<bgsound src='URL_MP3' loop='infinite'>

Re Artù:La verità oltre la leggenda

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

il Sabba delle streghe

sabato 29 dicembre 2018

incanto

Incanto

A cavallo di unicorni
vado tra sogni e incanti.
L'udir di suoni lontani
distrae il silenzio
liriche di arpe e cornamuse
riavvolgono  il tempo.
La realtà si dissolve
scivola via la ragione
e in un attimo
ritrovo epoche perse.
Magiche.
Dimenticate.
Or che il cuor batte felice e sereno
torno bambino.
Il sorriso si riapre
lungo i sentieri delle fiabe.

Questo testo è protetto contro il plagio.
Questo testo è depositato
ed esiste una prova certa della sua data di deposito e/o pubblicazione.
Chi ne fa un uso improprio è soggetto alle sanzioni di legge.
-Incanto-© 2018- by–arkom freeflight-
is licensed under a Creative Commons Attribuzione –
Non commerciale – Non opere derivate 3.0 Unported License

martedì 18 dicembre 2018

La leggenda di Jack o' lantern

 La leggenda di Jack o' Lantern
Il simbolo di Halloween per eccellenza è una zucca in cui viene intagliato un grottesco volto illuminato da una candela posta al suo interno. Tale oggetto è ereditato dal folklore irlandese, e trae origine dalla leggenda di un “Ne’er-do-well” (“non ne combino una giusta”) chiamato Stingy Jack, un fannullone e scommettitore dal brutto caratteraccio, assai dedito all’alcool.

Ma chi è questo Jack o' Lantern? e di cosa pala la sua leggenda?

Stingy Jack era un fannullone scansafatiche,con un pessimo caratteraccio,e un ancor più pessima reputazione,tuttavia dotato di un estrema furbizia.
Amava passare il tempo ad ubriacarsi nelle peggiori birrerie della città,e una notte,più precisamente,la notte di Halloween,durante una delle sue solite colossali sbronze,ebbe la sfortuna di incontrare il diavolo in persona,e pensò bene di beffarlo.Fece finta di non di non avere più un soldo,e propose al maligno un patto,gli avrebbe offerto la sua anima,se in cambio egli gli avesse dato i soldi per pagarsi un'ultima pinta di birra,il diavolo accettò,e immediatamente si trasformò in una moneta da sei pence,in modo che Jack potesse pagarsi l'ultima birra che tanto desiderava,subito Jack prese la moneta e la infilò nel suo borsellino,fatto questo ordinò la sua birra,la consumò,ma quando arrivò il momento di pagare,invece che con la moneta infilata nel borsellino,pagò con un'altra moneta che aveva nella tasca del cappotto,dove sta l'inghippo direte voi? presto detto,nel borsellino in cui Jack infilò la moneta satanica,vi era riposta una piccola croce d'argento,che impediva al Diavolo di riprendere le proprie sembianze,e di poter riscuotere il debito che Jack aveva sottoscritto.A quel punto il Diavolo,sentendosi imprigionato,pregò Jack di liberarlo,e fu allora che Jack prese la palla al balzo,propose al diavolo un secondo patto,lo avrebbe liberato se in cambio quest'ultimo avesse posticipato di 10 anni la riscossione della sua anima,il Diavolo accettò,promise di tornare da lì a 10 anni,e quindi Jack lo liberò.Il Diavolo riprese le sue consueti forme,salutò Jack,dandogli appuntamento allo scadere dei dieci anni,e così com'era apparso,sparì.
I 10 anni passarono,senza che Jack cambiasse minimamente nemmeno un solo aspetto della propria vita,e una notte,destino volle che ancora una volta fosse la notte di Halloween, mentre camminava lungo una buia e deserta strada di campagna, si trovò di fronte il Diavolo."Sono qui come da patto,per reclamare quanto mi spetta" egli esclamò, alche Jack rassegnato rispose "Be'...quel che è giusto è giusto....ma prima di andare,esaudiresti un mio ultimo desiderio?" il Diavolo rispose "Certo,purché sia una cosa veloce...che non ho tempo da perdere"."Tranquillo" rispose Jack,"sarà velocissima,vorrei solo che tu mi raccogliessi una mela su quel'albero"e il Diavolo,pensando di non aver più niente da perdere nell'esaudire quel semplice desiderio,accettò,saltò subito sull'albero per raccogliere il frutto,e fu a quel punto che Jack fece di nuovo sfoggio della sua innata furbizia e scaltrezza,si diresse verso il tronco dell'albero e vi incise una croce sopra,impedendo così al diavolo di poter scendere.Ci era riuscito,ancora una volta Jack aveva beffato il Diavolo,Diavolo che a quel punto si trovò costretto a supplicare ancora una volta Jack di la sciarlo andare,e Jack gli disse "Ok,nessun problema,facciamo un patto,tu mi prometti di non reclamare mai più la mia anima,e io ti do la possibilità di scendere da questo melo,per tornartene a fare tutte le cosine malvagie che tanto ti piacciono".Il Diavolo con sommo rammaricò fu costretto ad accettare,e immediatamente Jack cancellò la croce che aveva inciso sul tronco,dando così modo al diavolo di scendere dall'albero e tornarsene all'inferno.
Qualche anno dopo,era ancora la notte di Halloween,Jack durante una bevuta ebbe un infarto e morì sul colpo,giunto alle porte del paradiso,gli fu negato l'accesso per colpa dei troppi peccati commessi durante la vita terrena,col capo chino Jack si allontanò,pensando che..se era stato rifiutato dal paradiso per i troppi peccati commessi durante la sua scialba vita terrena,all'inferno invece lo avrebbero sicuro accolto a braccia aperte,e fu lì che si diresse.Raggiunti i cancelli dell'inferno,chiese il permesso per entrare,i cancelli si aprirono,ma proprio mentre Jack stava per varcare la soglia,apparve lui,il Diavolo,che lo fermò."Mi spiace Jack,ricordi il nostro patto? esclamò.Poi continuò sorridendo.." Mi facesti promettere che mai più avrei dovuto cercare di reclamare,e quindi possedere la tua anima,e io sono uno che mantiene le promesse,ergo...non posso lasciarti entrare""E allora dove vado?" chiese Jack,e il Diavolo per tutta risposta gli disse di tornarsene da dove era venuto,Jack voltò le spalle,ma prima di andare chiese al Diavolo qualcosa per farsi un po'di luce nel buio,il diavolo spazientito gli lanciò una rapa,e dei tizzoni ardenti,Jack raccolse i tizzoni,li infilò nella rapa che aveva appositamente bucherellato, e adoperò quest'ultima come una lanterna.
Da allora,l'anima di Jack vaga perduta nell'oscurità,senza meta,dannata da paradiso,e inferno,ed è durante la notte di Halloween che si racconta, sia possibile imbattersi in essa.




