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venerdì 30 novembre 2018

Yule-solstizio d'inverno

Yule
Tradizione Rituale, Simbolismo cosmico
spirituale e celebrativo del Solstizio d' Inverno

Yule è il tempo della quiete, durante il quale la terra si riposa, prima della lenta rinascita. Per gli Antichi celti ,le celebrazioni a Yule iniziavano il 19 Dicembre, andavano avanti fino a raggiungere il loro culmine la notte del 21 Dicembre, la notte del Solstizio d’Inverno, la notte più lunga dell’anno, quando l’oscurità trionfa sulla luce prima di trasformarsi essa stessa in luce. Tali celebrazioni, proseguivano in maniera intensa anche nelle notti e nei giorni seguenti , il Solstizio Invernale, in particolare del 22,e del 23 Dicembre, per poi protrarsi e avere lentamente fine il 6 Gennaio.

Yule, per i Celti, rappresentava quindi un momento di rinnovamento, sia della terra, ma anche dello spirito ,e del corpo, un momento di passaggio, di transizione  tra le tenebre e la luce, con un’estrema valenza sia nel concetto cosmico, sia in quello religioso/ spirituale che, appunto i Celti avevano del tempo, e del ciclo delle stagioni.

Yule è il risveglio della natura. Il tempo di lasciar andar via il passato, e liberarsi di tutti i dubbi, gli incubi, e le paure che fin lì ci hanno attanagliato, per poi dirigersi verso un nuovo cammino, chiedendo alla Madre Terra di aiutarci a diventare persone migliori, a superare tutte le avversità, sia quelle vecchie, sia tutte quelle che, dovessero mai presentarsi da lì in poi.  Yule è il ritorno della speranza e della vita. L’opportunità per piantare i semi del cambiamento.

Yule:


Di origine germanica ma diffusasi presto anche nelle Terre Celtiche, Yule era la festa del fuoco e della luce che si celebrava durante il Solstizio d'Inverno per aiutare il sole nella sua lotta contro le forze dell'oscurità. Tra norreni e germani la festa assumeva un carattere oscuro con animali sacrificati e tanto sangue versato, con Odino sul suo bianco destriero e il corteo di guerrieri fantasmi per esigere il sacrificio di vite umane in una caccia spettrale, ma era anche il periodo di canti e danze, di banchetti e di colossali bevute per "fare il giorno di notte" ossia per portare luce e calore nel cuore gelido dell'Inverno.

 La sua etimologia ,che probabilmente deriva dal norreno “Hiol” cioè ruota, si collega alla ruota della vita che proprio la notte del solstizio d'inverno si trova nel suo estremo inferiore, quando le ore di buio prevalgono su quelle della luce, appena  prima però che essa  ricominci la sua risalita.

E' infatti che, dall'Alba del 21 dicembre ,solstizio d'inverno, che  il Dio sole inizierà a far  notare la sua presenza in cielo sempre di più giorno dopo giorno, e la natura, lentamente, si prepara ad accogliere la meravigliosa Primavera.

Yule,in quanto festa del Sole, veniva dunque celebrato dai Celti attraverso il fuoco, la notte del Solstizio D’Inverno, uno dei quattro sabba Solari, insieme a Oestara (Equinozio di Primavera, Lithà Solstizio d’Estate ,e Mabon Equinozio d’Autunno.

Nelle saghe Celtiche si narra che, a Yule durante la notte del solstizio d’inverno loro il Re Oscuro, o vecchio sole morente, si trasformasse nel Sole Bambino, tramite la rinascita dalla Dea, la Madre Terra. I celti consideravano il Re Sole Oscuro come un sole-ombra, mentre il vero Sole, quello Bambino, era prigioniero di Arawan, re del mondo-di-sotto, che sarebbe rinato dal grembo di Ceridwen, la dea-strega dell’inverno, proprio all’alba del solstizio.

Yule, in una leggenda Neo-pagana, rappresenta la morte di Holly King (“Re Agrifoglio”) simbolo dell’anno vecchio e del sole in declino, per mano di Oak King (“Re Quercia”)che gli succederà come anno nuovo e sole in rinascita.

