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domenica 24 ottobre 2021

Festa dei Morti: Leggende, Curiosità, Usanze e Tradizioni in Italia e nel Mondo

Festa dei Morti:
Leggende, Curiosità, Usanze e Tradizioni in Italia e nel Mondo

La notte tra il 31 Ottobre (durante la quale si festeggia Halloween, (Samhain)   il 1° Novembre, (festa di ogni Santi, e il 2 Novembre( giorno in cui si celebrano i Morti, infatti il 2 Novembre  in maniera univoca è conosciuto e festeggiato come il Giorno dei Morti, la Festa dei morti) sono appunto i giorni dell’anno durante i quali il rapporto con L’Aldilà,con il Mondo dei Morti si fa più intenso, più sentito, si rende omaggio ai propri cari defunti,  facendo loro visita, e lasciando sul luogo del loro eterno riposo doni in cibarie, bevande, molte volte vino, ma anche oggetti che gli erano appartenuti in vita, e che quindi, avevano per loro un valore prettamente affettivo, sulle tombe dei bambini ad esempio, si è solito lasciare i loro giocattoli preferiti.

E sono anche giorni che hanno delle tradizioni e usanze ben precise, e che sopravvivono da tempo immemore.

Immaginiamo che oggi, per la prima volta, venga istituita la Festa dei morti. Probabilmente resteremmo perplessi dall’accostamento di due parole così antitetiche tra di loro. Cos’ha di festoso la morte? Sarà mica un’allegra riunione tra zombie pronti a sterminarci? Per fortuna la terra è salva e sappiamo che si tratta di una commemorazione in onore dei defunti, celebrata il 2 novembre.
Fu istituita ufficialmente nel 998 dalla Chiesa cattolica latina, dall’abate Sant’Odilone di Cluny. 
Tuttavia, le sue origini sono ancora più remote e offuscate da molte leggende, poiché il culto dei morti è sin dai primordi un caposaldo di qualsiasi civiltà.
Pare riconducibile alla tradizione celtica della notte di Samhain: festività CELEBRATA APPUNTO DAI CELTI DURANTE LA NOTTE DEL 31 OTTOBRE E IL 1° NOVEMBRE, E DURANTE LA QUALE si tenevano riti di propiziazione e di fecondazione, si celebravano i Morti, poiché, proprio durante la notte del 31 Ottobre, la tradizione celtica vuole che, i confini tra il mondo dei vivi e quelli dei morti si assottigli a tal punto da permettere alle anime dei defunti di vagare indisturbati sul nostro piano dimensionale, di fare visita ai loro cari, i quali li accoglievano con banchetti e festeggiamenti. La stretta relazione tra quest’antica tradizione e le usanze odierne è evidente e sorprendente. I giorni sono gli stessi, l’idea di base pure.
La Festa dei morti è diffusa su scala mondiale ed ha caratteristiche proprie di zona in zona. Ci sono però due costanti imprescindibili e cioè : l’usanza di imbandire tavole con prodotti tipici e ovviamente, andare a recare omaggio ai propri morti nei cimiteri spesso, abbelliti per la circostanza.

In Italia molte sono le tradizioni, le usanze legate alla Festa Dei Morti, e quasi tutte pare siano di carattere culinario, cioè riguardanti il cibo.
Soprattutto nelle regioni centro-settentrionali del Bel Paese, i cibi prediletti sono dolcetti a base di fave, considerate per le lunghe radici un tramite con l’aldilà. Un’altra fantasia popolare ritiene che le loro macchie bianche e nere richiamino la lettera greca Tau, iniziale di Thanatos, cioè Morte

A Trieste ad esempio usano colorarle simbolicamente di Bianco (Nascita), Rosa (Vita) e Nero (Morte). Anche i veneti sono soliti colorare le fave, chiamate “Ossi di Morti”, regalate dagli amanti alle promesse spose. 
In Liguria poi si preparano le Fave dette “Bacilli”  e le Castagne Bollite Dette “Balletti”; 

Tutte le fave e altre tipologie di frutta secca sono chiamate il “Bene dei Morti” e sono donate ai bambini che vanno bussando di casa in casa, rituale caratteristico anche in Sardegna.

Ciò ci porta ad una piccola riflessione che nega la paternità del famoso trick or treat agli americani; come si vede, in realtà questo costume era in voga da tempo nella tradizione nostrana. Lo stesso vale per le zucche intagliate tipiche dell’Abruzzo.

Ritornando sulle curiosità degli usi regionali italiani, sempre in Abruzzo si usa apparecchiare in maniera abbondante la tavola oltre che, accendere nelle case tanti lumini quante sono le anime dei propri defunti e posizionarli in vari posti dell'abitazione come ad esempio appesi alle finestre, ai piedi delle porte d'ingresso, lungo i marciapiedi e i viottoli. (Sia in Abruzzo che in Molise, non si piange di notte davanti al defunto. perché, a quanto si dice le lacrime appesantirebbero il suo trapasso all’altro mondo)

In Umbria è la volta dei dolcetti “Stinchetti dei Morti”, oltre che  organizzare una fiera simboleggiante il ciclo della vita.