Si sarà notato che nella leggenda si parla di una rapa e non di una zucca. La spiegazione a ciò sta nel fatto che gli irlandesi sbarcati in America non ebbero più a disposizione il loro tubero e ricorsero, quindi, alle grosse zucche gialle, facilmente reperibili nel nuovo mondo,e ben più grandi.

lunedì 17 dicembre 2018

leggende sul gatto nero


Le leggende sul gatto nero


Numerose leggende circondano i gatti, ma quello che più ne ha fatto le spese è il gatto nero.
Animale affascinante e misterioso, con il suo manto scuro ha solleticato la fantasia in tutte le epoche, guadagnandosi purtroppo la fama di gatto che porta sfortuna.
Ma come è nata questa leggenda che circonda il gatto nero?
È nell’età oscura del Medioevo che il gatto nero si circonda di questa fama negativa, quando il fervore cristiano arrivava a superare il buonsenso.

La caccia alle streghe imperversava ed il gatto nero era associato ad esse, si diceva che il diavolo ne prendesse le sembianze.
In realtà, i gatti venivano adorati fin nella antichità, pensiamo agli antichi egizi che adoravano la dea Bastet, dalle sembianze feline, protettrice della casa e del focolare domestico.
I culti pagani venivano perseguitati durante il Medioevo, per cui il gatto, specie il gatto nero, veniva additato delle peggiori colpe, associato al diavolo e alle streghe.
Spesso a prendersi cura dei gatti erano delle vecchie signore, per questo spesso finivano assieme a loro sul rogo.Addirittura papa Gregorio IX, nel 1233, emanò la bolla Vox in Roma, in cui condannava il gatto nero proprio come incarnazione di Satana.
Le donne che curavano gatti neri finivano automaticamente bruciate vive assieme ai loro gatti, che furono sterminati e scomunicati.Inoltre il gatto nero, sfortuna sua, con il suo manto scuro non è ben visibile al buio, e suscitava timore.


La superstizione più diffusa sul gatto nero, e cioè quella per cui si crede che se un gatto nero attraversa la strada porta sfortuna deriva proprio da questo: in tempi passati, quando ancora si viaggiava sulle carrozze, un gatto nero in mezzo alla strada poteva spaventare i cavalli e far rovesciare l’intera carrozza.
Un altro motivo per cui si è diffusa la credenza che il gatto nero porti sfortuna è che un tempo nelle navi dei pirati venivano imbarcati dei gatti neri per tenere lontani i topi, per cui se si vedevano dei gatti neri nei porti, significa che erano attraccati i pirati e la città era in pericolo.
Una serie di superstizioni del tutto infondate, quindi, che hanno dato vita difficile al gatto, ma anche a tutti i gatti in generale, che quasi si estinsero dopo il Medioevo.
Si pensa che una delle cause delle pesti dell’epoca fosse appunto la quasi sparizione dei gatti, perseguitati fino ad all’ora, anche se necessari per cacciare i topi, portatori della malattia.
Per sensibilizzare contro le superstizioni che ruotano attorno al gatto nero, l’Aidaa (Associazione Italiana Difesa Animali & Ambiente), ha creato il Gatto Nero Day, che si svolge ogni anno il 17 novembre, giorno simbolico, considerato anch’esso portatore di sventura.


In realtà in alcuni paese il gatto nero è considerato un porta fortuna.
Secondo una leggenda anglosassone, un tale di nome Mr. Whittington, povero in canna, con l’unico penny che aveva acquistò un gatto nero. Il gatto si rivelò abilissimo cacciatore di topi,
tanto che ripulì anche il palazzo del Re dai roditori, ed egli, scoprendo di chi era il gatto, riempì Mr. Whittington di ricchezze.
Quindi chiedetevi se secondo voi il gatto nero porta davvero sfortuna, oppure se sia solo un fattore culturale che ci porta a pensarla in un certo modo…

Gatto nero: storia della superstizione (e perché invece porta fortuna!)
Il gatto nero è uno dei felini più eleganti al mondo, ma spesso è vittima di superstizioni e leggende che a volte, finiscono per mettere a repentaglio la loro vita. Scopriamo qualcosa in più di questo splendido animale e soprattutto il perché non porta affatto sfortuna!