Ma non solo I Celti festeggiavano questo sacro momento, altri popoli celebravano questo passaggio dall’oscurità alla luce, ognuno legato al proprio Dio e a delle date ben precise:

gli antichi greci ad esempio, rendevano omaggio al Dio Kronos per assisterlo nella battaglia contro Zeus e i titani, i romani, festeggiavano Saturno (che corrisponde a Kronos). Per loro la festa Saturnalia iniziava il 15 dicembre e finiva il 1 Gennaio,i sassoni: celebrano Modranect, 24 e 25 dicembre, la notte della Dea Madre e la nascita del sole.

I nostri antenati, celebravano quindi con gioia questo avvenimento, poiché si dava il benvenuto al Dio Sole, colui che, genera la vita e riscalda la terra congelata. Tali celebrazioni consistevano nell’accensione di grandi falò, intorno ai quali ci si riuniva per ballare, e brindare con del Sidro. I bambini venivano accompagnati di casa in casa per portare i doni tipici del periodo, come  mele o arance in cui venivano conficcati dei chiodi di garofano, questi frutti poi, venivano posti in tronchi di piante sempre verdi insieme a grano e farina. Venivano scelte arance e mele perché secondo la tradizione esse rappresentavano il Dio Sole, mentre i sempreverdi simbolicamente indicavano l’immortalità, il grano  e la farina invece l’abbondanza e la luce.

Simbologia e Tradizioni rituali di Yule

La tradizione di Yule prevedeva la raccolta del famoso tronco di legna, che, di solito veniva effettuata dal capofamiglia, ma in alternativa, lo si poteva anche ricevere  in dono, mentre invece era severamente vietato comprarlo. Tale raccolta, secondo l'usanza, solitamente veniva effettuata nove giorni prima del Solstizio d'Inverno, notte in qui poi il ceppo veniva bruciato. Tale cerimonia aveva come scopo quello di onorare  la morte del vecchio Sole ,e la rinascita del Nuovo Sole, che si auspicava, avrebbe portato con se fortuna e prosperità per tutto l'anno.

Il ceppo di legna in questione che, tradizionalmente doveva essere di quercia o di frassino, prima di venir messo sul fuoco, veniva, intagliato, sempre dal capo famiglia, dopodiché lo si cospargeva di sidro e farina per poter ardere tutta la notte, dopodiché, una volta spento all'alba del solstizio d'inverno, i suoi resti venivano o conservati, o magari sparsi sulla terra da coltivare in segno di futura fertilità.
Infatti era convinzione che, le ceneri del tronco bruciato nella notte del solstizio d'inverno se sparse, fungessero da protezione dagli eventi negativi (sparse nell’orto si riteneva proteggessero dai parassiti, oppure se sparse sulle travi si pensava proteggessero il tetto dai fulmini).

Inoltre, per tutto il tempo che precedeva il rito solstiziale di Yule, ogni volta che si ospitava qualcuno nella propria casa quest'ultimo era invitato a legare al ceppo un bigliettino, con sopra scritto i propri desideri e i buoni propositi per l'anno nuovo, bigliettini che poi venivano fatti bruciare insieme al ceppo la notte del solstizio, con l'auspicio di vedere poi avverati quei desideri, i resti del tronco poi andavano come prima detto conservati in segno di buon augurio, venivano considerati resti magici ergo si credeva che apportassero benefici un po' a tutto, salute , raccolti.


Esso adornato come buon auspicio di prosperità appunto, serviva a ricordare che nei rami secchi e scuri del bosco, la vita e l’abbondanza riposa, pronta ad esplodere in primavera. L’albero di Natale ha lo stesso significato . La presenza delle candele e delle luci sul ceppo e sull’albero servono ad attrarre e proteggere la Luce che nel Solstizio dovrebbe rinascere.

Quella del ceppo di Natale o ceppo natalizio o ciocco natalizio, è considerata una delle più antiche tradizioni natalizie .

Il tronco di Yule,o piccolo ceppo di Natale, come abbiamo già precisato, deve essere esclusivamente di quercia, o di frassino, ma può andar bene anche di pino o abete.

Fate nel vostro ceppo tre piccoli fori, dove poi andrete ad inserirete tre candele, fatto questo ,cospargete il tronco di birra o sidro, e farina, come la tradizione comanda. Dopo di che, accendete le tre candele. I colori delle candele hanno un loro significato in questo caso, e sarete voi a decidere i vari abbinamenti secondo le vostre esigenze.

