco lo raffigurò spesso circondato dall' Ouroboros, il mitico serpente circolare che si morde la coda, simbolo di eterno rinnovamento, quasi a rappresentare il tempo ciclico nel suo eterno ritorno.
Ma il serpente disteso è il tempo lineare della storia, e così anche l'Uovo con la sua forma simboleggia contemporaneamente il tempo cosmico, circolare e ciclico, nonché quello storico lineare. Del resto il serpente rappresenta in molte tradizioni la rinascita, proprio come l'Uovo.







Fonti
le origini pagane delle feste cristiane di Corinna
Zaffarana

La Pasqua, tra antichi riti pagani e nuove tradizioni.
Testo di Monica Casalini coperto da Copyrighted e Creative Commons
e pubblicato sul blog: https://monica-casalini.blogspot.com/.../la-pasqua-tra...

feste pagane Roberto Fattore




martedì 23 marzo 2021

La Leggenda di Diarmaid

La Leggenda di Diarmaid

Anche la tradizione celtica ha i suoi eroi sfortunati, come ad esempio Diarmaid, il figlio adottivo del dio dell'amore Aengus. Era un giovane guerriero famoso in tutta l'Irlanda perché non c’era donna su tutta l'isola in grado di resistergli.
Quando Fionn, il valoroso capitano dei Fianna - un gruppo di cavalieri irlandesi legato alle origini di quelli arturiani - si sposò, invitò al banchetto tutti gli eroi al suo seguito, tra cui vi era anche Diarmaid. Potete già immaginare quello che accadde: la sposa, Grainne, si innamorò perdutamente di Diarmaid e gli propose di fuggire assieme.
Diarmaid era fedele al suo capitano, e non aveva intenzione di accettare, ma Grainne approfittò della sua onestà e gli ricordò che aveva giurato solennemente di non rifiutare mai un favore a una fanciulla.
Diarmaid, con un triste sospiro, prese con sé la promessa sposa e fuggì, venendo braccato da Fionn e dai suoi stessi compagni, accusato di essere un traditore.
Il nostro eroe però non voleva restare solo con la sua dama, anzi, sperava ardentemente di essere trovato e, per rendere più semplice l'inseguimento, si lasciò alle spalle tracce inequivocabili.
Alla fine Fionn riuscì a trovarli, e anche se appariva chiaro che Diarmaid non avesse fatto nulla di sconveniente, il suo capitano ormai lo odiava e ardeva di gelosia. Per un breve periodo tentarono di riappacificarsi, ma infine il desiderio di rivalsa di Fionn ebbe la meglio.
Il destino di Diarmaid era legato a quello di un pericoloso cinghiale, che non era altri che un ragazzino ucciso per errore da suo padre e tramutato in una belva feroce al solo scopo di compiere la propria vendetta, colpendo il figlio del suo assassino. Fionn fece in modo che Diarmaid e il cinghiale si incontrassero, e così il più avvenente eroe di tutta l'Irlanda trovò la propria fine.
Se solo Diarmaid non fosse stato tanto irresistibile, forse avrebbe avuto una vita lunga e felice, o magari sarebbe morto lo stesso, ma perlomeno per una donna che effettivamente amava.


fonte
https://www.facebook.com/leggendemiti/posts/2486494254993560
Racconti dei Fianna: gli Eroi dei Colli Nebbiosi
L'immagine è di Alberto Orso, tratta da I Miti Celtici - Il Libro Illustrato: https://www.amazon.it/dp/1082241016/ref=nosim

Lohengrin-Il Mito nel Medioevo

Lohengrin.
Il Mito nel Medioevo  Lohengrin.

LOHENGRIN è un personaggio letterario del ciclo arturiano, figlio di Parsifal.
Le gesta di Lohengrin le troviamo in una leggenda medievale tedesca celebre per aver ispirato l’omonima opera di Wagner. Chiamato il Cavaliere del Cigno, era figlio di Parsifal e Conduiramour. Un giorno Lohengrin fu chiamato, in qualità di servitore del Sacro Graal, a difendere Elsa di Brabante, che sarebbe poi divenuta sua moglie. Elsa era ingiustamente accusata di aver ucciso il fratello, così Lohengrin sfidò a duello Friedrich, l’accusatore, e vinse. Lohengrin sposò Elsa strappandole la promessa di non chiedergli mai il suo nome. Infatti Parsifal, prima che Lohengrin partisse per salvare Elsa, gli disse che se ella gli avesse chiesto di svelare la sua identità, questi avrebbe dovuto far ritorno a casa. Ma Elsa era troppo curiosa e timorosa nell'adempiere ai doveri coniugali di sposa e non seppe trattenersi dal fargli la fatale domanda. Lohengrin la accompagnò nella grande sala e, in presenza di tutti i cavalieri, le rivelò la sua identità. Dopo averle detto chi era, le disse che avrebbe dovuto lasciarla, per far ritorno alla Montagna Sacra, così salì su una barca a forma di cigno e scomparve.
Fa la sua prima apparizione nel Parzival di Wolfram von Eschenbach; in quest'opera Lohengrin si mette alla ricerca del Graal, guidato da un cigno. La grafia del nome adottata da von Eschenbach ha suggerito una possibile identificazione del cavaliere della tradizione germanica con Garin le Loherain, protagonista di una delle cinque canzoni della gesta dei Lorenesi.
Personaggio molto amato dalla cultura germanica, Lohengrin deve oggi la sua popolarità soprattutto all'omonima opera lirica di Richard Wagner (1848)


Leggenda sulla Croce Celtica

Leggenda sulla Croce Celtica

Questa leggenda di San Patrizio è ambientata in un giorno in cui il missionario predicava vicino a una pietra pagana.
Quest’ultima sarebbe stata considerata sacra per alcuni dei suoi potenziali convertiti perché era già scolpita con un cerchio.
Questo marchio sarebbe stato familiare a tutti i pagani come simbolo degli dei del sole o della luna.
A San Patrizio viene attribuito il merito di aver disegnato una croce cristiana attraverso il cerchio e di benedire la pietra.
In questo modo, si dice, creò la prima croce celtica irlandese e si mostrò disposto ad adattare le pratiche e i simboli pagani alle credenze cristiane per facilitare il passaggio dal pagano al cristiano.


fonte
https://www.facebook.com/Leggende.Misteri.traMondi
Sono le di

Le feste celtiche

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