Il gatto nero è un felino molto tenero e dall’indole buona, eppure sono tanti quelli che continuano a credere che averne uno in casa o vederne uno che attraversa la strada, porti sciagura e disgrazia. Le superstizioni legate al gatto nero sono tantissime, ma prima di raccontarle, scopriamo qualcosa in più su questo animale.
Gatto nero: aspetto e dimensioni

Il gatto nero, come dice la denominazione spessa, è caratterizzato da una pelo tutto nero, anche se a volte alcune zone del corpo possono essere marrone scuro o bruno rossastro. Queste sfumature che di solito sono più visibili nell’addome, vengono messe in risalto dalla luce del sole.
Altrettanto affascinanti sono gli occhi che di solito sono gialli o di un colore molto simile all’ambra, ciò è dovuto all’alta concentrazione di pigmento di melanina.

Gatto nero: carattere
Come dicevamo, al contrario di ciò che spesso si crede, il gatto nero ha un buon carattere: educato, fedele e soprattutto molto predisposto a socializzare. Tuttavia, la sua indole è quella di uno spirito libero, per cui appena può ama gironzolare da solo e rimanere per ore e ore a contatto con la natura.Secondo alcuni esperti del comportamento felino ci sono delle differenze tra gatto nero femmina e maschio. Le femmine sarebbero più irascibili, mentre i maschi più tranquilli e sornioni. Ma in generale, vengono considerati come dei felini leali e poco propensi all’aggressività verso i propri simili. Insomma, hanno una cattiva reputazione, ma al contrario sono dolci, prudenti e amano essere coccolati.



Gatto nero e superstizione nel mondo
Dopo aver raccontato qualcosa in più del bellissimo gatto nero, vediamo adesso il perché è da sempre vittima di superstizioni e leggende. Partiamo da una domanda: il gatto nero porta fortuna o sfortuna?
Intanto diciamo che i paesi in cui si crede che il gatto nero porti sfortuna sono tra gli altri, gli Stati Uniti, la Spagna e l’Italia, mentre in paesi come la Scozia, il Giappone e l’Inghilterra, tanto per citare alcuni esempi, il gatto nero è simbolo di fortuna e si pensa che averne uno in casa significhi prosperità. Non dimentichiamo poi che nei paesi anglosassoni il gatto nero veniva addirittura tenuto sulle imbarcazioni per propiziare protezione in mare.
Ancora, in Germania se un gatto nero attraversa la strada da destra a sinistra in genere si pensa porti sfortuna; al contrario, da sinistra a destra, porterà fortuna. In Cina in tanti credono che i gatti neri siano portatori di fame e di povertà, mentre in Lettonia la nascita di gattini neri indica che ci sarà un buon raccolto.

Gatto nero: porta sfortuna?

Quante volte siete rimasti paralizzati davanti a un gatto nero che vi ha attraversato la strada? Ci auguriamo nessuna, ma purtroppo ci sono tante persone che associano il gatto nero alla sventura.
Il perché va ricercato nelle superstizioni che sono nate a partire dal Medioevo, è proprio da lì, che è partita questa sciocca diceria. All’epoca ci si spostava con le carrozze e poteva capitare che nelle strade buie, i cavalli venissero spaventati dagli occhi dei gatti neri o da un loro improvviso attraversamento.
I cavalli imbizzarrendosi creavano scompiglio tra i passeggeri, da qui la leggenda che i gatti neri fossero controllati direttamente dal demonio. Ma a ricamare la storia, nel 1200 ci fu anche Papa Gregorio IX che aveva ribattezzato il gatto nero come fedele amico delle streghe, dando così il via libera ad una caccia spietata.In generale, per tutto il Medioevo, il gatto nero viene considerato come un amico del demonio e diversi Papi ordinarono di bruciarli durante le feste popolari.
Ma perché il gatto nero veniva associato al diavolo? L’unica risposta possibile è: per ignoranza. Il colore nero era simbolo di lutto e i suoi occhi gialli e brillanti nella notte incutevano timore.E ancora, altre leggende narrano che l’arrivo di un gatto nero portava con sé anche quello dei pirati, poiché questi felini viaggiavano spesso sulle navi per cacciare i topi dalla stiva.

Gatto nero: animale sacro

Mentre nel Medioevo i gatti venivano perseguitati e uccisi, nell’antico Egitto, il gatto nero e i felini in generale, venivano adorati. Non a caso, la Dea Bastetviene rappresentata come un bellissimo gatto nero o una donna con una testa di gatto.Questa divinità era un simbolo positivo di armonia e felicità, protettrice della casa, custode delle donne incinte e capace di tenere lontani gli spiriti maligni.
Nella mitologia egizia anche la sorella di Bastet, Sekhmet, è raffigurata con sembianze feline. Ma in generale, i gatti erano animali sacri e chi ne uccideva uno, era punito severamente.

Simbolo delle forze del bene, grazie ai loro occhi luminosi, il gatto nero veniva preservato in tutto e per tutto. In caso di incendio ad esempio, non si poteva scappare senza aver salvato prima il gatto e se malauguratamente ne moriva uno, la famiglia teneva il lutto.