Il rosso, il verde e il bianco rappresentano la stagione, quindi la festa di Yule;

Il verde, l’oro e il nero rappresentano il Dio Sole;

Il bianco, il rosso e il nero rappresentano la Dea.

Altri simboli di Yule sono i rami sempreverdi.

Elementi fondamentali delle celebrazioni del solstizio invernale. L'albero sempreverde, che mantiene le sue foglie tutto l'anno, era ritenuto simbolo della persistenza della vita anche attraverso il freddo e l’oscurità.

Chiamato anche L’Albero di Yule, esso per una famiglia rappresentava simbolicamente la fortuna la prosperità, proprio  quella fortuna e prosperità che essi si auguravano per il nuovo anno.

Altra ' tradizione, era  fare una ghirlanda di vischio e rami di abete o di agrifoglio per simboleggiare l'antica ruota del tempo che, era centrica nella cultura Celtica, 
Anche se cade nel momento più scuro dell'anno, Yule è un momento sacro e di pace. La concentrazione del singolo dovrebbe essere verso la famiglia, gli antenati, la pace e la serenità."

In Irlanda ancora oggi, dopo il periodo di Natale, si spezzano e si gettano fuori casa per simboleggiare la fine dell’oscurità e l’inizio della luce. 

Ghirlande di agrifoglio e vischio che poi venivano appese ai portoni, alle quali venivano abbinate candele dorate,  cesti di frutta cosparsi di chiodi di garofano (come già detto I chiodi di garofano si conficcavano anche nella frutta stessa, come  prevede la tradizione)

Il vischio pianta simbolo della vita, era considerata sacra soprattutto per i Druidi, in quanto discesa dal cielo, figlia del fulmine. Spesso viene unita alla quercia, simbolo dell’eternità, per formare una ruota attraverso cui passare per la rinascita. Oggi il vischio rientra nelle nostre tradizioni natalizie, per cui baciarsi sotto il vischio è un rito propiziatorio. vischio

Erbe di Yule:

Cardo, sempreverdi, incenso, agrifoglio, alloro, vischio, quercia, pino, salvia, cedro giallo.

Gli alimenti di Yule:

Biscotti e torte di cumino imbevuti di sidro, frutta, noci, piatti di maiale, tacchino, zabaione, tea allo zenzero, sidro speziato, Wassail o lana di agnello (birra, zucchero, noce moscata, mele al forno).

Incenso di Yule:                   

Pino, cedro, cannella.

Colori di Yule:

Rosso, verde, oro, bianco, argento, giallo, arancio.

Pietre di Yule:

Rubini, granati, smeraldi, diamanti.

Attività di Yule:

Bruciare il ceppo natalizio, decorare l’albero di Yule, scambio dei regali, baciarsi sotto il vischio in onore del Dio Sole, preparare un banchetto con varie pietanze da condividere con le persone care

Incantesimi di Yule:

Potete operare per donare pace ,armonia, amore e felicità.

Incenso di yule

2 parti di Franchincenso

2 parti di aghi o resina di pino

1 parte di cedro del Libano

1 parte di bacche di ginepro

Da bruciare per i rituali di yule ( 21 dicembre/1 gennaio) oppure nei mesi invernali per purificare la casa e allinearsi con le forze della natura nelle giornate fredde .



Spesso nell’antichità i popoli pensavano che, in quanto parte del cerchio della vita, ogni loro azione potesse influenzare i cicli del cosmo. Questo il motivo di tanti riti propiziatori che servivano per alimentare la “magia bianca" magia benevola.