A Napoli, è usanza preparare IL TORRONE o come lo chiamano nella città partenopea “ ’O MUORTICIELLO”

A Roma la tradizione vuole che ci si rechi al cimitero, e che si pranzi accanto alla tomba del proprio caro defunto, come a tenergli compagnia. In più a Roma, così come in Sicilia, ai bambini vengono regalati dolciumi e giocattoli, di solito nascosti sotto il letto a mo’ di Babbo Natale, perché leggenda vuole che durante le loro visite i morti lascino dei doni. Altre consuetudini diffuse sono quelle di riunirsi per pregare e/o raccontarsi storie soprannaturali.
The Cemetery of Pere Lachaise, 1822 by John James Chalon
— con John J. Dunphy.
In Valle d’Aosta invece si è soliti preparare pietanze lasciate sui davanzali per i morti che verranno. È importante questo gesto, tanto che, secondo la tradizione, se non venisse portato a termine si dice, i morti farebbero alzare un forte vento, detto “Tzarivari”, che circonderebbe la casa;

In Piemonte, solitamente, si lascia per la cena un posto in più a tavola. In alcuni paesini dopo aver cenato, si era soliti recarsi al cimitero, in modo da lasciare al defunto la possibilità di ristorarsi;

In Lombardia invece si prepara la zucca scavata e piena di vino da mettere sul davanzale, si lascia il camino acceso ponendo le sedie attorno e si prepara il “Pan dei Morti” ossia dei biscottoni simili agli amaretti natalizi;

In Trentino le campane suonano per richiamare le anime. Dentro casa, viene lasciata una tavola apparecchiata e il focolare acceso per i defunti;

In Friuli è diffusa la credenza delle processioni notturne dei morti verso i santuari, in più, durante le prime luci dell’alba vengono intagliate le zucche a forma di teschio. Alcuni contadini friulani hanno l’abitudine di lasciare la sera di Ognissanti un lume acceso, un secchio di acqua e del pane sul tavolo;

In Emilia Romagna invece, il cibo da lasciare ai defunti viene scambiato di casa in casa, e se ne lascia anche ai poveri che vengono a bussare alle porte delle varie abitazioni;

In Toscana si usa preparare dei biscotti detti “Ossa di Morto”;

In Molise si prepara il “Convito” ossia una cena particolare dove il piatto principale sono delle lasagnette condite con verza;

In Calabria si era soliti lasciare la tavola imbandita, il dolce tipico si chiama “Dita degli Apostoli”;

In Puglia si preparano i Sasanelli che sono biscotti tipici di Gravina;

In Sicilia, a Palermo, si preparano i Frutti di Martorana che sono dolci caratteristici del 2 novembre come i Vincenzi a Catania e le Piparelle a Messina.

A questo punto vi chiederete: e nel resto del mondo?

Una delle tradizioni straniere più conosciute e suggestive è la messicana El dia de los muertos. I messicani non hanno una visione negativa della morte, ma la accettano come un evento naturale ineluttabile e per tanto da festeggiare come si fa con la vita. I cimiteri si abbelliscono a festa e c’è un tripudio di colori, fiori, danze e musiche. Ricorderete sicuramente, altrimenti recuperate, il film d’animazione Coco che ne restituisce esattamente lo spirito quasi carnevalesco.
Anche in Asia esiste la Festa dei morti con usanze simili, seppur in giorni diversi.

In India si celebra tra ottobre e novembre la festa delle luci (Diwali) in cui si accendono lampade per riportare in vita il sole morente. Qui si aggiunge anche la celebrazione della fratellanza per ricordare la nascita dell’umanità ad opera del dio della morte Yama e di sua sorella.

In Cina si chiama Quingming e ricorre ad aprile. Oltre ai costumi comuni un po’ dappertutto come la decorazione delle tombe, si fanno gare di aquiloni.

In Cambogia si festeggiano le prime due settimane di ottobre offrendo palle di riso ai morti per scongiurare le maledizioni che questi scaglierebbero in caso contrario.
Particolare è il costume giapponese di concludere la festa accendendo lampade su barchette di paglia abbandonate alle correnti fluviali.
Il fascino e l’ansia per l’ignoto non sono gli unici moventi della Festa dei morti, si aggiungono significati filosofici ed esistenziali. Entrano in gioco la voglia di esorcizzare la paura della morte e di addolcire l’amara pillola per la perdita di un caro. La nostalgia e il dolore si trasformano in una festa, in un’occasione per sentirsi ancora connessi con chi non c’è più, un’occasione per mostrare che i sentimenti sono eterni e anche un modo per dare coraggio a noi stessi. Vorremmo essere più messicani in questo. Che ne sarà di noi? È meglio credere nella possibilità di un’altra vita oppure pensare che tutto finisca una volta per tutte?



fonte
https://www.facebook.com/La-Rua-della-Strega-110720874020003/Giusy D’Elia
https://www.latestatamagazine.it/2019/11/leggende-tradizioni

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