Gatto nero: porta fortuna
Accanto alle superstizioni ci sono le leggende più positive che valorizzano il gatto nero in tutta la sua bellezza. Ad esempio, nell’antica Roma i gatti erano considerati dei portafortuna, per cui dopo la loro morte, era usanza bruciarli e poi spargerne le ceneri per augurarsi un buon raccolto. In tanti altri Paesi, avere un gatto nero a casa è simbolo di prosperità e buon auspicio.



https://www.folclore.eu/leggende/le-leggende-sul-gatto-nero/
https://www.greenme.it/abitare/cani-gatti-e-co/26253-gatto-nero-superstizione-portafortuna

la leggenda dei draghi

Draghi
 Draghi: Tra Leggenda, Storia e Mitologia

In Occidente i draghi erano considerati simbolo di carestia e morte e anch’essi, come le fate, trovano l’origine delle loro leggende nel medioevo. Secondo quanto riportato da bestiari e da descrizioni molto accurate, è facile credere che i draghi siano creature realmente esistite ma estinte proprio durante quell’epoca. Essendo sempre stati definiti come simbolo del male, l’unico modo per poterli sconfiggere era l’uso della santità; per questo motivo la maggior parte delle leggende sui draghi ha come protagonisti dei santi.

Ad esempio, citando qualche mito, quello di San Marcello narra di un drago che si cibava dei resti di una donna che era stata infedele al marito durante la sua vita terrena. Per impedire all’essere di continuare a disturbare l’eterno sonno della donna, San Marcello cerca di combatterlo. Per scacciarlo via, pronuncia queste parole: «A partire da questo giorno, vattene nel deserto o immergiti nel mare». Il drago eseguì la richiesta e non si fece mai più vedere.

Un altro mito conosciuto è quello di Santa Marta, il quale narra che durante il periodo dell’evangelizzazione della Provenza da parte della santa, un drago di nome Tarasca devastava i terreni della zona. Santa Marta riuscì a domare la bestia eseguendo su di essa il segno della croce con dell’acqua santa.

Secondo i Celti, dall’inizio del mondo un grande serpente con ali e corna giace sotto il manto della terra. Le sue spire si spingono sin nel profondo dell’oceano e le sue ossa sostengono le montagne più alte. Suo è il potere che percorre il mondo, affiorando più potente là dove le sue ossa sono più vicine alla superficie.

I Druidi conoscevano queste linee di potere e ne sapevano utilizzare l’energia, nasce da qui il detto che il potere dei Druidi deriva dalle “ossa del drago”.

Il Drago non è né dio né il diavolo. È un mostro ibrido che sorge dal caos, risale alla luce dalle profondità della terra o dalle acque profonde di sorgenti sotterranee, e vive in valli nascoste, vette isolate o antichi castelli. Possedendo anche delle ali, simboleggia le forze psichiche ed esoteriche che discendono dalla sfera spirituale. Possiede anche la potenza del fuoco, il suo alito brucia e consuma le impurità.

Rappresenta anche la forza tellurica, i poteri terribili che la materia nasconde, e i suoi scuotimenti causano terremoti e maremoti; è il tempo, la durata, l’inizio e la fine di ogni esperienza e conoscenza.

È l’unione dei quattro elementi: terra, fuoco, aria e acqua, ed è un guardiano che vigila l’accesso ai luoghi negati all’uomo ordinario.

Solo un eroe dal cuore puro gli si può avvicinare, e la battaglia col drago è in realtà una crescita interiore che, secondo i Celti, poteva compiere solo un re, che venendo in contatto con queste forze superiori, arrivava a possedere la conoscenza dei due mondi: quello dell’Aldilà e quello della Terra di Mezzo.

La battaglia col drago rappresenta quindi il tentativo di ricongiungersi alla fonte di energia primordiale che porta alla conoscenza finale e alla via per l’immortalità.

Nelle tradizioni celtiche insulari più tardive, il drago riprende la propria simbologia regale: da qui nasce Uther Pendragon, “testa di Drago”, che debellava i suoi nemici con una forza quasi magica.

Soltanto l’avvento del culto cristiano ne fa il simbolo del male.

Non quindi malvagio e avaro ma detentore di saggezza e conoscenza.


Il corpo del drago è interamente ricoperto da scaglie, di forma e dimensioni diverse. Più piccole intorno alle ali e molto più grosse sul dorso. Questa corazza si trasforma in escrescenze ossee e in corna affilate, a volte velenose. Corna e scaglie possono essere potentissimi oggetti magici.

I draghi sono dei carnivori e si nutrono quindi di animali di tutte le specie, secondo il loro habitat.

Hanno un gusto particolare per le pietre preziose che, stoccate in una sacca alla base del lungo collo, sono una risorsa di energia magica e conferiscono una grande longevità. Anche il sangue e il cuore di drago hanno un potere magico.

Come detto nel precedente articolo, i draghi simboleggiano i quattro elementi, e secondo i quattro elementi vengono classificati: abbiamo draghi di terra, d’aria, d’acqua e di fuoco.

Draghi di Terra:
Il Drago Verde
E’ il più comune. Vive nelle foreste delle zone temperate e va in letargo d’inverno, quando viene ricoperto da muschi, licheni e altri vegetali che lo mimetizzano perfettamente con l’ambiente. Si risveglia in primavera, stagione degli amori, si può allora incontrare nelle foreste, mentre passeggia.