Curiosità
Il solstizio di inverno come chiaro,era una festa molto sentita nel mondo celtico, e ci sono dei luoghi dove celebrare la festa e i riti legati ad essa risulta particolarmente suggestivo. Uno di questi è Newgrange, county Meath, dove il giorno di Yule il sole si allinea in un modo particolare da illuminare la camera interna, correndo lungo il corridoio. E pensare che questo miracolo di ingegneria e astronomia ha solo 5.000 anni! Ci sei mai stato? Per visitarlo il 21 dicembre devi visitarlo in un altro periodo dell’anno e partecipare alla lotteria.
Un altro luogo simile è Stonehenge, dove il 21 dicembre si raggruppano druidi moderni e orde di turisti per ammirare l’allineamento del sole con la porta principale del sito nel momento dell’alba.
Solstizio d'Inverno
Le festività natalizie che si svolgono nel cuore dell'inverno sono ricche di stratificazioni di credenze e rituali, antichi come l'alba dell'uomo. Il passaggio del sole nel cielo solstiziale, che segna il giorno più corto dell'anno, era accolto un tempo con grande timore nella paura che il gelo e l'oscurità potessero sconfiggere la luce.
IL DIO SOLE
La maggior parte dei popoli antichi considerava il sole come un dio e credeva che avesse bisogno di aiuto durante il solstizio, il giorno più corto dell’anno.
Immaginavano che il sole lottasse contro le forze del male e dell’oscurità, riuscendo pian piano a sconfiggerle, però non davano la vittoria per scontata.
Nelle terre del Nord venivano celebrati i rituali per assicurare la rinascita del sole, era la Festa di Yule: il fuoco, il fratello del sole, era al centro di tutte le feste invernali, la gente si mascherava con teste di cavallo, corna di cervo, pelli di daino e danzava alla luce del fuoco.
YULE
Di origine germanica ma diffusasi presto anche nelle Terre Celtiche, Yule era la festa del fuoco e della luce che si celebrava durante il Solstizio d'Inverno per aiutare il sole nella sua lotta contro le forze dell'oscurità. Tra norreni e germani la festa assumeva un carattere oscuro con animali sacrificati e tanto sangue versato, con Odino sul suo bianco destriero e il corteo di guerrieri fantasmi per esigere il sacrificio di vite umane in una caccia spettrale, ma era anche il periodo di canti e danze, di banchetti e di colossali bevute per "fare il giorno di notte" ossia per portare luce e calore nel cuore gelido dell'Inverno.
Presso i norreni si venerava Freyr (che significa semplicemente Signore, latinizzato in Fricco oppure anglicizzato in Frey), dio della bellezza e della fecondità equivalente per molti aspetti al Lug celtico. Nel mezzo dell'inverno gli si dedicava la grande festa di Frdblod, "il sacrificio di Freyr" in cui i guerrieri, riuniti nella grande casa del capo, uccidevano i loro cavalli e il sangue era spruzzato sul pavimento e sulle teste dei presenti. 
IL SACRIFICIO DI SANGUE
Nell'Edda in prosa è descritto insieme alla sorella Freyia "Erano belli d'aspetto e potenti. Freyr è il più nobile fra gli Æsir; egli governa la pioggia e lo splendore del sole, e quindi i frutti della terra. È bene invocarlo per le messi e per la pace. Egli ha potere sulla prosperità degli uomini."
In realtà il Mondo a cui appartenevano i due fratelli era quello dei Vanir, gli Æsirerano gli dèi del cielo e della potenza guerriera; mentre i Vanir erano legati alla terra, alla fecondità e al piacere, dopo la guerra tra le due stirpi Freyr e Freyia andarono come ostaggi presso gli Æsir.
Durante la grande festa di Frdblod, "il sacrificio di Freyr" una coppa di sangue veniva passata di mano in mano e solo dopo che tutti avevano bevuto iniziava il grande banchetto. L'usanza del sacrificio rimase nell'abitudine inglese di far sanguinare i cavalli nel giorno di Santo Stefano, santo che finì per assumere alcune caratteristiche di Freyr, e così lo vediamo raffigurato nella pittura svedese a cavallo, mentre porta una testa di cinghiale per il banchetto natalizio. Evidentemente si sacrificavano anche cinghiali in onore del dio della fertilità che peraltro aveva un cinghiale dalle setole dorate, dono dei nani, per trainare il suo carro (il prosciutto di Natale è il piatto super-tradizionale della Svezia). continua
In Irlanda per il giorno di Santo Stefano si svolgeva la caccia dello scricciolo, un rituale pan-celtico ancora praticato il 26 dicembre: secondo la tradizione celtica lo scricciolo era il simbolo di Lugh, Figlio della Luce trionfante e il suo sacrificio, un tributo in sangue agli spiriti della Terra nel Solstizio d’Inverno, era una supplica per ottenere favori e fortuna, ma anche un sacrificio solare (la luce che riprende vigore dopo il solstizio riceve energia dal sangue del suo simulacro). L’uccisione dello scricciolo e la distribuzione delle sue piume avrebbe portato salute e fortuna agli abitanti del villaggio. continua
E ancora il ricordo dei sacrifici e del sangue versato si rievoca nell'hoodening: una testa di cavallo (una testa di legno dipinta anche con vividi colori i ma anche un teschio) e un mantello condotta per le strade del villaggio da un "domatore" che la tiene per le briglie. continua
IL CEPPO DI YULE
Da quelle lunghe notti arriva la tradizione del ceppo di Natale, un grosso tronco (detto ceppo di Yule - in inglese Yule log) portato in casa il giorno di Natale che doveva bruciare lentamente per le 12 notti in cui durava la festa!
Il tronco era preparato alla vigilia della festa seguendo dei precisi cerimoniali (tagliandolo per lo più da una vecchia quercia), con canti e benedizioni, e decorato con nastri e sempreverdi (a volte bagnato con del sidro). Si portava in casa per sistemarlo nei grandi camini e si manteneva acceso fino all’Epifania: quel ceppo proteggeva la casa dagli incantesimi delle forze maligne; le ceneri erano sparse sopra i campi per renderli fertili. I resti del ceppo, venivano anche conservati per poter poi alimentare il fuoco che avrebbe arso il ceppo dell’anno seguente.
Ai nostri giorni con camini e stufe troppo piccoli per il ceppo di Yule, chi volesse celebrare la festa secondo le vecchie tradizioni, potrebbe decorare un tronchetto con candele e sempreverdi (nastri, pigne e bacche) e trasformarlo in un bel centro tavola che illumini le cene delle festività natalizie. Continuando con la tradizione tra i dolci che richiamano lo yule log non può mancare il "Buche de Noel" ancora oggi il dolce tipico della tradizione natalizia francese.
In tutti i paesi bagnati dal Mediterraneo e governati da Roma, il fuoco bruciava sotto forma di candele durante le feste dei Saturnali. Si adornavano le case con agrifoglio, edera e vischio: per sostenere il sole morente dell’Inverno. Il sempreverde era la speranza della vittoria del Sole e del rinnovarsi della vita contro le forze del male e dell’oscurità. continua