La deforestazione e i cambiamenti climatici riducono l’estensione del suo habitat, costringendolo ad abbandonare il nostro pianeta per mondi più accoglienti e meno disastrati.

Drago Bruno
E’ anche chiamato drago di pietra. Vive nelle zone rocciose e nelle distese ricche di roccia che circondano i vulcani, ma anche fra le rovine o vicino alle caverne. È un drago solitario che difficilmente lascia il luogo in cui vive e di cui ne diventa il guardiano. Non è un drago molto aggressivo: può cambiare colore quando si trova davanti a un pericolo, ma lo fa più per spaventare che per combattere.


Drago Bianco

Vive sulle cime innevate delle montagne più alte. È originario dei deserti ghiacciati del circolo polare artico, ed è di un magnifico colore bianco-azzurro. A causa dei climi in cui vive, è in genere più piccolo degli altri draghi.
Occorre fare molta attenzione quando lo si incontra, poiché si innervosisce facilmente e il suo soffio gelato trasforma la preda in una statua di ghiaccio.

Drago Nero
Viene dalle tenebre e abita la coscienza dell’uomo. È una creatura malefica, distruttrice e crudele. Proviene dalle profondità del tempo e trae la propria energia dall’odio e dalle paure degli esseri umani. È il drago più potente insieme al Drago d’Oro.
Provoca carestie, pestilenze, peste e colera, e ispira i massacri della storia dell’uomo.
Personalmente, credo poco a questa teoria, che mi sa tanto di alibi per scusare l’animo distruttivo dell’uomo. Si sa che da sempre l’essere umano cerca scuse per camuffare le proprie tendenze distruttive.
Drago delle Sabbie anche detto Drago del Deserto

Drago delle Sabbie anche noto come Drago del Deserto, è di un giallo vivace che vira verso l’ocra. Abita i deserti e le zone molto calde ed è capace di nascondersi penetrando nella sabbia. Se lo incontrate statene alla larga, le sue corna sono altamente velenose, ma se riuscite a farvelo amico, troverete in lui un compagno fedele: non per niente Palator sceglie di seguire e aiutare Emilie ovunque vada (Emilie Sanslieu Nella Costellazione del Drago) ed è un ottimo poeta.
Proseguiamo il nostro viaggio nel misterioso e affascinante mondo dei draghi, esseri mitologici creature fantastiche alle quali da sempre son legate svariate leggende in giro per il mondo. Se mai vi dovesse di incontrarne uno, durante un qualsiasi vagabondaggio terrestre, astrale o interiore, non perdete l’occasione di scambiarci due chiacchiere: un drago può aprirvi le porte di una dimensione sconosciuta.
Eravamo arrivati ai Draghi di terra, parliamo adesso dei Draghi delle Acque.

Nell’oceano visse il primo Drago.

Le ali del drago d’acqua sono più piccole di quelle degli altri draghi, ripiegate, le zampe sono piatte o palmate, praticamente sono degli anfibi. È la coda a guidare i loro movimenti. Vivono nei laghi, fiumi, sorgenti, caverne della costa e sottomarine, e il loro fiato non è meno infuocato di quello degli altri draghi.
State attenti perché possono scatenare terribili tempeste, quindi non fateli arrabbiare.

Alcuni di loro non hanno ali e sono come dei serpenti d’acqua. Sono tutti provvisti di sonar.

Sono le femmine che prendono l’iniziativa del corteggiamento, si assiste allora a un vero e proprio spettacolo, in cui i draghi si lanciano in frenetiche evoluzioni aeree per poi rituffarsi.

Un mese dopo, la femmina torna a riva e s’installa in una grotta dove depone le uova che non coverà: dopo un periodo che va dai 60 ai 100 giorni, nascerà il piccolo.

Come per i Draghi di terra, esistono diversi tipi di Draghi d’acqua.
Drago Blu.
È il più grande fra i draghi d’acqua. È capace anche di volare ed è chiamato Il Corsaro dei Mari, poiché capace di attraversare gli oceani. È in genere molto sociale e si sposta più volentieri in piccoli gruppi, è diffidente e curioso nei confronti degli umani ma non aggressivo.
Se siete appassionati dell’oceano Pacifico, ve lo troverete sicuramente intorno.
Drago d’Argento.
Vive in genere nei laghi profondi e vicino alle cascate. Estremamente aggressivo, il suo colore cambia dal blu al rosso con riflessi metallici, la sua presenza è accompagnata da tuoni, grandine, da fulmini e terribili tempeste. In parole povere, un tipo di cui diffidare.
Drago Grigio.
Lo si trova vicino alla costa, non è molto aggressivo e si nutre di alghe e crostacei, per cui state tranquilli se lo avvicinate. Se siete pescatori, vi aiuterà volentieri a scaricare il pesce e potrete persino cavalcarlo. Più socievole di così!

Passiamo adesso ai Draghi dell’Aria.

Fra tutti i draghi sono i più immateriali. Il lato magico e spirituale è dominante in queste creature.
Alcuni di loro non si poggiano mai sul suolo, trascorrono la loro intera vita fra venti e uragani, il loro corpo sembra fatto di vapore e luce. Sono dei grandi mistici e viaggiatori, planano, immersi in un sogno senza fine, in un mondo di nebbia e nuvole.

Ne troviamo due tipi.

Drago Arcobaleno.
Il suo corpo è ricoperto da scaglie di madreperla che riflettono e rifrangono la luce, pacifici e saggi, vivono prevalentemente nelle regioni settentrionali.
Drago Azzurro.
Creatura solitaria, vive ad' alte altitudini, dove l’aria è più rarefatta e i raggi del Sole più intensi. Si può vederli più facilmente all’alba e sono attirati dai lapislazzuli.
Draghi di Fuoco.
Draghi di Fuoco: i più strani fra i draghi. Misteriosi, magici, e dal potere distruttivo. Vivono a temperature elevatissime nel centro della Terra, in cavità piene di magma.
Sono i guardiani del mondo sotterraneo, il regno della morte.
Tra questi troviamo il Drago Rosso,
Il Drago Rosso è il principale rappresentate dei Draghi di Fuoco. Può provocare l’eruzione dei vulcani, cataclismi, ed è in grado di sconvolgere gli equilibri del mondo sotterraneo.
Creatura mitica, sarebbe all’origine della distruzione di Atlantide.

Drago di Brace.
Soprannominato Lingua di Fuoco, è capace di trasformarsi in cenere e di risorgere come la Fenice. Gli piace devastare tutto con degli incendi.

Drago di Magma.
Vive nei crateri, a contatto con il magma che tiene il suo corpo in uno stato di semi-fusione. Grande mago e forgiatore di oggetti magici, a volte si presta ad aiutare dei maghi… Il prezzo da pagare, sappiate, è sempre molto alto.
Drago d'Oro
Sintesi perfetta dei quattro elementi. Grande incantatore, simbolo di nobiltà e saggezza. Dotato di parola, detiene la Conoscenza che dona alle anime generose e sincere.
Il suo fiato di fuoco purifica, e chi ne è colpito rinasce come la Fenice.
 
Queste quattro classificazioni di Draghi a loro volta si suddividono in svariate tipologie.

Andiamo a scoprire quali

Drago occidentale:

Sono Draghi dalla vista acutissima con l’aspetto simile a delle grosse lucertole con scaglie molto resistenti di vari colori. Possono essere di ghiaccio, di fuoco o di aria.

Drago orientale

Sono Draghi tipici dei paesi orientali come Giappone o Cina e hanno un corpo serpentiforme ricoperto da squame e peli. Sono, inoltre, senza ali ma sono comunque in grado di volare.

Viverna

Sono quelle creature che vengono erroneamente chiamate “draghi”. A differenza dei draghi però, le viverne non presentano zampe anteriori e la dimensione delle zampe posteriori è inferiore. Inoltre, le viverne non sputano fuoco.

Anfittero

Sono Draghi della mitologia sud americana e vengono descritti come dei draghi-serpenti con ali. Il loro corpo è ricoperto di piume.

Lindworm

Il termine significa “serpente costrittore” e rappresenta un drago privo di ali dall’aspetto serpentiforme.

Idra:

E' il drago caratteristico della mitologia Greca e Romana, appare principalmente nei miti riguardante Eracle-(Ercole) è privo di ali e possiede  nove teste.

L'Idra di Lerna (in greco antico: Ύδρα, Hýdra)
terrorizzava la città di Lerna appunto nell'Argolide, e viveva in una palude nei pressi delle sorgenti di Aimone.
La seconda fatica di Eracle (Ercole)

Ad Eracle fu assegnato il compito di uccidere.

L' Idra, la famosa Seconda delle 12 Fatiche di Eracle, seconda fatica nel corso della quale, l'Idra fu stanata con delle frecce infuocate e poi affrontata, ma ogni volta che le veniva tagliata una delle teste ne ricrescevano due dal moncherino,
Eracle fu così aiutato da Iolao che, dopo ogni taglio di una testa ne cauterizzava il moncherino con il fuoco, impedendone la ricrescita. Il mostro fu definitivamente vinto e ucciso da un masso utilizzato da Eracle per schiacciarne la testa immortale, dopodiché Eracle immerse le sue frecce nel sangue velenoso del mostro appena ucciso, e ottenne così che ogni futura ferita provocata diventasse incurabile.

L'aiuto del Carcino

Per volontà di Era durante la battaglia emerse dalla palude il Carcino (un granchio) che, mandato ad affiancare l'Idra, pizzicò con le sue chele i piedi di Eracle che però lo schiacciò sotto il tallone.
L'Idra ed il Carcino furono trasformati in costellazioni da Era. Rispettivamente l'Idra e il Cancro.

La mitologia dell'Idra nel Medioevo

Nella zoologia mitologica medioevale, il termine "Idra" sta ad indicare un generico drago con molte teste. In alcuni bestiari medioevali è citato anche l'hydrus, un serpente nemico per antonomasia del coccodrillo, dal quale si fa inghiottire per poi lacerarne l'intestino (analogamente a come era detto fare l'icneumone).


Drago e mitologia
Il Drago:
creatura leggendaria o dinosauro primitivo?

La leggendaria figura del drago è presente in diverse culture, da quella greca e norrena all’antichissima civiltà cinese e orientale. Nell’affascinante mitologia orientale si registrano le nozioni e i miti più antichi e atavici della simbologia della figura del drago; il drago, oggi figura mitologica e surreale, popola da millenni le leggende delle civiltà più antiche tanto da essere considerata figura archetipa della fantasia dell’uomo.