Brano tratto da “L’Ontano Magico”

La Leggenda di Re Agrifoglio e Re Quercia.
In un’antica leggenda celtica, legata al Solstizio d’inverno, si confrontano Re Quercia e Re Agrifoglio. Il Re Quercia è legato alla parte crescente dell’anno, alle giornate che si allungano, al risveglio della Natura, alla crescita, all’energia mossa verso l’esterno. Al contrario, Re Agrifoglio, più anziano e saggio, governa la parte calante dell’anno, caratterizzata da giorni più corti, notti più lunghe, dal tempo della maturazione, del ripiego, dell’energia volta verso l’interno. Giunti ai tempi del Solstizio, i due re si dichiarano lotta per sapere chi governerà l’altra metà dell’anno. Durante il Solstizio d’Inverno è il re Quercia a prevalere sul Re Agrifoglio. Nel momento in cui la forza dell’avversario è al culmine (notte più lunga dell’anno), comincia il suo declino, lasciando spazio al ritorno della Luce, del sole e dell’estate. Il Re Quercia vincerà per permettere alla Terra di rifiorire e produrre frutti, conquistando il favore e l’amore della Dea con cui si unirà a Beltane (notte fra il 30 Aprile e il 1 Maggio) e da quell’unione nascerà nuova vita. Al contrario, durante il Solstizio d’estate, sarà il Re Quercia a soccombere affinchè la Terra possa sfiorire e riposarsi, preparandosi a un nuovo Ciclo.
Una delle tante vie attraverso le quali nelle antiche culture venivano rappresentate la dinamica vita-morte-rinascita e la Ciclicità della vita naturale e spirituale. In alcuni miti si dice che la forza sconfitta dimori, nei sei mesi successivi, presso la dea Arianrhod.