Molto probabilmente, immaginando un mondo parallelo e fantasioso, l’uomo ha creato una realtà percepibile, in cui collocare al suo interno la figura del drago, (etimologicamente derivante dal greco drakon – un serpente, al latino draco, al francese antico dragon, all’inglese medioevale drago(u)n). L’immaginario comune sa che i draghi non sono creature reali, ma c’è chi non nega, o comunque non esclude un’esistenza passata, magari sotto forme zoomorfe più realistiche di quelle presenti nell’iconografia orientale ed occidentale.
Antiche teorie, che hanno del fantasioso, suggeriscono timidamente di poter identificare i draghi con gli ancestrali dinosauri o di sauri vissuti nella preistoria della nostra Terra, figure che alimentarono l’immaginazione dei primi antichi. L’uomo, nel corso del tempo, non ha smesso di lasciar camminare la sua immaginazione e, ancora oggi, sono numerose le specie di animali che possono avere analogie con un drago. Alcune teorie ipotizzano che siano di piccole dimensioni, tra i 50 centimetri e i 3 metri, mentre altre teorie sostengono uno sviluppo della specie della creatura del drago derivante da rettili primitivi, presumibilmente, più evoluti di altri.

Simboli e simbologia leggendari
Oltre il mistero che si nasconde dietro l’origine del mito del drago, l’uomo sente la necessità di lasciarsi affascinare dal mondo della mitologia e della simbologia, tentando di comprendere l’ignoto della conoscenza inattingibile alla nostra mente. Nella simbologia mondiale, come già detto in precedenza, si distinguono due grandi famiglie di draghi, il “ceppo” orientale e il ceppo” occidentale. La divisione incide maggiormente sull’aspetto e sull’apporto culturale che la figura leggendaria ha importato: le due famiglie possiedono tratti comuni e affini.
Nell’antichità l’uomo di un tempo associava ai draghi il possesso delle forze primordiali della “Grande Madre Terra”, avendo il potere di creazione, distruzione e controllo sul destino umano. Si pensava ad esseri potenti, che causavano stupore, ammirazione e timore in contemporanea; creature con forze ed energie incontrollabili e titaniche.

In Oriente, passando per l’Africa e giungendo in Europa, si diffusero leggende sulle creature mitologiche; draghi volanti e potenti abitavano mondi paralleli e inaccessibili ai più, come il fondo dei sette mari, antri bui di grotte nascoste nelle cavità montane e le regioni infinite del cielo. In questi luoghi misteriosi trovavano realizzazione le paure ancestrali dell’oscuro e dell’ignoto.

Proprio nell’idea del mistero nasce una differenza di “affinità” sulla figura del drago tra le due famiglie. Infatti, nel lontano Oriente, l’uomo cercava un confronto e un avvicinamento alla figura selvaggia, e si ingegnò nel creare riti e usanze in suo onore. Invece, in Occidente, era considerato come potente dominatore; da qui, dunque, la considerazione negativa delle sue molteplici manifestazioni e aspetti.

In antiche culture occidentali si narrava che l’uomo, creatura paurosa e timorosa per natura, dovesse affrontare i suoi incubi ancestrali e più profondi, predisponendosi ad uccidere un giovane drago. Il sacrificio era necessario e veniva interpretato come un rito di iniziazione: il giovane superava le sue paure e diventava un uomo adulto, forte e valoroso. La prodezza era il valore principale e l’accettazione nella comunità veniva considerata come ammirazione e riconoscimento del coraggio dell’individuo nel suo percorso di formazione esistenziale. Sconfiggere un drago potente e, per i più, aggressivo era una prova di straordinaria temperanza morale.

Tra i valorosi eroi che hanno ucciso draghi feroci, ricordiamo ancora una volta la leggenda di san Giorgio, martire cattolico e e modello del mito occidentale del drago. Si narra che il santo vissuto nel III secolo morì a Lydda, dopo aver salvato la figlia di un re libico da un drago. Da qui si ritrovano interessanti analogie con il mito greco di Perseo, che salvò Andromeda da un mostro di mare presso Lydda.

E così la storia si ripete: si rincorrono nelle pianure nordiche e nei deserti assolati, fin ai confini del mondo conosciuto molti racconti di eroi e cavalieri protettori di fanciulle in pericolo, rapite da draghi mostruosi.
Nella cultura cristiana come già accennato in precedenza, il drago era considerato come una creatura maligna, rappresentazione reale e manifestazione terrena del male e dell’inferno: così, uccidere un drago, simbolo del male, diventava una sfida tra cavalieri per avere onore, gloria e fama, oltre che per impossessarsi di immensi tesori, tra cui l’oro dell’anima, il nucleo delle energie primordiali e il cuore dell’amata da salvare.

Il Drago in Europa: 
antiche teorie scientifiche

Nella cultura dei popoli più superstizioni restano per secoli avvalorate le leggende che individuano nel mito del drago valori come la verità, la saggezza e il coraggio. Invece, nella cultura dei popoli più evoluti si è fatta strada nel tardo Medioevo una nuova ipotesi, un mito filtrato da antichissimi racconti e dimostrato con metodi scientifici. In Europa, scienziati e studiosi di antiche rune, divinazione e superstizione iniziarono a sfidare le leggende, negando l’esistenza dei draghi come creature reali: esistevano solo come esseri mitologici nel mondo dell’immaginazione.