Le 13 Notti di Yule

Le Tredici Notti che vanno dal 24 dicembre al 6 di gennaio rappresentano un periodo spiritualmente importante. Le tradizioni legate a questo speciale momento dell’anno sono diverse, oggi le abbiamo dimenticate e sono rimaste sepolte dalla modernità frenetica e dall’atmosfera di sfrenata baldoria che caratterizza le feste di fine anno.
A differenza di quello che ci viene implicitamente richiesto dalla società, questo momento dovrebbe essere dedicato all’introspezione più profonda, al fine di ricevere intuizioni che possano guidarci attraverso l’anno nuovo che sta per cominciare.

Il neopaganesimo ha riportato la festa di Yule a nuovo splendore, scrollandole di dosso l’aura poco ortodossa di oscuri rituali nazisti che l’avevano intorbidita per decenni e restituendole la sua funzione originaria di tappa importante nel calendario indoeuropeo. La Wicca, odierna religione delle streghe sviluppatasi nel mondo anglosassone e strettamente legata alla natura, annovera Yule fra le otto feste principali dell’anno. La notte buia ed estremamente lunga del solstizio d’inverno ha lasciato dietro di se´ il sacrificio estremo del dio del Sole morto nelle viscere della Terra dopo aver fecondato la dea e, al contempo, il miracolo nascosto che si ripete annualmente, la crescita di un embrione divino nel grembo generoso della Madre
Nell’antichità i momenti di passaggio erano vissuti in modo diverso rispetto a oggi. Era risaputo, infatti, che fossero periodi delicati, che non appartenevano né a un tempo né a un luogo precisi. Pertanto, erano accompagnati con rituali appositi volti ad allontanare quanto di maligno potesse interferire con la sacralità del momento. Le Tredici Notti facevano – e fanno ancora – parte di un momento sacro: sono giorni a cavallo tra l’anno vecchio e quello nuovo, motivo per cui in passato ci si dedicava alla purificazione. Ecco che, allora, si accendevano fuochi (si vedano per esempio il falò di Yule e la tradizione del ceppo natalizio, di cui abbiamo già parlato), si rifletteva e si lasciava che il passato scivolasse via per accogliere a braccia aperte il futuro. 
Una delle attività maggiormente svolta in questo periodo dell’anno era la filatura, a voler simboleggiare l’atto di prendere in mano i fili della propria vita, rivvolgerli e filarne di nuovi. I doni che oggi ci scambiamo durante le festività, un tempo erano unicamente simbolici: il compito di consegnare strenne e regali era relegato a figure femminili – come per esempio la Befana – e più tardi maschili (Babbo Natale) solo nelle favole da raccontarsi intorno al focolare. Nella realtà, invece, rappresentavano i doni ricevuti durante l’anno, le cose per cui essere profondamente grati e di cui fare tesoro anche nell’anno venturo.

Le Tredici Notti Sante” è, inoltre, il titolo di una conferenza tenuta da Rudolf Steiner ad Hannover il 26 dicembre 1911. In essa, Steiner fece cenno a un’antica saga conosciuta in Norvegia come “Il canto del sogno”. Tale saga è esemplificativa di questo periodo dell’anno e ne riassume la simbologia. Diceva Steiner: «Essa è la leggenda che in modo meravigliosamente bello ci racconta di come Olaf Asteson venga iniziato — mediante forze naturali — allorché egli cade addormentato la sera di Natale, dorme durante i tredici giorni e le tredici notti fino al 6 gennaio e vive tutte le vicissitudini che l’essere umano deve sperimentare attraverso le incarnazioni dall’inizio del mondo fino al Mistero del Golgota. Racconta di come, avvicinandosi al 6 di gennaio, Olaf Asteson abbia la visione dell’intervento nell’umanità dello Spirito-Cristo, di cui lo Spirito-Michele è il precursore. 
Il poema racconta di come, in questo sogno durante i tredici giorni e le tredici notti, Olaf Asteson venga condotto attraverso tutto ciò che l’uomo deve esperire a causa della tentazione luciferica.
Così […] diverrà sempre più possibile per gli uomini riconoscere come le forze spirituali intessono e agiscono, e come le Feste non siano state istituite da un arbitrario capriccio, ma dalla saggezza cosmica che opera nella storia quasi sempre senza che gli uomini ne siano coscienti.»

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