Nel XVII secolo Eberhard Werner Happel scrisse e pubblicò tra il 1683 e il 1691 un libro dal titolo Relationes Curiosoe, una “raccolta di curiosità” in cui si raccontavano interessantissime notizie e testimonianze sui draghi e le origini di queste leggendarie creature. Numerose erano le teorie approfondite anche dalla scienza, tanto da generare una interessante disciplina di studio in merito a queste affascinati creature, la “Dragologia”.

I draghi scandinavi e la mitologia norrena

La meravigliosa e ghiacciata terra della Scandinavia raccoglie i miti dei popoli vichinghi e degli antichi abitanti della Germania del nord, dando vita all’affascinante mitologia norrena. Leggende, racconti e miti dei popoli del nord narrano di creature leggendarie come il drago, considerato essere malvagio, spesso simbolo del male. Tra le associazioni più note, si ricorda Ragnarǫk, il crepuscolo degli dèi, ovvero la battaglia finale combattuta tra il caos e l’ordine, tra il bene e il male, la distruzione e la creazione.
Secondo la mitologia norrena, i draghi sono creature fantastiche e possiedono proprietà speciali, come saper parlare molte lingue, anche il linguaggio dell’uomo; e usufruiscono di queste proprietà per combattere i nemici e rendere il proprio sangue magico; le leggende parlano di poteri curativi e del dono dell’invulnerabilità.

La mitologia scandinava individua quattro specie di draghi diversi: il puk, il black worm, il firedrake e il lindworm.

Il Puk è un drago domestico, di piccola statura e con delle ali. Le storie raccontano che questo tipo di drago porti fortuna e benessere alla famiglia che lo ospita, assumendo atteggiamenti benevoli nei confronti di chi ne apprezza le qualità: è molto noto nella mitologia estone, lettone e germanica.

Il Black Worm (o verme nero), si racconta, dormiva proteggendo il suo tesoro ma una notte un uomo rubò il prezioso oro della creatura addormentata. Il drago si svegliò e, ruggendo, mise in fuga il ladro per poi scomparire nel terreno con il suo prezioso tesoro.

Il Firedrake è un drago alato, mangiafuoco, che vive in bui antri segreti. Il più noto esemplare dei draghi scandinavi, il drago di fuoco è la leggendaria creatura affrontata dall’eroe Beowulf; inoltre, le sue caratteristiche ispirano J.R.R. Tolkien a dar vita a Smaug, malvagio essere de Lo Hobbit.

Il Lindworm (o lindorm) è immaginato come un mostro-serpente (si ricordi il Basilisco in Harry Potter e la Camera dei Segreti, un mostro marino lungo oltre venti metri a metà tra serpente e drago) con occhi infuocati, artigli, zanne e talvolta ali. Il drago è anche conosciuto come la creatura del mondo sotterraneo, portatore di nefasti eventi e di avarizia.

I Draghi più celebri dei miti norreni

La mitologia norrena è la cultura che feconda draghi, li nutre e nei suoi racconti si narrano di creature eccezionali.

Il Serpente di Midgard, anche detto Jörmungandr (o Miðgarðsormr), nato da una gigantessa, è il figlio di Loki, dio del fuoco e del caos. Secondo la leggenda, Odino gettò Jormungand nell’oceano umano e il drago serpente crebbe fino ad avere le dimensioni della Terra. Si dice che alla fine del mondo, durante l’ultima battaglia (Ragnarǫk), Jormungand si scontrerà con Thor, il dio dei fulmini: divinità e drago-serpente moriranno entrambi.

Fafnir era un nano, figlio del mago Hreidman. Il mito racconta che, quando Loki uccise per errore il fratello del nano, Otr, risarcì Hreidman con in dono un anello magico per avergli ucciso il figlio. Scoppiò una guerra fratricida per impossessarsi dell’oggetto magico e alla fine Fafnir ebbe la meglio, ma la sua avarizia lo trasformò in drago. Con il tempo divenne custode di molte ricchezze tanto da attirare l’invidia di Regin, un altro fratello, e di Sigurd, nipote adottivo. Sigurd ferì Fafnir con la nobile spada Gramr e poi si immerse nel suo sangue, dalla proprietà magiche, per avere il dono dell’invulnerabilità. L’eroe uccise poi anche Regin, che voleva tradirlo, e si impossessò del tesoro e dell’anello magico. Ma si sa, la storia non finisce qui. E sventure colpiscono chi si è mostrato avaro.

Niddhog (o Niddhogr) era il primo drago nordico temuto, che abitava alle radici dell’albero della conoscenza, Yggdrasil, e si cibava dei malvagi. La leggenda racconta che spesso Niddhog mangiava le radici di Yggdrasil, nutrendosi della conoscenza e della vita stessa. Il drago era il male che assorbiva la vita. Cosa ne sarà dell’albero della conoscenza dopo Ragnarǫk? La vita finirà?


Il fascino dei draghi alimenta l’immaginazione di piccoli e adulti, rendendo possibile quel mondo parallelo inesistente nella realtà nostra, e creando la dimensione altra dove le terribili e meravigliose creature alate esistono e vivono, combattono e distruggono il loro mondo per poi ricrearlo e trasformarlo in una nuova dimensione.
Il Drago è ovunque. Il Drago è in ogni cosa. Le sue squame brillano nella corteccia degli alberi. Il suo ruggire si sente nel vento. E la sua forcuta lingua colpisce come il fulmine.


FONTI : 
https://unitalianoasligo.com/
M.L.PETRULLI
https://www.lacooltura.com/
Sono le di

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche

Le feste celtiche